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Capitolo 1

<<Ecco il tuo amato William, sono certa che morivi dalla voglia di conoscere la verità. Ti ha uccisa lui!>> disse Petra con evidente soddisfazione mentre il senso di quello che mi era appena stato rivelato metteva radici in me…
“Ero morta per mano sua!”

                         ***

Mi trascinarono fuori dalla stanza e non feci alcuna resistenza, mi sentivo svuotata, privata di qualcosa di fondamentale, il mio cuore, avevo sentito il tonfo sordo mentre cadeva e s’infrangeva in mille pezzi sul pavimento pregiato in marmo. Mi portarono in quella che sarebbe stata la mia cella per non so quanto tempo, e non avevo voglia di scoprirlo, dato che quello che mi attendeva dopo era molto peggio, la morte. Mike, la guardia alla quale poco prima avevo dato fuoco, mi gettò dentro senza tanti riguardi e se ne andò, ero certa che non aveva gradito che una ragazzina lo avesse arrostito per bene, l’altra guardia Tristan, rimase per assicurarsi che le catene fossero abbastanza strette. Un lavoro inutile, in questo momento ribellarmi non rientrava tra i miei piani.
<<Ti sconsiglio di montare un altro spettacolino come quello di prima, Mike non ci passerà sopra e non ci sarò sempre io a smorzare la furia di quel succhiasangue.>> il suo tono lasciava intendere che non nutriva una grande simpatia nei confronti dell’altra guardia, ebbi la conferma che la prima impressione che avevo avuto su di lui era giusta, lui era diverso, non condivideva i loro metodi, ma allora perché rimaneva dalla loro parte?
<<Ah, e non provare a darmi fuoco, io non guarisco così in fretta.>> continuò lui.
Provai a guardarlo in viso, ma non ci riuscì, i miei movimenti erano molto limitati. Il suo commento mi lasciò interdetta, che cosa voleva dire?
<<Non sai proprio niente vero? Non riesci a vederci per quello che siamo?>> la sua fronte era corrucciata <<Sono un licantropo.>> disse lui infine”
“Un licantropo? E come avrei potuto rendermene conto, c’erano delle differenze fisiche?”
Lui non fece caso al mio sbigottimento e si avviò alla porta, prima di uscire si fermò sulla soglia e cercò qualcosa sul muro, era l’interruttore della luce, lo azionò e poi uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Non era una luce forte, ma di certo rappresentava un miglioramento. Quel suo gesto dimostrava compassione, una qualità che dubitavo possedessi l’altra guardia, il vampiro Mike, che invece, godeva del mio disagio e della mia sofferenza, ero certa che se avesse avuto l’ordine o la possibilità di farmi del male, lo avrebbe fatto con immenso piacere. Rabbrividii al solo pensiero di essere lasciata nelle mani di quel mostro.
Guardai nell’angolo, David era ancora lì, steso a terra, nella stessa posizione di quando lo avevo visto l’ultima volta, non dava segni di vita. Mi concentrai provando a sentire la sua energia…
“Dio santo grazie!”
Era ancora vivo, non sapevo quanto fosse grave la sua condizione ma mi sentii leggermente sollevata, c’era ancora speranza, poteva ancora salvarsi o almeno così speravo, non ero certa di quanta energia servisse ad un corpo per farlo sopravvivere.
<<David>> lo chiamai sottovoce <<David, ti prego svegliati>> niente, nessuna risposta, era ancora svenuto e non era un buon segno, era da un bel po’ senza coscienza. Dovevo trovare il modo di uscire di lì e portare con me il mio amico, che aveva bisogno urgentemente di cure mediche.
Mi distesi a terra per alleggerire la pressione che le catene mi causavano alla schiena e la realtà mi travolse, non riuscii più a trattenere le lacrime. Piansi e pregai al tempo stesso che qualcuno mi stesse cercando, mi venne in mente Will, era veramente in grado di sentire quello che provavo? Se era così allora il mio tormento lo avrebbe fatto impazzire, ero così agitata e stremata a livello fisico e mentale da non riuscire a sentire niente che non fosse la paura per la mia incolumità, per quella del mio amico, e per il futuro, che ad ogni momento che passava sembrava essere più incerto. All’improvviso la nebbia che offuscava il mio cervello si diradò, riportandomi alla mente la ragione principale del mio crollo, mille immagini presero forma, quelle che Petra, mi aveva fatto vivere.
Non avevo potuto fare nulla per impedirle di entrare nella mia mente, era troppo forte e decisamente più esperta di me nell’arte della magia, e vedere William aveva messo fine a qualunque tipo di resistenza io potessi o volessi fare, era subentrata la curiosità di sapere cosa mi avrebbe fatto vedere di lui o forse era stato solo il bisogno di vederlo un’ultima volta?
Avevo sognato in diverse occasioni quel bosco, alcuni momenti trascorsi lì erano stati felici, altri un po’ meno, come quello dell’ultimo sogno, che mi aveva portato a fare la maledetta scelta di sottrarmi alla protezione di Tom, causando il casino in cui mi trovavo. Quella volta però fu diverso, quello che Petra mi aveva obbligata a vedere andava oltre il brutto, era stato terribile. Non erano ricordi miei, aveva creato un collegamento in qualche assurdo modo, tra la mia mente e i ricordi del vampiro, Modriam, facendomi perdere anche l’ultimo appiglio che mi teneva ancorata alla vita, e che mi dava la forza per combattere tutto il male che mi veniva fatto. Voleva distruggermi psicologicamente, il suo obiettivo era abbattere ogni mia certezza come fosse un castello di carte, farmi sentire sola…
<<Alana, attenzione!>>
L’urlo di Will, lo sentivo ancora, potente, si ripeteva in loop nella mia testa, mi avvertiva del pericolo, ma io non gli diedi ascolto, ero troppo spaventata e disorientata per colpa delle parole che Petra mi aveva detto mentre scappavo dal massacro che stava avvenendo all’interno delle mura della mia casa di allora. Lei aveva insinuato in me il seme del dubbio, era riuscita nel suo intento, quello di farmi cadere dritta tra le braccia del suo complice e dei suoi seguaci. Avevo ancora davanti agli occhi le loro espressioni, trasfigurati dalla brama, gli occhi rossi attorniati di quelle orrende occhiaie, le labbra quasi nere tirate fino a scoprire le zanne grondanti di sangue che andava a sporcare i loro abiti, il sangue delle persone a me care. E poi c’era quell’uomo, chi era quel Maximo? Perche voleva farmi del male?
<<È il tuo momento, Maximo questa è la chiave per ottenere la tua immortalità.>>
In che modo la mia morte poteva donargli l’immortalità? La voce di Modriam esprimeva fretta, aveva urgenza che quell’uomo eseguisse l’ordine da lui impartito.
<<È ferita, finiscila!!!>>
E poi, quello che non avrei mai voluto vedere, successe, proprio davanti ai miei occhi: William, l’uomo del quale mi ero innamorata, e che a sua volta professava amore eterno, si era lanciato su di me precedendo l’uomo che aveva l’ordine di mettere fine alla mia esistenza, e mi aveva trapassato il cuore con la sua spada.
Il dolore che avevo sentito non era fisico, in quel momento non ero io, ero nella testa di Modriam, ma fu ugualmente terribile, mi doleva il cuore, e decisi di abbandonarmi a esso, era troppo forte per combatterlo. Erano immagini così reali, tanto quanto quelle che vedevo in sogno o quelle che mi aveva fatto rivivere William al fiume.
“Dovevo credere a quello che avevo visto? C’era qualche possibilità che fosse un ricordo falsato? O che ci fosse una possibile spiegazione all’assurdità che avevo visto?”
Lei era una strega, poteva aver creato un’illusione o manomesso un ricordo. Per quale motivo William avrebbe dovuto mettere fine alla mia vita? Avevo recuperato alcuni squarci della nostra vita insieme e non c’era mai stato un solo atteggiamento, parola o sguardo che potesse essere frainteso, che lasciasse intendere un secondo fine, un tradimento o alcun tipo di meschinità da parte sua. Ma d’altro canto io non lo conoscevo abbastanza, la “me” del passato lo conosceva, la mia anima anche, era intrecciata alla sua in maniera indissolubile, ed io lo amavo, ma non potevo in nessun modo dare per certo che fosse innocente, sarei stata una stupida a farlo, a non prendere in considerazione che fosse possibile. L’unica cosa che in quel momento mi era chiara era che non stava dalla loro parte, si odiavano in questa vita così come in quella che vedevo nei miei sogni, l’odio traspariva anche dalla voce di Petra ogni volta che lo nominava. Che ci fossero altri elementi in gioco e William avesse altri motivi per… per uccidermi?
“Uccidermi!”
Solo la parola mi dava i brividi, era stato uno shock vedere quella scena, il mio corpo esanime, e i suoi occhi spenti mentre compiva quel gesto, quasi più spenti dei miei mentre giacevo tra le sue braccia. Come poteva essere stato capace di farlo? Cosa lo aveva spinto a fare un gesto così radicale? Erano le domande più importanti al momento, quelle che sapevo mi avrebbero affollato la mente fino a quando non avessero trovato risposta.
Alzai il viso rivolgendo un ultimo sguardo a David, e chiusi gli occhi sospirando affranta, dovevo accantonare momentaneamente quei pensieri e trovare un modo per uscire di lì, lo dovevo al mio amico, e a me stessa, dovevo darmi la possibilità di rivedere William, e di essere faccia a faccia con lui mentre gli chiedevo spiegazioni.

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