Chapter 1
Sarà la notte a scegliere da quale parte starà la Corona. Essa porterà equilibrio oppure distruggerà ogni cosa.
-Antica Profezia-
La pioggia bagnava incessantemente il terreno fangoso della Superficie, così che gli stivali affondavano per diversi centimetri nello strato di melma, facendola ansimare per lo sforzo. Doveva muoversi in fretta, lo sapeva, perché non le avrebbe giovato respirare quell'aria inquinata. Tuttavia, più cercava di aumentare il passo, più veniva rallentata. Maledizione! Imprecò fra sé, mentre faticava a mantenere il ritmo e l'equilibrio. Si fermò ed estrasse da una delle tasche del suo soprabito il GeoLoc. Lo accese e digitò il codice. In pochi istanti, una luce bluastra segnalò l'avvio dello strumento, mentre una voce metallica le dava il benvenuto.
"Ben tornata, Ruby" disse la voce "Come posso aiutarti?"
La ragazza fece il verso alla voce femminile proveniente dal GeoLoc: la odiava. Era proprio necessaria l'interazione vocale con i congegni? Non era possibile trattare i computer per quello che erano? Vale a dire, strumenti?
"Localizzare laboratorio Y30SE" disse freddamente, scandendo ogni lettera.
"Elaborazione in corso... Attendere, prego" rispose il GeoLoc. Trascorsero circa trenta secondi, poi la luce blu del congegno diventò rossa e lampeggiante. La ragazza cominciò, a ruotare su se stessa cercando di captare il segnale, fino a quando la luce non lampeggiò con più forza.
"Distanza obiettivo: 250 m" disse il GeoLoc, confermandole la corretta posizione. Era decisamente lontano. Rimise in tasca l'aggeggio e s'incamminò, riprendendo a maledire il clima, la Terra e se stessa. Non sarebbe dovuta andare da sola, Nick glielo aveva ripetuto più volte, ma cosa avrebbe dovuto fare? Insegnare a qualcun altro i passaggi che avrebbe dovuto seguire, una volta giunto al computer del laboratorio? No, grazie. Nessuno avrebbe potuto hackerare il sistema meglio di lei. Vide una luce a circa mezzo chilometro. Un Viper pensò. Non ci voleva. I Viper erano dei droni vigilanti, costruiti dalla BioCave con lo scopo di creare delle vere proprie pattuglie intelligenti. I Viper rispondevano agli stimoli acustici e termici, e conoscevano solo due verbi: localizzare e annientare. Dopo la grande guerra, avvenuta nel 2036, tutti i progetti della BioCave vennero rubati e i suoi congegni, utilizzati dai Clan. Sicuramente, si trattava di un Viper dei Ribelli e ciò avrebbe reso l'operazione più complicata del previsto se lei non fosse stata, per così dire, speciale. I Ribelli avevano modificato le impostazioni dei Viper configurandoli con i chip dei Clan, in questo modo avrebbero avuto obiettivi sicuri, soprattutto in caso di scontro aperto. Chiuse gli occhi e si concentrò. Attorno a lei venne a crearsi una bolla trasparente che si allargava sempre più, fino a raggiungere il drone. Una volta avuto il contatto, aprì gli occhi e continuò a marciare verso il laboratorio, sicura che il Viper non l'avrebbe raggiunta. Detestava usare la sua capacità perché non solo la stancava ma le lasciava anche una forte emicrania.
Giunse, finalmente, all'ingresso del laboratorio e cercò nella tasca il tesserino magnetico di riconoscimento, strisciandolo poi sul piccolo monitor che chiedeva l'autorizzazione. Un bip e una luce verde confermarono il successo del primo step di accesso. In seguito, avvicinò l'occhio destro al monitor che cominciò a scannerizzare la retina. Era un metodo di riconoscimento piuttosto obsoleto, ormai. Lei, come molti altri, si era fatta impiantare un occhio speciale che riusciva a bypassare il firewall del sistema di riconoscimento. Non era mai stata particolarmente entusiasta nell'alterare il suo corpo con le Componenti sintetiche, ma quello era prezzo da pagare per salvare il mondo. Altro bip e la porta si aprì.
"Benvenuto dottor Burn" disse una voce robotica. Lei passò a fianco al sistema vocale, ignorando il benvenuto elettronico. Finalmente, era all'asciutto. Le ci vollero un paio di minuti per orientarsi nel laboratorio e, sebbene avesse studiato nei minimi dettagli la pianta dell'edificio, dovette riordinare le idee. Abbassò le lenti a visione notturna e s'incamminò verso la stanza computer. Non aveva fretta, di certo non moriva dalla voglia di tornare all'aperto, sotto la pioggia, per cui fece con calma. Raggiunta la sala, ripeté la sequenza che aveva usato all'ingresso e aprì la porta. Davanti a lei, c'era il paradiso di ogni hacker: un sistema tutto da violare. Si sedette, sciolse i muscoli del collo e scroccò le dita. Ci siamo. Le sue mani presero a muoversi velocemente sulla tastiera, digitando codici su codici. Ad ogni tentativo, appariva la famigliare scritta ACCESSO NEGATO. Sorrise. Riprese con più vigore. Dopo qualche minuto, finalmente, l'accesso le venne garantito. Cercò le informazioni per le quali era andata fin lì.
<Progetto-Icelus> digitò sulla schermata. Una serie di files comparirono a monitor. Estrasse l'hard disk dalla tasca e lo collegò al sistema. Copiò tutti i dati, poi cancellò ogni traccia della violazione, ripulendo la cronologia.
Tornò all'ingresso del laboratorio soddisfatta di sé e si rituffò nella melma da dove era venuta.
*****
Le strade del quartiere 66 erano sporche e puzzolenti, ma Ruby sapeva che c'era di peggio. La vita sulla Terra era molto diversa da come i libri di storia ricordavano: la popolazione mondiale aveva abbandonato la Superficie, costringendosi a vivere nel sottosuolo, dopo essersi ridotta a poco più di un miliardo di individui. Le grandi città di una volta non esistevano più, fatta eccezione per gli scheletri degli edifici che s'innalzavano sopra lo strato di fango, e tutta la civiltà si era evoluta al di sotto della crosta. Non era stata una scelta facile, tuttavia necessaria. Le grande guerra, con le sue bombe intelligenti, aveva raso al suolo gran parte delle metropoli e le esplosioni avevano reso l'atmosfera insana e irrespirabile. Una coltre di nuvole perenne ricopriva il cielo della Superficie, vomitando piogge acide e oscurando il Sole. Tuttavia, queste nuvole avevano permesso al pianeta di sopravvivere, creando una barriere impenetrabile ai raggi nocivi della nostra stella.
La società era divisa in quartieri, ognuno dei quali era chiamato con il numero di fondazione. In totale, c'erano ottantanove quartieri dislocati a grande distanza gli uni dagli altri. La ragione di tanta separazione era, come al solito, la grande megalomania dell'essere umano: non appena i primi quartieri vennero creati, nacquero i Clan, delle organizzazioni che avevano come unico scopo quello di rappresentare la Legge. La verità era che non c'era più alcuna legge da rispettare, se non quella del Clan più forte e, ben presto, la vita nei quartieri venne brutalmente caratterizzata da lotte intestine. Chiunque poteva creare un Clan, il problema era, semmai, quello di farlo resistere più di qualche giorno: non appena si spargeva la voce che un nuovo gruppo era nato, immediatamente seguivano faide sanguinose per eliminare la concorrenza. Il potere non è qualcosa che si divide, da bravi fratelli, ma si conquista e si difende.
Ogni volta che le capitava di dover andare in Superficie, ripensava alla sua situazione. Lei, una giovane donna, esile nell'aspetto e, tuttavia, capo di un clan ombra. Non le erano mai piaciute le regole, non era capace di rispettarle. Amava la sua libertà, l'idea di poter scegliere il proprio destino, di poter plasmare la propria vita a piacimento. Sapeva ciò che voleva e, cosa ben più importante, sapeva come ottenerlo. Ecco perché si aggirava per le lande fangose della Superficie: doveva trovare tutte le informazioni necessarie per prendere il controllo di Icelus, la realtà virtuale, nata dal genio di Simon Babeuf, noto ai più come Morpheo.
Icelus era una copia perfetta della Terra, prima della grande guerra, nella quale avvenivano le maggiori operazioni del pianeta: contrabbando, furti di informazioni, spionaggio fra clan. Chi controllava Icelus, controllava il mondo.
Contenta di essere tornata nelle famigliari strade del quartiere, Ruby tolse immediatamente il soprabito bagnato dalle piogge della Superficie. Non era il caso di destare sospetti fra le persone. Le passeggiate sulla terra non erano viste di buon occhio, soprattutto perché coloro che avevano necessità di farle, di solito, non avevano buone intenzioni. La Superficie era ricca di informazioni sulla BioCave, utili nelle guerre fra Clan, e di Ribelli, cioè coloro che avevano preferito schierarsi apertamente contro Fobetore e i suoi uomini. Ruby non li biasimava ma non ne condivideva la filosofia: per lei, era inaccettabile rinunciare alla vita nei quartieri, per quanto potesse essere triste, e, cosa assai più importate, non era contemplabile agire senza avere un buon compenso. A quale pro disturbarsi a lottare, rischiando la propria vita, se alla fine della storia non c'era una soddisfazione? Il fine della loro guerra era la restaurazione dei poteri politici e della Legge universale. Insomma, ben magra consolazione: rischiavano la loro vita per togliere il potere a Fobetore e metterlo nelle mani di persone che, alla fine, sarebbero state ugualmente corrotte.
Si fermò alla fermata dell'autobus, mentre la voce sempre cordiale della MPQ, l'azienda che fabbricava i mezzi, annunciava un'attesa di otto minuti alla prossima corsa. Si prese del tempo per osservare le persone che la circondavano. Erano tutti estremamente mediocri. In particolare, si soffermò a guardare una ragazza che, pressappoco, doveva avere la sua età. Aveva dei lunghi capelli blu da un lato, rasati e verde acido dall'altra. Gli abiti erano abbastanza comuni: pantaloni in lattice nero, camicia dello stesso materiale e stivali. Nulla di ché. Tuttavia, aveva una cintura che colpì Ruby. Tutti, nel suo quartiere, portavano un accessorio come quello, ma la ragazza aveva un aggeggio niente male: il Physiox. Era uno strumento di nuova generazione, uscito in commercio da poco più di due mesi, che poteva cambiare l'aspetto della persona. Da quello che Ruby aveva capito, non poteva alterare la fisionomia, ma agiva sulla muscolatura, attraverso sollecitazioni elettriche. Così, una ragazza minuta poteva, con un solo gesto, diventare muscolosa come un uomo. L'effetto era sufficientemente duraturo da essere un ottimo deterrente per i male intenzionati. Tuttavia, come ogni cosa messa in commercio dalla BEAT, Bio Enviroment and Tecnologies, aveva un prezzo talmente alto, che ben poche ragazze avrebbero potuto godere dei suoi benefici. Ecco perché, Ruby, venne colpita dalla ragazza: era troppo giovane per permettersi un Physiox. L'autobus sopraggiunse, abbassandosi in prossimità della fermata. Le strade erano tutte sopraelevate e permettevano il transito delle persone da un capo all'altro del quartiere e da un lato all'altro dei profondi spazi vuoti fra i blocchi di edifici. Ciò che, infatti, gli uomini capirono ben presto fu che al di sotto della nota e famigliare crosta calpestabile della Terra, il suolo non era uniforme. Molte zone, che poggiavano nel vicino mantello, si resero, fin da subito, poco idonee a sopportare il peso di una costruzione e costrinse gli ingegneri a trovare soluzioni alternative. La più diffusa, fra tutti quartieri, fu la costruzione verticale verso il basso, ossia, l'edificazione in profondità lasciando i palazzi ancorati alla roccia su tre lati, due laterali e la base. Ciò creò i canyon, vere e proprie voragini fra un blocco edile e l'altro, attraversabile solo con i mezzi volanti.
Ruby salì sul mezzo immediatamente dopo la ragazza dai capelli blu e verdi. Sebbene la tecnologia fosse a livelli altissimi, i mezzi pubblici non avevano subito grandi modifiche: erano sempre affollati, caldi e maleodoranti. Fortunatamente, Ruby avrebbe dovuto sopravvivere a quella tortura per una sola fermata. Giunta al blocco G, scese. Attese che l'autobus richiudesse le porte e guardò la ragazza dai capelli blu per l'ultima volta, salutandola con il Physiox nella mano. Rubare, era una seconda natura. S'incamminò soddisfatta, verso il settore C, dove aveva il suo piccolo, ma efficiente, rifugio. Il blocco G era estremamente popolare: i palazzi avevano una novantina di piani, ognuno dei quali contava dieci unità abitative circa. Gli spazi erano quello che erano, le abitazioni spartane, servite da elettricità e acqua in misura basilare. Lei, grazie soprattutto alla sua affiliazione a Fobetore, era riuscita ad avere due unità: una come abitazione vera e propria, l'altra come centro operativo. Erano i vantaggi della criminalità.
Quando giunse all'appartamento operativo, capì, immediatamente, che qualcosa non andava: la porta era aperta con evidenti segni di effrazione. Lentamente, estrasse la pistola dalla cinta, tolse la sicura e l'alzò davanti a lei.
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