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33. La Regina

Il mattino seguente, quando Noreen scese in cucina, intenzionata a fare colazione, trovò solo Pess. Il mago stava mangiando in silenzio, con lo sguardo perso nel vuoto. Le sue sopracciglia erano aggrottate e gli occhi spenti. Noreen fu sul punto di chiedergli se c'era qualcosa che non andava, ma Pess si accorse di lei. Raddrizzò la schiena, si passò una mano tra i capelli grigi e le sorrise.

Noreen si diresse verso il mobile per prendere una tazza e si sedette a tavola, di fronte a lui. Mentre si versava l'acqua, gli lanciò un'occhiata. «Non mi sei sembrato molto colpito dal fatto che io sia la Regina e gli altri dei draghi» borbottò, poggiando la coppa sul ripiano.

Pess scrollò le spalle. «Magari l'avevo già capito».

Noreen inarcò un sopracciglio. «Sai parecchie cose su di me, vero?».

«Su di te, nello specifico, no. Conoscevo la precedente Regina» rispose, con tono mesto.

Noreen raddrizzò le spalle nel sentire quelle parole e si fece attenta. «Io non so nulla su di lei» mormorò.

Pess la scrutò, perplesso. «Sygal e Katla non ti hanno mai raccontato nulla?».

«La mia predecessora è una sconosciuta per me» ammise, scuotendo la testa.

Pess sospirò e si passò una mano sugli occhi, come se quella rivelazione l'avesse messo in difficoltà.

«La precedente Regina era una donna tenace e aveva a cuore i suoi draghi. Li metteva davanti a tutto, pure a sé stessa. Il suo piano era quello di venirti a prendere non appena fossi diventata più grande, per portarti con lei sull'isola e prepararti a essere una Regina».

Noreen lo interruppe. «Aspetta! Io ero destinata a diventare Regina? Era già tutto deciso? Pensavo che il legame con i draghi fosse casuale».

La pausa di Pess fu troppo lunga. Il mago la guardò, esitante. Noreen fremette sulla sedia, ansiosa di saperne di più.

«No, fin dalla tua nascita sei stata destinata a divenire Regina. Questo perché solo una Regina può dare vita a un'altra» proferì, abbassando il tono della voce.

Noreen aprì la bocca, ma non riuscì a parlare. Fissò negli occhi Pess, man mano che la verità prendeva forma nella sua testa.

«Pensavo che Viltor te l'avesse detto» mormorò Pess, osservandola preoccupato.

Noreen non perse tempo a chiedergli come facesse a conoscere anche Viltor o come sapesse tutte quelle cose sulle Regine. Si alzò di scatto dalla sedia e uscì dalla cucina come una furia. Salì le scale, saltando alcuni scalini. Si aggrappò al corrimano per timore di ruzzolare giù, ignorando la voce di Pess che la richiamava.

«Sygal!» urlò, mentre spalancava la porta della camera dove dormiva, insieme agli altri. Sygal si mise seduto di scatto, puntando gli occhi allarmati su di lei. Noreen gli si avvicinò a grandi passi, ignorando che fosse mezzo nudo e di averlo svegliato in maniera brusca.

«Che c'è?» domandò, agitato.

«Perché non mi hai detto che mia madre era la Regina?!» gridò. Strinse un lembo della gonna, per tenere occupate le dita tremanti. Sapeva che le lacrime sarebbero arrivate da un momento all'altro, ma voleva sapere tutto.

L'espressione sul viso di Sygal mutò. Il ragazzo serrò la mandibola e si zittì. Rimase immobile a guardarla.

«Parla!» lo esortò. La sua voce era diventata più stridula del normale, ma non le importò. Non le interessava di farsi vedere così fragile e disperata. Doveva sapere.

«Non sapevo come dirtelo» sussurrò Sygal, senza staccare gli occhi da lei.

Le poche forze, che l'avevano tenuta in piedi, la abbandonarono. Arretrò e si accasciò contro la parete fredda, rannicchiandosi su sé stessa e nascondendo il viso tra le ginocchia e il petto. Le lacrime presero a scorrere senza che potesse fermarle. La misera speranza che Pess si fosse sbagliato, che ciò che aveva detto non fosse vero, si era spenta con la confessione di Sygal.

Due braccia la strinsero. Sygal l'abbracciò, accarezzandole la testa con una mano.

«Mi dispiace. Cercavo un modo per dirtelo, ma non esiste il momento giusto per queste cose» sussurrò. Sentì la sua voce tremare. Sygal sapeva bene come si sentiva. Aveva provato lo stesso lutto sulla sua pelle. Non provò a fermare i singhiozzi, mentre appoggiava il capo sul petto del ragazzo.

«Mia madre...non la conoscerò mai» urlò, tra i singhiozzi. Le mancava il fiato e sentiva la testa girarle. Serrò le palpebre più forte che poté, senza riuscire però a fermare il pianto.

Sentì in maniera indistinta dei passi, segno che qualcuno fosse uscito dalla stanza, ma l'unica cosa che avvertiva, oltre al corpo di Sygal, era il dolore che la stava lacerando. Era cresciuta con la speranza di poter ricongiungersi un giorno con la donna che le aveva donato la vita. Non era mai riuscita a odiarla per averla abbandonata; ma sapere che non avrebbe mai potuto guardarla in viso, vederla sorridere, sentire la sua voce e confrontare le loro somiglianze era insopportabile.

Sygal la tenne stretta a sé finché non si calmò. La tristezza si era trasformata in rabbia nei confronti di chi l'aveva uccisa, man mano che le lacrime percorrevano le sue guance, fino a raggiungere il mento, per poi cadere sul pavimento freddo. Noreen si staccò da Sygal e tirò su con il naso, mentre si asciugava le ultime gocce salate con le dita. Un sorriso imbarazzato le comparve sul viso, nel constatare che alcune sue lacrime avevano bagnato il petto di Sygal. Ci appoggiò una mano, per levarle e avvertì il cuore del ragazzo battere forte sotto i suoi polpastrelli.

«Mi dispiace» mormorò, abbassando il braccio. Sygal le asciugò le gote con il pollice, prima di aiutarla a rialzarsi.

Le rivolse un sorriso amaro. «Io ci sono e ci sarò» sussurrò.

Noreen non riuscì a trattenersi dall'abbracciarlo. Gli cinse le braccia intorno al busto e appoggiò la guancia contro il suo petto. «E io ci sono per te».


Quando scesero al piano di sotto, trovarono gli altri ragazzi raccolti in cucina con Pess. Si zittirono non appena li sentirono arrivare. Noreen entrò nella stanza, dopo aver preso un bel respiro per farsi forza. Non voleva che gli altri la vedessero nello stato in cui si era mostrata a Sygal. Non si vergognava di essere crollata e aver pianto a dirotto davanti a lui. Sapeva che lui la poteva capire, sapeva cosa provava.

«Tutto bene?» domandò Katla, studiandola con una luce apprensiva negli occhi.

Noreen si limitò ad annuire, mentre si accomodava su una sedia e Sygal prendeva posto al suo fianco.

«Cos'avete intenzione di fare ora?» chiese Pess. Il mago non si era mosso da dove l'aveva lasciato e la scrutava con i gomiti appoggiati sul tavolo. Malgrado la domanda fosse stata rivolta a tutti, era con lei che parlava davvero.

Kateur e Katla girarono in contemporanea la testa nella sua direzione, ansiosi di conoscere la sua risposta. Noreen fece il loro stesso gesto, ma rivolto a Sygal. Il ragazzo incrociò il suo sguardo e la fissò, in attesa.

«Voglio scoprire chi è stato a fare del male a mia madre e a tutti i draghi. Dobbiamo tornare a Noosh».

«Magari scoprirete qualche dettaglio che vi è sfuggito» disse Pess, d'accordo con lei.

Noreen si girò nella direzione del cavaliere. «Kateur, tu cos'hai intenzione di fare?».

Kateur lanciò delle veloci occhiate a Sygal e Katla, prima di risponderle. «Vengo con voi».

Noreen annuì, mentre portava l'attenzione sul ragazzo al suo fianco. «Dobbiamo continuare la ricerca dei draghi superstiti». Sygal annuì, tamburellando le dita sul tavolo.

«Possiamo provare ad attivare la Lanterna, così i draghi la sentiranno e torneranno a Noosh. Non dovrebbero essercene altri rinchiusi nelle arene» si intromise Katla.

Noreen la fissò, mentre rifletteva.

«Non è detto che si attivi e potrebbe richiamare anche intrusi» borbottò Sygal, mentre guardava un punto fisso nel vuoto, con aria pensierosa.

Katla scrollò le spalle. «Lo so, ma è meglio che girare senza meta per Daktsee sperando di incrociarne qualcuno».

Noreen sentì il bisogno di rivolgersi a Pess. Il mago le aveva confessato di aver conosciuto sua madre e sperava che sapesse anche qualcosa riguardo alla Lanterna. «Tu che ne pensi?».

Pess sollevò le sopracciglia e scosse la testa. «Non ne avevo mai sentito parlare».

«L'ultima volta che è stata usata è accaduto centinaia di anni fa. Non la si utilizza se non è necessario» rispose Sygal.

«Decidiamo una volta arrivati sull'isola, no?» propose Kateur.

«Mi pare l'idea migliore» concordò Noreen.

Pess si alzò e incrociò lo sguardo di Noreen, prima di lasciare la cucina. «Tenetevi lontani da Gadiya. Non è mai stata una città amichevole nei confronti dei draghi».

Noreen lo fissò, mentre usciva. Non aveva mai sentito parlare di Gadiya. Ricordava solo di aver letto quel nome su una mappa di Daktsee. La città si trovava sulla costa del mare di Flut, a poca distanza da Noosh. Poteva essere un ottimo luogo dove indagare e raccogliere informazioni, malgrado le avvertenze di Pess.

«Quando partiamo?» domandò Katla, con rinnovata energia. Noreen trattenne un sorriso, nel vedere l'entusiasmo dell'amica. Katla tendeva a impigrirsi stando sempre in uno stesso posto senza fare nulla. Aveva bisogno di avere un impegno che le tenesse occupate sia la mente che il corpo.

«Quando saremo pronti» le rispose Kateur. Il cavaliere sedeva comodo sulla sedia, dopo aver allungato le lunghe gambe sotto il tavolo e aver incrociato le mani dietro alla nuca. Rivolse un ghigno divertito a Katla.

Katla si rivolse a Noreen, indicando con un dito Kateur, senza nascondere una smorfia. «Dobbiamo proprio portarcelo dietro, questo?».

«Tu te lo porterai dietro» le rispose Sygal, alzandosi in piedi e avviandosi fuori dalla stanza, con un sorriso in viso.

Katla si avvicinò a Kateur e si chinò verso di lui. «Ci divertiremo in volo, noi due» gli sussurrò all'orecchio.

Il ragazzo ricambiò il ghigno e le fece l'occhiolino, per nulla intimorito dalla minaccia. «Ricordami chi cavalca chi».

Noreen si impose di non scoppiare a ridere e nascose il sorriso dietro alla mano, per non offendere Katla, la quale si raddrizzò di scatto e serrò le labbra.


Noreen decise di allontanarsi dai due, prima che la situazione peggiorasse. Si avviò fuori dalla cucina seguita da Galapey. Il ragazzo non aveva detto nulla durante la conversazione, ma l'aveva visto attento. La sua voce era ancora roca, segno che il ragazzo non si fosse ancora ripreso dopo quei mesi di mutismo forzato. Rallentò il passo per permettere a Galapey di affiancarla, volendo sapere cosa ne pensasse lui. Non aveva ancora avuto modo di parlare con lui da quando lo avevano liberato e sentiva il bisogno di fare amicizia e creare un legame come con tutti i suoi draghi. «Cosa ne pensi di tornare a Noosh?».

Galapey spalancò gli occhi e si passò una mano tra i capelli biondi, a disagio. «Non lo so. Conservo ricordi belli e terrificanti di Noosh».

Noreen aprì la porta e si fece da parte per far passare il ragazzo, il quale la ringraziò con tono sommesso. Noreen inspirò l'aria fresca e socchiuse le palpebre, lasciando che la luce del Sole mattutino le accarezzasse il viso. Trovò Galapey intento a fissarla con curiosità.

«Hai lo stesso viso della precedente Regina» mormorò.

Noreen deglutì, non aspettandosi quelle parole da parte sua. Chinò la testa e si concentrò sull'erba verde al suolo.

«Ho scoperto solo oggi che era mia madre» rispose, emettendo una risata triste.

Galapey puntò l'attenzione sugli alberi davanti a loro. «Ho perso anche io i miei genitori quella notte».

Prima che Noreen potesse dire qualcosa, Sygal uscì dalla casa con la spada in mano. Si accorse di loro e li raggiunse. «Katla e Kateur sono ancora vivi?» domandò, con ironia.

Noreen scrollò le spalle. «Li abbiamo abbandonati quando abbiamo visto che la situazione stava degenerando. Tu dove stai andando?»

«Volevo esercitarmi un po'» rispose, abbassando lo sguardo sulla spada.

Sygal alternò lo sguardo da Noreen a Galapey, il quale assisteva alla loro conversazione in silenzio.

«Ti va di allenarti?» domandò Sygal all'amico, accennando un sorriso. Galapey annuì, prima di girarsi per rientrare in casa in cerca di una spada.

Noreen lo guardò rientrare. Non aveva conosciuto Galapey prima dell'attacco all'isola, ma il suo comportamento le faceva pensare che fra tutti i draghi fosse quello ad aver sofferto di più. Sygal aveva dovuto passare meno tempo rinchiuso in un'arena e Katla non era stata catturata. Tutti e tre avevano perso le loro famiglie e i loro amici, ma Galapey doveva aver perso anche la speranza di uscirne vivo.

«Ha bisogno di tempo» mormorò Sygal, come intuendo i suoi pensieri.

Noreen incrociò i suoi occhi malinconici. «Non so se sia una buona idea riportarlo a Noosh ora».

Sygal si sedette sullo scalino di legno della veranda e appoggiò i gomiti sulle ginocchia, alzando la testa nella sua direzione. «Dobbiamo affrontare i nostri incubi, se vogliamo tornare a vivere sereni. È stato solo quando ho affrontato Noosh e ciò che ne rimaneva che ho ricominciato a respirare».

«Perché non ti alleni anche tu con l'arco?» propose, poi.

«Mi sembra un'ottima idea per richiamare Katla e separare quei due» concordò Noreen, sorridendo.

Non fece in tempo ad aprire la porta d'ingresso, che l'amica la spalancò con un gesto stizzito e comparve alla sua vista, sbuffando. «Non lo sopporto, giuro!» esclamò.

«Ti va di tirare un po' con l'arco?» le chiese Noreen. L'espressione esasperata di Katla le faceva intuire che i due avessero discusso a lungo, dopo che li aveva lasciati.

Katla si illuminò in volto e si avviò a recuperare arco e frecce. «Sì, ma oggi il bersaglio sarà Kateur!».

Noreen alzò gli occhi al cielo e scosse la testa, mentre Sygal ridacchiava. «Quei due o si innamoreranno alla follia oppure finiranno per scannarsi» commentò, non appena fu sicuro che Katla non potesse sentirlo.

Noreen rise, non riuscendo a immaginarsi i due amici andare d'accordo e parlare senza insultarsi e lanciarsi occhiatacce.


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Rivelazione che immagino fosse molto prevedibile, ma ce ne saranno di migliori in futuro ;)

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