3. Solitudine
Il drago, prima di posare le zampe a terra, la lasciò andare con delicatezza, per evitare di schiacciarla. Fu in quel momento che Noreen ne approfittò.
Prendendo un respiro profondo per avere abbastanza fiato, scattò in avanti e iniziò a correre con tutte le sue forze in mezzo alla vegetazione. Non conosceva la zona e non c'era nessun sentiero che la potesse guidare. Scappò alla cieca, puntando solo a mettere più distanza possibile tra lei e la belva. Mentre avanzava, si chiese che speranze avesse di sfuggire al drago.
Noreen si diresse dove la vegetazione diventava più fitta e sperò che le piante la riparassero almeno un po' dalla vista della bestia.
Sentì un ruggito dietro di lei e l'emozioni del drago la schiacciarono come prima. Riconobbe la rabbia, che però, questa volta era più pacata; poi avvertì qualcosa che pareva essere divertimento. Sbarrò gli occhi stranita, ma non ebbe il tempo per rifletterci, perché la belva le fu di nuovo addosso. Le piombò contro con le ali aperte e ruggì vittoriosa.
Noreen raccolse tutta la concentrazione e tutte le forze che aveva. Richiamò la magia e con un urlo, causato dallo sforzo, invertì il verso dello spostamento d'aria prodotta dalle ali del drago. La bestia aveva già allungato le zampe artigliate per afferrarla, quando le sue ali si gonfiarono all'improvviso. Noreen, con fatica, spinse indietro la creatura.
La vide precipitare su un albero e cadere a terra, sradicandolo dal terreno. Il drago ruggì furioso e si rialzò chiudendo le ali, mentre la osservava con attenzione. Sembrava che non si fosse aspettato quella mossa da parte sua.
Le si avvicinò con calma e iniziò a girarle intorno, senza perderla d'occhio, come se fosse stata una preda. Un brivido le percorse la schiena. Si sentiva in trappola e il rettile era in vantaggio su di lei. Non aveva altro che i suoi poteri per difendersi. Non poteva sperare di tornare a Ezner e rifugiarsi lì. Aveva perso il conto di quanta strada avesse fatto il drago in volo. Potevano trovarsi a poca distanza dalla città come a ore di viaggio.
La bestia le si avvicinò ancora e allungò il muso, ma Noreen fece un passo indietro. Dalle emozioni del drago non avvertiva nulla di ostile, ma preferiva non fidarsi. Era comunque la stessa belva che aveva ucciso alcuni uomini davanti a lei. Lui e tutti i suoi simili venivano descritti sempre come creature spietate e assassine provette.
Il drago ritrasse la testa con lentezza e, dopo averla osservata a lungo, indietreggiò. Mosse la coda per equilibrarsi e se ne andò correndo. Noreen spalancò la bocca, esterrefatta. Non riusciva a credere che il drago fosse così agile anche sul terreno. Era convinta, data la sua figura imponente, che fosse scattante solo in cielo.
Dopo che il drago fu sparito nella boscaglia, calò il silenzio. Per la prima volta, Noreen si sentì davvero sola. Finché la belva era rimasta con lei, non aveva avuto modo di realizzare cosa fosse accaduto a Ezner.
Sentì le lacrime minacciare di uscire. Sbatté più volte le palpebre e fece dei respiri profondi per calmarsi. Iniziò a camminare, volendo trovare un luogo più sicuro e riparato e una sorgente d'acqua dove bere.
Solo dopo pochi minuti, realizzò che stava percorrendo la strada che aveva preso la belva. Senza accorgersene, aveva iniziato a seguire le impronte lasciate sul terreno fresco dal drago.
Si fermò di colpo e deviò a destra, continuando a farsi spazio tra le piante. Dopo un po', la vegetazione si aprì per lasciare spazio alla riva di un lago. Raggiunse in fretta l'acqua e si inginocchiò per bere.
Mentre il liquido fresco le bagnava la gola secca e la rinvigoriva un po', avvertì di nuovo quella sensazione che aveva provato prima. Si girò ma non vide la fonte di quelle emozioni così umane. Voltò la testa in tutte le direzioni, ma non riuscì a intravederlo. Doveva ammetterlo: il drago era più bravo di quanto pensasse a mimetizzarsi, nonostante la taglia e il colore.
Il rettile era vigile e manteneva il suo interesse su di lei; ma allo stesso tempo c'era qualcosa che lo distraeva. Pensò fosse una preda. D'altra parte era plausibile che la belva fosse a caccia. Non sapeva neanche se gli avessero dato da mangiare mentre era prigioniero, ma dubitava che i guerrieri dessero del cibo agli animali presenti nell'arena, con il rischio che recuperassero le forze e potessero avere la meglio con facilità sugli avversari. Per rendere i combattimenti più lunghi, bestie e gladiatori dovevano avere le stesse forze. Anzi, la stupiva che la belva continuasse a tenere la sua attenzione su di lei, come se non volesse mai perderla di vista.
Sentì alcune voci e passi umani che si stavano avvicinando a lei. Noreen avvertì la tensione crescere e si girò, cercando il drago. Sperava che la proteggesse, dato che non era in grado di difendersi. Avrebbe potuto fare qualche incantesimo, ma non era abbastanza in forze e concentrata per riuscirci.
Alcuni uomini uscirono dalla boscaglia e si bloccarono non appena la videro. Noreen rimase impalata e desiderò come non mai poter agire sul proprio corpo e diventare invisibile. I nuovi venuti la guardarono a lungo, con gli occhi spalancati. Sembravano sorpresi di trovare qualcuno in quella parte di foresta.
«È la strega che ha liberato il drago!» esclamò uno, puntandole il dito contro.
I compagni parvero ricordarsi di lei all'istante e le loro espressioni cambiarono, i loro sguardi divennero più duri. Li vide sguainare le spade e capì di essere spacciata. Imprecò, realizzando quanto in fretta si fosse diffusa la notizia, se quegli uomini ne erano già al corrente. Maledisse i cittadini pettegoli di Ezner. Sperò che Viltor stesse bene e se la passasse meglio di lei. Rifletté, però, che se i forestieri l'avevano riconosciuta, non doveva trovarsi lontana dalla città.
Noreen si girò di scatto, inoltrandosi nella vegetazione e correndo lontana dal gruppo. Sentì i loro passi affrettati dietro di lei. Il cuore le batteva forte nel petto, sia per lo sforzo che per la paura che la stava divorando dentro.
«Pensavi di andare molto lontano?!» la provocò un uomo, afferrandola per un braccio, interrompendo la sua fuga.
Noreen strattonò il polso, senza successo. «Lasciatemi andare!» gridò. Chiuse gli occhi in un tentativo di richiamare la magia, ma l'aveva già usata troppo quel giorno e non aveva molta resistenza. Se anche fosse riuscita a controllarla, sarebbe stata troppo poca per difendersi da tutti quegli uomini.
Uno di loro la immobilizzò, mentre un compagno le si avvicinava con la spada in mano.
«Le streghe come te non si meritano altro che una lama conficcata nel petto!» esclamò l'uomo, mentre alzava il braccio e si preparava a infliggerle il colpo.
Noreen si dimenò, mentre sentiva le lacrime scorrerle lungo le guance. Non poteva credere che fosse quello il suo destino, che non ci fosse neanche una possibilità per salvarsi.
In preda al panico, fece l'unica cosa che le era possibile in quel momento. Cercò con la mente il drago, cercò i suoi pensieri, le sue emozioni. Non appena lo ebbe trovato, gli chiese aiuto, gridò in silenzio con tutte le forze che aveva, affinché la belva la sentisse. Non seppe nemmeno lei perché lo fece, ma le parve la cosa più naturale da fare.
Un ruggito rimbombò in tutta la foresta. Noreen sentì che le mani la lasciavano andare e aprì gli occhi giusto in tempo per vedere l'enorme drago rosso piombare dal cielo. Si lanciò su di lei e sugli uomini, i quali si stavano allontanando in fretta, ma non abbastanza per il terribile predatore.
La belva fu veloce e spietata. Dilaniò le loro carni con gli artigli, i quali si tinsero di sangue fresco; sputò bollenti fiamme scarlatte sui nemici; strinse tra le fauci i loro corpi, lanciandoli poi contro gli alberi. Anche Noreen venne sporcata dagli schizzi rossi e dovette girarsi, trattenendo un conato di vomito.
Quando anche l'ultimo uomo cadde inerme al suolo, il silenzio tornò sovrano nel bosco e Noreen si girò con lentezza verso il drago. Si rese conto che quella bestia così crudele e mistica aveva conquistato la sua fiducia. Continuava a difenderla senza un apparente motivo. L'unico che le veniva in mente era che fosse riconoscente che l'avesse liberata dalla prigionia.
Volle trasmettere al rettile tutta la sua gratitudine, quindi lo cercò di nuovo con la mente, come aveva fatto prima e gli trasmise i suoi pensieri. Si rese conto che comunicare con il drago in quel modo le veniva facile, come se lo avesse sempre fatto. La belva si girò a guardarla ed emise un sibilo basso e prolungato.
Noreen si alzò in piedi traballando, ancora sconvolta per quello che era appena accaduto. Se non ci fosse stato il drago, la sua vita sarebbe finita in quella foresta desolata, uccisa in maniera brutale da quei vili. Fece dei respiri profondi per calmarsi e si guardò intorno, non trovando però nulla che le potesse dare un'idea del luogo in cui era.
Per evitare di scoppiare a piangere di nuovo, cercò di concentrarsi sul rettile davanti a lei. Quella belva l'aveva aiutata e protetta dal momento in cui si erano incontrati e non aveva ancora dato segnali di volerle fare del male. Noreen incominciò a pensare che Viltor avesse ragione. Non aveva idea di come il mago facesse a saperlo, ma quella creatura non sembrava intenzionata a ucciderla. D'altra parte, lo sapeva bene, il padre era molto saggio. Non conosceva il motivo per cui fosse così informato sui draghi, ma si fidava di lui.
Vedendo che sembrava assorta nei suoi pensieri e non dava cenni di volersi avvicinare a lui, il drago riaprì le ali e si accovacciò sulle possenti zampe, pronto a innalzarsi da terra.
«Aspetta!» lo richiamò, riscuotendosi e allungando una mano in avanti per fargli capire di non allontanarsi.
Il drago richiuse con calma le ali e aspettò che fosse lei ad avvicinarsi. Noreen si incamminò senza distogliere lo sguardo, anche se sostenere l'occhiata con i suoi occhi profondi e le pupille strette era difficile.
Quando gli giunse davanti, allungò la mano esitante e gli sfiorò il muso squamato e ruvido. Il drago emise uno sbuffo e dell'aria calda uscì dalle narici dell'animale, scaldandole le dita. Noreen inclinò il capo, non sapendo come interpretare quel gesto.
Solo poco dopo, si rese conto che non aveva ricevuto alcuna scossa. Nessun brivido o sensazione fastidiosa le aveva percorso il corpo.
Dopo aver tolto la mano dal muso del rettile, si girò per tornare alla riva del lago. Il drago si mosse insieme a lei e le iniziò a camminare a fianco. Noreen si sentiva del tutto a suo agio mentre passeggiava vicina alla belva e ciò la lasciava perplessa. Era solo una ragazzina in tutta Daktsee e la sua intera vita se l'era sempre immaginata a Ezner a portare avanti la bottega del padre. Ora invece era nel bel mezzo del nulla con un drago che non l'aveva ancora sbranata.
Una volta arrivati al lago, Noreen si sedette per mangiare delle bacche che aveva raccolto strada facendo. Il drago si distese sul terreno e non smise di guardarla un secondo. Noreen si sentiva a disagio sotto quello sguardo, ma cominciava ad apprezzare la presenza silenziosa dell'essere squamato. Di sicuro, era meglio che ritrovarsi da sola nel nulla.
Alla giovane sembrava quasi di essere nata per vivere così. Lontana dalla civiltà, in compagnia di qualcuno ma senza dover essere costretta a parlare. Con il drago stava bene, come se finalmente avesse conquistato qualcosa che prima le mancava e, al solo pensiero di doversi dividere dalla belva rossa, già avvertiva una fitta allo stomaco.
Dopo aver finito di mangiare, avendo recuperato le energie, si avvicinò a un albero secolare che aveva adocchiato prima. Posò le mani sul tronco ruvido e richiamò la magia. Notò come, con la pratica, il potere rispondesse sempre più in fretta ai suoi comandi.
Impose alla magia di aprire una fessura nel tronco. L'incantesimo iniziò ad agire e il legno al centro dell'albero iniziò a spostarsi secondo la sua volontà. Una volta terminata la magia, nella pianta c'era una cavità abbastanza grossa per farla stare rannicchiata.
Noreen si voltò e incontrò lo sguardo del drago. La osservava come sempre, ma questa volta, avvertì curiosità da parte sua. Non sembrava aver capito perché avesse fatto un simile sortilegio alla pianta.
Noreen si infilò dentro l'albero e rivolse un ultimo sguardo al rettile. L'animale non aveva mosso un muscolo, se non la testa, per seguirla con lo sguardo. Distolse lo sguardo dal drago e chiuse gli occhi, piombando in un sonno profondo e ristoratore. Sperava che se ci fosse stato qualche pericolo, il rettile l'avrebbe svegliata.
Noreen sognò il drago; ma nel sogno, al contrario della realtà, le poteva parlare come un qualsiasi umano, nonostante non riuscisse a vederlo. Aveva una voce profonda e calda, che le infondeva sicurezza. Le diceva che un compito importante l'aspettava e che lui l'avrebbe aiutata.
Il sogno cambiò e Noreen si ritrovò nel bel mezzo di un'isola composta da alcune casette che andavano a fuoco e venivano distrutte da delle figure scure. Vide davanti a sé un uomo incappucciato, mentre dal mare stavano arrivando alcune navi da cui scendevano figure simili alle altre. Poi, sentì una risata da mettere i brividi e una fitta lancinante nel mezzo dello stomaco che la scaraventò all'indietro.
Noreen si risvegliò di colpo, ansimando, e sbatté il capo contro qualcosa di duro. Rimase un attimo interdetta. Poi, si ricordò di non essere più a Ezner, ma di trovarsi in un bosco con il drago rosso. Si sporse fuori dal tronco per cercare la belva, ma non la vide. Un'orribile sensazione di abbandono la travolse. Gli occhi le si inumidirono e cercò di dominarsi, per non piangere ancora.
Si vergognò di sé stessa. Non era capace di affrontare una situazione difficile senza l'aiuto di qualcuno. La belva le aveva risolto tutti i problemi riscontrati fino a quel momento: l'aveva portata via da Ezner, l'aveva difesa e, anche senza rendersene conto, aveva evitato che crollasse, tenendole compagnia per il resto del giorno. Senza il rettile, non sarebbe neanche uscita dalla capitale e a quell'ora sarebbe già stata processata.
Uscì con calma dal tronco e, dopo aver bevuto un po' dell'acqua fresca della mattina, si sedette sulla sponda del lago. Provò a cercare il drago, sentendo il bisogno di assicurarsi che non si fosse allontanato troppo da lei. Chiuse gli occhi e si immaginò la bestia rossa.
Dopo qualche minuto, trascorso senza ottenere risultati, lo sentì. Il rettile era a caccia. Avvertì la sua concentrazione nel passare inosservato alla preda, venne travolta dalle sue emozioni e da tutto ciò che i suoi sensi avvertivano. Il drago provava felicità nell'essere di nuovo a caccia, dopo tutto il tempo che aveva passato rinchiuso in gabbia. Come al solito, però, Noreen avvertì anche un po' di tristezza e nostalgia.
Dopo un paio d'ore, quando Noreen si era data all'esplorazione dei dintorni del laghetto, il rettile la raggiunse. Noreen avvertì la sua mente ancora prima di vederlo. La belva era rasserenata nel vederla incolume e di averla ritrovata.
Quando se lo ritrovò davanti, la prima cosa che notò furono gli artigli e il muso sporchi di sangue ancora fresco. Osservò con un po' di terrore quelle armi letali.
La belva sembrò percepire il suo disagio, perché si diresse verso l'acqua e si immerse. Lo vide scomparire sotto la superficie, per poi riemergere, ripetendo l'azione più volte. Le spuntò un leggero sorriso sul volto, realizzando che il drago stesse giocando. La creatura uscì dal lago e si scrollò l'acqua di dosso come avrebbe fatto un cane.
Noreen osservò ammaliata l'enorme belva, studiandola con attenzione. Il Sole mattutino si rifletteva sulle sue squame rosse, rendendole ancora più lucenti. Le ali, leggermente aperte, sembravano più sottili di quanto fossero davvero. Gli si avvicinò e gli girò intorno ammirando ogni singolo particolare che non aveva notato il giorno precedente, troppo presa dagli eventi che si stavano susseguendo. Le ali erano forti e resistenti all'esterno, ma nella parte interna erano morbide e delicate.
Il drago aveva, appena dietro la testa, all'inizio del collo, una lunga cicatrice. Non l'aveva notata subito perché era difficile da scorgere, ma adesso che si trovava controluce, si vedeva perché di un rosso più scuro. Lungo il muso, al centro, era presente una fila di protuberanze bianche come le zanne e gli artigli, mentre dietro il capo c'erano delle specie di creste rosse non troppo grandi.
Finì di contemplare il drago e si rese conto di quanto fosse magnifico e imponente. Non le veniva in mente un singolo animale che potesse equipararsi a lui.
Si rattristò al pensiero che quelle creature fossero minacciate dagli umani e dovessero sempre stare in guardia e nascondersi dal mondo.
Il legame con la belva non era mai cessato per tutto quel tempo e aveva sentito le sue emozioni: il drago era teso, in guardia. Non si rilassava mai. Continuava a spostare la testa, a tendere le orecchie e dilatare le narici, per captare ogni odore o suono.
Anche gli occhi osservavano l'ambiente circostante, cogliendo dettagli che i suoi non erano in grado di notare.
Finì la sua analisi e lasciò il drago sulle sponde del lago, per andare alla ricerca di qualcosa da mangiare. Sapeva che la belva non si sarebbe allontanata e sarebbe stata pronta a raggiungerla se ne avesse avuto bisogno.
----------------
Noreen inizia a interagire con la nostra bestiola!
Instagram: animadidragoo.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro