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XI - Isn't she lovely?

Oggi è stata una brutta giornata.

E alla fine l'unica persona

che volevo vedere eri tu.

How I met your mother 

Una bella festa è proprio quello che ci vuole. Mettersi un bel vestito e un paio di tacchi, farsi i capelli e truccarsi un po' di più è la soluzione migliore quando lo stress ci attanaglia la vita, soprattutto quando attanaglia la mia. A parte le mille cose da fare per l'inaugurazione del locale che si terrà esattamente tra due settimane - che sembrano tante ma in realtà non sono nulla - ogni giorno, nel momento in cui metto piede nel mio splendido locale, dopo aver percorso a piedi i dieci minuti che lo distanziano dal loft dove ormai vivo in solitudine, devo fare i conti con una realtà che faccio ancora fatica ad accettare: l'ingombrante e ineluttabile presenza – o forse dovrei dire esistenza? – di Giada Farinelli.

È sempre qui dentro, in ogni momento della giornata. Quando arrivo, quando torno dalla pausa pranzo, quando me ne vado, lei sta sempre piazzata lì, in cucina, con la divisa bianca e i capelli legati in modo impeccabile, senza un ciuffo fuori posto, il trucco che non cola mai, ma come è possibile? Che primer usa? Ha un fissante magico? A volte sono stata sul punto di chiederglielo, ma poi mi sono trattenuta: mica posso darle questa soddisfazione. In compenso, ho trascorso una nottata intera su profili di varie make-up artist su TikTok per carpire qualche segreto, nonché sul sito di Sephora a cercare i prodotti migliori. Perché io a fine giornata ho la pelle lucida manco avessi scalato l'Everest - per non parlare di cosa fa l'umidità milanese ai miei poveri capelli – e Giada invece è sempre perfetta? Inoltre ronza sempre, e ripeto sempre, intorno a Giorgio. Lo so che è la sua sous chef e lavorano in simbiosi per definizione, ma così è troppo. Gli gira intorno di continuo, lo chiama per qualsiasi stupidaggine, provo quasi imbarazzo per lei. Se l'ha assunta è perché evidentemente pensava potesse dargli un supporto, ma a me sembra solo un accollo. Ciononostante, lui pare non accorgersene. Sta sempre lì a lodarla e a dire, a chiunque si prenda la briga di ascoltarlo, quanto è brava Giada e quanto è contento di averla assunta perché ha dato un valore aggiunto alla cucina e al locale. Allora, sia chiaro, sulla cucina non mi permetto di dire nulla, non essendo il mio campo, ma per quanto riguarda il locale, io tutto questo valore aggiunto mica lo vedo. Forse dovrei solo fidarmi di Giorgio e attendere quest'epifania, ma penso che continuerò con il mio mood oppositivo a farmi venire il sangue amaro ogni volta che vedo la Signorina Farinelli. Lo so che non è molto maturo, ma è pressappoco il modo in cui affronto ogni situazione nella mia vita.

Che poi, la cosa che più mi fa imbestialire di tutta questa storia è che mentre io devo sorbirmi Giada ogni singolo giorno, di Francesco Caselli non c'è nemmeno l'ombra. È del tutto sparito dalla circolazione e sebbene Anna e Riccardo continuino ad assicurarmi che a breve arriverà a Milano, ho il terrore che non accadrà mai e sarà un buco nell'acqua stratosferico. Però ho iniziato a seguirlo su Instagram e lui ha ricambiato nel giro di mezz'ora. Sono stata molte volte sul punto di scrivergli in direct, ma avrei fatto la figura della disperata e lungi da me anche solo sembrarlo. Insomma, ho pur sempre 5123 follower e sono una ristoratrice.

In ogni caso, non ho intenzione di permettere che qualcosa rovini la festa di stasera. Il Gender Reveal del* mi* nipotin* si terrà nell'appartamento di Riccardo e Anna, un trilocale molto carino e spazioso nelle parti di Corso Vercelli e doveva essere una cosa tra pochi intimi, poi ho scoperto che hanno invitato più di cinquanta persone, ma per fortuna qualcuno, tipo le mie mamme, ha declinato. Dove le infilano cinquanta persone lì dentro? Suppongo che non ci saranno abbastanza sedie per tutti, quindi, sotto il vestitino bianco che ho appena acquistato da Zara, indosso un paio di ballerine rosa cipria, in modo da mettermi al riparo dall'inevitabile dolore ai piedi che un paio di tacchi mi procurerebbe. Mi scatto una foto allo specchio dell'armadio e ho appena terminato di caricarla su Instagram quando il taxi giunge davanti il mio condominio. Anna è stata carinissima e ha deciso di invitare anche Erica, a cui ho chiesto se voleva venire a prepararsi a casa mia prima di andare, ma era già in giro per delle commissioni e ci vedremo lì. Giorgio credo venga direttamente dal ristorante. Si infilerà i soliti jeans blu scuro e una polo qualsiasi, verrà in moto e avrà i troppo lunghi capelli ricci scompigliati dal casco. Chissà se si è rasato. Non ci siamo visti, oggi, sono stata tutto il giorno al comune per dei problemi con la licenza degli alcolici – quanto odio la burocrazia italiana – che per fortuna sono stati risolti, dunque non ho avuto un secondo per passare al locale. In realtà si è offerto di venirmi a prendere, ma il mio vestito è troppo corto per potermi mettere a cavalcioni su una moto e non far prendere un colpo a un vecchietto che porta a spasso il cane, quindi sono stata costretta a dire di no.

Il taxi mi lascia sotto casa di Riccardo e Anna con un ritardo di soli quindici minuti. Non vedo l'ora di scoprire il sesso del** mi** nipotin**! Spero che sia una femminuccia, così potrò ricoprirla di vestiti e quando sarà più grande le insegnerò a truccarsi e a farsi le unghie. Certo, anche se sarà un ometto sarò contenta, ma dato che Isa e Giovanni hanno sfornato un maschietto fissato con il pallone, mi meriterò la gioia di una bambina con le treccine e le guanciotte rosa, no? Spero non venga fuori un maschiaccio come Mamma Guenda. Il rischio è sempre dietro l'angolo.

«Sei in ritardo.»

Ignoro il rimprovero di Anna e la stringo tra le braccia. Respiro il suo odore, e sa del profumo di rose che usa da sempre, di zucchero a velo e di acqua di mare. Sa di casa e di famiglia. La mia amica scioglie l'abbraccio e dà un'occhiata al mio outfit. Lei è bellissima con questo vestito verde chiaro a tubino che le sottolinea la rotondità appena accennata del ventre.

«Super bonazza, stasera, eh?» mi prende in giro. «Vuoi fare colpo?»

«E su chi?» chiedo, retorica, e lei sghignazza senza motivo.

«Qualcuno si trova sempre», mi fa l'occhiolino. Io non comprendo il suo tono criptico, ma non me ne preoccupo. Ho individuato Giorgio, che naturalmente è già arrivato. Non si è fatto la barba. Una leggera peluria scura gli copre la mascella e i capelli sono scompigliati come mi aspettavo. Mi stupisce il suo abbigliamento: sui Levi's blu che sono il suo marchio di fabbrica, indossa una camicia bianca con le maniche arrotolate fino sotto i gomiti, che lascia scoperti i muscoli dell'avambraccio e i tatuaggi maori. Appare più giovane di quello che è, se non lo conoscessi gli darei poco più di trent'anni. Ha una birra in mano e sta ridendo insieme a Riccardo. È così bello quando è rilassato. Cioè, non bello, non in quel senso, almeno, voglio dire, nel senso che mi fa piacere quando è rilassato e si fa guardare meglio, insomma. Quando mi vede, il suo sorriso non si spegne.  Lui e il padrone di casa si avvicinano.

«Ed ecco la madrina!» Riccardo mi stringe con affetto e io ricambio con una smorfia.

«Tanto lo so che sceglierete tua sorella», mi lamento, e dallo sguardo di colui che considero alla stregua di un cognato capisco che ho ragione.

«Hai fatto la testimone di nozze, mica puoi fare tutto tu!»

Ed eccolo qui, pronto ad ammonirmi come sempre. Giorgio non mi abbraccia, si limita a sorridermi impertinente mentre dà un sorso alla sua birra. È talmente vicino che riesco a sentire anche il suo profumo. Lui sa di pane caldo appena sfornato, di caffè e di libri antichi. Sa di qualcosa che non mi deluderà mai.

«Vuoi qualcosa da bere?» Riccardo mi fa strada verso la cucina, che quasi stento a riconoscere. Il tavolo è stato spinto verso il muro e si è trasformato in un enorme bancone da bar, pieno di bottiglie di alcol, fusti di birra, bicchieri di plastica rosa e azzurri. Il cibo è stato sistemato su un altro tavolo che non fa parte dell'arredamento della casa, ma è stato trasportato al quinto piano per l'occasione da un paio di amici di Riccardo. In sottofondo, una bellissima playlist disco dance anni 90-2000 ci riporta indietro nel tempo e ci fa sentire anche un po' vecchi. C'è parecchia gente, tra facce conosciute e non. Si preannuncia una festa bellissima.

«Non sei emozionatissima?» faccio ad Anna, mentre suo marito mi prepara uno spritz. Lei solleva le spalle, prendendo un succo all'ananas.

«Non più di tanto,» mi smonta in due secondi, «mi andrebbe bene sia che fosse maschio che fosse femmina, avevamo voglia di fare una festa e abbiamo pensato di infilarci questa cosa del Gender Reveal.»

Roteo gli occhi verso l'alto all'ennesima dimostrazione del cinismo di Anna Taddei. Solo giurisprudenza poteva studiare. La amo, ma come ammazza lei le good vibes, nessun altro. A parte Giorgio.

«Non riuscirai a uccidere il mio entusiasmo, Dottoressa Taddei», la minaccio puntandole un dito contro. «Questa festa sarà pazzesca e noi festeggeremo come si deve!»

Anna mi liquida con un gesto della mano. «Sì, sì, va be', guarda, ci sono Erica e Giada!»

Ci metto qualche secondo a realizzare. Me ne sto bella e buona a sorseggiare il mio drink preferito – sì, io sono proprio una tipa da Spritz sui Navigli - quando l'ultimo nome pronunciato da quella che una volta era la mia migliore amica, e che ora è una traditrice della Patria, mi si infila nel cervello e raggiunge la parte cosciente. E come volevasi dimostrare, mi va di traverso il liquido arancione.

«Ciao, ragazze!»

Per fortuna la tosse non dura che qualche secondo. Mi brucia la gola, ma riesco a non farmi prendere dalle convulsioni e non mi esce nulla dalle narici. Mi volto verso le nuove arrivate, gli occhi lucidi dallo sforzo, e la faccia magra di Giada Farinelli appare a qualche metro da me. Indossa anche lei un abito bianco, appena più lungo del mio. Le fascia il corpo snello e penso abbia messo un reggiseno particolare, perché di solito non ha quelle tette. Vorrei chiederle dove lo ha preso, ma piuttosto mi taglio la lingua. Porta delle decolleté azzurre sulle quali cammina come se fossero delle scarpe da ginnastica. Irradia bellezza ed eleganza.

«Tutto bene?»

La frase di Giorgio mi fa sobbalzare. Ero così concentrata a fissare Giada da non accorgermi della sua vicinanza.

«Certo, perché non dovrebbe?» rispondo, gli angoli delle labbra verso l'alto nel tentativo di accennare un sorriso. Giorgio abbassa lo sguardo sul mio corpo, lanciandomi un'occhiata attenta. Se non lo conoscessi da tutta la vita, mi sentirei quasi lusingata che un uomo del genere mi guardi così.

«Non te l'ho detto prima, ma stai molto bene, stasera.»

Inarco il sopracciglio destro. «Davvero? Non pensi che il vestito sia troppo corto?»

Lui mi dedica quel sorriso familiare che gli fa tutte pieghe sulle guance. «Lo è, ma ti sta da Dio lo stesso.»

Lo guardo negli occhi grandi e sento un calore al centro del petto. Giorgio non mi fa mai complimenti, anzi, credo che il suo sport preferito sia criticarmi, ma penso che abbia capito che avevo bisogno di questo. Di averlo dalla mia parte.

«Emma, stai benissimo!»

Giada mi si piazza davanti e mi dà due baci, abbassando la testa per azzerare la distanza tra le mie ballerine e i suoi tacchi a spillo. Ha un buon profumo, com'è ovvio che sia, e sembra davvero a suo agio in mezzo a tutti i miei amici. Ho l'impressione che indugi un po' troppo con le mani sulle spalle di Giorgio, ma forse è solo una mia impressione. Lui si limita a sorriderle con educazione e a passare oltre. La cosa mi provoca un'ondata di soddisfazione. Ciò non toglie che non appena tutti sono distratti, agguanto Anna per un braccio e la trascino vicino al divano.

«Cosa ti è saltato in mente?» la aggredisco, sai che me ne importa che è incinta. La traditrice del suo sangue inarca le sopracciglia sottili in una espressione di incredulità che potrebbe fregare un ipotetico giudice, ma non me che la conosco dal secondo anno di asilo.

«Di che stai parlando?» prova a chiedermi, ma il mio sguardo è una saetta che la trafigge. Sbuffa.

«L'ho invitata stamattina», confessa. «Sono passata a salutarvi, tu non c'eri e mi sono messa a chiacchierare con Erica e Giorgio, poi lui mi ha chiesto di stasera, Giada era lì, che facevo non la invitavo? La conosco dalle elementari!»

«Beh, sarebbe stata un'idea», commento con l'acidità degna di uno yogurt scaduto. Maledette, hanno approfittato della mia assenza per fare comunella. Di questo passo finiranno per diventare amiche per la pelle, tutte e tre, Anna, Erica e Giada, e io verrò esclusa e rimarrò sola come un cane a piangere sulla spalla tatuata di Giorgio, magari ingozzandomi con una torta scadente delle Baresi. Ok, forse è una prospettiva troppo catastrofica, ma a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca.

«Piantala di fare l'isterica e vai a cibarti, ché qualcuno deve pur mangiarsela tutta la roba che ha ordinato Riccardo!»

«E tutta io devo mangiarmela?» provo a ribattere, ma lei mi ha già abbandonata, diretta a salutare delle persone appena arrivate che non conosco, forse dei colleghi del futuro papà. Io sbuffo e mi guardo intorno. C'è quasi tutto il nostro gruppo di amici, tranne Filippo. Anna ha scritto della festa sulla chat che abbiamo in comune, ma lui non ha confermato la sua presenza. Non so che fine abbia fatto, so solo che non si vede in giro dal fattaccio, avvenuto ormai quasi dieci giorni fa. Non che mi dispiaccia, sia chiaro. Sento ancora l'odore del suo alito sulla mia bocca e ciò mi provoca un conato di vomito. Comunque, non ho voglia di pensare a quel demente, voglio solo trascorrere una bella serata in compagnia delle persone a cui voglio bene. Guardo un'ultima volta Giada Farinelli e decido di non pensare nemmeno a lei. Mi scolo lo spritz con un sorso e mi avvicino a Giacomo per farmene preparare un altro. Ho intenzione di divertirmi e di non farmi rovinare la serata da nessuno.

*Metto gli asterischi perché la festa serve appunto per scoprire quale desinenza va utilizzata.

**Vedi sopra.

Note di Greta

Che il party abbia inizio! 

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