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CAPITOLO 3

Respiro a pieni polmoni, quella cosa che ormai sulla terra non è più pulita come una volta.

Mi guardo intorno, il cielo é inondato di stelle,
Migliaia e migliaia di stelle che illuminano il paesaggio.

La luce che emana la terra rende quasi tutto così in surreale, portando i colori da un viola lavanda ad un azzurro celeste.

Non so cosa mi sta succedendo.
Mi sfioro leggermente le labbra capendo che sto sorridendo.
Io sto sorridendo? 
come se questo posto mi appartenesse.
Qui ho conosciuto persone meravigliose o almeno quasi tutte, Continuo a guardarmi in torno una leggera brezza mi accarezza i capelli facendomeli danzare con lei.

Senza  che me ne rendessi conto stavo vivendo, io stavo vivendo.
I mie pensieri vengono interrotti da una melodia cosi delicata e rilassante.
Non riesco piú a sentire il mio corpo, come se fossi ipnotizzata da essa.
senza accorgermene sto camminando, dove?
Non lo so, le mie gambe si stanno muovendo da sole, non ho piú controllo di me stessa.
La melodia si sta facendo sempre piú forte piú intensa, sento violini, tamburi, e delle grida di felicità.

Adesso le mie gambe non stanno piú caminando, ma stanno seguendo il ritmo della melodia,
Portandomi sempre più vicino al fulcro di tutto questa meraviglia, di quello che mi sta succedendo io non ne ho idea , succede e basta.
Sentendo queste note la mia mente vola, vola sempre piú alto, io sto volando, io sto vivendo, io sono a casa.
Ora da dove mi trovo riesco a notare fumo e fiamme, bambini che corrono allegramente attorno al fuoco, donne che ballano con i loro mariti.
Le mie gambe non vogliono smettere di fermarsi al suono di quelle note.

Ormai sono li con loro, tutti insieme, a ballare e a ballare, finche il mio corpo decide di smettere perché sa che non ce la fa più.

Mi siedo attorno al fuoco rimanendo immobile, stanca, con il fiato ormai corto,con il poco ossigeno che mi arriva al cervello, riesco a percepire sufficientemente la bellezza di questo posto.
Il mio sguardo si posa su i capi della famiglia che iniziano a suonare le corne musa, battendo i piedi a terra, per far si che i bambini imparino ad amare ciò che la natura gli sta insegnando ad amare.

Tutti i bambini sono attorno ai padri attenti ad ammirare ogni singolo movimento con sorrisi stampati sul volto.

All'improvviso uno dei padri inizia a intonare una canzone  che mi lascia incantata, piano piano si unisco anche gli altri capi famiglia, e le mogli svolazzano attorno a loro tenendo per mano i propri figli.

Prendo coraggio,mi unisco a loro, una donna con i capelli lunghi, ricci e di un rosso rubino ( mi ricorda Endla) mi prende per mano e mi incita a ballare con lei.

Per la prima volta dopo tanto tempo sono felice , vorrei che questa sensazione non smettesse mai.
Le fiamme piano piano si  affievoliscono.

Mi siedo attorno alle braci osservando i bambini, le madri e i padri allontanarsi con un enorme gioia nel petto che parla per loro.
Ormai in questo posto sono rimasta sola, i mie pensieri viaggiano fanno il giro di tutto l'universo.

Mi alzo di scatto con una rabbia che arde nel mio cuore.
Mio padre, devo assolutamente ritrovare mio padre.

Mi guardo in torno, ma non so  dove io sia, ma questo non mi ferma, lo rivoglio abbracciare, voglio rivedere i suoi occhi e la sua piccola scintilla di speranza se almeno quella gli è rimasta.

Cerco di ricordarmi in quale direzione le famiglie si sono rifugiate, ed inizio a camminare.
Saranno passati si o no tre battiti di fenice e finalmente eccolo li il mio piccolo villaggio.

Tiro su il cappuccio del mio manto ed inizio cercare la casa di Arin.
Adesso l'aria si sta facendo piú intensa, il mio naso lo sta percependo benissimo, pulsa e posso immaginare che sia come quello della renna di babbo natale.

Sto stremata ma finalmente eccola li. La dannata casa che mi protegge.
Mi avvio lungo il vialetto concentrandomi a fare dei respiri profondi, il mio cuore sta ancora battendo troppo forte da prima e questa cosa mi preoccupa.
Arrivata all'ingresso tiro l'ultimo respiro e giro la maniglia.

Appena il mio capo fa capolino, davanti a me mi trovo Pis, Jonny e Arin, con aria preoccupata o almeno loro due.
Appena Arin si ha confermato che io stia bene, si volta mostrandomi le spalle e se ne va in una stanza chiudendosi la porta con se.

Pis si avvicina appoggiando le sue grandi mani sulle mie spalle guardandomi dritto negli occhi.
Lo guardo confusa, ma l'unica risposta che ottengo da lui é
"Ti prego, dimmi che non lo hai fatto?"

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