IV - Piatto ricco mi ci ficco.
Ted: Santo cielo, questa sera tu ti fidanzerai!
Marshall: Già... tu che fai stasera?
How I met your mother
Ho trascorso il resto della giornata attaccata al telefono, a parlare con la qualunque, l'architetto per la ristrutturazione della sala, il comune di Milano per le varie autorizzazioni, la SCIA, tutta quella maledetta burocrazia. Giorgio mi ha dato una mano, almeno per quanto riguarda i fornitori, ma credo di avere il cervello fuso, considerate le poche ore di sonno. Ho bisogno di mangiare e di dormire.
«Ehi, splendori!»
L'entrata di Filippo nel locale alle sette e mezza è piuttosto inaspettata. Attraente e sicuro di sé come al solito, vengo a sapere da Giorgio che avevano un appuntamento per discutere sulla fornitura di vino, ma lui è in ritardo di circa due ore. Inutile dire che lo chef Cavalieri lo sta guardando con espressione omicida. Certo che pure Filippo se le cerca, eh. Decido di fare buon viso a cattivo gioco e con questo intendo lanciare sguardi eloquenti a Giorgio per evitare che se ne esca con una delle sue freddure passivo-aggressive contro il nostro fornitore ufficiale di vino. Lo vedo borbottare tra sé, mentre se ne vanno in cantina a controllare gli ordini. Il mio caro socio mi ha accennato che Filippo è in ritardo sulle prime consegne, ma comunque la data di apertura è ancora lontana, quindi direi che il vino è l'ultimo dei nostri problemi.
«Allora? Hai visto quanto è carino, stasera?»
Il turno di Erica è finito da un pezzo, ma non le ho permesso di andare via. Prima di seguire Giorgio, Filippo ci ha fatto espressamente segno di aspettarlo, dunque sarebbe davvero maleducato se se ne andasse via. Ce ne stiamo sedute al bancone, in attesa che gli uomini ritornino, o meglio, che torni l'oggetto dei desideri della mia amica.
«Credo sia venuto per vederti!» esclamo, cercando di trasferirle il mio entusiasmo. Mi sembra stanca, ma è normale, Giorgio la schiavizza, quasi. Dice che "è per il suo bene, le sto insegnando a essere la migliore", ma se continua così Erica vorrà un aumento e non so se ce lo possiamo permettere. Le mie parole fanno effetto. Si volta a guardarmi e i suoi occhi verdi brillano di emozione.
«Dici?»
«Poteva benissimo fare una telefonata, invece è venuto qui.»
Ok, forse non poteva proprio fare solo una telefonata, anche perché Giorgio lo avrebbe ammazzato sul serio, ma non è il caso di stare a puntualizzare.
«Chissà...» mormora Erica, gli occhi stanchi e sognanti. «Hai ragione, è davvero carino stasera. Gli sta proprio bene quella camicia.»
Sono costretta a soffocare l'esclamazione di pura euforia che mi sta per venire fuori. Martino chi? Come si può pensare solo lontanamente di preferire Martino Conti a Filippo Elisei? Può comprarle tutti i libri di Harry Potter che vuole, ma io per la mia amica voglio solo il meglio e non ho dubbi che lo otterrà.
I ragazzi ci mettono un po' a tornare su - sarà sicuramente colpa della pedanteria di Giorgio, meticoloso e pignolo fino al midollo - ma il sorriso a trentadue denti che Filippo rivolge nella nostra direzione è sufficiente a ripagare l'attesa.
«Come è andata?» Mi alzo dallo sgabello, con l'intenzione di permettergli di occupare il mio posto accanto a Erica. Dovrà essere sicuramente stanco, sono tante scale fino giù in cantina! Mi metto accanto a Giorgio che, con la sua solita aria insofferente, si è seduto al suo posto di fronte a noi e sta digitando qualcosa sul suo MacBook che avrà boh, forse dodici anni, deve essere stato il primo prototipo di Steve Jobs. Sullo schermo c'è ancora l'adesivo delle Winx che gli ho attaccato per dispetto un secolo fa.
«La nostra collaborazione non potrebbe andare meglio!» esclama l'erede degli Elisei, che purtroppo non si è seduto accanto a Erica. Tuttavia - che gioia! - si volta verso di lei e le rivolge un occhiolino. La mia anima da fangirl sta per svenire!
«Certo, basta rispettare gli accordi e non ritardare con le consegne», è il commento di Giorgio che nemmeno alza gli occhi dal computer. I miei, di occhi, fanno un giro completo per evitare di lanciargli un'occhiataccia.
«Giorgio ha davvero poca fiducia in me!» ride Filippo, ma non riesco a non notare il leggero fastidio nella sua espressione. «Non ci sarà nemmeno un giorno di ritardo. Vi do la parola mia e della mia famiglia, per non parlare del fatto che non potrei mai danneggiare Emma, ci conosciamo da quanti, dieci anni?»
Le sopracciglia nere di Giorgio si sollevano in modo così impercettibile che me ne accorgo solo io, ma decido di non preoccuparmene.
«Se dici così però mi fai sentire vecchia!» Fingo di assumere un tono risentito, ma è palese che stia scherzando. Il mio tentativo di sdrammatizzare non va a buon fine: Giorgio e Filippo continuano a guardarsi, una sottile ostilità che passa dagli occhi scuri del mio socio a quelli poco più chiari del mio amico di lunga data. Che poi non ci conosciamo da dieci anni, forse nemmeno da otto, ma non mi sembra il caso di stare a puntualizzare nemmeno adesso. La tensione resta nell'aria per una manciata di secondi, poi Giorgio abbassa di nuovo lo sguardo sul suo Mac.
«Allora ci conto, Filippo», dice infine e io tiro un sospiro di sollievo. Pericolo scampato. Non avevo alcuna voglia di mettermi a cercare un altro fornitore di vino, ho fin troppe cose da fare. L'espressione di Filippo si rilassa e per un attimo mi sembra che voglia allungare la mano verso Giorgio, per stringerla e suggellare il patto in modo solenne, ma poi ci ripensa. In compenso, in uno slancio che mi sorprende ma allo stesso tempo mi stringe lo stomaco, mette il braccio attorno alle spalle di una Erica che non se lo aspetta e le cui guance diventano di nuovo dello stesso colore dei suoi capelli.
«Che dite, ragazze, ci facciamo un giro?» propone Elisei, all'apparenza ignaro dell'effetto del suo tocco sui poveri nervi della mia amica. «Non possiamo sprecare un sabato sera.»
Apro la bocca per ribattere in modo entusiasta, quando qualcun altro spezza in due questo entusiasmo.
«Sta diluviando», è il commento asciutto di Giorgio, che nemmeno si degna di guardarci. «E poi, non eravate stanche dalla serata di ieri?»
Trentotto anni all'anagrafe, sessantacinque nella realtà. Non lascio a nessuno il tempo di riflettere su queste parole e mi volto entusiasta verso i giovani presenti.
«Che ne dite di un cinema?» butto lì, ignorando l'uomo accanto al quale mi trovo ancora. «Poi decidiamo cosa fare in base al tempo.»
«Ma è un'ottima idea!» Gli occhi e le labbra di Filippo mi sorridono. «Emma, sei un genio!»
Nel giro di qualche minuto io ed Erica stiamo prendendo i cappotti e ci appropinquiamo a uscire. Ho scritto ad Anna e Riccardo per invitarli a venire con noi e solo la mia amica ha detto di sì, suo marito ha la partita di calcetto settimanale a cui non rinuncia per nulla al mondo. L'ho praticamente obbligata, non mi va di fare il terzo incomodo tra Erica e Riccardo e ho bisogno di Anna Taddei per far sì che il mio piano vada a buon fine.
«Non ti chiedo di venire, smorzeresti l'atmosfera in due minuti.»
Per tutta risposta, Giorgio afferra la sua giacca. Erica e Filippo sono già fuori e voglio lasciarli un po' da soli.
«Non ci tengo a uscire con Filippo Elisei.» I suoi occhi continuano a non guardarmi e la cosa mi disturba. «Mi interessa solo che mi consegni il vino.»
Stringo le labbra e tiro fuori l'aria dal naso con lentezza. Non riesco a non innervosirmi. «Perché devi sempre rovinare tutto?» Sembra quasi che goda, nel farlo. Lo guardo in attesa di una risposta, in attesa che mi guardi anche lui. Quando finisce di sistemarsi quell'orribile borsello sulla spalla destra, pronto per andare, lo fa.
«Emma, non capisco quale sia il problema.» Quella voce dura che conosco bene è piatta, senza alcuna emozione. A volte mi domando se le provi, Giorgio, delle emozioni. Se non pensi solo al lavoro, al dovere, ai fatti suoi, a quello che fa stare bene lui, senza preoccuparsi degli altri.
«Ho solo detto che non voglio uscire con Elisei, lo sai che non mi sta simpatico.» Spegne la luce e ci ritroviamo al buio, a pochi centimetri di distanza. Sottobraccio porta il casco della sua amata BMW. «Non farla troppo lunga.»
O forse sono io che ci penso troppo. E che ci resto troppo male.
«Emma, ci sei?»
L'urlo di Filippo giunge alle mie orecchie. Distolgo gli occhi da quel volto familiare, nascosto dalla penombra del locale, ed esco fuori, i lampioni che illuminano i due ragazzi.
«Eccomi, scusate.» Mi sforzo di sorridere. «Anna ci raggiunge direttamente al cinema.»
Li sento salutare Giorgio, ma io non mi volto, fingo di avergli già detto ciao. Raggiungiamo la macchina di Filippo e mi astengo dall'intervenire nelle chiacchiere sue e di Erica, sia per lasciarli legare, sia perché non ne ho voglia. Non so perché mi sento così irritata. Non è successo niente, in fin dei conti. Sono solo io che me la prendo troppo, con Giorgio, come sempre. Mi aspetto sempre qualcosa in più da lui, che puntualmente non arriva.
Non imparerò mai.
Note di Greta ❤️
Buona domenica a tutti con il capitolo 4, nel quale il caro Filippo non perde tempo per mettere in mostra le sue foto farfalloniche... Io farei come Giorgio e non mi fiderei...
Rispetto alla vecchia versione, da qui in poi ho cambiato varie cose, spero siano di vostro gradimento! Grazie per stelline, commenti, varie ed eventuali ❤️
Al prossimo capitolo!
Greta
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