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2 capitolo

EvaKant00

Furono tre lunghe ore di viaggio in macchina, senza sosta.
Arrivammo di fronte un' imponente casa bianca con delle colonne greche all'ingresso.
Scesi dalla macchina e mi diressi verso il grande portone in legno e la mia nuova Mamma aprì la porta.
Un odore di muschio bianco mi pervase quando entrai nell'ampio salone , il parquet riecheggiava sotto i miei piedi, c'eraun divano bianco che occupava e di fronte c'era una TV al plasma.
-Benvenuta a casa, Nicole. Io Sono Cristina.E lui è mio marito George- disse Cristina.Vidi una figura muoversi e osservarmi dal piano di sopra,ma non dissi niente.Mi guidò su per le scale, fino alla porta che conduceva alla mia camera; Cristina l'aprî rivelando una grande stanza bianca e nera con un letto matrimoniale, una scrivania, una toletta e una cabina armadio
Un po' spoglia pensai
"Mamma"mi lasciò sola per disfare i bagagli, che svuotai velocemente piegando e appendendo i vestiti.
Sopra la testata del letto c'era una frase tratta dal libro di Peter Pan: NON SMETTERE DI SOGNARE, PERCHÉ SOLO CHI SA FARLO IMPARA A VOLARE.
Bussarono alla porta -Avanti- dissi
La porta di legno bianco si aprì rivelando un ragazzo alto dai capelli a cresta bianchi, sicuramente tinti, e gli occhi di un blu talmente scuro da ricordare il manto del cielo notturno.
-Chi sei? - chiesi allibita anche se non lo diedi a vedere.
Il ragazzo mi rivolse uno smagliante sorriso bianco e poi mi disse:- Sono Eric, tuo "fratello"- mimò le virgolette -volevo darti il benvenuto come si deve-
Si chiuse la porta alle spalle e si avvicinò pericolosamente a me fino a quando la distanza tra di noi si azzeró e mi bació. Mi sottratti all'errore e gli tirai uno schiaffo che gli lasciò il segno rosso della mia mano. L'impatto fu violento e gli fece girare la faccia.
-Cosa credi che sia una puttanella pronta ad esaudire tutti i tuoi desideri. Ti sbagli di grosso. MI dispiace ma non è così. E se ti azzarderai ancora una volta a toccarmi o solo anche pensare di farlo allora pulirò con le tue luride labbra l'intera casa. Mi sono spiegata?- dissi con una calma che me sorprese
-Come siamo violente qui- mi afferó il polso ancora a mezz'aria -Se credi che mi lascerò intimidire così, ti sbagli. Ti renderò la vita un inferno finché non ti sottometterai ai miei più erotici desideri-
Ciò che disse mi inquietó più per il tono usato che per le parole.
-Allora- risposi - credo che da oggi tu per me sarai Lucifero- strattonai il polso dalla sua salda presa e mi stesi sul letto con le braccia dietro la testa e un sorrisetto di sfida.
-Beh.... Se la metti così, benvenuta all' Inferno bambolona - uscì da camera mia sbattendo violentemente la porta.

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