Capitolo 3
Edward sbattè un pugno sulla scrivania dello zio.
"Come avete osato!!" urlò furibondo.
"Edward! Calmati! Ho fatto la volontà di Dio" ribattè seccamente il Vescovo Harold. Erano nel suo ufficio,dopo il banchetto.
"Ma quale volontà di Dio!! Zio,questo non dovevate farlo! Lord Richard,mio padre,è ancora vivo,è lui il Conte di Cumbraland e io non faccio le veci di nessuno! Spetta a lui decidere il da farsi!" abbaiò Edward,continuando a sbattere le mani sul tavolo.
"Avanti Edward,sii ragionevole. Tuo padre sta morendo,e si è rifiutato di prendere una decisione finora,restando nel dubbio! Dio invece voleva che si schierasse contro il Re, e io ho seguito la sua volontà!" replicò Harold
"Sono tutte scuse,zio! Voi non dovevate permettervi minimamente!" continuò Edward
"Bada a come parli,nipote. Ricordati che rappresento Dio qui. Non bestemmiare!" lo ammonì lo zio Harold
Edward urlò. Poi si sedette sulla sedia e si prese la testa fra le mani. Era incredibile. Aveva convinto tutti i feudatari che Edward fosse lì per dare sostegno alla loro volontà di ribellarsi contro il Re. E che lo faceva in nome di suo padre,il Lord effettivo. Loro Signore. Era come se suo padre avesse ordinato di incominciare a preparare le truppe,per una ribellione che però nessuno sapeva se e quando sarebbe avvenuta. Si calmò,dicendosi che sfogarsi in quel modo non sarebbe servito a nulla.
"Edward,ormai sei tu il nuovo Signore reale. Hanno tutti più stima di te che di tuo padre. E questa è la tua occasione,per raccogliere tutti i feudatari e farti giurare fedeltà,guidandoli contro il Re. Tuo padre non è in grado di guidare un'armata. Non questa volta. Ben presto Dio lo chiamerà a sè"
Edward lo interruppe urlando
"Ma perbacco zio! Tacete una buona volta!"
Il Vescovo serrò le labbra offeso.
"Io vi dico solo una cosa" disse poi,puntandogli il dito contro "Badate che mio padre,Lord Richard,non lo venga a sapere. Altrimenti saranno guai per l'intero Cumbraland" abbassò l'indice "voi conoscete lo spirito vendicativo di mio padre. E ve ne pentireste amaramente se lo sfoderasse dopo quest'incidente orribile!" gridò Edward.
Il Vescovo impallidì.
"Ora,non mi rimane che diffondere il contrordine. Prima che mio padre lo scopra. Perciò,siccome gran parte della colpa è vostra,voi mi aiuterete,zio" aggiunse Edward,deciso.
"E come?" chiese il Vescovo,teso.
"Aspetteremo che si plachi la bufera. Ci vorrà sicuramente domattina. Intanto voi mandate a chiamare Sir Gerald e ditegli di venire qui immediatamente. Al resto,ci penso io"
Aveva un piano, che avrebbe potuto sistemare tutto,o quasi.
Edward costrinse lo zio Harold a fare un passo indietro. Lo aveva costretto a mentire a Sir Gerald,spiegando che in realtà Lord Richard aspettava un segnale dal Conte di Warwick,e che per il momento la ribellione andava rimandata. Sir Gerald fu ben felice a quelle parole,la ribellione avrebbe significato la chiamata alle armi di tutti gli uomini della città di Carlisle-upon-Twyn,compresi i più giovani dei braccianti delle sue stesse terre. In tal caso,una buona parte dei cittadini della città avrebbe potuto procurarsi da sè le armi e armature,ma ai braccianti sarebbe toccato a lui,essendo il loro signore,ad armarli. E questo avrebbe comportato un drastico alleggerimento dei suoi forzieri,la minaccia più grande per un uomo avaro come Sir Gerald.
Verso mezzodì la bufera si decise a placarsi,così Edward fece sellare il suo Bood e partì alla volta di Harrington.
Doveva raggiungere Sir Thomas Langlesmith,prima che diffondesse l'ordine di prepararsi alla piccola nobiltà locale sotto di lui. E,prima che,partisse anche lui alla volta di Whitework per avvertire Sir Ronald della decisione presa al banchetto.
Si stava per mettere in moto un meccanismo pericolosissimo,ed Edward doveva fermare tutto,prima che fosse stato troppo tardi.
Cavalcò incessantemente,senza mai fare una sosta. Superò una decina di villaggi arroccati su alture innevate e,dopo una giornata raggiunse la valle costiera.
Harrington era una cittadina sul mare molto modesta,negli ultimi anni si era sviluppata grazie al piccolo porticciolo,dove sbarcavano i commercianti con le loro merci dall'Irlanda e dalla Normandia diretti a Carlisle-upon-Twyn e a Whitework.
Attraversò la distesa innevata,superando un paio di agglomerati di casupole.
Infine giunse alle porte della cittadina.
Essendo una città marina,era l'unica che rinforzava frequentemente le proprie mura difensive.
Gli Scoti,i pirati vichinghi,o qualche banda di irlandesi scellerati,era sempre pronta a saccheggiare la costa. E la città doveva difendersi.
Quando arrivò era notte fonda,e qualche fiocco di neve incominciò a cadere di nuovo. Arrestò il cavallo sotto la possente entrata con l'enorme portone di quercia aperto. La neve sui tetti delle torri e per terra brillava nell'oscurità. Due bracieri,sotto l'entrata,illuminavano la volta della porta.
"Chi va là?" chiese una sentinella
"Edward Carlisle. Figlio del Conte di Cumbraland. Tuo signore." la guardia a quelle parole scattò in avanti e fece un inchino lieve.
"E ora fammi passare,se non vuoi che ti faccia scorticare vivo".
"Subito milord"
"Ah! Avverti il tuo signore che sono qui. Ho urgenza di parlargli".
La sentinella annuì e frettolosamente corse in città.
Edward aspettò un po' di tempo,quando l'uomo ricomparve con un paio di altre sentinelle al seguito.
"Milord,chiedo venia per l'attesa. Sir Thomas non è in città. Ma milady è pronta a ricevervi"
Edward imprecò. L'aveva mancato.
"Conducetemi da Lady Denise" ordinò.
Gli uomini lo scortarono fino alla cittadella. All'interno della piccola città vi era una seconda cinta muraria,con una modesta torre al centro. Ecco la tenuta di Sir Thomas.
Lo condussero entro la seconda cinta muraria e il portone della torre si aperse.
Appena entrò un forte calore lo investì piacevolmente. La sala era vasta,ma ben riscaldata grazie al grande camino in pietra al centro,nel quale ardeva un fuoco scoppiettante. Lady Denise era seduta davanti al fuoco su una poltrona di legno imbottita di lana e pelli animali. Osservava le fiamme con aria assorta,mentre giocava distrattamente con un piccolo cucciolo di mastino che aveva sulle ginocchia. Edward non disse nulla. Silenzio,solo il crepitio delle fiamme pizzicava l'udito. Un servitore accorse con una caraffa di idromele e un piatto di focacce d'avena e mele cotte. Edward accettò di buon grado l'idromele,ma rifiutò il cibo. Aveva troppa fretta per potersi fermare a mangiare.
Dopo che ebbe vuotato due boccali,quegli occhi attenti e decisi si posarono su di lui.
"Suppongo tu sia qui per mio marito" la sua voce era roca. Edward non l'aveva mai vista in quelle condizioni. Indossava una veste candida con le maniche ad angelo e un cinturino succinto di cuoio le stringeva i fianchi.
"Dov'è?"
"È partito per Whitework stamane"
"Voi e lo zio la sapevate dall'inizio,vero?"
"Harold ha svolto il suo dovere. E io il mio"
Edward scosse la testa. Lo sapeva. C'era anche sua zia dietro la macchinazione.
"E chi altri,zia?"
"Sai che le casate del Sud sono in fermento. Bene,era il momento che anche il Nord si mobilitasse"
"Warwick vi ha aizzato contro Sua Maestà,non è così?"
"Il Conte di Warwick è un uomo che segue il suo destino. Ed è nel giusto."
"Aveva ragione mio padre. Voi Penderton siete avvezzi ai sotterfugi,alle congiure e ai complotti! Quale condotta più riprovevole!"
"Non addolorarmi,nipote. Ricordati che il sangue dei Penderton scorre anche nelle tue vene,seppur per metà. E comunque i Carlisle non sono mai stati di meno"
"Zia,vi ordino di sedare gli animi qui ad Harrington e in tutto il vostro demanio,in assenza di vostro marito. E lo ordinerò a lui personalmente a Whitework. Tutta questa vicenda è stata creata alle spalle del Conte,vostro signore,e deve finire così come è nata. Comunicate ai vostri valvassori che Harrington e il suo signore rispetteranno la volontà di Lord Richard. Ovvero,nessuna ribellione per ora!" concluse quasi urlando Edward.
Lady Denise fissò il nipote attonita.
"Edward,lascia che tutto faccia il suo corso. Sei tu che meriti il posto di tuo padre. Noi ti stiamo dando l'opportunità di prenderlo,e ti sosteniamo,come sempre. E tu? Rifiuti? Addirittura rinneghi il tuo sangue materno!"
"Lady Denise,rispettate gli ordini del vostro signore. Che è mio padre. Lord Richard Carlisle,Conte di Cumbraland. E non discutete. Se verrò a sapere che avrete fatto il contrario,mi appellerò a Sua maestà e vi farò processare per alto tradimento"
"Non è una mossa saggia,soprattutto ora che il Re sta perdendo potere"
"Potrei sempre uccidervi. Adesso. Con questa spada" Edward estrasse la sua spada dalla fodera.
La zia sussultò.
"Non starai dicendo sul serio! Come osi? Uccidere una nobildonna indifesa nel cuore della notte!!" esclamò inorridita.
Edward si avvicinò e puntò la spada al petto della zia. La donna si irrigidì dal terrore.
"Rispettate gli ordini" sussurrò "o vi farò uccidere".
La strada da Harrington a Whitework non era breve.
Dovette superare molte alture e una decina di valli desolate.
La notte seguente si fermò in un piccolo villaggio,a metà strada. Venne accolto con tutti gli onori dal balivo,che lo ospitò a casa sua. Rispetto alle altre casupole di paglia e fango,almeno quella era una casa in legno a due piani,simile a quelle in città. Era un uomo basso e grasso,sulla quarantina e con lui vivevano le sue figlie. Tre in tutto.
"Questo villaggio a chi appartiene?" chiese Edward,mentre cenava davanti al fuoco.
"A Sir Leonard Cromwell" rispose l'uomo,sorridendo. Le sue labbra rivelarono una disgustosa massa nero-verdastra.
"E Sir Leonard chi serve?" chiese Edward.
"Come sapete,milord,siamo nelle terre che vostro padre ha gentilmente affidato a Sir Ronald. E Sir Leonard è un suo valvassore" spiegò l'uomo grattandosi l'enorme ventre.
Ricordava una botte quel balivo. Edward rise dentro di sè.
La figlia maggiore entrò nella stanza e ritirò i piatti di legno.
"Quanto dista Whitework da qui,balivo?"
"Milord,ci vogliono appena tre giorni di cammino. A cavallo,invece,soprattutto a briglia sciolta,forse due giorni soltanto"
"Bene" replicò Edward.
"Ovviamente,milord,sarò lieto di ospitarvi qui stanotte" disse il balivo.
"Vi ringrazio per la vostra ospitalità, balivo. E sarà sicuramente ricordata" il balivo chinò il grosso capo col doppiomento in senso di riverenza e la figlia gli fece un inchino servile.
"Ma non posso restare" continuò sorridendo. Lesse una nota di delusione sul volto della ragazza. Per essere una contadina,aveva una bellezza veramente particolare.
"È pronto il cavallo?" chiese.
"Si,milord. Ho chiesto al fattore di dissetarlo e di dargli della biada"
Edward annuì.
Più tardi,nel cuore della notte,partì per Whitework,mentre il cavallo partì al galoppo,il balivo e le sue deliziose figlie si inchinarono di nuovo in cenno di saluto.
Ecco cosa snervava Edward. Quei contadini erano così rozzamente ossequiosi,quasi da far credere che in realtà lo fossero più per scherno che per rispetto. Si ripromise di correggere quegli sgraziati campagnoli una volta diventato Conte.
Galoppò senza sosta per un'intera giornata. Verso sera,si fermò in un bosco a valle. La neve si era quasi sciolta. Si accampò vicino a un fiumiciattolo,per metà ghiacciato e per l'altra metà fluido. Fece abbeverare il cavallo,poi accese un fuoco. Era esausto. E tutto per colpa di suo zio Harold e di sua zia Denise. Suo padre aveva affidato le proprie terre alle persone sbagliate. Si ripromise che una volta diventato Conte,li avrebbe fatti pentire delle loro azioni. Ma certo,era tutto chiaro. Lady Denise aveva sua cugina a corte,Lady Elizabeth,baronessa di Kingscastle. Ella aveva sicuramente in amicizia il Conte di Warwick e sua moglie,nonchè gli altri più importanti nobili del regno: il Duca di Buckingham,il Conte di Arundelle, e il padre di Lady Brigid,la sua matrigna: il Conte di Boleembroke. Era tutto collegato. E Lady Wordsworth faceva da tramite fra il Conte e Lady Brigid poichè sua sorella era la sposa di uno dei figli maggiori del Conte, ed anch'ella viveva a corte. Il Re avrebbe dovuto impiccarli tutti. Anche Sua Maestà,come suo padre,aveva riposto fiducia nelle persone sbagliate. Gli tramavano alle spalle,quando si accomodavano alla sua tavola e presenziavano ogni suo banchetto dimostrandogli falsa adorazione.
Se ne avesse avuto le prove,avrebbe avuto il coraggio di andare a Londra e dimostrare tutto a Sua Maestà.
Ma non poteva dimostrare nulla.
L'unica cosa che poteva fare,era evitare che il Cumbraland venisse coinvolto in qualche ribellione nata da una congiura di palazzo.
Era meglio che il suo contado ne restasse fuori, e che rimanesse la solita povera regione di confine,troppo occupata a difendersi dagli attacchi scoti per perdere tempo in lotte subdole e intestine per il trono d'Inghilterra. Re Giovanni era stato un buon sovrano nei confronti dei Carlisle, gli aveva concesso un po' più di potere e autonomia,per far fronte da soli agli Scoti,senza dover chiedere aiuto direttamente a Londra,ogni qual volta si fosse presentato un pericolo. Per questo suo padre disponeva di truppe personali indipendenti dalla Corona. Dopotutto,i Carlisle amministravano quella regione di confine da anni e grazie a loro,il Regno era salvo. Se non fossero riusciti a domare di continuo i selvaggi Scoti,a quest'ora sarebbero dilagati per tutta l'Inghilterra,mettendo a ferro e fuoco il sud e minacciando anche Londra.
Si,Sua Maestà ora aveva deciso di ridurre la libertà concessa ai nobili,ma i Carlisle erano un caso a parte. Non sarebbero rimasti di certo incolumi da una decisione del genere,ma sfruttando il loro importante ruolo di "barriera" contro gli Scoti e i Danesi,avrebbero potuto convincere il Re a trattare nei loro confronti. Perciò,la sua Casata non aveva motivo di schierarsi contro il Re,anzi,forse avrebbe dovuto schierarsi in suo favore. Ma restava sempre quel dilemma. Difendere l'onore,o la propria libertà?
Mentre Edward era assorto in questi pensieri,sentì un fruscio alle sue spalle. Si voltó di scatto. Portò la mano all'elsa della spada. Niente. La boscaglia fitta lo circondava cupamente. Forse era stato un animale. Ma si. Rabbrividì dal freddo,il mantello non bastava a riscaldarlo. Aggiunse altra legna al fuoco e si avvicinò ancor di più per scaldarsi. Bood si era seduto dietro di sè. Poggiò la schiena sul ventre del cavallo,che emise un grugnito di fastidio pazientoso. Il cavallo lo riscaldò col suo calore,e in breve tempo scivolò in un sonno leggerissimo.
Quando si svegliò,era quasi l'alba. Il fuoco era spento e i carboni emanavano spirali di fumo. Sentì di nuovo il freddo umido pervadergli il corpo. Bood dormiva tranquillo. Ma non era caldo come quando si era addormentato. Si alzò lentamente. Le membra erano tutte doloranti. So sciacquò il viso con l'acqua gelida del ruscello e rabbrividendo ritornò accanto al fuoco spento. Buttò la cenere sui carboni. Poi raccolse la sacca e quelle poche cose che aveva con sè, e le caricò sul dorso di Bood che frattanto si era alzato.
"Buongiorno" gli disse sorridendo,mentre gli accarezzava il muso.
Salì in groppa e spronò il cavallo. Non aveva tempo da perdere.
Mentre la bestia procedeva al trotto, Edward ebbe modo di osservare meglio quella placida foresta. Gli alberi svettavano verso l'alto,come tante colonne verdi che sembrava sostenessero il cielo, il vento scuoteva i rami delicatamente e gli uccelli avevani iniziato il loro concerto giornaliero.
Seguì un sentiero battuto,che attraversava due rocce enormi ricoperte di muschio,e da lì a breve uscì da quel verde mondo pacifico.
Una volta fuori dalla foresta,spronò il cavallo al galoppo.
Lanciò un'occhiata all'orizzonte. Su un'altura modesta,era arroccata una piccola città con tanto di tetti e un paio di campanili in pietra: Whitework.
Attraversò una pianura modesta,quando sentì dei rumori di zoccoli dietro di se. Si voltò. Due uomini a cavallo lo inseguirono. Non fece in tempo a voltarsi in avanti e a notare un'alta figura che si imponeva davanti a loro,che il cavallo si impennò e lo disarcionò. Edward urlò mentre notava il prato verde con qualche chiazza ancora biancastra avvicinarsi verso di sè. Atterrò e sbattè la testa. Poi svenne.
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