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19. Come andare a comprare un gelato

Vedere Margherita in tacchi a spillo nella sala d'aspetto di Fisco Germoglio, era come assistere al concerto di un Brontosauro con l'ukulele.

Freya, in un primo momento, era stata colta dal dubbio di aver commesso un madornale errore a consumare quella zuppa già pronta con scadenza datata a quattro giorni prima; quando però la coinquilina le aveva fatto un cenno sbrigativo e senza nemmeno attendere che lei rivolgesse la parola, era sfilata dritta dritta verso l'ufficio del Signor Gigi, la segretaria dovette accettare l'idea che sì, questa si trovava davvero sul posto.

A stupirla non era nemmeno il fatto che pur di ottenere attenzioni da un uomo, Margherita fosse disposta a scendere a patti con quel pavone pazzo di Gigi, piuttosto il suo abbigliamento elegante: blazer, camicia blu petrolio, pantaloni a sigaretta e, ultimi ma non per importanza, i decolté. Se solo non si fosse già chiusa alle spalle la porta, Freya l'avrebbe inseguita per domandarle in quale negozio li avesse rubati e perché non glieli avesse mai visti addosso.

Aveva resistito alla tentazione di non andare a origliare giusto una manciata di secondi, ma infine la curiosità aveva avuto la meglio ed era andata a poggiarvi contro l'orecchio. Diego — seduto alla sua scrivania — corrugò la fronte per la confusione, Freya gli mimò con le labbra: "è entrata Margherita". Lui scattò in piedi e le corse incontro per imitarla. Sembravano due comare.

«Cosa stanno dicendo?»

«Non riesco a sentire.»

Margherita e il signor Gigi stavano parlando tra loro, ma nessuno dei due dipendenti era in grado di capire quale fosse l'argomento della conversazione. Era come se la donna, per aggirare l'eccessiva e risaputa curiosità di Freya, avesse pensato di coprire ogni spiraglio che permettesse al suono di fuoriuscire.

«Cosa state facendo?» domandò loro Giorgio, un altro collega.

«È entrata la morosa di Gigi.»

E anche questo gli si affiancò per origliare. Così come Michele, ultimo ragioniere dello studio presente in mattinata. Si spingevano tra loro come bambini per decretare chi avesse il diritto a poggiare meglio l'orecchio, quando, d'un tratto, la porta si aprì.

Il signor Gigi e Margherita si ritrovarono davanti all'intero staff di Fisco Germoglio compresso in appena un metro quadro, occupato a spiare la loro chiacchierata confidenziale e non a lavorare. Freya non aveva nemmeno fatto in tempo a ritirarsi, era stata sorpresa con il capo proteso in avanti e ruotato di centottanta gradi.

Margherita sollevò gli occhi al cielo, Gigi assottigliò le palpebre.

«Cosa ci fate qui davanti? Abbiamo delle scadenze fiscali da rispettare!» li rimproverò.

I dipendenti si dispersero come formichine impanicate, ma Freya, la più decisa a punzecchiare Margherita, le lanciò un'occhiata esaustiva prima di voltarsi con estenuante lentezza.

«Scommetto che questa fosse una tua idea.» berciò Margherita con finta esasperazione.

«Scommetti male.» replicò l'altra.

Freya si andò a sedere dietro il bancone della reception con un mezzo sorriso. Osservò di sottecchi il suo capo salutare la coinquilina con un bacio sulle labbra e, anche se una parte di lei voleva potersi permettere di rabbrividire senza temere ripercussioni sul salario, mantenne una perfetta faccia da ebete. Fece finta di non aver visto nulla quando Margherita, ondeggiando i fianchi muscolosi su quei tacchi che non le si addicevano per niente, le si posizionò di fronte come una cliente qualsiasi.

«Dovresti farmi delle fotocopie.»

Freya sollevò le sopracciglia.

«Ma come? Hai una stampante in camera tua.»

«Fammi queste fotocopie e basta.» e le passò la modulistica.

La ragazza la guardò come a chiederle se fosse quello che pensava, l'altra negò con il capo.

«Roba noiosa della palestra.» minimizzò.

Tuttavia, mentre Freya si affaccendava a fare una copia delle stampe, iniziò a sembrarle sempre più ovvio come Margherita fosse in realtà in tensione: picchiettava le dita affusolate sulla superficie scura del bancone, muoveva ritmicamente un piede e non di rado la soprendeva ad arricciarsi una ciocca scura di capelli attorno al dito.

A stampa ultimata, Freya le porse tutti i fogli e si guardò attorno per accertarsi che nessuno fosse nei paraggi.

«Sono un euro e quaranta.» pronunciò ad alta voce.

Dopodiché si piegò in avanti per sussurrarle:

«Che hai? Mi sembri agitata.»

«Oggi vado al consultorio per... quella cosa.» rispose Margherita gettando un'occhiata verso il corridoio che dava sugli uffici.

Come darle torto: anche Freya avrebbe avuto l'ansia. Avrebbe fatto male? E se fosse incappata in qualche complicanza? Quando era piccola aveva una paura folle degli aghi, ma anche al momento non stravedeva per loro. Si immaginava nel camice ospedaliero al posto della coinquilina, con una flebo in un braccio, stordita dall'anestetico.

«L'hai detto a Francesco?»

«Sì. Ne è sollevato.»

«Quindi ti accompagnerà lui quando arriverà il momento?»

«No, se ne è tirato fuori.»

Le labbra le si stortarono per il fastidio: non spettava a lei accompagnarla all'operazione o a farsi dare la pillola abortiva. Non per pigrizia o paura, la sosteneva piuttosto volentieri, ma perché non aveva contribuito lei a creare il problema. Spettava a Francesco l'onere di scorrazzarla in giro, soprattutto ora che anche Margherita aveva deciso di non tenerlo.

Bello stronzo.

«Ti porterò io.» confermò di nuovo Freya. «Fammi sapere come va oggi.»

La coinquilina sollevò il pollice di una mano e le diede le spalle.

«Ci vediamo a casa, impiastro.»

«Sei sicura di non volere che ti accompagni?»

No, Diego. Ho fretta di tornare a casa per capire se quell'incubatrice della mia coinquilina sia riuscita o no a interrompere la gravidanza, dal momento che poi non mi ha scritto un accidenti. Sai, mi preme saperlo perché se così non fosse, mi ritroverei troppo prematuramente a fare da zia.

Era un vero peccato che non potesse rispondergli così. Si immaginava proprio l'espressione allibita del collega davanti a una replica così schietta.

«Sono sicura. Ho delle faccende da ultimare e non posso perdere tempo per strada.» replicò invece.

Per sembrare più naturale, salutò allegra Giorgio e Michele come avrebbe fatto in qualsiasi altro giorno. Ma Diego non parve convinto. Le si avvicinò scuro in volto e si piegò in avanti per accorciare la distanza.

«Quello lì ti sta dando fastidio?»

Quello lì. Freya aveva faticato a trattenere le risate.

«No, non c'entra niente. Non mi dà fastidio.»

Almeno non sempre.

«Ci vediamo domani.» concluse agitando la mano per salutarlo.

Non gli aveva lasciato possibilità di replica, perché prima ancora che lui potesse opporsi e insistere nel raccontargli la verità, Freya era già balzata in sella alle sue due ruote.

Cinque minuti dopo, stava spingendo la graziella verso il sottoscala del suo condominio.

Aveva salito i gradini con il fiato pesante per la folle pedalata, ma la curiosità e la preoccupazione erano davvero troppo per fermarsi a respirare. Si aspettava di scorgere Riccardo sulla sua sedia da giardino, ma, arrivata al terzo piano il piano — il suo, per l'inciso — la ritrovò vuota. I muratori stavano dando gli ultimi colpi di martello della giornata e Freya, incuriosita da quell'assenza, si guardò attorno con morbosità alla ricerca del geometra. Non poteva mancare, il suo compito era sorvegliare i lavori.

Eppure non era lì.

Sentiva Margherita parlare al telefono con qualcuno — forse i genitori — e la radiolina accesa di uno degli operai, ma non vedeva Riccardo.

Un po' scombussolata, infilò la chiave nella serratura.

Appena varcata la soglia, tuttavia, ecco spuntare la risposta alla sua domanda: Riccardo non era sul pianerottolo solo perché in realtà era in casa sua. Margherita non stava chiacchierando animatamente con sua madre o suo padre, ma con lui.

Ora che aveva trovato la soluzione al quesito: "dov'è Riccardo?", ne era nato un altro: "perché è con Margherita?".

«Cosa succede qui?» domandò.

Finalmente i due si voltarono a guardarla.

Margherita era nera in volto, gli occhi mandavano lampi e, se solo fosse stato possibile farlo nella vita vera, le orecchie avrebbe preso a fumare. Riccardo appariva contrariato da qualcosa, era seduto sul divano con le braccia incrociate al petto. Aveva tolto il tutore e le fidate stampelle non erano più adagiate tra le gambe. La stabilità della caviglia doveva essere buona.

«Ma tu guarda: questa sera non è tornata a casa con Bob l'aggiusta tutto?» la provocò Riccardo.

Margherita lo fulminò con lo sguardo, quasi a volergli dire che quello non era proprio il momento.

«Ti sembra il caso? Piantala di fare il bambino che tira la coda alla compagnetta che gli piace e torna a fare il serio.» lo sgridò.

Riccardo arrossì così tanto che gli si colorò persino la punta del naso. Si chiuse nel proprio mutismo, corrugò la fronte e incrociò le braccia al petto. Ignorò anche come gli occhi scuri interrogativi di Freya saettarono nella sua direzione — assurdo come il geometra reagisse a quella provocazione con così tanta vergogna. Ricordava di averla usata lei stessa tempo addietro, quando questo le aveva fatto sparire la bicicletta, ma adesso non le sembrava più tanto una semplice battuta.

A Freya sarebbe interessato udire una replica, ma Riccardo non pareva intenzionato a controbattere.

Margherita lo osservò assumere quell'aria offesa e afferrò una serie di brochures provita per lanciarle contro la coinquilina.

«Non ne hanno voluto sapere nulla! Si sono tutti rifiutati di immischiarsi in "queste cose"» vomitò. «Mi hanno detto che non effettuano interruzioni di gravidanza e mi hanno invitato a ripensarci, come se si trattasse di andare a comprare un gelato, per cui uno può presentarsi in gelateria e pentirsene subito dopo.»

«E quelle?» le domandò Freya indicando i volantini.

«Quelle me le hanno date perché secondo loro mi aiuteranno a prendere meglio la mia decisione. Ancora, come se non ci avessi già riflettuto su a sufficienza.»

Se non fosse stato per lo scalpiccio nervoso di Margherita, la stanza sarebbe caduta nel silenzio.

La prima soluzione era andata, ora non rimaneva che sperare nelle altre di riserva. Il fatto era che nemmeno queste rappresentavano una garanzia e il tempo scorreva fin troppo veloce.

«E adesso?»

«Adesso devo andare dal mio medico a farmi fare l'impegnativa per prenotare in ospedale, sperando di non incappare anche lì in altri obiettori. Lo stavo giusto dicendo a Richi prima che entrassi tu.»

Lo stavo giusto dicendo a Richi. A Freya quella frase non sfuggì affatto. Avvicinandosi al tavolo rotondo, lanciò un'altra occhiata al ragazzo in questione: la seguiva con lo sguardo, ma non appena si rese conto di essere stato sorpreso, sbuffò e cominciò ad ammirare le colombelle che avevano fatto il nido tra i cadaveri delle piante di Margherita — ormai marce e mangiucchiate dagli insetti.

«Se riesco a trovare il ginecologo giusto, farmi visitare e ottenere questo benedetto certificato che attesta che sì, sono davvero incinta e che sempre sì, voglio interrompere la gravidanza, entro la settimana settimana, riesco a ricorrere all'aborto farmacologico.»

«Settima settimana? Ma il limite non è il terzo mese?»

«Quello per l'aborto chirurgico, genio. Nel resto d'Europa, il limite per quello farmacologico è la nona settimana, da noi, visto che già non è abbastanza difficile, hanno fissato la settima.»

Ancora una volta, nessuno osò commentare. I giorni sembravano volare da quando si era scoperto quel grande segreto e Margherita, con il passare di essi, appariva sempre più nervosa o atterrita. Accedere alla pillola abortiva, per quanto questo comportasse un ricovero di tre giorni, rappresentava comunque la soluzione più sicura.

Ma cosa avrebbero fatto se ciò non si fosse rivelato possibile?

«Non mi resta che sperare.» concluse la donna con profonda amarezza.    

Buondì!

Rieccoci qui con un nuovo capitolo! 

Mi fa davvero piacere che il mio ritorno sia stato accolto da così tante persone. Sicuramente per chi ha scritto storie più famose, il mio "così tante persone" è una fesseria, ma per me, che sono partita con un pugno di letture alla volta e che non ha fatto neanche tutta sta pubblicità in giro per il sito, è davvero tanto. 

Ma passiamo alle chiacchiere più cicciose: cosa pensate del comportamento di Riccardo? E cosa pensate delle intenzioni del signor Gigi? Sono curiosa di sentire la vostra. 

Inoltre, sapevate che in Italia, quando e se si riesce a richiedere l'interruzione di gravidanza, ti viene dato per legge un "periodo di ripensamento"? Forse è un discorso troppo serio per questo sito, ma sono curiosa di sentire la vostra opinione anche in merito. 

Nel frattempo ci vediamo alla prossima!

Lily :* 

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