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4. Doppia Sembianza

Era passati alcuni giorni e Noreen si era adeguata a vivere in quella radura, passando le giornate con il drago e cercandosi del cibo nelle vicinanze. La belva le aveva portato più volte dei resti delle prede da essa cacciate, ma le aveva sempre rifiutate, non sentendosela di mangiarli crudi. Aveva pensato di arrostirli creando un fuoco, ma temeva di attirare l'attenzione di qualcuno.

Si era anche esercitata con la magia, senza mai provare nulla di nuovo. Fin dall'inizio, Viltor le aveva spiegato che imparare da soli era pericoloso e che avrebbe anche potuto farsi molto male. Per questo, Noreen aveva sempre obbedito al padre, imparando l'arte della magia solo in sua presenza.

Il drago non la lasciava mai, tranne per andare a caccia. Noreen aveva continuato a dormire nel tronco, rassicurata dalla presenza del rettile, il quale vegliava su di lei, disteso sulla riva del lago. Si sentiva sempre più legata a quella belva che si era dimostrata un predatore spietato e feroce, ma che con lei era così calma e pacifica.

Ormai le veniva istintivo leggere le sue emozioni e le sembrava di conoscerlo da una vita, nonostante condividessero le proprie giornate da poco. Aveva iniziato a capire come ragionava e a prevedere alcune delle sue mosse. Quando, alla mattina, usciva dal tronco e si dirigeva verso di lui, il rettile emetteva uno sbuffo, che Noreen interpretava come un saluto. Preferiva, però, non avvicinarsi troppo, lasciandogli lo spazio di cui aveva bisogno, anche per evitare di farsi male con gli spuntoni appuntiti delle ali.

Quel pomeriggio, Noreen era distesa sulla sponda del lago e osservava rilassata la creatura che si librava ad alcuni metri da terra, proprio sopra di lei. Rimaneva sempre colpita da come quella bestia potesse passare dall'essere un predatore assassino a svolazzare tranquillo.

Mentre lo fissava cogliere una corrente ascensionale e sfruttarla per smettere di sbattere le ali e rimanere sospeso, ripensò alla conversazione che aveva avuto con Viltor l'ultimo giorno a Ezner. Le aveva detto che i draghi possedevano anche una forma umana. Questo significava che la belva rossa poteva trasformarsi in un uomo o in una donna. Lo guardò stranita, trovando strano che sotto a quella maestosa figura si celasse una persona come lei.

Noreen si alzò in piedi e si stiracchiò. Il drago, non appena scorse i suoi movimenti, ripiegò le ali e scese rapido a terra, planando con delicatezza nel tratto finale, mentre appoggiava gli artigli al suolo, facendolo tremare appena.

«Potevi rimanere su ancora un po'» commentò, alzando la testa per poterlo guardare negli occhi scarlatti. Aveva iniziato a parlargli, anche se il rettile non avrebbe mai potuto risponderle, non in quella forma almeno. Le veniva naturale comunicare con lui. Più tempo passava e più si sentiva legata a quell'essere, senza nemmeno saperne il motivo. Inoltre, dopo tutti quei giorni da sola, sentiva il bisogno di chiacchierare con qualcuno.

Il drago sbuffò e le si avvicinò ancora di più, con passi lenti e tenendo le ali ben attaccate al corpo. La belva aveva preso l'abitudine di muoversi con calma quando ce l'aveva intorno. Non sapeva bene se lo facesse per non spaventarla oppure per non rischiare di farle male, ma apprezzava il gesto.

«Mentre volavi, ho ripensato a ciò che mi ha detto tempo fa mio padre. Mi ha raccontato che voi draghi avete una doppia sembianza» proferì di getto.

Notò che il rettile le si era avvicinato ancora di più, abbassando la testa e allungando il collo, come interessato a quello che gli stava dicendo.

«Stavo solo pensando che mi sento sola. Nonostante io abbia sempre apprezzato la solitudine, ora vorrei solo qualcuno con cui parlare. Se solo tu potessi assumere anche la forma umana» sospirò, abbassando lo sguardo, sconsolata.

Un bagliore purpureo le fece rialzare il capo. Spalancò la bocca dalla sorpresa. Tutte le parole che stava per pronunciare le morirono in gola. Alzò una mano per ripararsi gli occhi e non essere abbagliata, mentre indietreggiava di alcuni passi.

Davanti a lei, il maestoso drago rosso stava mutando. La pelle vermiglia squamata sparì, lasciando spazio a una umana chiara. Tutta la figura, prima imponente, si rimpicciolì. La trasformazione fu così veloce, che non riuscì a guardarla per bene.

Quando il fulgore scomparve e poté vedere con chiarezza ciò che aveva davanti, si trovò di fronte a un ragazzo molto più alto di lei, con le spalle larghe e il fisico atletico. Doveva essere di qualche anno più grande. Notò che i suoi occhi non erano umani, ma mantenevano l'aspetto di quelli della belva. La pupilla nera stretta sembrava galleggiare in una pozza rossa.

Dopo poco, realizzò che il giovane non aveva vesti che coprissero le sue nudità. Si girò di scatto, mentre le guance le diventavano dello stesso colore degli occhi di lui. Si rimproverò in silenzio per averlo fissato con tanta insistenza.

«Stavo vedendo quanto tempo ci avresti messo a realizzare che fossi nudo» proferì lui, interrompendo il silenzio. Lo sentì ridacchiare e ciò la mise ancora di più in imbarazzo. Sobbalzò, non appena realizzò che la voce era la stessa del sogno che aveva fatto notti prima. Nonostante fossero passati giorni, il suono era ancora impresso nella sua mente.

Si ricordò in quell'istante, che il giovane non aveva nulla con cui coprirsi. Si slacciò il mantello e glielo lanciò, ricevendo un ringraziamento. Rimase solo con il suo vestito e si sentì scoperta senza la cappa a coprirle le spalle.

«Puoi girarti. Sono più presentabile ora» la informò, sorridendole divertito quando tornò a guardarlo. Si era coperto come aveva potuto con l'indumento e appariva a disagio, anche se cercava di dissimulare. Per un attimo, Noreen fu presa dallo sconforto quando si accorse che adesso che il drago era in forma umana, non sentiva più i suoi pensieri.

«Perché non ci sediamo e parliamo?» propose il ragazzo.

Annuì, seguendolo. Si sedettero sulla sponda del fiume che li aveva accolti molte volte negli ultimi giorni. In quel momento, però, non riusciva a essere tranquilla e a proprio agio. Si convinse che il drago e quel ragazzo fossero lo stesso essere e che quindi non ci fosse nessuna ragione per volersi alzare e allontanare il più possibile. Era quella la sensazione che l'assaliva ogni volta che doveva approcciarsi a qualcuno. Le veniva una voglia insostenibile di scappare o scomparire.

«Come ti chiami?» iniziò il giovane, vedendola chiusa nel suo mutismo.

«Noreen. Tu?» rispose, alzando la testa per incontrare i suoi occhi.

«Sygal. Quanti anni hai?» disse, osservandola incuriosito. Lo vide concentrarsi sul suo viso, studiando ogni dettaglio.

«Ho diciotto anni. Perché?» chiese, stranita. Sygal le aveva posto la domanda come se fosse molto importante.

«Così, per sapere» proferì, sorridendole gentile mentre alzava le spalle.

Noreen notò che gli occhi, prima rossi, stavano diventando più umani. Uno era castano simile ai capelli, mentre l'altro era di un azzurro chiaro, dello stesso colore del cielo nel quale il drago amava buttarsi in picchiata. Le sopracciglia erano scure e il naso, nonostante non fosse del tutto dritto, non rovinava il viso del ragazzo. Noreen si ritrovò a pensare che Sygal fosse bello. Non di una bellezza che avrebbe attirato tutte le ragazze, ma una particolare, non comune a Ezner. D'altronde, non ricordava di aver mai visto nella città persone con gli occhi di colore diverso.

Realizzò che il giovane la stava guardando nello stesso modo in cui la fissava il drago. Quegli occhi, che avevano cambiato forma e colore, erano comunque gli stessi. La studiavano calmi e le infondevano serenità. Ciò le diede un po' più di sicurezza e la fece rasserenare. Rilassò le spalle, che erano rimaste rigide fin da quando si erano seduti. Sygal parve accorgersi del suo cambiamento, perché le sorrise radioso.

«Come hanno fatto a catturarti e portarti a Ezner?» domandò, con curiosità crescente.

Sygal sbarrò gli occhi. «Ezner?!».

Noreen annuì, con le sopracciglia aggrottate.

«Tu sai chi è e che ruolo ha la Regina dei draghi, vero?» chiese, rivolgendole un'occhiata esitante.

«Mio padre mi ha raccontato un paio di aneddoti su di lei» rispose, insicura.

Sygal sospirò, come se di colpo si trovasse in difficoltà a parlare.

«Cosa ti ha detto?» domandò, spostandosi i capelli, che gli ricadevano disordinati sulla fronte.

«Mi ha spiegato che la Regina vi permette di vivere anche in sembianza umana».

Sygal annuì, spostando lo sguardo sul lago.

«Senza la Regina siamo più deboli e facilmente attaccabili» aggiunse.

«Ma perché sei stato catturato?» domandò, inarcando un sopracciglio.

«Alcuni mesi fa c'è stato un attacco nell'isola dove viviamo. Quasi tutti i draghi sono stati massacrati. Anche la Regina è morta» rispose, con un leggero tremolio nella voce.

Noreen sbarrò gli occhi, senza distogliere lo sguardo da Sygal.

«Una volta che una Regina muore, un'altra prende il suo posto. La Regina si risveglia e diventa più potente quando tocca per la prima volta un drago. Quest'ultimo viene chiamato Vanshka ed è colui che ha il compito di proteggerla e di insegnarle tutto ciò che c'è da sapere» continuò, afferrandole una mano e girandole il palmo.

Noreen sollevò le sopracciglia e scosse la testa, liberandosi dalla stretta di Sygal.

«Ci deve essere un errore. Io non posso essere la Regina» commentò, allontanandosi da lui.

Sygal le sorrise. «Non c'è nessuno sbaglio. La natura non mente. Nell'esatto momento in cui mi hai toccato, la magia dentro di te si è risvegliata. Come giustifichi il legame mentale che hai con me e che mi hai appena trasformato in umano?» ribatté.

Noreen lo osservò in silenzio, domandandosi se credergli. Tutto ciò che diceva era sensato, ma era troppo assurdo per essere vero. Non era altro che una ragazzina che non sapeva neanche badare a sé stessa. Come poteva essere la Regina dei draghi? Non aveva le forze e la mentalità adatte per proteggere quelle belve.

«Quindi sei l'unico drago rimasto?» chiese, grattandosi la testa.

«No o almeno, lo spero. Insieme a me è stata catturata una mia amica. Si trova ancora a Ezner. Dobbiamo liberarla. Poi, spero ci siano altri draghi sparsi per Daktsee. Dobbiamo riunirli tutti» disse, facendosi serio in volto.

Noreen non ribatté e spostò il capo, guardando il vuoto per alcuni minuti. Non riusciva ancora a capacitarsi di ciò che Sygal le aveva svelato.

Dopo un po', Sygal si stufò di stare seduto e volle fare una passeggiata per sgranchirsi le gambe, dato che non si muoveva in forma umana da molto tempo.

«Hai una sembianza che preferisci? Mi capisci quando ti parlo e sei in sembianza di drago?» chiese Noreen, mentre si inoltravano nella foresta. Iniziava a trovarsi a suo agio con il giovane. Sygal le sembrava un ragazzo a posto. Le camminava di fianco senza essere troppo invadente e rispettando i suoi spazi. Inoltre, non la costringeva a parlare. Era rimasto in silenzio fin da quando si erano mossi, per darle il tempo di elaborare la notizia.

«Dipende dalle situazioni. In linea generale preferisco vivere come umano. Comunque, sì. I draghi capiscono cosa dice la Regina oppure un umano con cui hanno uno stretto legame. Tuttavia, è raro che si leghino a qualcun altro, perché di solito la Regina è l'unica con cui hanno contatti» rispose, girando la testa per osservarla.

«E questa che situazione è?» chiese Noreen.

«Questa è la situazione dove devo essere umano per spiegarti tutto ciò che devi sapere. In teoria, però, istruirti non era compito mio» rispose, tornando a guardare davanti a sé, sospirando afflitto.

«Se vuoi, puoi iniziare a spiegarmi qualcosa» esclamò, sorridendogli incoraggiante.

«Dunque, io sono il tuo Vanhska, cioè il drago che ti ha svegliata. Le Regine sono in uno stato di dormiveglia finché non toccano un drago. Lui è quello che risveglia il loro potere e con cui hanno un legame più forte che con gli altri».

«Quindi mi sono risvegliata quando ti ho toccato nell'arena? Non capivo perché la prima volta che ti ho toccato avessi provato dolore e dopo no. Ma adesso mi è tutto chiaro» ragionò Noreen, non appena venne in possesso delle nuove informazioni.

«In quel momento ero spaventato, perché non sapevo cosa ti stesse succedendo e non riuscivo a muovermi. Non sono stato preparato per questo compito. Infatti, non so nemmeno tutto ciò che dovrei spiegarti» disse Sygal, storcendo la bocca.

«Adesso cosa faremo?» domandò.

«Io direi di liberare prima la mia amica. Non possiamo lasciarla lì. Poi, dobbiamo riunire tutti i draghi rimasti e per farlo dobbiamo ritornare sull'isola dove viviamo. Se qualche drago anziano è sopravvissuto, lascerò a lui il compito di prepararti» propose, guardandola in attesa di conferma.

«Bene, mi sembra un buon piano. Quando liberiamo la tua amica?» chiese, spostando alcune ciocche di capelli rossi.

«Con calma. Hai appena scoperto di essere la Regina. Sai usare la magia, vero? Non posso andare lì e distruggere tutto» la bloccò il ragazzo.

«Dai Sygal, non possiamo lasciarla ancora lì. Ricordati che siamo abbastanza lontani da Ezner. Potrebbe essersi indebolita e se la faranno combattere, potrebbero ucciderla»

Il ragazzo si ritrovò, suo malgrado, costretto a dar ragione a Noreen.

«Il tuo compito sarà quello di aprire la porta della cella dove è rinchiusa e la rete che abbiamo distrutto, se l'hanno già riparata. Poi dovrai spostare il vento per farci andare più in alto possibile nel minor tempo e sfuggire agli umani, perché Ezner non è una città ventosa, soprattutto di notte, e con le mie sole ali ci metterei troppo a salire di quota, ma questo ho visto che lo sai già fare. Quando sarò trasformato, non ti potrò aiutare, dovrai fare tutto da sola»

«Va bene, sono pronta» esclamò Noreen, mentre sentiva l'adrenalina in corpo aumentare. Quello che stava per fare era la cosa più rischiosa che avesse mai affrontato nella sua vita ripetitiva e tranquilla.

«Sappi che la tua vita ha la precedenza sulla mia e su quella di tutti gli altri draghi e abituati a pensarlo, perché sarà sempre così» le raccomandò Sygal guardandola con attenzione con i suoi occhi così particolari che la incantavano tanto.

«Non mi sembra corretto quello che dici. La tua vita è importante quanto la mia, e così quelle degli altri» controbatté.

«Noreen, se muori tu non ci sarà nessun'altra Regina. E ora andiamo, prima che cambi idea» disse levandosi il mantello che gli copriva le nudità.

Noreen fece un sospiro profondo e, chiudendo gli occhi, immaginò il ragazzo davanti a lei assumere la forma della belva che ormai conosceva bene. Sygal le aveva spiegato che per fargli mutare forma doveva solo volerlo, come era capitato poco prima e concentrarsi.

Quando aprì gli occhi notò il ragazzo che la fissava con uno sguardo assorto. Si riscosse, però, non appena avvertì i primi mutamenti. Sygal iniziò la trasformazione. Al contrario del mutamento da drago a umano, questa volta, la prima cosa a cambiare furono gli occhi. Diventarono, in pochi secondi, rossi-arancio e la pupilla si assottigliò. La vista divenne più acuta e iniziò a notare particolari che gli occhi umani non erano in grado di notare. Poi, il corpo iniziò a ricoprirsi di scaglie rosse, mentre le mani e i piedi si allungavano formando gli artigli. Con un sibilo infastidito da parte di Sygal, uscirono le ali che si ingrossarono in contemporanea con il corpo.

«Noreen, ricordati di ascoltare le mie emozioni e comunicare c...». Sygal non fece in tempo a finire la frase che anche la voce si modificò lasciando il posto solo a ringhi, sibili e ruggiti.

Noreen poté sentire di nuovo le emozioni del drago. Da un lato era preoccupato per la missione e restio ad andare, ma dall'altro non vedeva l'ora di ricongiungersi con la sua amica e di liberarla. Noreen lo accarezzò sul muso per incoraggiarlo, anche se sentiva di aver più bisogno lei di lui di essere rassicurata.

Noreen guardò Sygal esitante, non sapendo bene come farsi portare dalla belva. Non aveva intenzione di volare di nuovo tra i suoi artigli, ma non era convinta che il drago accettasse a portarla in groppa, anche perché senza cinghie o sella, temeva di cadere.

Sygal, però, con un cenno del capo le indicò le spalle e si inclinò in avanti per consentirle di salire con più facilità.

Noreen, ancora titubante, salì in groppa al drago. Sygal aspettò che si sistemasse bene, poi spalancò le enormi ali e si sollevò da terra senza fatica, dandosi la spinta con le zampe possenti. Noreen si lasciò scappare un gridolino e si avvinghiò al collo del drago, temendo di cadere giù. Non aveva dubbi che Sygal si sarebbe lanciato a riprenderla, se fosse cascata, ma preferiva evitare di correre il rischio.

Sygal sbatté le ali con pigrizia, mentre si alzava di quota piano, per darle il tempo di abituarsi ai suoi movimenti. Noreen si mosse a disagio, cercando di trovare una posizione comoda. Le squame dure e affilate del rettile le graffiavano tutte le gambe, coperte solo dalla gonna del vestito.

Le era capitato di fare passeggiate a cavallo, e quando aveva provato a galoppare si era sempre sentita sballottata. In confronto al drago, però, i movimenti dei cavalli erano tranquilli. Il continuo movimento delle ali la destabilizzava, insieme agli scatti delle spalle, dove era seduta lei. Noreen si aggrappò alle squame che aveva davanti, per stabilizzarsi. Dopo poco, si abituò ai movimenti di Sygal e iniziò ad assecondarlo. Lo rassicurò e gli diede il permesso di iniziare a volare davvero, per raggiungere la capitale delle pianure.

La vista dall'alto era meravigliosa. Se non avesse avuto un compito pericoloso da svolgere, si sarebbe goduta di più il panorama. Da lì, poteva vedere quanto fossero vaste le pianure e di quanto risultasse piccola Ezner e i villaggi circostanti intorno. A sud si estendevano le foreste e le montagne di Bellinkut ed erano così vaste che non riusciva a vederne la fine. A ovest, invece, erano visibili le vette delle montagne del nord, nascoste in parte dalle nuvole. Le cime erano ancora ricoperte di neve. Era dai villaggi presenti in quelle zone che le città come Ezner catturavano gli uomini che servivano loro per le arene.

Sotto di loro c'era solo una distesa di erba e alberi, che davano l'impressione di trovarsi sopra un mare verde. C'erano delle case ogni tanto e le parve di scorgere degli animali selvatici muoversi.

Infine, portò lo sguardo sul Sole, davanti a lei, che stava tramontando in quel momento, sparendo dietro all'orizzonte. La sua scomparsa portava con sé un'oscurità sempre più evidente e scura. Noreen strizzò gli occhi per scorgere meglio Ezner. Per fortuna, Sygal ci vedeva meglio di lei e non aveva problemi a volare al buio. Lei stava già iniziando a perdere il senso dell'orientamento. Non era brava a orientarsi seguendo le stelle, che spuntavano poco alla volta nel cielo sempre più buio.


Non ci misero molto a raggiungere Ezner. Sygal volava veloce sopra i campi e i villaggi, abbastanza in alto da non essere notato. Il buio era un alleato potente in quel momento. Solo una persona molto attenta avrebbe potuto scorgere il drago nel cielo.

Sygal sbatteva le ali con forza, captando ogni corrente ascensionale, in modo da andare più veloce senza sprecare troppe energie. Non appena Noreen fu in grado di scorgere le vie e gli abitanti di Ezner, una morsa di nostalgia la trafisse, ma si impose di rimanere concentrata.

Sygal rallentò e si mise a volare in cerchio, per permettere a entrambi di studiare la situazione. Era notte tarda ormai e chiunque avesse alzato lo sguardo in alto, lo avrebbe scambiato per un falco o qualche altro uccello. Si trovavano abbastanza in alto da essere confusi, ma non troppo per permettere anche a Noreen, con la sua vista umana, di osservare la città.

Sygal le sfiorò la mente con gentilezza, in una muta domanda, per sapere se fosse pronta a usare la magia e avventurarsi per le strade cittadine. Noreen gli diede una pacca sulla spalla, in risposta. Dopo tutto quel tempo in aria, sentiva la gola secca e non era sicura di riuscire a parlare.

Il drago planò piano verso Ezner e puntò una via dietro l'arena, che sembrava deserta. Così avrebbero potuto atterrare ed entrare senza attirare troppa attenzione. Sygal aveva studiato le ronde e i movimenti delle guardie e avevano un tempo molto breve per liberare l'altro drago, prima che i soldati accorressero e rendessero loro impossibile andarsene senza versare sangue. Il piano era, infatti, evitare di fare del male agli umani. Era pronto a uccidere se qualcuno fosse stato un pericolo per Noreen, ma in caso contrario, avrebbe evitato in ogni modo di sporcarsi di nuovo gli artigli e le zanne.

Una volta a terra, si diressero in fretta verso l'entrata dell'arena. Lo spazio era abbastanza grande da farlo passare, dato che era stato costruito apposta per consentire l'accesso a qualsiasi creatura.

Noreen, scesa dalla schiena di Sygal, avanzava con il cuore che le batteva forte nel petto, mentre cercava di regolare il respiro e di camminare senza fare troppo rumore, con il timore di attirare l'attenzione di qualcuno.

Percorsero vari corridoi pieni di gabbie con umani e animali, prima che Sygal si fermasse davanti a una cella e la guardasse, in attesa. Il drago emise un borbottio basso, per richiamare l'altro rettile, il quale rispose con un verso simile.

Noreen, confortata dalla fiducia che Sygal riponeva in lei, socchiuse gli occhi e appoggiò i palmi delle mani sulla superficie fredda. Essendo quella una porta troppo spessa e pesante, non poteva pensare di deformarla come aveva già fatto. Si concentrò, piuttosto, sulla serratura per farla scattare.

L'immenso potere dentro di lei, che non aveva nemmeno scoperto tutto, rispose subito e ciò non fece che aumentare l'adrenalina. Viltor le aveva detto che, quando i battiti cardiaci erano più rapidi del normale, in uno stato di tensione, la magia rispondeva quasi all'istante, per proteggere il portatore da eventuali attacchi.

Noreen iniziò l'incantesimo e la serratura scattò, producendo un rumore troppo forte. Sygal si mosse inquieto, mentre si guardava intorno, temendo che qualcuno fosse stato richiamato dal suono. Noreen si impose di non distrarsi e concentrò tutta la sua attenzione su ciò che stava facendo. Sentì l'energia defluire dal suo corpo e la tentazione di interrompere l'incantesimo, causata dalla stanchezza e da quel senso di vuoto che si creava dentro di sé, divenne forte. Il peso della responsabilità che gravava su di lei, però, si fece sentire. Iniziò a sentire le dita delle mani e le braccia intorpidirsi, come avveniva sempre quando faceva magie che le richiedevano più attenzione rispetto a quelle basilari. Mosse le dita, per ricordare a sé stessa che non stava dormendo e che l'incantesimo era reale.

Viltor le aveva raccomandato mille volte di abituare con gradualità il corpo e di non iniziare con attività impegnative; ma quello che stava facendo era fuori dal suo limite temporaneo.

Quando ormai le si stavano chiudendo gli occhi dalla stanchezza e cominciava a reggersi in piedi a fatica, avvertendo le gambe farsi tremanti, Sygal le toccò il braccio con il muso, avvisandola che poteva fermare l'incantesimo.

Noreen interruppe il flusso di magia e si appoggiò all'enorme zampa rossa di Sygal, ringraziandolo con la mente per averla avvisata e fermata prima che consumasse del tutto le sue energie vitali.

A Noreen seccavano tutte le limitazioni della magia, sebbene sapesse quanto fossero importanti. Infatti, la potenza del potere di una persona era legata alla sua forza fisica. Noreen non avrebbe mai potuto fare grandi cose con la magia, finché non avesse avuto più potenza nel corpo.

Prima che la sua vita venisse stravolta, Viltor le aveva detto che avrebbe presto imparato nuovi incantesimi. A causa degli eventi, però, non aveva potuto apprendere nulla e questo la comprometteva non poco. Era da sola con due draghi, sapendo a malapena alcune basi della magia. Viltor aveva passato tutta la sua vita a imparare e praticare i suoi poteri e non era neanche il mago più potente di Daktsee, da quello che le aveva detto.

La serratura scattò, facendo socchiudere l'enorme porta. Il drago rinchiuso spinse con il muso, esitante e si affacciò, prima di decidersi a uscire dal buco buio. Il rettile era più piccolo di Sygal e aveva le squame di un colore scuro, tendente al viola. A causa della poca luce, non poteva essere certa della tonalità. La belva la studiò con sospetto e un pizzico di avversione. Noreen ricambiò l'occhiata, perplessa. Non sapeva bene come interagire con essa.

Sygal decise di non perdere altro tempo, perché si abbassò sulle zampe e la esortò a salirgli sulle spalle. Non potevano rimanere lì un minuto di più. Era troppo rischioso.

Uscirono dall'arena e il drago viola, senza preavviso, spalancò le enormi fauci, scagliando fiamme ardenti sulle case e sugli edifici intorno a loro. Noreen la fissò, atterrita, senza sapere bene come comportarsi. Non si era aspettata quella reazione da parte dell'essere.

In pochi secondi, il fuoco attaccò anche alcune case di cittadini, i quali si lanciarono in mezzo alla strada, tentando di mettersi in salvo. Le grida di dolore e terrore le rimbombarono nella testa.

Noreen gridò contro il drago viola più e più volte, pregandolo di fermarsi, ma la belva non ne sembrava intenzionata.

«Basta! Smettila!» urlò ancora, cercando di distogliere l'attenzione del drago dalle sue vittime. Noreen provò a raggiungere la mente del rettile, ma le sembrava una meta lontana e irraggiungibile, non un posto vicino come quella di Sygal. Con il ragazzo le veniva tutto più facile e immaginava fosse perché era il suo Vanshka.

Sygal studiava la situazione. Il drago era contrariato da ciò che stava facendo il suo simile, ma non sembrava nemmeno intenzionato a fermarlo, con il rischio di mettere lei in pericolo e causare danni maggiori. Inoltre, stavano sopraggiungendo le guardie cittadine, con archi e reti, pronte a catturarli e doveva concentrarsi per evitare i dardi mirati alle ali, punto più sensibile.

Di colpo, i pensieri di Sygal, che erano stati presenti fino a quel momento ed esprimevano solo preoccupazione e irritazione per il comportamento del suo simile, sparirono. Noreen non li avvertì più. La sua mente si scontrò con una superficie vuota e senza calore. Sygal si lanciò sull'altro, ruggendo. Con un colpo di testa, spostò il capo dell'altra belva che stava per sputare di nuovo fuoco. La afferrò con gli artigli affilati, affondandoglieli nella carne, fino a farla ringhiare dal dolore e si sollevò in volo. Il drago viola provò a liberarsi, ma a ogni movimento si infliggeva ulteriore dolore.

Una prima raffica di frecce li sfiorò. Alcune si scontrarono con il torace del drago, ma le squame resistenti lo protessero. Noreen si piegò sul suo collo per evitare di essere colpita. Provò a richiamare la magia per aiutare Sygal a innalzarsi di quota, ma era stremata e anche solo l'atto di concentrarsi per risvegliare il potere dentro di lei le costava fatica. Incitò il drago, il quale sbatté le ali con più forza. Il peso dell'altro rettile lo rallentava, ma Sygal riuscì a uscire dal raggio d'azione degli arcieri.

Noreen rimase tesa finché non si lasciarono le mura di Ezner alle spalle. Ogni tanto, Sygal perdeva quota, ma non rischiarono mai di precipitare, grazie alle correnti ascensionali che la belva sapeva captare e prendere.


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Ha fatto la comparsa uno dei personaggi più rilevanti;)

Chi ha già letto la storia conoscerà bene Sygal...

Mi dispiace non aver aggiornato spesso in questo periodo, ma sono stata piena di impegni:(

Instagram: animadidragoo

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