Capitolo Dieci
Dopo pranzo ero subito salita in camera mia a studiare. L'indomani mi aspettava un'interrogazione di storia dell'arte, e dovevo ancora cominciare a leggere il capitolo in questione. Eppure, per quanto mi sforzassi di concentrarmi sul libro di testo, continuavano a tornarmi in mente gli eventi di quella mattina. Proprio su Raffaello doveva interrogarci quell'arpia? Come facevo ad impedire alla mia mente di ripensare a Raffaele ogni volta che leggevo il nome di Raffaello? Come potevo non ripensare alle sue parole?
'sei la nostra unica speranza, se la tua fede negli uomini vacilla, non sarai in grado di proteggerla' aveva detto a Michele, ma che significava? Cosa c'entrava la sua fiducia negli uomini con la sua capacità o meno di proteggermi? Improvvisamente mi tornò in mente che quando Michele mi aveva salvato la luce che aveva emanato era meno intensa del solito. Avevo sempre pensato che il potere degli angeli derivasse da Dio o dalle nostre preghiere, ma se mi fossi sbagliata? Se la vera origine del suo potere fosse in qualche modo legata alla sua fiducia in noi? Inizialmente mi sembrò una sciocchezza, ma poi, più ci pensavo, più le parole di Raffaele assumevano un senso... 'Raffaello! Devo concentrarmi su Raffaello!' mi rimproverai.
Avevo appena ricominciato a leggere il primo paragrafo per la sesta volta quando una vibrazione del telefono interruppe nuovamente la mia concentrazione. Beh, ormai avrei dovuto comunque ricominciare da capo, tanto valeva dare un'occhiata.
«Ciao bellezza! Sei sveglia? Ti va di fare qualcosa insieme oggi pomeriggio?» mi scriveva Bryan.
«Mi dispiace, devo studiare, la Hicks interroga domani. :(» risposi.
Avevo declinato il suo invito senza esitazioni, ma non mi posi nemmeno il problema. Non significava nulla, era vero che dovevo studiare, non sarei potuta comunque uscire con lui.
«Raffaello Sanzio nasce ad...» lessi ad alta voce, cercando di concentrarmi nuovamente sul libro.
'Michele, attento alle tue emozioni' aveva detto Raffaele. Ma perché? Forse gli angeli non potevano provare emozioni? Sarebbe stata una vera ingiustizia, però. Eppure Michele aveva dimostrato più di una volta di poter provare emozioni. Anche quando aveva lottato contro Lucifero, stando a quanto mi aveva raccontato, era evidente che provasse delle emozioni nei confronti di suo fratello. Allora che significavano le parole di Raffaele?
Chiusi il libro, arrendendomi. Non sarei mai riuscita a concentrarmi finché non avessi avuto le risposte che cercavo. Così scrissi a Michele.
«Ciao, quando hai un momento passeresti da me? Ho bisogno di parlarti.»
Non mi rispose subito, probabilmente era impegnato. Riaprii il libro, cercando di concentrarmi sullo studio nel frattempo. Dopo pochi minuti sentii suonare il campanello. Lanciai un'occhiata dalla finestra e notai Michele in piedi di fronte alla porta. Lo raggiunsi.
«Ciao. Già qui? Un momento, dove hai parcheggiato?» chiesi, notando che la sua auto non era nel vialetto.
«A casa mia. Sono venuto in volo.»
Ah già. Non mi ero ancora abituata all'idea che lui fosse un angelo.
«Non c'era fretta, potevi prendertela comoda. Non era un SOS.» risposi.
Michele mi sorrise mentre alzava le spalle.
«Non avevo nulla di meglio da fare. Allora? Di cosa mi dovevi parlare?»
«Ho bisogno di risposte.»
Michele annuì.
«D'accordo. Vieni, andiamo in un posto più tranquillo.»
Dove avremmo potuto andare? Non aveva la macchina... poi capii.
«Ci andiamo volando?»
Michele annuì, e io dovetti faticare per non dare a vedere il mio entusiasmo. Avrei volato di nuovo tra le sue braccia, non vedevo l'ora!
«Papà, io esco!» urlai.
Ci incamminammo a piedi finché non fummo più visibili dalle finestre di casa mia, poi Michele spiegò le sue ali e mi prese in braccio, spiccando il volo. Volava velocemente, e io mi strinsi a lui per ripararmi dal vento. Tra l'emozione del volo e l'essere così vicina a lui, il mio cuore prese a battere all'impazzata, sembrava che mi stesse esplodendo nel petto dalla gioia. Probabilmente riusciva a sentirlo battere perfino Michele, che ad un certo punto distolse lo sguardo da davanti a sé per fissarlo nel mio. Nei suoi occhi lessi chiaramente un misto di affetto e di preoccupazione. Ma che gli prendeva? Perché era preoccupato? Stavamo volando, era naturale che io fossi felice, no?
Non ebbi tempo per pensarci ancora, perché presto stavamo atterrando su un piccolo isolotto al centro di uno dei laghi più belli della zona. Intorno a me vedevo solo acqua e il verde del boschetto alle mie spalle. Ma non ebbi il tempo di fare commenti, perché appena i miei piedi toccarono terra, le parole che pronunciò Michele mi riportarono bruscamente alla realtà.
«Non innamorarti di me, Evelyn.»
Cosa? Perché ora se ne usciva con una frase simile? Probabilmente ero talmente euforica durante il volo che non mi ero preoccupata di celare i miei veri sentimenti. Probabilmente era per quello che mi aveva guardato in quel modo prima, era preoccupato perché si era reso conto che io ero innamorata di lui mentre lui mi vedeva solo come un'amica. Ero stata una stupida, dovevo controllarmi! Ora rischiavo di perdere il mio migliore amico per sempre. Dopotutto si sa che quando tra due amici c'è di mezzo l'amore, l'amicizia è quasi sicuramente rovinata, no?
Considerai l'ipotesi di mentirgli, di accampare qualche scusa, ma Michele era troppo intelligente per cascarci. Ormai la frittata era fatta, dovevamo affrontare l'argomento, non avevo scelta.
«Arrivi tardi per questo.» confessai. «Sono ormai due anni che sono innamorata di te, Michele. Ma sta tranquillo, so che ai tuoi occhi sarò sempre solo un'amica. Me l'hai detto tu stesso alla festa di Ashley, e ora sono sicura che tu non stessi mentendo. Non è un problema, davvero. Non voglio perdere la tua amicizia, me ne farò una ragione, te lo prometto.»
Michele scosse la testa mentre mi cingeva la vita con le braccia e mi stringeva a sé.
«Ti sbagli. Non ho mai detto che tu per me sei solo un'amica. Non avrei potuto farlo, non posso mentire. Ho detto che siamo solo amici, il che è obiettivamente vero, non che le cose mi stessero bene così.»
Sgranai gli occhi, incredula. Ma che stava succedendo? Mi stava dicendo che anche lui mi amava? Allora perché non avrei dovuto innamorarmi di lui?
«Cosa?»
Lui mi accarezzò la guancia con un dito.
«Sei così bella Evelyn.» commentò.
Ma che...? Cioè, non che mi dispiacessero i suoi complimenti, ma non poteva cambiare argomento! Non adesso!
«Spiegati meglio, Michele.»
Lui parve riscutersi dai suoi pensieri, poi mi rivolse un sorriso triste.
«Ti amo da almeno quattro anni, Evelyn.»
Sentii il mio cuore esplodere di gioia a quelle parole, erano due anni che non desideravo altro. Ora tutto questo era così bello che mi sembrava un sogno. Un sogno da cui non avrei voluto svegliarmi mai più.
«Ti amo anch'io Michele, con un'intensità che mai avrei creduto possibile.»
I nostri sguardi si incatenarono l'uno all'altro, mentre lentamente i nostri volti si avvicinavano, agognando quel bacio che avrebbe suggellato il nostro amore. Era tutto perfetto, stavo per baciare per la prima volta Michele, io lo amavo e lui mi amava, non avrei potuto essere più felice.
Mancava così poco, le nostre labbra erano appena ad un millimetro di distanza... quando Michele improvvisamente si voltò, interrompendo il nostro quasi-bacio. Le sue braccia sulla mia vita mi stringevano con forza a sé, ma gli occhi e l'espressione tormentata erano rivolti altrove.
«Non posso, mi dispiace.»
Michele si voltò nuovamente verso di me, con gli occhi lucidi. Sospirai delusa. In fin dei conti avrei dovuto aspettarmelo. Lui era un arcangelo, io una semplice umana, era facile immaginare che non potessimo stare insieme.
«Tu sei un arcangelo, io un umana. Non possiamo stare insieme, giusto?» dissi, amaramente.
Michele annuì.
«Ma perché? Che c'è di male? Come può l'amore essere sbagliato?»
Lui sciolse l'abbraccio e si sedette sull'erba, invitandomi a fare lo stesso. Lo assecondai, poi poggiai la testa sulla sua spalla, fissando il lago in attesa della sua risposta. Lui prese ad accarezzarmi i capelli e cominciò a parlare.
«Ricordi quando mi hai chiesto se avessi mai dubitato degli ordini di Dio?»
Annuii.
«La risposta è sì. Quando mi sono reso conto di essere innamorato di te.»
«Non capisci nemmeno tu perché umani e angeli non possono stare insieme?» lo interruppi io.
Scosse il capo.
«No. Non è così semplice. C'è un motivo preciso per cui non possiamo stare insieme. Hai mai sentito parlare dei Nephilim?»
Scossi la testa.
«I Nephilim sono sostanzialmente i figli nati dall'unione di un angelo con un mortale. Unione che non dovrebbe esistere, ma ci sono stati diversi casi in cui è successo, e ogni volta che accadeva il mio compito era di sistemare la faccenda. L'angelo veniva bandito, mentre il figlio andava eliminato. Ho sempre eseguito i miei ordini senza dubitare delle intenzioni di mio padre, ma da quando mi sono reso conto di essere innamorato di te le cose sono cambiate.»
Sgranai gli occhi.
«Hai ucciso dei bambini?» lo interruppi.
Lui annuì, triste.
«Si. E non è mai stato facile, ma erano i Suoi ordini. Non potevo disubbidire, e in fin dei conti ero convinto di farlo per una buona causa. I Nephilim ereditavano i poteri dell'angelo, e la capacità di compiere il male dal genitore umano. Era troppo pericoloso lasciarli in vita, non potevamo rischiare che i Nephilim usassero i loro poteri per scopi malvagi. A dir la verità avevo sempre pensato che l'unione di un angelo e un mortale fosse profondamente sbagliata, andava contro natura. Perchè un angelo avrebbe dovuto unirsi con un mortale? Non aveva senso. Ma ora le cose sono cambiate. Ora amarti mi sembra la cosa più naturale del mondo. So che questo non cambia le cose, che per quanto io lo voglia non possiamo stare insieme, ma non posso evitare di chiedermi come possano queste emozioni essere sbagliate. E se ripenso a ciò che ho fatto a quei bambini e ai miei fratelli angeli... il senso di colpa mi uccide. So che non posso dubitare di Lui o discutere i Suoi ordini, ma non posso evitare di chiedermi se era davvero la scelta giusta.»
Non avevo mai visto quello sguardo negli occhi di Michele. L'avevo visto felice, preoccupato, persino arrabbiato, ma mai avevo visto nei suoi occhi tanta tristezza; una sofferenza che pareva troppo grande da gestire persino per il più potente degli arcangeli. Vulnerabile. Una parola che non avrei mai associato a Michele prima di quel momento. Mi si spezzava il cuore a vederlo così, avrei voluto aiutarlo, ma non c'era nulla che potessi realmente fare per lui.
Ciò che più mi turbava era rendermi conto che, per quanto sapessi bene che in fin dei conti non era colpa sua, non riuscivo più a vedere Michele come prima dopo quella rivelazione. Lo amavo ancora, naturalmente, e con la stessa intensità, ma sapere che aveva ucciso dei bambini innocenti... beh, forse non erano del tutto innocenti, forse crescendo si sarebbero dimostrati un pericolo troppo grande da gestire persino per gli arcangeli, però ucciderli quando erano ancora in così tenera età? Come poteva Dio non aver considerato un'alternativa? Come aveva potuto affidare l'incarico a Michele per poi lavarsene le mani senza offrirgli almeno una spiegazione plausibile che l'avrebbe aiutato a fare i conti con la sua coscienza? E come poteva pretendere che non dubitasse dei suoi ordini quando questi gli imponevano un gesto simile?
C'era molto di quella storia che non capivo, ma se quello era veramente il Dio che molti di noi umani veneravamo... io non volevo più farlo, come potevo avere fede in chi chiedeva ai suoi angeli di compiere gesti simili?
«Non è colpa tua, Michele.» dissi.
Lui si voltò verso di me, incrociando il mio sguardo.
«Pensavo che dopo questa rivelazione come minimo non mi volessi più vedere.»
Scossi la testa e gli sorrisi.
«Ti sbagli. Certo, non ne sono entusiasta, ma so che non è stata una tua scelta, e non avevi alternative, dovevi eseguire gli ordini di Dio. Non potrei mai colpevolizzarti per questo.»
Lui mi strinse a sé.
«Sei meravigliosa. Come posso non amarti?»
Chiunque avrebbe preso quella domanda per una semplice frase retorica, ma io sapevo bene che non lo era. Michele si stava realmente ponendo quel quesito. Cercava davvero un modo per resistere a quelle emozioni, e, per quanto io condividessi i suoi sentimenti, non era l'unico a voler trovare una risposta a quella domanda.
Appoggiai la testa sulla sua spalla, e lasciai vagare il mio sguardo sul lago che avevo di fronte.
Dio esisteva realmente, ora non avevo più dubbi, Michele ne era la prova vivente, ma dopo quello che mi aveva raccontato, ogni barlume di fede che io avessi mai avuto si era definitivamente spento. Credevo nella sua esistenza, ma non l'avrei seguito. Non avevo idea di quale genere di missione mi avesse affidato, ma se era quello il suo modo di lavorare, poteva tranquillamente andarsene al diavolo.
CANTUCCIO DELL'AUTRICE:
Rieccomi!
Ok, prima di tutto voglio chiarire una cosa, onde evitare il pubblico linciaggio per aver fatto uccidere dei bambini a Michele: stavolta non è frutto della mia fantasia. Prima ancora di cominciare a scrivere la storia sono andata a documentarmi su Michele e sulla questione di Adamo ed Eva, ovviamente. E tra i vari siti, più o meno attendibili (probabilmente se qualcuno dovesse controllarmi la cronologia di quel periodo penso mi prenderebbe per un'apprendista wiccan/satanista... ops...), mi è capitata per le mani una frase dal Libro dei Veglianti (che se conoscevo era solo per via di Fallen): 'Annunzia a Semeyaza ed agli altri che, insieme con lui, si unirono con le donne per corrompersi, con esse, in tutta la loro impurità: quando tutti i loro figli si trafiggeranno a vicenda, e quando vedranno la morte dei loro cari, legali per settanta generazioni sotto le colline della terra fino al giorno del loro giudizio e della loro fine, fin quando si compirà l'eterna condanna. (...) E distruggi tutte le anime del piacere e i figli degli angeli vigilanti perché hanno fatto violenza agli uomini!' questo naturalmente ha risvegliato la mia indole sadica, ed ecco spiegato perché Michele ha dovuto uccidere i Nephilim.
Coomunque, torniamo a noi.
Finalmente Michele ha confessato ad Evelyn i suoi veri sentimenti!
Lyn: Si, ok, brava! Ma non ci hai lasciato nemmeno un attimo di tregua! Almeno quel bacio potevi concedermelo, no?
Io: no!
Lyn: e che...
Io: Evy! Non essere scurrile!!
Tornando a noi. Sembra che Evelyn se la sia presa non poco con Dio, eh? Chissà se questo influirà con la sua scelta o meno... lo scoprirete solo leggendo! 😂
Evelyn a parte, spero di non avervi sconvolto troppo con la questione dei bambini, e che il capitolo vi sia piaciuto.
Grazie di cuore per i voti e i commenti, vi adoro!😘😘 (E scusatemi se sono ripetitiva 😂)
A presto,
Wingy.
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