Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 2

Fantastico. Incredibile. Proprio ciò che ci vorrebbe dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che ho dovuto passare. Sarebbe bello un giorno arrivare e trovare tutto risolto, come se ogni male provato non fosse mai esistito. Mi piacerebbe, dico sul serio, a chi non piacerebbe in fondo? Peccato che io non credo a queste cose, non credo al fatto che all’improvviso si può risolvere ogni cosa, non dopo aver sofferto le pene dell’inferno. Mi sentirei sollevata se pensassi che per ottenere la felicità bisogna prima soffrire, vorrei esserne convinta, renderebbe tutto più facile. Mi affiderei al destino, mi lascerei guidare dal Fato, ma a quel punto penso che nulla avrebbe più senso.

Odio quelli che dicono che solo gli artisti possono essere sensibili e capire cose della vita che tutti gli altri non riesco a comprendere, perché non è vero. Io non sono né una pittrice, né una scrittrice, né tanto meno una poetessa, ma riesco a capire che non ha senso vivere la propria vita senza metterci qualcosa di tuo. Io non credo al destino, e di questo ne vado fiera, ma devo ammettere che a volte vorrei poterci credere, vorrei togliere questi pesi, perché fanno male, e perché non sono in grado di reggerli da sola.

Okay, magari sono andata un po’ fuori tema, mi succede sempre in fondo, ma adesso devo capirne qualcosa di più, quindi..

Il vero motivo di tutti questi pensieri è uno:  il mio sogno, quello fantastico che ho fatto questa notte, in cui, dopo la solita “pena d’amore” incontravo il ragazzo perfetto.

Il motivo per cui ho sognato una cosa del genere è semplicissimo:  mi ero innamorata, di un ragazzo carinissimo, sempre gentile con tutti, intelligente, simpatico, affascinante e.. perfetto. Sì, era il ragazzo perfetto, o almeno è stata questa la mia prima impressione.

Lui era diverso, io con lui mi comportavo diversamente. Avevo sempre paura di dire o fare qualcosa di sbagliato, infatti, anche se ora me ne pento, non gli ho mai detto ciò che provavo. Non so se lui lo abbia mai capito, o se almeno sospettasse qualcosa, ma non credo sarebbe servito a molto. Noi eravamo amici, e nel momento in cui mi ha detto che si era fidanzato, qualcosa si è rotto.

Adesso capisco a pieno il significato di cuore spezzato. È come se una parte di me si fosse staccata, come se l’avessi persa per sempre. E ora non posso fare altro che conviverci, convivere con questa assenza.

La cosa che penso sia più difficile è una: essere a casa e fare come se la mia vita scorresse tranquillamente, ma non è così facile, non se lui continua ad essere il mio pensiero costante. Come si fa a fingere davanti ai tuoi o a tuo fratello? Non si può fare, non se loro ti conoscono come le proprie tasche, non se ti basta un più piccolo tentennamento per farti scoprire.

Comunque ci sono diverse soluzioni da adottare in questi casi, quella che ho scelto questa volta, o meglio, che mi è stata imposta dalle mie amiche è proprio quella che odio di più. Questa sera dovrò fare un’uscita a quattro con Giulia, il suo fidanzato e un ragazzo che ancora non conosco. Spero che non mi presentino uno di quei ragazzi nerd che sei costretta a chiamare quando non hai molto tempo per cercare. Andremo nel ristorante in cui lavora Samantha, almeno lì mi sentirò più a mio agio, o almeno lo desidero. Mi farà bene uscire, per lo meno dovrebbe essere così, è da quasi un mese che non esco per svagarmi, beh, apparte ieri. Giulia e Samantha mi hanno accompagnata a comprare qualcosa per questa sera, ho trovato molte cose carine, ma non ho ancora scelto cosa indossare. Devo andare sul casual, elegante o sexi? Non so con chi mi devo incontrare, quindi non so nemmeno cosa devo indossare. Ho cercato più volte di convincere le mie amiche a rivelarmi qualcosa, quanto meno per sapere come comportarmi, ma loro niente. Dicono che sarà molto meglio se è una sorpresa, ma io non amo le sorprese, anzi non le sopporto proprio. Non capisco che senso ha svuotare la carta di credito di mio padre se poi non posso uscire perché non so cosa indossare. Devo chiarire una cosa: non ho mai svuotato la carta di mio padre, ho sempre cercato di usufruirne il minimo possibile, ma non so cosa mi è preso ieri, avevo solo voglia di spendere e dimenticare. Spero solo che ne valga la pena, e che mio padre non se la prenda troppo.

Guardo il soffitto bianco della mia stanza. Ogni volta che perdo il mio sguardo in quel vuoto perdo la cognizione del tempo, ma almeno è molto utile per riflettere, schiarirmi le idee o prendere una decisione. Peccato che in questo caso non sia servito a molto, perché sono ancora indecisa su cosa indossare, così mi alzo dal letto. Di sfuggita vedo l’orario, le sei. Comincio a preoccuparmi, alle otto e mezza sarebbero passati Giulia e Alessio, con il misterioso ragazzo. Apro l’armadio, ma subito uno strano senso di confusione mi pervade. Lo richiudo, mi dirigo in bagno e mi infilo sotto la doccia. Nel giro di venti minuti sono di nuovo fuori, ma il problema mi si ripresenta, continuo a non avere le idee chiare su cosa devo indossare. Prendo il telefono, sto per chiamare Giulia, poi un ricordo mi ritorna come una benedizione dal cielo. Lei che mi dice di essere carina come sempre, e che qualunque cosa indosserò andrà bene. Motivata dal ricordo delle parole della mia amica, e carica di una nuova energia, mi avvicinò all’armadio per spalancarlo nuovamente. In breve ho preso la mia decisione: un maglioncino blu notte carinissimo che abbino con dei pantaloni color panna e un paio di decolté nere. Arriccio i miei capelli castani solitamente lisci e metto un po’ di eye-liner e rimmel neri per far risaltare i miei occhi grigio-azzurri, l’unica parte di me che non cambierei per nulla al mondo. Ogni volta mia madre mi dice che sono uguali a quelli della nonna, e che quando vi si rispecchia si sente felice, io purtroppo non posso fare lo stesso perché non l’ho potuta conoscere, ma sono contenta di condividere qualcosa con lei.

Adesso sono pronta, sento il clacson della macchina di Alessio, velocemente prendo il cappotto e scendo verso un nuovo inizio.

La Mercedes grigia parcheggiata davanti il vialetto, aspetta solo me, ma io ho paura, non voglio che il momento si avvicina, se fosse per me avrei fatto durare quell’attimo, dalla porta di casa all’auto, all’infinito. Apro la portiera posteriore dell’auto, fortunatamente accanto a me trovo Giulia e non il ragazzo misterioso. Non proferisco parola, l’auto parte subito dopo che ho chiuso la portiera dietro di me, Alessio, come sempre, guida come un pazzo, o almeno questo è il mio parere. La sua guida spericolata a volte mi fa paura, temo sempre di non arrivare a destinazione viva, forse esagero con questi pensieri, ma non posso farci niente. Guardo fuori dal finestrino per tutto il tragitto, so che se mi volto anche solo per un secondo verso la mia amica, potrei fulminarla con lo sguardo, così mi trattengo. Dopo qualche minuto, finalmente, Alessio entra nel parcheggio del ristorante, gli do solo il tempo di fermarsi, poi mi catapulto fuori dalla trappola infernale. Prendo una boccata d’aria è già mi sento meglio.

-Camilla, questo è Riccardo, uno degli amici del circolo di Alessio.- Precisa Giulia.

Io lo guardo, nel suo completo nero ed elegante da almeno mille euro. Sicuramente è uno di quei ragazzi viziati che sono cresciuti avendo dai genitori tutto ciò che volevano. Li odio quelli come lui. Spero solo di sbagliarmi, altrimenti dovrò strangolare qualcuno sta sera.

-Piacere.- Dice lui porgendomi la mano.

Io guardo Giulia per avere un po’ di rassicurazione, ma lei mi fa segnale di prestare attenzione a Riccardo. Mi volto verso lo sconosciuto e, notando che ancora il braccio teso, mi imbarazzo leggermente. -Oh, certo, scusa.- Dico con finta considerazione mentre gli stringo la mano. -Anche per me è un piacere fare la tua conoscenza.-

Il tavolo al quale ci accompagnano è situato più o meno al centro della grande sala, è l’unico libero. Fortunatamente abbiamo un’amica che ci ha conservato un posto libero, altrimenti saremmo rimasti in piedi ad aspettare a lungo.  Io mi siedo al fianco di Giulia, rubando così il posto ad Alessio, ma non me ne preoccupo troppo, non posso permettermi di capitare accanto a Riccardo, chissà cosa potrebbe succedere. Cerco di dire qualcosa alla mia amica, ma lei è troppo distratta, pensa solo a parlare con il fidanzato. L’imbarazzante silenzio cala tra me e Riccardo, quando, dopo aver ordinato, non so come comportarmi. Solo quando comincio a sentire troppo caldo mi accorgo di indossare ancora il cappotto, così, con discrezione lo sfilo e lo sistemo in una sedia vuota accanto alla mia, sopra la mia piccola borsa bianca. -Sei davvero carina questa sera.- Le parole di Riccardo mi colgono quasi impreparata, era da un po’ che non me lo dicevano.

Le mie labbra si muovono automaticamente, quasi rispondendo ad un comando. -Grazie, sei molto gentile.- Non faccio caso al resto della frase che esce della mia bocca. Lui comincia a parlare, sembra una macchinetta, non si ferma mai, ma come fa? Comunque io non gli presto la minima attenzione, al massimo qualche segno con la testa, ma per me è come se fossi sola, rinchiusa nella mia dimensione, nel mio mondo in cui posso essere chi voglio e fare tutto quello che mi passa per la testa senza dovermi preoccupare, senza dover chiedere il permesso a nessuno.

Ad un certo punto, la voce di Riccardo riesce a superare ogni mia barriera mentale e arrivare fino a quella parte del cervello che reagisce con il mondo esterno. -Non mangi? Per caso non ti piace o ti è solo passata la fame?-

Non so cosa rispondere, non mi ero accorta che il mio piatto fosse pieno, ma di certo non posso rivelargli una cosa del genere. -No, è solo che..- Che gli dico? Uff, ma perché finisco sempre nei guai? -mi è passato per la testa uno strano ricordo, e mi sono distratta.- Guardo il mio piatto piano di antipasti, non so che cosa ci sia, non ne capisco molto, comunque a giudicare anche dall’odore, dovrebbe essere a base di pesce. Saprei cos’è se fossi stata più attenta mentre ordinavano, ma ormai è tardi, e credo che se chiedessi a qualcuno cos’ho nel piatto farei una pessima figura, quindi lasciamo perdere.

-Anche a me capita spesso di distrarmi.- Risponde Riccardo con leggerezza.

Io, non sapendo se parlare fosse una buona idea oppure no, gli sorrido, e prendo la posata per fargli credere di concentrarmi su quello, così almeno smette di parlare. Purtroppo, il mio astuto e malvagio piano non funziona granché bene, perché, dopo nemmeno un minuto, il ragazzo che mi sta davanti ricomincia discorsi che probabilmente nemmeno lui segue a pieno, forse le parole escono dalla sua bocca senza che lui ci presti molta attenzione. Anche a me capita, a volte, ma di certo solo qualche parolina, non un monologo infinito. Dopo qualche boccone, sono già stanca, e non solo di mangiare. Comincio a rigirare la forchetta nel piatto, poi, mi rendo conto che non posso continuare in quel modo. Guardo anche i piatti delle altre persone sedute al mio tavolo, e notando che sono praticamente vuoti, decido di optare per il piano di riserva: il bagno.

Poso la forchetta, mi allontano leggermente con la sedia e mi alzo con disinvoltura.

-Camilla, dove stai andando?- beccata da Giulia. Come riesce ad accorgersi di ogni mia mossa?

-Al bagno.- Dico distrattamente.

-Ti accompagno..- comincia a dire lei, ma io ho già previsto questa sua mossa. Quanto la conosco bene?

-Non ti preoccupare, ci metterò solo un minuto.- E in quelle parole cerco di mettere tutta la mia supplica per convincerla.

-D’accordo.- Si arrende alla fine, e si nota la sua delusione  a causa del mio comportamento.

Naturalmente non ho alcuna intenzione di andare al bagno, volevo solo una pausa da quella tortura infernale. Conosco il ristorante come le mie tasche, il proprietario è il padre di Samantha, una delle mie migliori amiche. Se non sbaglio oggi è di servizio, quindi filo dritta verso la cucina.

La vedo intenta a preparare un soufflé, i dolci sono la sua specialità, tanto che a volte riesce a superare suo padre. Le corro incontro, e non appena lei si accorge di me, le compare la stessa espressione di Giulia, non di rabbia, ma delusione, perché non mi sto impegnando.

-Non dire niente, Sam.- La blocco prima che cominci come al suo solito. -Non fa per me. È troppo viziato e arrogante, e non la smette un attimo di parlare.-

-Tanto lo sapevamo come sarebbe andata a finire, ti conosciamo fin troppo bene.- Risponde suo malgrado.

-Grazie per la fiducia.- Replico quasi offesa.

-Perché? Te la meritavi?- la sua voce non è scontrosa, solo un po’ dispiaciuta. -Guardati, sempre a fuggire da tutti. Un tempo non eri così..- lascia cadere la voce, non ha il coraggio di terminare la frase.

Io colgo il segno e ne approfitto per cambiare discorso. -Forse adesso è meglio che torni di là, mi staranno aspettando.- Mi volto, lasciandola lavorare, non potevo trattenermi oltre.

Mi giro così velocemente da non accorgermi del ragazzo che si trovava dietro di me. Il suo vassoio gli finisce addosso, e il dolce che vi era sopra, che non so proprio di quale tipo si tratti, gli finisce tutto sopra. Rimango inibita, non so cosa fare, ne cosa dire. In momenti del genere non riesco mai a cavarmela, l’unica cosa che riesco a fare è guardare il disastro che ho combinato, immersa nei miei pensieri, e immobile.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro

Tags: