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Capitolo Venti

Rimasi senza parole ad osservare quella scatola per dieci secondi buoni, incapace di proferire parola per la sorpresa.

«Volevo dartelo domani, ma penso tu abbia capito che se Bryan ti ha organizzato questa festa significa che ha qualcosa in mente. Speravo avessimo più tempo, ma a quanto pare sceglierai stanotte. Ho fiducia in te, sono convinto che per quanto possa essere doloroso, alla fine farai la scelta giusta, ma se mio Padre non mi dovesse concedere di diventare umano, non vorrei perdere l'occasione di dartelo.»

Quelle parole mi demoralizzarono un po', non volevo nemmeno pensare all'eventualità che Dio non gli concedesse quel desiderio. Non avrei potuto vivere senza di lui.

Era anche vero però che se non fossi riuscita a decidere di lasciar morire mio padre e mio fratello, non avrei avuto praticamente alcuna speranza di rivedere Michele. E siccome sapevo bene che appena me li sarei trovati davanti ogni buon proposito se ne sarebbe andato a puttane, dovevo cominciare ad abituarmi all'idea che quella sarebbe stata l'ultima sera che avrei passato con lui.

Mi sollevò il mento con un dito, costringendomi a guardarlo negli occhi.

«Ehi, non fare quella faccia. Io ho piena fiducia in te, sento che farai la cosa giusta. Qualunque essa sia. E sono convinto che Dio acconsentirà alla mia richiesta, dopo quello che stai per fare meriterai senza dubbio una ricompensa. In ogni caso, buon compleanno amore mio.» disse, porgendomi ancora il cofanetto.

Lo afferrai con mani tremanti dall'emozione e lo aprii delicatamente. Non riuscii a trattenere le lacrime osservando la collana che celava al suo interno. Una semplice catenella sosteneva due piccole ali in oro bianco. La vista mi si appannò mentre calde lacrime di commozione mi rigavano il volto.

«In questo modo, comunque vada, resterò sempre con te.» disse.

Io mi gettai tra le sue braccia, scoppiando in singhiozzi.

«Non voglio perderti, Michele.»

«Nemmeno io. Credimi, farò tutto il possibile perché non accada. L'eternità non basterebbe per dimenticarti.» disse, stringendomi forte a sé.

«Evelyn! Sei pronta? Non vorrai fare tardi come al tuo solito?» sentii urlare Ashley dal piano di sotto.

«Un momento! Sto arrivando!» le urlai di rimando. «Esci e suona il campanello, non saprei spiegarle come sei entrato.» dissi a Michele.

«Certo, tornerò anche a casa a prendere la macchina, ma prima devo fare un'altra cosa.»

Prese la collana dal cofanetto che stringevo ancora tra le mani e me la mise al collo. Sorrise soddisfatto poi sparì dalla mia vista, mentre io mi dirigevo in bagno per sciacquarmi la faccia e cercare di eliminare le tracce di pianto dal mio viso.

Appena la raggiunsi, Ashley mi sorrise raggiante.

«Lo sapevo che ti sarebbe stato a pennello!» esclamò.

La mia amica non perse tempo, si mise subito a sistemarmi il trucco e i capelli. Quando mi specchiai quasi non mi riconobbi. Il trucco era leggero e non invadente, come piaceva a me, mentre i capelli erano tenuti indietro da due trecce che partivano da sopra le orecchie e si congiungevano dietro la nuca, mentre la mia chioma rossa era ravvivata da dolci boccoli, che ricadevano morbidi sulla mia schiena. Sembravo veramente una principessa.

«Mi piace un sacco! Sei stata fantastica!» esclamai, abbracciando Ashley.

In quel momento il suono del campanello ci annunciò l'arrivo di Michele.

«Wow! Sei davvero meravigliosa.» disse.

«Certo, lo so! È favolosa! Sono brava, eh?» si intromise Ash. «Allora andiamo? Siamo in ritardo.»

Lanciai uno sguardo eloquente a Michele. Non ero per niente impaziente di andare a quella festa, avevo una paura fottuta di quello che sarebbe potuto accadere quella sera, non ero pronta ad affrontare ciò che mi aspettava.

Lui ricambiò il mio sguardo e mi strinse la mano, aiutandomi a farmi coraggio. Non sei sola sembravano dirmi i suoi occhi. Ed era vero, non ero sola, Michele era con me e avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarmi, e nel suo strano modo, anche Eva era dalla mia parte.

Certo! Ti aiuterò volentieri! Tutto pur di uscire da questo dannato corpo! Nulla di personale, ma sono arcistufa di starmene rinchiusa qui dentro! proruppe lei.

Per quanto fosse acida quanto un limone, la potevo capire. Avrei dato di matto all'idea di passare una vita intera rinchiusa nel corpo di qualcun altro. Era solo per questo motivo che riuscivo a non prendermela ogni volta che mi insultava più o meno velatamente. Capivo che non ce l'aveva realmente con me, ma con tutta quella situazione. Era stufa di stare a guardare senza poter reagire, e se la prendeva con la prima che passava, quindi con me.

Quando hai finito di psicanalizzarmi, potresti cortesemente muovere il sedere? Mentre tu te ne stavi impalata a rimuginare loro sono già saliti in macchina! commentò lei.

Mi riscossi dai miei pensieri e raggiunsi l'auto, sedendomi davanti accanto a Michele.

«Che ti è preso? Perché te ne stavi lì imbambolata in mezzo al prato? Hai assistito ad un'apparizione divina?» mi prese in giro Ashley, dal sedile posteriore.

A quell'allusione non potei fare a meno di lanciare uno sguardo al mio angelo. Se solo Ashley avesse saputo quanto c'era di vero nella sua affermazione...

«Mi ero solo persa momentaneamente nei miei pensieri, scusate.» ridacchiai.

Ci dirigemmo alla festa, che si teneva in un capannone in disuso fuori città. Rabbrividii. Belial aveva scelto bene il posto, non c'era anima viva nel raggio di almeno cinque chilometri, c'eravamo solo noi e gli invitati. Se anche fosse successo il finimondo quella notte nessuno avrebbe potuto aiutarci. Mi resi improvvisamente conto che non c'era solo la vita di Ryan e mio padre in gioco, ma anche quella di tutti i presenti alla festa. Desideravo urlare ad Ashley di scappare via di lì il più in fretta possibile, non volevo perdere anche lei, ma come avrei potuto convincerla? Non potevo dirle la verità, e in ogni caso lei non se ne sarebbe mai andata dalla mia festa, non dopo tutta la fatica che doveva aver speso per organizzarla.

«Evelyn, ci sei?» mi chiese lei.

«Tu entra, a lei ci penso io.» intervenne Michele.

Ashley si avviò verso il capannone, io tesi istintivamente una mano, nel tentativo di fermarla. Michele fermò il mio gesto e si mise davanti a me, guardandomi negli occhi.

«Li ucciderà tutti.» dissi, con le lacrime agli occhi.

«No. Non lo permetterò. Il territorio isolato non fa comodo solo a lui, ho già avvisato Gabriele, se la situazione dovesse degenerare tutti gli angeli saranno pronti ad intervenire. Li proteggeremo, te lo prometto. Tu per il momento cerca di divertirti, è pur sempre la tua festa. Al resto penseremo quando sarà il momento.» mi rassicurò lui.

'Cerca di divertirti', certo, come se fosse facile in una situazione simile. Però le sue parole mi avevano rassicurato, cosa poteva Belial contro le intere schiere angeliche? In fondo il bene vince sempre, no? Ok, non era così facile, ma avevo bisogno di crederci, altrimenti non sarei mai entrata in quel capannone.

«Sorpresa!» esclamarono tutti in coro mentre attraversavo le grandi porte scorrevoli che davano accesso a quell'enorme sala.

Rimasi a bocca aperta, sorpresa da quello che mi trovavo davanti.

Non fu tanto l'arredamento del capannone a lasciarmi di sasso, era addobbato semplicemente da un paio di festoni fissati al soffitto, e diversi palloncini abbandonati a terra. In fondo alla stanza vi era una postazione da dj, e addossato alla parete alla mia destra un tavolo lungo con stuzzichini vari e diversi cocktail, per il resto la sala restava un semplice vecchio capannone, nulla a che fare con la festa di Ashley, insomma.

Quello che mi aveva stupito fino a quel punto era la quantità di gente che affollava la sala. Non ero del tutto impopolare a scuola, ma sicuramente non abbastanza da giustificare la presenza di tutta quella gente alla mia festa di compleanno. Senza contare che la maggioranza delle persone ero sicura di non averle nemmeno mai viste. Che aveva in mente Bryan? Sentii Michele irrigidirsi improvvisamente dietro di me.

Tutti erano in silenzio, in attesa della mia reazione, così mi finsi più sorpresa di quel che in realtà ero, prodigandomi nei soliti ringraziamenti di rito, mentre con la coda dell'occhio osservavo i movimenti del mio arcangelo. Spostava lo sguardo rapidamente da un lato all'altro della sala, passando in rassegna tutti i volti dei presenti, mentre sul suo viso troneggiava l'espressione dura che avevo imparato a riconoscere in lui ogni volta che affrontava i demoni.

Appena il dj diede il via alla festa, cominciando a mixare diversi pezzi, tutti cominciarono a ballare e Michele mi trasse a sé, accompagnandomi fino ad uno degli angoli della sala prima di abbracciarmi e cominciare a ballare insieme a me. Il suo strano comportamento mi levò ogni dubbio.

«Che succede?» chiesi, anche se conoscevo già la risposta.

Lui smise di guardarsi intorno agitato, fissando i suoi occhi celesti nei miei e forzando un sorriso.

«Pensa a divertirti, è il tuo compleanno.»

Non poteva mentire, ma ormai sapevo riconoscere quando evitava le domande per non essere costretto a dirmi la verità.

«Tutta questa gente... sono demoni, vero?»

Lui annuì, dispiaciuto.

«Belial però non si vede. Scusami, speravo che potessimo goderci la festa, almeno per un po'. Ma i demoni potrebbero attaccarti da un momento all'altro...»

Scossi la testa, non potevo dire di conoscere Belial, ma avevo imparato a mie spese quanto lui potesse essere subdolo, e credevo di aver capito quale fosse il suo piano. A giudicare da quello che mi aveva detto Michele dopo l'ultimo attacco di Belial, avevo capito che il suo obiettivo non era davvero uccidermi, ma spaventarmi, impedirmi di riflettere lucidamente per portarmi a scegliere il male.

«Non credo vogliano uccidermi, l'hai detto tu, non è quello il vero scopo di Belial. Temo che siano qui per minacciare i miei amici. Non si ferma proprio di fronte a nulla per costringermi a scegliere il male, eh?» commentai amareggiata.

«Non lasciarglielo fare, Evelyn. Non lasciare che ti manipoli. Troveremo una soluzione.»

Sospirai. Già perdere mio padre e mio fratello era una prospettiva agghiacciante, ora avrei perso ogni persona a cui tenevo, se avessi scelto il bene sarei rimasta completamente sola. Non potevo farlo.

«Non pensiamoci adesso. Godiamoci la festa, questi potrebbero essere gli unici momenti che passiamo insieme.» confessai, già consapevole di quale sarebbe stata la mia scelta.

«Non preoccuparti. Tu fai la scelta giusta, e vedrai che Lui mi concederà il mio desiderio. Potremo finalmente stare davvero insieme.»

Rimasi stupita dall'assoluta fiducia che lui riponeva in me, non sembrava nemmeno considerare l'idea che io potessi realmente scegliere Belial. Non osavo pensare a quanta delusione avrei letto nei suoi occhi dopo la mia scelta.

Non risposi alle sue parole, lasciando cadere l'argomento e sforzandomi di godermi i nostri ultimi momenti insieme.

Passarono le ore, ed io stavo finalmente cominciando a divertirmi, quando un uomo alto e brizzolato mi picchiettò con un dito sulla spalla. Michele si irrigidì improvvisamente e prese a fissare con odio quell'uomo, stringendomi ancora di più a sé.

L'altro non sembrò darci peso, e mi porse un biglietto piegato prima di andarsene.

Aprii il biglietto mentre sentivo il dj annunciare che era finalmente mezzanotte e farmi gli auguri. Non alzai nemmeno lo sguardo verso di lui, impietrita di fronte a quelle poche parole.

Ti aspetto fuori, ho portato qualcosa per te. Esci subito, o per ogni minuto che dovrò aspettare i miei demoni uccideranno una delle persone presenti in quella sala. A cominciare dalla tua simpatica amica... è stata una vera seccatura, con tutta la questione dei festoni e dei palloncini... sarà un piacere sentirla gridare. Buon compleanno.

Lasciai vagare rapidamente lo sguardo per la sala, cercando di individuare il profilo di Ashley. La trovai intenta a ballare insieme a Matt, mentre uno dei demoni la osservava da vicino. Notando il mio sguardo mi sorrise malefico, rigirandosi un pugnale tra le mani.

«Andiamo!» mi riscosse Michele.

Annuii e lo seguii fuori dal capannone, dove trovai Belial nella sua orribile forma demoniaca. Il resto del parcheggio antistante pullulava di demoni. Rabbrividii. Non ero in grado di quantificarli ad occhio, ma ce n'erano sicuramente a centinaia.

«Lyn!»

Riconobbi subito la voce di Ryan, e lo vidi insieme a mio padre dietro la figura imponente del Signore dei demoni. Fortunatamente non erano feriti.

Istintivamente cominciai a correre verso di loro, ma Michele mi fermò per un braccio. Riacquistai immediatamente la lucidità, Belial non mi avrebbe mai permesso di avvicinarmi a loro, abbandonarmi a mosse avventate non mi avrebbe portato a nulla, dovevo sforzarmi di mantenere la lucidità se volevo avere una speranza di salvarli.

«Gabriele, ora!» esclamò il mio arcangelo, assumendo la sua vera forma.

Un lampo di luce bianca illuminò a giorno la zona per chilometri. Mi guardai alle spalle e notai centinaia di angeli, avvolti in lucenti armature argentate e armati di sfolgoranti spade divine, raggiungere il capannone dove ci trovavamo. A capo dell'armata celeste due arcangeli, dalle ali grandi almeno il doppio di quelle degli altri e dalle solide armature dorate. In uno dei due condottieri riconobbi la figura di Raffaele, di conseguenza l'altro doveva essere Gabriele.

Lo osservai mentre atterrava al fianco del fratello, appena un passo dietro la figura di Michele. Aveva corti capelli neri e due profondi occhi scuri, sul volto un'espressione dura e determinata. Osservava i demoni con aria di sfida, e ogni suo muscolo sembrava pronto a scattare al minimo segno di pericolo. Ogni cosa in lui rispecchiava il suo ruolo di condottiero delle schiere celesti.

«È inutile che chiami a raccolta i tuoi amichetti. Sai benissimo che finché lei non avrà scelto voi non potrete intervenire! E, fidatevi, verrete presto richiamati a casa. Ho praticamente già vinto!» esclamò Belial.

«Non credo proprio. Io ho fiducia in lei. So che farà la scelta giusta.» rispose Michele.

Sospirai. Quanto avrei voluto poter evitare di deluderlo a tal punto...

«Questo lo vedremo. Allora signorinella, penso che ormai ti sia chiara la posta in gioco. Cosa scegli? Stare con Michele, o salvare la tua famiglia e i tuoi amici?»



CANTUCCIO AUTRICE:

Rieccomi!

Mi sa che ci sto prendendo gusto con questi piccoli cliffhanger. Sorry. Dai, ne mancano pochi.

Lo so, vi avevo promesso un finale rose e fiori, ma sembra che Evelyn non sia d'accordo. Belial le ha complicato ulteriormente le cose, come se minacciarle i famigliari non fosse abbastanza. Riuscirà Evelyn a fare la scelta giusta nonostante tutto?

Sempre che sia veramente lei a dover scegliere... ops... autrice zittisciti un po'!

Comunque cercherò di aggiornare presto, promesso! 

p.s. qualcuna di voi avrà notato che ho deciso di partecipare ad un concorso, Gocce Nere. E' un concorso di prologhi, quindi sono storie che nascono ma non avranno un seguito, se per caso qualcuna delle mie idee dovesse interessarvi fatemelo sapere, a fine concorso (il che, se verrò eliminata alla prima prova, per me accadrà domani :D ) ve le cederò volentieri se vorrete (l'unica cosa che vi chiedo è di avvisarmi, vorrò leggerle :D ).

Bene, pubblicità a parte, per questo cantuccio ho finito.

Ci vediamo presto con l'ultimo (sigh) capitolo.

Baci,

Wingy.

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