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The night is still young

Leonardo sapeva che prima o poi quella mattina sarebbe arrivato il Conte Riario, o almeno così gli aveva detto nell'ultima lettera che si erano scambiati, ma mai si sarebbe aspettato di ritrovarselo davanti alla porta della bottega seguito da Madonna Altea Innocenti.

- Spero che non vi rechi disturbo il fatto che sia presente anche Madonna Innocenti con me – era stato come sempre caustico l'uomo appena aveva notato l'espressione sul viso dell'artista.

- Oh no, no in assoluto – si era avvicinato e aveva fatto in modo che si abbassasse verso di lui – Le avete parlato? - gli aveva domandato con un sorriso sghembo, ma non aveva ricevuto assolutamente nessuna risposta dall'uomo, che anzi si era spostato quasi stizzito.

- Sì, ma lascialo stare per ora. Non ammetterà mai che avevi ragione, ma sono certa che prima o poi vi ringrazierà per il consiglio – aveva preso il suo posto Altea.

- Intanto attendo il giorno in cui mi difenderete davanti a lui.

- Mio caro, lo farà quando avrai ragione – aveva schioccato la lingua contro il palato, spostandosi leggermente più avanti – Ora sarà ora che vada a riaprire la bottega: sarà piena di ragnatele.

- Allora vi accompagno fino alla vostra dimora e poi torno qui – era sopraggiunto Girolamo – Da Vinci, le mie stanze sono pronte?

- Oh sì, mio caro Conte...Cosa desiderereste per cena, agnello o fagiano? - gli aveva fatto il verso.

- Credo che un palato così mediocre come il vostro non potrebbe apprezzare nessuno dei due.

- Ma la smettete voi due di fare gli uomini orgogliosi: lo sanno anche i muri che non potete vivere l'uno senza l'altro – si era intromessa iraconda Altea, tanto che i due uomini si erano guardati fissi e, a fatica, si erano scambiati un sorriso, sciogliendosi.

- Sono felice che voi abbiate deciso di venire a Firenze – aveva dato Leonardo una leggera pacca al cavallo di Girolamo.

- E io invece vi ringrazio di avermi offerto ospitalità nonostante tutto – si era girato verso Altea – Andiamo?

- Sì, sì, vi faccio strada – aveva fatto fare un paio di passi indietro al cavallo – Ci vediamo stasera allora – aveva sorriso a Leonardo, finalmente allontanandosi verso Santa Maria del Fiore seguita da Riario.

Quella sera stessa Altea si era diretta per la strada più breve verso piazza San Marco con il suo immancabile mantello viola, caso mai l'avessero beccata fuori dall'orario del coprifuoco.

La notte invernale quell'anno era più clemente sulla Gentile, eppure Altea sentiva un brivido scorrerle per tutta la schiena mentre passeggiava, brivido che si era trasformato in uno scatto fulmineo appena aveva sentito un rumore insolito, la daga a rondelle in mano e i denti digrignati.

- Sono io, vengo in pace – era sbucato Leonardo da dietro una colonna con le mani alzate.

- Mi hai fatto spaventare – aveva subito riposto l'arma – Ma cosa ci fai qui?

- Lascia stare...Riario!

- Cosa è successo adesso?

- Appena è ritornato da casa tua ha preteso che qualcuno ti venisse a prendere.

- Stai scherzando?!

- Ma magari...Dice che non voleva metterti in pericolo. Tu! Tu che per poco non mi sgozzi come un maiale con una lama avvelenata. O sbaglio?

- Aconito napello per esattezza.

- Ecco, appunto. Dice che voleva che qualcuno ci fosse in caso di bisogno.

- Oh – la ragazza aveva abbassato gli occhi.

- Oh cosa, Altea? - si era bloccato – Cosa è successo tra voi due? Ho paura di saperlo...

- Nulla, nulla.

- Nulla nulla una bega! Ora parli!

- Tu mai i cavoli tuoi, eh?

- E' il mio difetto, ma non divagare.

- Successo nulla, si è solo scusato e ha detto che vuole esserci sempre tanto quando ci sono sempre io per lui.

- Sì, ma LUI, non IO!

- Ti do così fastidio?

- Non scherzare nemmeno, solo non capisco perché mandarmi qui, tu te la puoi cavare benissimo da sola.

- Questo è vero...Ma perché non è venuto lui?

- Perché non ha fatto in tempo a vedere la camera che è crollato addormentato. Ma poi io ho da controllare Sofia.

- Sofia?

- Sì, Sofia e Zoroastro.

- Mi stai dicendo che quei due si sono messi insieme? - aveva spalancato gli occhi felice.

- Sì, mi hanno fatto questa sorpresina al ritorno da Roma.

- Non ti vedo felice, perché?

- Perché Sofia è la mia sorellina.

- Gelosone – lo aveva preso in giro – Ma lo sai che è in buone mani.

- Sì che lo so.

- Quello in cattive mani è lui – Altea aveva spalancato la porta della bottega, ritrovandosi Sofia addosso – Sofi!

- Altea, mi sei mancata un sacco!

- Anche tu!

- Io no? - aveva fatto un broncio Zoroastro da dietro la spalla di Sofia.

- Tu meno – lo aveva abbracciato – Anche perché avevi Sofia a sopperire.

- Leonardo!

- Fidati che ha fatto bene a dirmelo, se no avrei passato tutto il mio tempo a tormentarvi – si era staccata, girandosi verso la migliore amica – E comunque mi sono offesa, me lo avresti potuto dire via lettera – l' aveva ripresa bonariamente.

- Ti giuro che volevo scrivertelo, ma tra una cosa e un'altra...

- Eh, tra uno Zoro e un Astro...Almeno voglio essere la prima a sapere quando vi sposerete – aveva fatto spalancare gli occhi a tutti, Zo e Sofia paonazzi, Leonardo a bocca aperta – Va beh, con calma dai – se l'era suonata e cantata – Ma il Conte?

- Spero morto nel sonno.

- Zo! - lo aveva ripreso la sua ragazza.

- Forse è meglio se lo vado a svegliare io se non vogliamo che quella sia veramente la sua fine per mano di Zo.

- Perspicace – aveva commentato – Seconda porta a destra, su per le scale.

- Grazie, arrivo tra un attimo – si era lisciata la gonna dell'abito blu e a passi spediti aveva salito le scale, rallentandoli subito davanti alla porta. Era accostata.

Con calma l'aveva attraversata e senza farsi sentire si era avvicinata al letto di Girolamo: pareva così pacifico con i muscoli rilassati e un raro sorriso disteso. Era rimasta forse qualche istante in più ad osservarlo e poi gli aveva scrollato leggermente la spalla:- Conte, svegliatevi.

In un istante Riario aveva spalancato gli occhi brillanti e aveva tentato di mettere a fuoco:- Madonna, siete già arrivata – si era alzato rivolgendosi dalla parte opposta in cui si trovava Altea.

- Sì, vi stiamo aspettando tutti giù.

- Scusatemi, non era mia intenzione farvi attendere – aveva risposto troppo remissivo per i suoi canoni.

- Per me non è un problema, io sono appena arrivata, ma credo che presto o tardi sarebbero venuti Leonardo e Zoroastro a svegliarvi con modi un po' meno gentili dei miei – aveva riso lei – Vi ho salvato.

- Oh, grazie – l'aveva seguita con una risata un po' tirata e si era sistemato le maniche della camicia grigia – Se volete possiamo andare – l'aveva superata e le aveva aperto la porta – Prego.

- Grazie – aveva tentato un breve inchino, era uscita e si era fermata sulla porta, aspettando che lui la chiudesse e scendessero insieme.

- Oh, finalmente il nostro principino si è svegliato – aveva subito parlato Zo vedendoli arrivare, ovviamente strattonato leggermente da Sofia.

- Ero stremato, scusatemi – aveva spiazzato tutti con quella risposta calma, quasi difensiva – E' stato un viaggio lungo.

- Cosa gli hai dato? - aveva sussurrato Leo ad Altea.

- Ti giuro, nulla. L'ho trovato già così.

- State tranquillo, Conte – si era intromessa Sofia – Ora state meglio?

- Sì, grazie Madonna – le aveva sorriso gentile, mentre Zoroastro già ringhiava.

- Bene, allora possiamo brindare con un bel bicchiere di Morellino di Scansano.

- Brindare a cosa?

- Al tuo ritorno qui a Firenze, Altea – Leonardo aveva versato e dato bicchieri a tutti – E anche a quello di Riario, in fondo siamo tutti contenti che voi siate qui – aveva continuato facendo andare di traverso il vino a Zoroastro.

- Magari non proprio tutti... - aveva sussurrato forte il ragazzo, facendosi sentire chiaramente da tutti. Eppure la risposta di Girolamo non era arrivata.

- Io vado a prendere qualcosa in cucina – aveva spezzato la leggera tensione Sofia – Mi accompagni Altea – le aveva fatto un occhiolino: le doveva parlare.

In un secondo avevano attraversato il breve corridoio e si erano ritrovate davanti al forno ancora caldo, le focacce quasi pronte.

- Ma è sempre così? - Sofia si era poggiata al tavolo di legno.

- Ma no! - le si era messa davanti – A questo punto credevo che avrebbe già preso a sberle Zoroastro, non è da lui essere così remissivo.

- Io non so molto su di lui, ma da quello che mi era stato detto mi pareva un uomo sicuro di sé, sarcastico e gentile, ma a parte la gentilezza queste cose non le vedo.

- Nemmeno io, e mi preoccupa ciò. So che quello che passato lo ha colpito, lo ha cambiato, ma non può averlo annullato completamente.

- Magari poi si sente solo a disagio in una casa nuovo, tra persone come Zoroastro che non lo apprezzano. Se solo andassero più d'accordo, ma il mio ragazzo è una testa calda... - aveva alzato gli occhi al cielo.

- Sofi, fidati, ha buone ragioni, anche se credo che il loro sia un odio anche caratteriale, quello di due persone incompatibili.

- Allora il solo modo è tenerli distanti – Sofia aveva alzato un vassoio.

- Ed evitare che si uccidano – Altea ne aveva preso un altro ed insieme erano uscite dalla cucina.

Dal retro della bottega proveniva un vociare forte:- Troppo tardi? - avevano attraversato la porta e davanti a loro si era presentata una scena inimmaginabile: Leonardo era seduto sul suo tavolo di lavoro, le gambe a penzoloni, Zoroastro era seduto su una seggiola con le gambe larghe, mentre Girolamo era seduto sul secondo gradino della scala con una gamba al petto, tutti ridevano.

- Non so cosa mi abbia trattenuto da cavarvi gli occhi.

- No no, ma vi capisco, è stato il mio primo pensiero quando vi ho visto in mezzo agli indios.

- Quindi comprendete il mio pugno?

- Me lo sarei dato più forte, forse. Anche se era davvero ben assestato devo dire.

- Anni a parare il culo all'uomo qui – Zoroastro aveva indicato Leonardo.

- Mi sorprende come si diverta a essere salvato dalle persone.

- Conte, vi ricordo che qualche volta vi ho salvato anche io.

- Touché.

- Ma poi voi e Lucrezia come vi siete salvati?

- Lei, buonanima, mi ha passato una forcina e ho sganciato le catene.

- Così tipico da parte sua – gli occhi del Conte sembravano essersi velati come quelli di tutti – Forse sono egoista, ma mi sento in colpa per quello che le è successo – Girolamo aveva guardato Leonardo, anche aveva le lacrime agli occhi – Non doveva andare così.

- No, non doveva andare così, ma la sua morte non è causa vostra.

- Diretta no, ma avrei potuto renderle la vita più semplice, difenderla dal male.

- Conte – si era fatta avanti Sofia – Non so cosa voi le abbiate fatto – aveva diretto uno sguardo verso il fratello, che le aveva fatto un cenno che nascondeva mille significati – Ma sono certa che, in un modo o in un altro, lei abbia compreso e vi abbia già perdonato nonostante tutto.

Era crollato di nuovo il silenzio, pesante, il fantasma di Lucrezia che aleggiava sulle loro teste.

- Adesso basta però – si era asciugato le lacrime Leonardo – Cosa hai preparato Sofia da mangiare?

- Focaccia, frittelle e polpette.

- Le tue polpette di agnello?

- Sì

- Buone! - si era alzata Altea dalla scala dove si era seduta e ne aveva presa una dal vassoio.

- Agnello – aveva chiesto Riario – L'ho sempre mangiato solo a Pasqua perché è tradizione.

- Fidatevi, sono sublimi – gliene aveva lanciata una Zo e che lui aveva prontamente addentato.

Senza dire nulla, si era alzato di nuovo e ne aveva prese altre.

Così, tra una polpetta e una risata, la notte si era inoltrata ed Altea aveva deciso di tornare a casa.

- Stai qui – le aveva proposto Leonardo gentile – Così non rischi per il coprifuoco.

- Buona idea, ma dove la mettiamo? Il Conte ha occupato l'ultimo.

- A me basta anche solo una coperta, mi adatto – aveva parlato Altea facendo spallucce.

- Non se ne parla Madonna – si era aggiunto Girolamo – Vi cederò il posto per stasera, non posso permettere che una dama come voi possa dormire a terra.

- Ma...Non è necessario...

- Io preparo un giaciglio – aveva proposto Leonardo – Vedete voi come organizzarvi.

Fu così che quella notte passò e insieme a lei anche i mesi, tanto che si era arrivati a Marzo.

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