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VORREI STARE CON TE

Pov. Gray

Era impressione come il rumore delle onde mi facesse sentire a mio agio, come una ninna nanna cantata dalla madre per il figlio.
Sentì il telefono vibrare nella tasca facendomi perdere l'attenzione sul mare. Appena lo presi vidi che era un messaggio da parte di Gerard: Natsu aveva vinto contro Sting.
Sorrisi per il mio amico e ritornati a guardare il mare. Chiusi gli occhi e respirai a pieni polmoni, godendomi appieno il profumo del mare e la brezza marina che mi scompigliava i capelli. Guardai l'ora appena il cielo si fece più scuro e decisi di tornare a casa. L'abitazione non era molto grande, il giusto per una casa da vacanza, di i un colore bianco panna all'esterno e gialla all'interno con il pavimento in legno. L'arredamento era scarso, giusto una piccola televisione, un divano. un tavolo e una cucina piccola, tutto in una sala, poi il bagno e due camere da letto.

-Ciao, tesoro-
Mi accolse mia madre con un sorriso mentre preparava la cena.

Ricambiai il saluto e mi guardai in torno. Mancava mio padre.
Chiesi dove fosse e lei mi disse che sarebbe rientrato a momenti dal lavoro, poi mi avvisò che la cena sarebbe stata pronta entro 15 minuti e io ne approfittai per farmi una doccia. Mi spogliai degli indumenti sporchi dalla salsedine che portava il vento e dell'intimo, poi misi l'acqua fredda ed entrai. Alzai il volto sotto il getto e chiusi gli occhi. I brividi di piacere mi percorrevano il corpo mentre i muscoli si rilassavano. La mia mente mi portò agli avvenimenti di quella sera, quando Juvia mi buttò del vino in faccia e se ne andò piangendo dal ristorante più lussuoso della città, e come se non bastasse il giorno dopo, prima di partire, Lyon era venuto a casa mia e mi aveva dato un pugno in faccia. Se mio padre non lo avesse fermato... altro che mare, un bel letto in ospedale con qualche osso rotto. Non gli avrei mai fatto una colpa se fosse successo, infondo me lo meritavo. Oltre che far del male a Juvia avevo anche messo nei casini i miei migliori amici, e in più avevo tradito Lyon e Ultear. 

"Tutto per una scommessa"
Mi venne da pensare e con i pugni stretti colpì la parete.

Sentì il telefono squillare e chiusi il getto d'acqua per rispondere.

-Pronto?... Gajeel-
La voce del mio amico sembrava fiacca nonostante la bella notizia di poco tempo prima, facendomi sentire preoccupato.

-E' successo qualcosa?-
Sentì uno strano baccano dall'altra parte della linea, poi invece che sentire Gajeel sentì Levy più infuriata che mai.

-Pirla!-
La sua voce mi fece allontanare il telefono dall'orecchio con un gesto involontario.

Non ci fu bisogno di riappoggiarlo che tanto potevo benissimo sentirla anche così.

-Hai finito di ciondolare o vuoi che qualcuno ti venga a prendere a calci su quel bel di dietro?-
-Lo trovi bello?-

Sentì Gajeel domandare e poi un verso strozzato, come se qualcuno lo avesse colpito allo stomaco.

-Non sto ciondolando... ma che succede?-
-Che succede? davvero me lo stai chiedendo?-

Nonostante la distanza provavo un certo timore.

-Sappiamo della vostra scommessa e perché lo avete fatto, ma questo non toglie il fatto che siate delle capre! Anzi, le sto anche offendendo!-
-Te lo ha detto Gajeel?-
-Sì, ma non l'ho perdonato ugualmente. Se vorrà riguadagnarsi la mia fiducia dovrà sudare, e tanto-
-E ce la farò!-

Lo sentì urlare e io non riuscì a trattenere un sorriso.

Ero felice per lui, ma non capivo il vero motivo della chiamata, e come se Levy mi avesse letto nel pensiero rispose alla domanda.

-Comunque sia, Gray, non ti ho chiamato per questo. Perché non sei qui? Ti nascondi dai problemi?-
Mi chiese la turchina con una voce sorprendentemente più calma.

-No, non sto scappando. Ho accompagnato mio padre per motivi di lavoro e ne sto approfittando per pensare-
-Pensare a cosa?-

Questa voce invece non era di Levy, ma di Erza, e lì capì di essere in viva voce.

-A Juvia, ecco a cosa. Vorrei vederla e parlarci con le giuste parole, e questa distanza mi permetterà di riflettere-
-Non potevi farlo a casa tua?-
-No... aspetta, Mira? ma in quanti siete?-

Chiesi confuso.

I miei problemi di cuore stavano diventando di dominio pubblico con una telefonata.

-Non cambiare discorso, non è da vero uomo-
Mi riprese Elfam e lì ebbi la voglia di chiudere la telefonata, ma se lo avessi fatto avrei rischiato di essere davvero preso a calci dalle ragazze.

-Non sto cambiando discorso! e togliete il viva voce-
-No, e torna presto se ti è possibile, Juvia ha bisogno di te-

Rimasi impalato come un idiota, nudo, e la bocca leggermente aperta per lo stupore.

Mira mi aveva detto che Juvia aveva bisogno di me? E perché mai? non che mi facesse schifo la cosa, anzi... 

-Juvia? che le succede?-
-Ricordi il racconto di tre anni fa?-
-Il racconto... aspetta, Levy! -
-L'ho tolto e mi sono allontanata dal gruppo, tranquillo-

Mi avvisò prima che potessi finire la frase.

Feci un sospiro di sollievo e lei riprese a parlare.

-Lo ha incontrato, poco fa, e sta malissimo-
Non mi sarei mai aspettato di maledire la mia idea di andare via con i miei genitori al mare.

Strinsi i pugni e ricordai il racconto di Natsu su il vecchio ragazzo di Juvia, colui che l'aveva toccata cercando di approfittarsi di lei.
Mi sembrava di sentire i suoi singhiozzi, le sue lacrime calde e il suo corpo tremare. Avrei voluto farla smettere di piangere circondandola con le mie braccia, facendola sentire al sicuro. Avrei voluto accarezzarle i capelli e sussurrarle che non aveva da temere, perché io l'avrei protetta. Avrei voluto essere lì per colpire con le mie mani quell'essere spregevole facendogliela pagare per i suoi peccati. Ma non ero lì.

-Merda-
Sussurrai in quella disgustosa situazione.

-Gray... siamo le sue migliore amiche, ma solo noi non riusciremo a farla sentire bene. So a quanto tieni a lei e so di potermi fidare-
-Grazie-

Riuscì soltanto a dire mentre cercavo di trattenere dei singhiozzi.

Sembravo una femminuccia, ma ciò non mi importava più di tanto.

-Ma lei non mi vorrà mai lì con lei-
-Come fai a dirlo se neanche ci sei?-

Mi chiese lei e io mi passai le dita sulle palpebre appena sentì gli occhi umidi.

-Tre giorni... datemi tre giorni e sarò lì-
-Non uno in più, se no te lo prendo davvero a calci quel sedere-

Mi misi a ridere e le garantì che non avrei tardato.

Appena chiusi la chiamata mi accorsi che avevo già il corpo asciutto, poi mi asciugai i capelli con uno straccio e mi misi dei boxer. Sentì mia madre chiamarmi per la cena e subito andai a tavola.
Appena arrivai vidi che c'era anche papà, che mi guardava con una strana espressione in volto, come se fosse confuso, e quando mi rivolse un'occhiata anche mia madre assunse pure lei tale espressione.

-Che avete?-
Chiesi già con il cucchiaio alla bocca.

Odiavo le minestre, le trovavo troppo calde per i miei gusti.

-Si agitato, va tutto bene?-
Mi chiese mio padre e io misi giù la posata.

-No, non sbagli... Juvia ha bisogno di me, me l'hanno detto le sue amiche-
-Sta male?-

Chiese mia madre appena si sedette al tavolo.

-Sì, loro dicono che la mia presenza potrebbe giovare il suo stato emotivo-
-Quindi... -

Guardai mio padre e sospirai.

-Tranquillo, non dobbiamo tornare adesso indietro. Ho avvisato che sarei tornato entro tre giorni-
-Meno male-

Sospirò a sua volta lui e io tornai al mio brodo ancora maledettamente caldo.

Come avevo promesso, al terzo giorno eravamo già in macchina per Magnolia.
Sentivo l'ansia crescere dentro di me, m anche la gioia di rivedere la mia Juvia con in testa la minima possibilità di poterla abbracciare.

-Gray, dimenticavo di darti questo-
Appena ci fermammo ad un semaforo mi diede un libro dalla copertina consumata e io lessi il titolo.

"Come una scommessa possa cambiarti la vita"
Dalla copertina sembrava un libro per ragazze, ma mi mise una certa curiosità dalla somiglianza della mia e disavventura e quella dei miei amici appena diedi un'occhiata alla trama.

-Spero che tu lo legga e rifletta sui lati positivi di tutto quello che è successo-
Mi disse lui con un lieve sorriso sulle labbra.

-Sì, certo... grazie-
Amavo i miei genitori quando si preoccupavano per me, e non lo meritavo affatto dopo gli anni che gli ho fatto passare, quando ero solo ghiaccio.

-Non fare quella faccia, tesoro. Sorridi-
Mi disse mia madre appena mi vide cupo per i miei pensieri, facendomi sorridere appena lei mi guardò con un sorriso pieno di amore per il proprio figlio.

Il semaforo diventò verde e la macchina riprese a partire, ma non durò molto.

Misi il libro nel mio zaino e mi girai per guardare fuori dal finestrino con le cuffie alle orecchie, ma, vedendo così un camion venirci contro senza frenare al semaforo. Non riuscì neanche a reagire che l'auto ci colpì in pieno, facendo capottare l'auto più volte, poi il silenzio.


*ANGOLO AUTRICE*

Lo so, sono un mostro. Ormai è un mese che non pubblico, e mi sento davvero schifo nel farvi leggere tutto ciò dopo questa pausa.
Sono stata incasinata con la scuola e non ho potuto mettere giù una parola, infatti ho iniziato oggi pomeriggio a scrivere... Comunque, non ho più wattpad sul telefono perché quello nuovo è in assistenza, quindi ho preso quello vecchio, che se ci metto wattpad si impalla e muore.
Spero di riuscire a scrivere qualcosa anche in questi giorni, abbiate fiducia.
Ci sentiamo nel prossimo!


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