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XXXI - Non ricordo niente in cui non ci sei tu.

Marissa: Avrò nostalgia.

Ryan: Di cosa?

Marissa: Del tuo sguardo quando mi comandi a bacchetta.

Ryan: Te lo scorderai.

Marissa: Impossibile.

Ryan: Scommetti?

Marissa: Me lo ricorderò in eterno.

The O.C.

10.659. Questi sono i follower su Instagram. Su TikTok sono molti di meno, ma l'ultimo video ha raggiunto le sessantamila visualizzazioni. La pubblicazione dei due famosi video, ai quali ne sono seguiti altri, gli account @belliedannatimilano vanno una bomba e il tutto in due settimane. Video degli chef, dei barman, dello Speed Date, caroselli di tutto lo staff compresa la sottoscritta, repost di influencer che hanno trascorso una bella serata, eventi nuovi e particolari, come l'aperitivo domenicale con musica jazz in sottofondo, o il mio preferito, quello dedicato non alla ricerca dell'anima gemella, ma di nuove amicizie. L'idea ce l'ha avuta Erica: da fuorisede a Milano, ha pensato che potesse essere carino organizzare delle serate mensili per studenti e lavoratori per conoscere nuove persone. Al momento la presenza è prettamente femminile, perché i maschi sono più restii a partecipare a queste cose, ma sono fiduciosa che si espanderà a tutti i generi. Non potrei essere più fiera di come non ci siamo fatti abbattere da una recensione di qualche giornalista frustrato. Il mio sogno ha sempre avuto queste fattezze: un ristorante elegante con cucina raffinata, un servizio bar di elevata qualità, organizzazione di eventi che restano nella memoria delle persone, aesthetic degno del migliore profilo su Instagram. Dovrei essere felice, sta andando tutto alla perfezione. Invece è tutto uno schifo.

Vado avanti per inerzia. Ogni mattina mi sveglio, prendo un ginseng, mi faccio una doccia, mi trucco il minimo indispensabile e indosso la prima cosa che mi capita sottomano. Arrivo al locale e mi costringo a sorridere, lavoro a più non posso cercando di tenermi sempre occupata, torno a casa, mi cambio e sono pronta per il servizio serale. Non guardo una serie tv, non leggo un libro, non esco, non vedo più nessuno, lavoro soltanto. Non mi sono mai sentita così depressa in vita mia, nemmeno dieci anni fa. Vorrei poter dire che all'esterno appaio la stessa di sempre, sicura di sé, attraente, piena di vita, una donna che non deve chiedere mai, che non si fa abbattere da nessuno, men che mai da un uomo, invece credo proprio di avere l'aspetto di un cadavere, uno zombie proveniente direttamente da "The last of us", con lo stesso colorito di Edward Cullen e la stesse verve di Mirtilla Malcontenta. In altre occasioni, la cosa mi farebbe rosicare molto, considerato quanto ci tengo al mio aspetto fisico e all'opinione altrui, mentre adesso non me ne importa nulla. Che pensassero quello che vogliono. Il mio unico desiderio è che questo periodo passi, come è passato la prima volta. Un giorno questo dolore passerà, e forse, come diceva un grande scrittore, mi sarà utile.

Al momento, non mi è utile per niente. Quando arriva il martedì, giorno di riposo che di solito agogno come acqua nel deserto, trascorro la giornata a letto. Disidratata, al limite della denutrizione e senza forze, alterno lacrime a sonno agitato, mentre sulla Smart TV si riproducono in loop puntate di "Una mamma per amica" che non sto guardando. Forse potrei ordinarmi qualcosa da mangiare. Un po' di sushi, una poke, qualcosa di sostanzioso, anche una pizza, un panino, qualcosa che mi dia energia. O magari posso continuare a dormire, non ho le forze di alzarmi per mangiare. Forse dormendo mi passa lo stimolo della fame.

Ci sto quasi riuscendo ad addormentarmi di nuovo, quando suona il campanello in modo ossessivo. Vorrei ignorarlo, ma non smette, dunque mi costringo a mettermi dritta sulle gambe e a dirigermi verso il citofono.

«Sì?» domando, decisa a mandare via chiunque sia.

«Apri.»

Chiudo gli occhi. Non ha bisogno di dire chi è.

«Anna, scusami, non mi sento bene.»

«Emma, apri questo portone che altrimenti chiamo i pompieri e mi faccio aprire da loro.»

Potevo davvero pensare che l'avrei passata liscia? Borbotto un'imprecazione e premo il pulsante di apertura senza dire altro. Accompagnata da un pancione che non ricordavo essere così grande, la mia migliore amica non si presenta sola e nemmeno a mani vuote: la testa rossa di Erica fa capolino dietro di lei, mentre entrano nel mio loft così disordinato e sporco che quasi mi vergogno, ed entrambe hanno tra le mani delle buste di plastica che penso proprio che contengano del cibo.

«Gelato e vino!» esclama la futura mamma, posando sul tavolo una vaschetta gigante di gelato artigianale di una pasticceria piuttosto famosa qui a Milano. «Dato che ovviamente l'alcol è tutto vostro, io mi prendo una porzione più grande di zuccheri semplici.»

«Ragazze, grazie, ma non sono dell'umore.»

La mia frase viene del tutto ignorata. Anna prende le ciotole e i calici dentro la credenza, Erica i cucchiaini dal cassetto delle posate, poi cominciano a servire.

«Metto tutti i gusti, va bene?» mi chiede Anna, senza davvero auspicare a una risposta. «Che poi sono i tuoi preferiti.»

«Abbiamo preso anche la panna», continua Erica, decorando la sua porzione di bianco.

«Vieni, siediti.»

Quello di Anna sembra un invito, ma in realtà è un ordine. Sono in trappola. Mi guardano entrambe come per sfidarle a dire qualcosa e io sono troppo debole per ribattere. Mi avvicino al tavolo, mi siedo e afferro il cucchiaino che Erica mi sta porgendo.

«Grazie», sussurro. La mia rossa amica mi sta pure versando un bicchiere di vino, non fa acidità vino e gelato? Va be', non importa, non ci voglio stare a pensare. La prima cucchiaiata di nocciola mi apre una voragine nello stomaco. Da quanto non mangiavo? Forse da ieri sera. Quasi ventiquattro ore. Sarà per questo che divoro la mia ciotola in cinque minuti e faccio pure il bis.

«Allora, ci spieghi che succede?»

Ho ancora la bocca sporca di cioccolato. Resto con il cucchiaio a mezz'aria, gli occhi diversissimi delle mie amiche che mi scrutano. Lo poso sul tavolo e mi pulisco la bocca con una eleganza che stona con la mia faccia struccata e la camicia da notte stropicciata che indosso.

«Niente», rispondo. «Non succede niente.»

L'espressione arcigna di Anna mi trafigge. «Niente, eh?»

Sollevo le spalle, fingendo sicurezza, ma so già che non è finita qui.

«Vediamo», comincia infatti la mia migliore amica storica, voltandosi verso la mia direzione, il pancione enorme che cerca di bloccare i suoi movimenti, ma lei non lo fa vincere. «Non esci più, hai rifiutato tre volte un invito a cena a casa nostra, quasi non rispondi al telefono, pesi quaranta chili bagnata e hai due occhiaie che fanno paura. Nemmeno posti più su Instagram. Vuoi davvero farmi credere che non succede niente

Inghiotto a vuoto. Le accuse di Anna mi piovono addosso, ma non sono in grado di controbattere, perché sono tutte vere. Lei e Riccardo continuano a invitarmi da loro, ma io non ce la faccio a vedere gente, nemmeno loro, non ho voglia di avere a che fare con nessuno, ho abbandonato persino i Social. Incrocio le braccia.

«Non ho voglia di parlarne.»

La risposta non va naturalmente bene alla quasi puerpera presente, che sono sicura stia per cominciare a urlare, ma per fortuna interviene Erica.

«Emma, siamo preoccupate», sussurra con la sua solita pacatezza. Incrocio i suoi occhi verdi e capisco che dice la verità. Tiro fuori l'aria con calma.

«Non c'è nulla di cui essere preoccupate, è solo un periodo no.»

«Ma pensi che siamo sceme?» riprende Anna e io vorrei strozzarla.

«Penso che siate invadenti!» sbotto e mi alzo. «Se ti dico che va tutto bene, perché non mi credi?»

«Perché ti conosco, Emma!» ribatte mettendosi a sua volta in piedi. «Sono la tua migliore amica dall'asilo, lo so quando c'è qualcosa che non va.» Mi guarda dritto negli occhi e per un attimo, mi sento in soggezione. «So anche quand'è l'ultima volta che sei stata così. E per chi.»

Sbatto le palpebre. Mi sento come se mi avesse appena dato uno schiaffo. Mi si stringe lo stomaco e sento un'ondata di panico invadermi. Faccio un passo indietro.

«Ti sbagli», balbetto, e vado verso il divano. Mi siedo e tiro su le gambe, stringendo poi le ginocchia con le braccia. Sento distintamente Erica chiedere "ma di chi stai parlando?", ma Anna non risponde. Chiudo gli occhi. Non ne voglio parlare, non ne voglio parlare. Per favore, non ne voglio parlare.

Si siedono tutte e due accanto a me. Sento il divano deformarsi sia a destra che a sinistra, ma nessuno delle due mi tocca.

«Emma...» inizia Erica, ma la blocco subito.

«Non ne voglio parlare.»

«È per quel video?» mi ignora Anna. La odio per quanto mi conosce bene. Apro gli occhi e la guardo.

«No», mento, ma forse non del tutto. Il video è l'ultimo dei problemi. Ne sono usciti altri, non di Giada e Giorgio insieme, solo di lui che diventa sempre più attraente e sciolto davanti alla videocamera, o di tutta la brigata che cucina insieme. Ne sono usciti anche un paio miei, sempre a debita distanza dal mio socio in affari. Non è il video il centro della questione, è tutto quello che c'è intorno. I miei sentimenti, il feeling tra G&G – nella mia pena delirante ormai li chiamo così, hanno pure le stesse iniziali che suonano bene insieme – io e lui che ci ignoriamo, il passato e il presente che mi tormentano.

«Emma, sono settimane che non sei più tu», parla Erica, e anche se non vorrei, dirigo gli occhi verso di lei. «Da quando ti sei ubriacata.»

Perspicace, non c'è che dire.

«Stai mangiando, almeno?» chiede ancora.

«Certo», mi affretto a rispondere e sento uno sbuffo provenire dalla terza persona presente.

«Come no», commenta Anna, dandomi sui nervi.

«Sto mangiando, ok?» alzo la voce. «Poco, ma sto mangiando. Lo sai che quando sono nervosa mi si chiude lo stomaco.»

«Va be', lasciamo stare il cibo, per adesso.» Suona come una minaccia ma sto ben attenta a non replicare. «Che diavolo è successo con Giorgio?»

«Non è successo niente con Giorgio.»

Lo sto ripetendo così tante volte che finirò per crederci.

«E io sono incinta dello Spirito Santo!»

«Anna, dammi tregua, per favore!»

Sono esausta. Nascondo la faccia tra le ginocchia, ma Anna non intende mollare.

«Non ti do tregua, Emma! Sei la mia migliore amica, non ti vedo da un mese, ho il diritto di sapere che c'è che non va.»

Cavolo, ha ragione. Non ci vediamo da fine giugno, dal pranzo dell'anniversario ad Arona. Da prima che litigassi con Giorgio, che mi ubriacassi, che facessimo quasi l'amore. Non le ho detto niente. Non ho detto niente alla mia migliore amica, ma non ce la faccio. Mi costringo a guardarla.

«Anna, sul serio, va tutto bene. Stai tranquilla.»

Sono convinta che mi urli di nuovo addosso, ma lei sospira. Si sistema sul divano e stringe un cuscino.

«Ci rinuncio», mormora. «Stai guardando di nuovo "Una mamma per amica?"»

Ha davvero mollato la presa? Sollevo le sopracciglia senza riuscire a fermarle, ma decido saggiamente di tacere a riguardo. Punto di nuovo lo sguardo verso la tv.

«Mi rilassa.»

«Io non penso di averlo mai visto fino alla fine, sapete?» interviene Erica. Anna scuote la testa.

«Perché sei troppo giovane, Erica. Sei nata nel 2000.»

«Ma non è vero, sono del '98!»

«Davvero? Sembri più giovane.»

La conversazione muore e per qualche minuto restiamo a guardare Lorelai e Luke che battibeccano. Anzi, più che battibeccare direi che stanno flirtando. In effetti, a pensarci bene, loro sono i classici friends to lovers che anche quando sembra che si stiano comportando in modo amichevole, magari dandosi dei consigli relazionali, in realtà stanno flirtando e non vedono l'ora di saltarsi addosso. C'è sempre quella sottile tensione sessuale tra i due, possibile che si accorgano di amarsi solo alla fine? Certo che è possibile. Non ti accorgi subito di essere innamorata del tuo migliore amico, sarebbe troppo semplice. No, la vita è una bastarda che ti mette alla prova e ti fa friendzonare e soffrire come un cane, non una, ma per ben due volte.

Le mie amiche sono tutte prese a non perdersi nemmeno una battuta e io penso di averla scampata. Prendo il telefono e non appena apro la app di Instagram mi pento amaramente della mia decisione. Il faccione – si fa per dire – di Giada appare come primo post nel mio feed. Bella, con i capelli troppo perfetti per non essere una foto modificata, la rampolla della pasticceria Farinelli mi sorride dallo smartphone, in una posa plastica in cui decora una sacher o boh, una torta al cioccolato. Blocco lo schermo e rimetto il cellulare sul divano, ma mi accorgo di due paia di occhi che mi fissano. Beccata.

«Per favore, non ricominciate.»

Utilizzo un tono patetico, ma non mi interessa. Non mi, davvero non mi va.

«Quindi ignoreremo il fatto che il tuo livello di sopportazione di Giada sia ai minimi storici?»

Naturalmente Anna ha ricominciato. Stringo le labbra e me le mordo fino a farmi male. «Giada mi è del tutto indifferente.»

Credo che sia la menzogna più grande che abbia mai detto e le mie amiche lo sanno.

«Ti è del tutto indifferente anche il suo continuo flirtare con Giorgio?» domanda infatti Anna.

«Giada e Giorgio non flirtano», puntualizzo.

«Dici questo perché passi poco tempo in cucina.»

Adesso ci si mette pure Erica.

«E che fanno in cucina? Racconta, Eri!»

«Non mi interessa cosa fanno in cucina.»

Mi auspico che tacciano, ma è una speranza vana.

«Ma davvero?»

«Anna, smettila.»

«Di fare che? In fondo sarebbero carini», è la nuova stoccata di Anna Taddei.

«Io l'ho sempre sospettato», ci tiene a informarmi Erica. «Sono così carini in quel video...»

Mi nascondo la faccia tra le mani. Sto arrivando al limite. «Ti prego, non ti ci mettere pure tu.»

«Ma perché te la prendi tanto?» continua la mia migliore amica, con un tono canzonatorio che mi sta facendo venire voglia di strozzarlo. «Dopotutto, perché Giada e Giorgio non potrebbero stare insieme?»

E alla fine non ce la faccio più.

«Perché Giorgio è mio!» urlo con tutto il fiato che ho in gola. «E mi ha baciato, maledizione!»

Anna tira la testa all'indietro e guarda verso l'alto, allargando le braccia. «Sia lodato e ringraziato questo momento! L'ha ammesso!»

Quanto è cretina certe volte, anzi, la maggior parte. Mando giù la saliva e ho la gola secca. Come se avesse capito il mio bisogno, Erica si alza. Senza proferire parola, spalanca il frigorifero, tira fuori la seconda bottiglia di vino bianco che hanno portato e dopo averla aperta ne versa due una quantità generosa in due calici. Me ne porge uno e non mi sfugge lo sguardo desideroso di Anna. La commis chef mi permette di prenderne almeno un sorso prima di tornare a parlare.

«Quando ti ha baciato?»

Il vino è fresco ed è una sensazione piacevole quella di sentirlo scendere lungo l'esofago. Mi serviva.

«Il giorno dopo che mi sono ubriacata», confesso. «Dopo che io e te abbiamo riattaccato è venuto qui.»

«E?»

Alzo lo sguardo su Anna, il cui tono è cambiato del tutto. Ora è solo preoccupata. «E cosa?»

«Che ha fatto per ridurti così?»

Stringo di nuovo le ginocchia al petto. Chiudo forte gli occhi e cerco di respirare in modo regolare. Ormai non posso più mentire. Non ha più senso.

«Abbiamo litigato, ci siamo baciati, abbiamo quasi fatto sesso del tavolo, poi lui si è tirato indietro e se ne è andato.»

Più lo ripeto, più mi sembra la trama di una serie tv trash degli anni 2000. Gli occhi diversissimi delle mie amiche si spalancano nello stesso momento.

«Si è tirato indietro?»

«Un'altra volta?»

«Sì, però almeno questa non è andato fino in fondo.»

«Che vuol dire un'altra volta?»

Socchiudo gli occhi e me li massaggio con le dita. Erica non sa. Ho giurato anni fa che non lo avrei mai detto a nessuno, ma ormai le carte sono state scoperte e non ha più senso tenerlo nascosto.

«Diglielo tu, per favore.»

Lascio la patata bollente alla mia migliore amica, l'unica che ha sempre saputo tutto. Anna prende un bel respiro.

«Emma e Giorgio hanno fatto sesso, undici anni fa.»

La sua affermazione è seguita dal silenzio. Lo shock è evidente sul volto privo di rughe di Erica. Ha la bocca mezza aperta e non dice nulla.

«Eh», parla ancora Anna. «È stato la sua prima volta.»

La rossa termina il suo bicchiere di vino con un sorso. «Non ne avevo idea. Cioè, ho sempre sospettato che ci fosse qualcosa tra voi, ma non questo.» Scuote la testa e posa i suoi bellissimi occhi verdi su di me. «E poi?»

«Poi cosa?»

«Cos'è successo in questi undici anni?»

La imito e mi scolo anche io l'alcool rimasto. Mi lecco le labbra e guardo Erica.

«Niente. Dopo aver fatto quello che doveva fare, mi ha detto che ero troppo piccola e che era tutto sbagliato. Abbiamo fatto finta di niente per undici anni.»

«Non ci credo.» Scuote ancora la testa e mi fa quasi sorridere la sua espressione incredula.

«Ma Emma non ha mai smesso di amarlo, anche se ha provato a fare finta di niente.»

Anna riesce sempre a trovare le parole giuste, sintetiche e dritte al punto. Sospiro.

«Ci ero quasi riuscita, fino a un mese fa.»

Ero stata così brava. Avevo trovato un equilibrio, stava andando tutto bene. Ero così fiera di me.

«Perché si è tirato indietro?» domanda di nuovo Erica. Non sta più parlando di dieci anni fa, ma dell'ultima volta. Sollevo le spalle.

«Mi ha detto che noi siamo solo amici e soci in affari. Che non possiamo, che...»

Non riesco a non mettermi a piangere. Sento gli occhi gonfiarsi e la gola fare male per il tentativo di soffocare i singhiozzi. Li lascio andare, così come permetto alle lacrime di uscire di nuovo. Non riesco a concepire il livello di dolore che mi provoca questa cosa. Io sono una persona tendenzialmente felice. Ho avuto e ho una bella famiglia, nonostante le difficoltà iniziali, ho ricevuto tanto amore, non ho mai avuto problemi di soldi, ho molti amici, gli studi e il lavoro sono sempre andati bene, mi ritengo una persona fortunata. Non ho mai pianto per un dolore vero, tranne che per Giorgio. Lui mi ha fatto soffrire e mi fa ancora soffrire come niente al mondo. Mi distrugge, mi spezza, mi rende una persona diversa da quella che sono, mi svuota da tutto, dalle energie, dalla vita, dalla spensieratezza che ha sempre caratterizzato la mia vita. Non riesco a superarlo, non ci sono riuscita in passato, non ci riuscirò in futuro. Forse perché non voglio superarlo. Vorrei solo che mi amasse.

«Amore...»

Non mi ero resa conto di quanto avessi bisogno dell'abbraccio delle mie amiche. Del loro odore, della loro pelle a contatto con la mia, dei loro baci tra i capelli, delle loro parole di conforto. Stiamo in silenzio, mentre io continuo a piangere e loro a stringermi, non so per quanto tempo.

«Ok, basta.» Tiro su con il naso e mi asciugo gli occhi. Le braccia delle ragazze sciolgono piano la stretta, ma le loro mani restano su di me.

«Mi sento meglio», ammetto. Forse avevo bisogno di parlarne con qualcuno e di sfogarmi. Le labbra di Erica abbozzano un sorriso e Anna mi sposta i capelli dal viso.

«Emma, però non puoi stare così», mi dice. Io la guardo.

«Cosa posso fare? Giorgio è stato piuttosto chiaro.»

«Non ne avete più parlato?» mi chiede Erica e io scuoto la testa.

«Non c'è niente di cui parlare. Lui ha provato a dirmi qualcosa, ma io non voglio ascoltarlo.»

«Ma perché? Magari vuole...»

«Dirmi che gli piace Giada? Perché tanto è questa la verità.»

Sono riuscita nell'impresa di zittire Anna Taddei. Si scambia uno sguardo con Erica, ma non commento. La rossa mi stringe la mano.

«Non è detto che gli piaccia Giada.»

Rido senza alcun accenno di divertimento. «L'hai detto tu che stanno sempre appiccati, in cucina.»

È vero, non può negarlo. Più di una volta mi ha manifestato di averli visti in atteggiamenti ambigui. Anna sbuffa.

«Non ci sono prove che gli piaccia!» esclama. È sempre così razionale, deve trovare un collegamento causa-effetto per qualsiasi cosa.

«Sei stata tu la prima ad accorgertene, mesi fa», le faccio notare, logica anche io. «E secondo me avevi ragione.»

«Ma va, era solo una sensazione.»

«Corretta. Quel video è molto eloquente.»

Tacciono di nuovo. Mi scoppia la testa, tra il vino e il pianto. Mi sistemo la coda disordinata, ho grande necessità di lavarmi i capelli.

«Ragazze, non c'è granché da dire. Giorgio non vuole stare con me, me lo ha detto palesemente.»

«Secondo me c'è qualcosa sotto», mi interrompe Erica. «Vi conosco da poco, ma, Emma, solo tu non ti accorgi di come di guarda.»

«E come mi guarderebbe?» la schernisco, con sarcasmo triste.

«Come si guarda la cosa più importante di tutto.»

È stata Anna a parlare. Stringo le labbra, mentre lei mi fiora la mano.

«Io non so cosa gli passa per quella testa dura, ma io vi conosco da tanto e so per certo che tu per lui sei tutto.»

Sento di nuovo quel dolore ormai familiare agli angoli degli occhi che preannuncia un ritorno delle lacrime. Sbatto le palpebre guardando verso l'alto e riesco a trattenerle.

«Io per Giorgio non sono tutto, Anna. Mi vuole bene perché ci conosciamo da vent'anni e dopo vent'anni si vuole bene pure a un pesciolino rosso.»

L'ha reso piuttosto chiaro. Le mie amiche si scambiano un altro sguardo, stavolta preoccupato. Io le ignoro di nuovo, alzandomi per riempire i calici che con questo caldo si sono seccati. Porgo il suo a Erica e prendo un sorso del mio.

«Passerà», dico infine, senza guardarle. «Come mi è passata la prima volta.»

Me lo ripeto così tante volte al giorno che prima o poi accadrà sul serio. Credo. Restiamo un altro po' in silenzio, mentre sullo schermo Netflix ci chiede "Stai ancora guardando "Una mamma per amica"?".

«Se lo becco lo ammazzo», dichiara Anna all'improvviso. «Anzi, quando lo becco, perché lo becco, mica scappa.»

«Ti aiuto», le fa eco Erica. «Anche se perderò il lavoro, ma non importa.»

«Quel grandissimo pezzo di merda.»

«Carogna.»

«Infame.»

«Stronzo.»

«Viscido.»

«Essere immondo.»

«Vecchio di merd...»

«Ok, ora basta», le interrompo, ma non riesco a impedire alle mie labbra di curvarsi verso l'alto. Una risata, inopportuna e forse anche con degli accenni di isterismo, esce fuori dalla mia gola. Una risata che per qualche secondo mi riporta alla mia vita precedente, quella in cui stavo bene ed ero me stessa.

«D'accordo, stiamo rasentando la pazzia», dice Anna, perplessa dal mio repentino cambiamento. «Direi che è il caso di mangiare altro gelato.»

«Ci vediamo un film?» propone Erica e mi guarda. «Scegli tu. Qualcosa che ti piace e che ti fa stare bene.»

La sua dolcezza mi scalderà sempre il cuore.

«Sì, però niente che faccia piangere», aggiunge sbrigativa Anna e no, lei la dolcezza non sa nemmeno dove sia di casa. «Quindi niente "Le pagine della nostra vita".»

«Ma...», provo a ribattere, perché non ci avevo pensato, ma forse me lo rivedrei proprio, è davvero tanto che non piango per Allie e Noah.

«No», sentenzia lei e non posso fare a meno di annuire. «Scegli qualcosa di simpatico.»

Qualcosa di simpatico. Ci rifletto, ma all'inizio non mi viene in mente niente. Poi, all'improvviso, l'illuminazione.

***

«Comunque, uno che si fa venti piani di scale per venire a baciarmi la notte di Capodanno io me lo meritavo.»

Mi infilo in bocca una quantità disumana di pop corn, mentre mi volto a guardare Anna.

«Seriamente? Sei sposata con l'uomo più romantico del mondo.»

«Del mondo, esagerata.»

«Ti ha fatto la proposta davanti al Castello Sforzesco e ha organizzato un flash mob.»

Anna beve un sorso di Coca Cola e si gira a sua volta. «Quanto è boomer a volte, Riccardo? I flash mob fanno così 2010.»

Che ingrata. La ignoro e torno a guardare lo schermo. Stiamo guardando "The O.C.", la serie preferita mia e della migliore amica, da sempre – durante il lockdown l'abbiamo vista due volte, costrette in casa a non fare nulla. Ho scoperto con gioia che anche Erica è una grande fan, nonostante sia più piccola, perché la vedeva sempre con sua sorella maggiore. Sullo schermo c'è il mio episodio preferito, quello di Capodanno della prima stagione, e abbiamo appena assistito alla corsa di Ryan per le scale di quell'hotel extra lusso, per andare a baciare Marissa e dirle finalmente "Ti amo".

«Però io ho sempre preferito Seth», si inserisce Erica. Anna annuisce con vigore.

«Ovvio, pure io.»

«E infatti vi siete prese due Seth.» Tra Riccardo e Martino non so chi sia più un Cohen. «A me invece piacciono i malesseri con traumi irrisolti che non sanno dire "ti amo".»

«Magari anche Giorgio si farà venti piani di scali per te», continua la rossa. «Non puoi saperlo.»

«Con la sfiga che mi ritrovo, inciampa e si spezza l'osso del collo», ribatto io, senza un accenno di ironia.

«Se lo meriterebbe», concorda la mia amica.

Dopo la puntata decidiamo di ordinare una pizza. Credo che a breve soccomberò a letto per un'overdose di carboidrati, ma non importa, mi stanno facendo bene al cervello e all'umore. Sono stata molto sciocca a non parlare prima con le mie amiche, ma forse non ero ancora pronta. Mi sento diversa, adesso, più forte, più pronta a tornare quella di prima. Almeno finché l'urlo di Erica non mi fa sobbalzare.

«Oh, ma sei scema?» la rimprovera Anna. «Io sono incinta, non puoi farmi prendere questi spaventi!»

«No, va be', non potete capire!»

Erica è talmente agitata che quasi saltella. Si tuffa sul divano e mette il suo cellulare davanti a noi.

«Ascoltate questa nota vocale di Martino.»

Confuse, io e Anna ci prostriamo in avanti per ascoltare. La voce familiare del direttore di sala invade il mio soggiorno.

«Non hai idea di cosa è appena successo al ristorante!» comincia l'audio e la mia curiosità è alle stelle. «Ero in sala con gli altri a preparare i tavoli, quando iniziamo a sentire delle urla dall'ufficio di Emma. Erano Francesco e Giada che strillavano come dei pazzi, dicevano cose sconnesse, non riuscivamo a capire bene, quindi ci siamo avvicinati alla porta...»

Mai sottovalutare quanto possono essere impiccioni i colleghi. La necessità di gossip e di sapere gli affari degli altri è insita in ciascuno, pure in quelli che dicono di farsi sempre gli affari loro. Le chiacchiere sul luogo di lavoro sono micidiali.

«E niente, alla fine tra una cosa e l'altra capiamo che lei gli stava facendo una scenata di gelosia. Praticamente Fra e Giada stavano insieme fino a qualche tempo fa, poi si sono lasciati, non so perché, non l'hanno detto o non l'ho capito io, e lei stava sclerando perché ha scoperto che lui ed Emma si sono baciati un po' di tempo fa. Gliene ha dette di tutte i colori, che è uno stronzo, un infame, un traditore, un porco, lui che continuava a dirle che quando l'ha fatto non stavano insieme e che l'aveva lasciato lei, quindi era libero di fare quello che voleva, poi Giada gli ha detto che non si fida di lui, che lo odia, che le ha spezzato il cuore. Insomma, amore, ti sei persa la litigata dell'anno

Martino dice qualcos'altro, ma io non sto ascoltando più. Sono sotto shock. In che senso Giada e Francesco stavano insieme? Quindi la mia prima impressione era stata corretta: si conoscevano da prima. Me ne sono accorta subito al Gender Reveal, gli occhi, chico, non mentono mai, cit. Non so che cosa dire. Ma forse, anziché parlare, dovrei continuare a sentire. Erica gli fa un paio di domande oculate e le risposte sono ancora più devastanti.

«Da quel che ho capito, Giorgio le ha detto che si sono baciati. E ora Giada ha appena detto che si licenzia.»

Oh mio Dio. Giorgio le ha detto che ci siamo baciati. Giorgio è andato a raccontare gli affari miei a Giada Farinelli. Credo che mi stia venendo un conato di vomito per la rabbia.

«Come si è permesso», sillabo, le labbra che mi tremano. Lo ammazzo. Stavolta lo ammazzo.

«Emma, calmati.»

«Col cazzo che mi calmo, Anna!»

Mi alzo di scatto dal divano, non riesco a stare ferma. Vorrei solo averlo tra le mani e strozzarlo. Guardo le mie amiche, le cui facce mi rimandano espressioni al limite tra il preoccupato e il terrorizzato.

«Vado al locale», annuncio, e senza aspettare risposte, vado a prepararmi. Questa storia non finisce qui.

Note di Greta ❤️

Ed eccoci di nuovo qui! Allora, vi aspettavate questo plot twist? Se avete letto Emma sicuramente sì, se non l'avete letto, magari no. Insomma, Francesco e Giada hanno un passato un po' ingombrante che è venuto fuori e naturalmente mischierà queste acque sempre più torbide.

Grazie per essere sempre e ancora qui ❤️

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