Un Natale italiano (pt. 2)
"Posso morire su questo divano?" domandò esausta Caterina, quando, cinque ore più tardi, cadde come un sacco di patate sui cuscini beige.
"Sii, vieni a farmi compagnia nell'Adeee" le rispose Liliana, allungando le mani dall'altra parte del divano e invitandola tra le sue braccia.
La ballerina non se lo fece ripetere due volte e, in meno di due secondi, si ritrovò accoccolata sul petto della propria migliore amica, che la strinse a sè con forza.
Se c'era una cosa che negli ultimi sette mesi le era mancata più dell'aria, questa era sicuramente l'abbraccio familiare e caloroso della bionda.
Caterina non era mai stata un tipo affettuoso, principalmente perché il contatto fisico la infastidiva parecchio, ma quando si trattava dei suoi genitori e di Liliana, allora la situazione cambiava drasticamente.
Quel calore tanto familiare e il profumo di acqua alle viole, in cui la bionda si faceva il bagno ogni mattina, la rasserenavano e la facevano sorridere in pochi minuti, indipendentemente da quanto schifosa fosse stata la sua giornata.
Fosse stato un brutto voto a scuola, un allenamento massacrante, un litigio con qualcuno o un malanno di stagione, non c'era nulla di meglio che chiudere gli occhi mentre le mani di Liliana le scivolavano tra i capelli.
Era dipendente da quel senso di sicurezza e accoglienza come un drogato dalla sua sostanza preferita, tanto che, in quel periodo solitario passato a Seoul, la mancanza era diventata insostenibile e si faceva sentire sotto forma di pesi sullo sterno e brividi di freddo casuali, anche nel pieno dell'estate.
All'improvviso le ore passate in piedi davanti ai fornelli e le settimane stressanti che avevano preceduto quella giornata, scivolarono via senza lasciare traccia, come se, in fondo, non fossero state nemmeno così pesanti.
"Siete molto unite, non è vero?" domandò Eunji, appoggiandosi allo schienale del divano su cui le ragazze erano sprofondate.
Caterina per tutta risposta alzò la testa per osservarla e annuì con un gran sorriso dipinto sul viso, l'espressione beata di chi ha trovato il proprio posto nel mondo.
"Se vuoi c'è posto anche per te" le disse quindi Liliana, sollevando le mani dalla castana e invitandola nell'abbraccio.
Eunji rimase un attimo sorpresa e rimase immobile a guardare le due ragazze, come se, prima di allora, non avesse mai ricevuto un invito simile.
Ed era proprio così.
Cresciuta in un piccolo orfanotrofio nella provincia di Busan e gettata nel mondo senza punti di riferimento alla tenera età di sedici anni, la ragazza non aveva mai avuto rapporti stretti con nessuno.
Prima di diventare la governante dei Bangtan, infatti, nessuno si era mai occupato di lei e, nonostante fosse come una sorella per quegli idol scapestrati, nessuno di loro l'aveva mai stretta in un abbraccio o invitata ad un pranzo di Natale, prima di quelle strane italiane.
In quel momento, congelata sul posto ad osservare la gentilezza e l'accoglienza che veniva sprigionata dagli occhi di quelle due estranee, la ragazza si sentì quasi commossa e riuscì solo ad annuire, prima che Caterina, con una forza inaspettata, l'afferrasse per il maglione e la trascinasse tra le sue braccia.
L'italiana, dal canto suo, non seppe spiegarsi per quale motivo si spinse fuori dalla propria confort zone, ma vedere l'espressione stupita di Eunji di fronte a quella proposta, le fece capire che, proprio come lei, anche quella ragazza aveva un disperato bisogno di coccole.
"Benvenuta" disse quindi, rilassandosi di nuovo sulla sua migliore amica e stringendo le braccia intorno ad una Eunji scioccata.
"Si, lo so, non sembra, ma questa nana è una vera e propria SheHulk quando vuole" commentò Liliana, ridacchiando dell'espressione sgomenta della coreana, che era stata presa alla sprovvista dai muscoli nascosti della ballerina.
Per tutta risposta, Caterina schiaffeggiò una coscia alla bionda, che le lasciò un bacio di scuse tra i capelli.
Poi tra le tre calò un silenzio naturale, come se, in quella stanza illuminata dalle luci di Natale, avessero passato tutta la vita; come se, nonostante le loro differenze, quello strano trio fosse destinato ad esistere sin dall'inizio dei tempi.
Pensieri di ogni genere attraversarono le menti delle ragazze, riempiendo quella quiete con rumori silenziosi.
Liliana passò le dita tra i ricci della propria migliore amica e ne respirò il profumo di shampoo al sandalo con trasporto, ringraziando mentalmente qualsiasi dio si trovasse in ascolto di averle donato una ballerina cocciuta come compagna di vita.
Ringraziò anche per l'insolita realtà che si era trovata ad affrontare e per quel piccolo esserino che, ancora in fase embrionale, già riempiva il suo cuore.
Caterina, invece, sorrise con contentezza, mentre un sospiro soddisfatto lasciava le sue labbra e la sua mente si perdeva nei ricordi degli ultimi mesi.
I baci caldi di Yoongi, i suoi sorrisi tanto gioiosi quanto rari in quelle mattine passate a guardarlo lavorare, il battito del cuore accelerato quando lui le portava il tè...
La gioia di vedere Liliana dopo tanto tempo e la casa finalmente calda e accogliente, come le coperte di pile colorate che la bionda si era portata dietro dall'Italia.
E infine la contentezza di aver finalmente conosciuto nuove persone: Eunji, Namjoon, Jimin, Taehyung, Hoseok, Seokjin e Jungkook, con la speranza che, nel tempo, la cerchia delle proprie amicizie potesse ingrandirsi sempre di più.
Stretta tra le braccia della ballerina, invece, il viso di Eunji si distese in un espressione di tranquillità, le dita intrecciate con quelle dell'italiana, nel tentativo di avvicinarla ancora di più a sè.
Quella mattina, prima di entrare in casa, aveva pregato che le ragazze volessero ritenerla una conoscente di cui fidarsi, ma mai avrebbe immaginato che le due italiane l'avrebbero trascinata su quel divano direttamente tra le loro braccia, come se fossero state amiche di vecchia data.
Il suo cuore batteva all'impazzata e, nella quiete di quel momento, una lacrima silenziosa si infranse sul colletto della maglia bianca che indossava, rimbombando come un'esplosione nel deserto.
La sua mente le urlava di non abituarsi, ma il suo cuore, così privo di amore da tanto, troppo, tempo, sperò vivamente di aver trovato una casa dopo tanti anni di solitudine.
Nessuna delle tre disse una parola per un tempo che parve interminabile, crogiolandosi nella morbidezza di quel divano super costoso e nel tepore dell'abbraccio in cui si trovavano, fino a quando, guastafeste come sempre, Liliana aprì bocca.
"Sarà il caso di cambiarci? I ragazzi saranno qui tra un'oretta e noi sembriamo delle scappate di casa".
Ma nessuno rispose.
Sforzando il collo per dare un'occhiata alle due ragazze stese sul divano insieme a lei, trovò le mani di Caterina e Eunji intrecciate sulla sua pancia e gli occhi chiusi di entrambe le ragazze ad indicare il loro stato onirico.
A Liliana scappò uno sbuffò divertito mentre, con delicatezza, si riappoggiava al cuscino di quel divano che l'aveva ospitata quasi tutto il giorno.
Nel silenzio di quella grande casa dalle pareti di marmo, sentì una strana malinconia farsi strada nel suo cuore.
Chissà cosa stavano facendo i suoi genitori a casa ...
Mamma probabilmente se ne stava in cucina da ore ormai, nel tentativo di cucinare, da sola, un cenone di Natale per dieci persone, mentre suo padre, quasi sicuramente, era andato a lavorare anche quel giorno.
Chissà se avevano pensato a lei almeno una volta e se si fossero domandati come stesse.
Il suo telefono non aveva suonato neanche una volta, ma forse, con il cuore, entrambi le avevano mandato messaggi pieni di amore e perdono.
Magari, un giorno, avrebbero perfino accettato il loro nipotino inaspettato, e lei sarebbe potuta tornare a casa per Natale, a mangiare il brasato leggendario di sua madre e a guardare le candele consumarsi lentamente sul davanzale della finestra che dava sul giardino.
Senza rendersene conto le sue mani si intrecciarono con i capelli folti e ricci di Caterina, mentre la ragazza, respirando profondamente, si accoccolava meglio sulla sua pancia, che nascondeva una piccola vita e un futuro pieno di promesse.
Magari, si disse, non sarebbe mai tornata a casa, ma quel mondo strano e, a volte crudele, le aveva concesso una nuova possibilità, in una terra lontana e piena di nuove tradizioni, ma piena dell'affetto della sua ballerina e, chissà, magari anche dell'amore di persone nuove.
Persone come Eunji, che, nella sua incerta timidezza, si era fatta avanti per lei quando ne aveva avuto bisogno, aiutandola a navigare in una nuova fase della propria vita.
O persone come Namjoon, con quel bel sorriso affascinante e....
Ma quel pensiero si perse nel tepore di quell'abbraccio e la sua mente scivolò nel mondo dei sogni prima che riuscisse a concretizzarsi.
*******
Tornati a casa, i ragazzi le trovarono ancora sul divano e, nonostante Jungkook avesse quasi scardinato la porta e urlato tutta la sua fame, le tre non fecero nemmeno una piega, limitandosi a qualche mugolio sconnesso e a leggeri movimenti di assestamento.
Intorno a loro, il salotto e l'ingresso brillavano nelle luci calde utilizzate per decorare l'albero e le grandi finestre, mentre ghirlande di pino erano state sparse per tutto il locale, rendendolo più caldo e accogliente.
Il tepore che le pantofole natalizie trovate all'ingresso lasciarono nel cuore degli idol, li fece sorridere con gratitudine e spensieratezza.
Gli occhi di Yoongi, in particolare, si soffermarono sul finto caminetto riprodotto sul maxischermo del televisore, che si rifletteva, in colori arancio e rosso, sui muri di marmo rosa.
Sembrava come se una coperta di calore, accogliente e gentile, si fosse posata su quel dormitorio dalle pareti spoglie, che loro faticavano anche a chiamare casa, visto il poco tempo che vi trascorrevano.
Jimin, invece, rimase estasiato dalla quantità assurda di coperte di pile sparse per i divani e dalle ciotole di dolcetti in giro per il salotto, con carte luccicanti e colorate a renderle ancora più invitanti.
I sette rimasero qualche minuto a girare per l'ambiente e ad osservare quel piccolo miracolo di Natale che le tre ragazze avevano organizzato in così poco tempo, toccando le decorazioni con gentilezza e sollevando gli incarti di stagnola che proteggevano le pietanze sparse per l'isola della cucina.
Jungkook quasi si commosse alla vista di tutto quel cibo e si ricordo di vecchie feste in famiglia e della gioia di condividere del cibo con i propri cari, con nel cuore un senso vibrante di affetto e appartenenza a coccolargli l'anima.
Silenziosamente, tutti si diressero nelle loro camere per cambiarsi e darsi una rinfrescata, dando così la possibilità alle ragazze di riposarsi ancora per qualche momento.
La casa piombò velocemente in una piacevole quiete, interrotta qui e là da rumori bianchi, come lo scorrere dell'acqua nella doccia o il frusciare leggero di tessuti e porte scorrevoli.
Ma fu proprio un porta chiusa con troppa veemenza, a far svegliare di colpo Caterina, i cui occhi misero a fuoco con difficoltà i propri dintorni, mentre le lenti a contatto si riassestavano sulle cornee tra un battito di ciglia ed uno sfregamento della mano.
Resasi conto di essere ancora mezza sdraiata su Liliana e Eunji, la ballerina si mosse con cautela per non svegliare le ragazze e poi si alzò con fatica, mentre la sua schiena si lamentava con dolori sordi della posizione tenuta nel sonno.
Sgranchitasi il collo dolorante con movimenti lenti e calcolati, si lasciò andare ad un lungo sbadiglio rilassante, mentre i suoi occhi si perdevano tra le fiamme del finto caminetto, ancora in riproduzione sulla televisione.
Poi, un nuovo rumore più forte degli altri la fece voltare verso il corridoio che portava alla zona notte, segnalando la presenza di altri esseri umani nella casa e facendole ricordare, improvvisamente, il perché si trovasse lì.
Camminando in punta di piedi avvolta nei propri calzettoni colorati, Caterina si incamminò verso la stanza del proprio ragazzo, così da potersi assicurare che fossero rincasati tutti senza problemi.
Giunta davanti alla porta di Yoongi bussò con tocco leggero alla porta, sperando che, nel silenzio di quella grande casa, il ragazzo riuscisse a sentirla comunque.
Purtroppo, l'unica risposta che ottenne fu altro silenzio.
Tentò dunque con più forza, sperando di non attirare l'attenzione di nessuno, desiderando con tutta se stessa di poter passare qualche minuto da sola con l'idol, data la mancanza di momenti intimi subita nelle ultime settimane.
Ma il ragazzo non le rispose nemmeno quella volta.
Gettati gli occhi al cielo, ma incapace di lasciar perdere il proprio piano, Caterina varcò la soglia della stanza un po' alla volta.
Prima socchiudendo la porta e infilando il naso tra lo stipite e l'anta, sbirciando all'interno i mobili chiari illuminati da un abat jour color crema.
Quando nessun segno del proprio uomo sembrò palesarsi nella sua visuale, infilò una gamba all'interno della stanza e si sporse, con il busto, al di là dell'uscio, così da mettere gli occhi sul letto a due piazze dai toni grigi.
Ma Yoongi non era nemmeno lì.
Quasi pronta a mandare all'aria la propria missione per tornarsene in cucina a scaldare la cena, Caterina notò un filo di luce sbucare da una porta situata all'altro lato della camera e un sorriso soddisfatto le si dipinse sulle labbra.
Scivolando completamente all'interno della stanza e chiudendosi la porta alle spalle con delicatezza, la ragazza appoggiò per qualche istante le spalle all'uscio, valutando, con un labbro stretto tra i denti, le possibilità a propria disposizione.
Aspettare o non aspettare? Questo sembrava essere l'enigma più grande della sua vita in quel momento.
Ma se avesse aspettato, quel momento propizio sarebbe potuto svanire proprio come era apparso e lei si sarebbe trovata ad aspettare, nuovamente, un'altra occasione per rimanere da sola con Yoongi.
D'altra parte però, l'idea di infilarsi nel bagno del ragazzo senza il suo permesso e con il rischio di trovarlo in déshabillé la faceva dubitare, così il suo piede destro continuava a dondolare tra un mezzo passo e la paura di mettere in imbarazzo Yoongi.
Fu proprio quest'ultimo, però, a sollevarla dall'impasse, facendo il proprio ingresso nella stanza circondato dalla luce del bagno, come un alone mistico circonda una divinità.
Il cervello di Caterina, già poco funzionale a causa dell'ansia e da anni di astinenza forzata, sembrò deragliare a rallentatore davanti agli occhi della ballerina, mentre uno Yoongi ancora umidiccio dalla doccia, si palesava davanti ai suoi occhi vestito solamente con una tuta grigia, malamente posizionata sui fianchi.
Il ragazzo, ancora intento a frizionarsi i capelli bagnati con un asciugamano, nemmeno si accorse della presenza della propria fidanzata, che ora cercava di dare un senso a quella visione idilliaca tra i rimasugli fumanti dei propri neuroni implosi.
E fu proprio l'incapacità di formare una frase di senso compiuto di quest'ultima a far spaventare il povero rapper, che si trovò all'improvviso una persona nel proprio spazio personale, imbambolata sulla porta e con lo sguardo un po' stralunato.
"Cate?" le domandò preoccupato dopo essersi ripreso dallo spavento "Ti abbiamo svegliata?".
La ballerina sembrò riscuotersi leggermente, ma questo non le fece sollevare lo sguardo dalla vita stretta del proprio ragazzo per emettere un mugolio di affermazione, troppo concentrata a cercare di capire come riavviare il proprio cervello.
Era sicura ci fosse un tasto da qualche parte ...
"Ehi" la riscosse quindi Yoongi, ormai davanti a lei e con lo sguardo preoccupato "Ti senti bene?".
"Addominali... no cioè" farneticò quindi lei, incontrando, per la prima volta in quasi due minuti, lo sguardo ora divertito del proprio ragazzo "Sto bene, mi sono solo incantata un attimo... ho così tanto per la testa che ogni tanto devo dare priorità alle connessioni neurali e tendo a dimenticare il mondo intorno a me con cui dovrei interagire, quindi poi sembro strana e la gente pensa che io sia matta, ma in realtà sempl-"
"Okay, va bene, capito!" la stoppò Yoongi, preoccupato che il farneticare privo di ossigeno della ragazza l'avrebbe, prima o poi, fatta svenire "Ora respira, per favore".
"Si" rispose lei, deglutendo a vuoto.
"Bentornata nella mia camera" disse quindi lui, avvicinandosi di un passo al corpo di lei, ancora sostenuto dalla porta di legno beige alle sue spalle.
Caterina, portati gli occhi nuovamente a terra, borbottò tra sè e sè:"Giuro che ho bussato".
"Oh, ne sono certo" ribatté lui, un sorriso sornione a decorargli le labbra pallide "Ma avresti bussato anche alla porta del bagno?".
"Ehi!" esclamò indignata Caterina, facendo scontrare il palmo della mano con uno dei pettorali scoperti ed umidicci del proprio ragazzo.
Il suono seccò che si propagò per l'ambiente fece in tempo a morire nell'aria prima che lei, portati gli occhi nocciola in quelli scuri di Yoongi, sorridesse spavalda.
Se questo era il gioco a cui voleva giocare, lei non si sarebbe tirata indietro per nulla al mondo.
"Probabilmente no... perché, la cosa ti avrebbe dato fastidio?" rispose quindi con espressione di sfida.
Yoongi le avvolse la vita con le braccia e l'attirò a sè lentamente, finendo con il posare le proprie labbra sulla fronte della ballerina, in un tenero bacio.
"Non dovrai mai bussare a nessuna delle mie porte, perché saranno sempre aperte per te" le disse quindi sussurrando.
Quelle parole così piene di significato e dolci, fecero venire la pelle d'oca a Caterina che, pur di nascondere il rossore delle sue guance, nascose il viso nel collo del ragazzo ed inspirò il profumo del doccia shampoo.
La sua spavalderia, racimolata dagli angoli più segreti del proprio cervello, si sciolse come neve al sole, facendola regredire allo stadio di ballerina impacciata.
"Com'è andata oggi?" gli domandò quindi, pur di distrarlo dal proprio cuore palpitante.
"Il solito... un sacco di gente di corsa, molti abiti firmati e tante, troppe, persone false" rispose lui con uno sbuffo, voltandosi in direzione della cabina armadio.
Caterina lo guardò sparire al di là delle porte di legno chiaro per qualche istante, prima di seguirlo con passo leggero.
"Ma ti sei divertito?" lo incalzò poi, gettando la testa nella stanza, mentre Yoongi era intento a scegliere una maglietta da indossare.
Lui sembrò pensarci per qualche istante, poi, afferrata una maglia verde militare a maniche corte, si voltò a guardarla, negli occhi il brilluccichio di un bambino davanti ad una caramella.
"Da matti! Non importa quanto possa essere difficile o drenante la performance, il pubblico e il calore dei fan ti ripagano per tutti gli sforzi che stai facendo" le rispose quindi lui, mentre con un gesto veloce si infilava l'indumento mancante.
"Me lo ricordo" commentò Caterina, di rimando.
Per qualche attimo, mentre Yoongi la guardava diventare distante, Caterina si perse tra il rumore degli applausi di un pubblico ormai perduto, ascoltati su un palcoscenico che una volta aveva chiamato casa e in un paese così lontano da sembrarle immaginario.
Il suo cuore riprese a battere con eccitazione al solo ricordo di quella sensazione e, all'improvviso, sentì la necessità, quasi primordiale, di correre a casa ad indossare quelle scarpe di raso, che quasi le erano costate la vita.
"Forse" si disse tra sè e sè "Liliana non ha tutti i torti quando mi dice che dovrei tornare a vivere il mio sogno".
"Che hai detto?" le domandò in coreano Yoongi, trascinandola verso la realtà con uno strattone, mentre l'esultare della folla immaginaria si allontanava dalle sue orecchie.
"Oh!" rispose con un sussulto lei, spaventata dal trovarselo così vicino "Dicevo, che mi ricordo molto bene cosa si prova davanti ad un pubblico. E' molto bello sentire degli applausi e sapere che sono per te".
Yoongi notò quel velo di malinconia che, come una tenda caduta dai propri agganci, sembrò posarsi sul fondo di quei grandi occhi nocciola.
Cercò di immaginarsi nei panni di Caterina, ma la sola idea di dover lasciare il proprio lavoro e il palco, gli fece attorcigliare le budella in una morsa stretta.
Per lui, si disse, sarebbe stato come smettere di vivere; e forse, quella malinconia e quel dolore che la ragazza pareva portarsi dietro come uno zaino pieno di macigni, avevano lo stesso effetto su di lei.
Come facesse ad essere ancora in grado di camminare, Yoongi non riusciva a capirlo, ma aveva imparato ad apprezzare, in tutti i suoi anni di dolore mentale, la forza di chi, nonostante tutto, continua ad andare avanti.
Quindi, preso da un moto di dolcezza nei confronti di quella ballerina spezzata che aveva riempito i suoi sogni, le diede un leggero bacio sulle labbra, che lei ricambio con un sorriso emozionato.
Occhi negli occhi, i due si dissero parole segrete e si avvicinarono sempre di più, lasciando che le dita si intrecciassero e i corpi fondessero tra di loro in un abbraccio intimo.
Caterina inspirò a fondo e sfregò il naso contro quello del rapper, pronta a regalargli la propria anima in un bacio mozzafiato.
Le labbra si sfiorarono a malapena ed un fuoco, ardente e passionale, sembro avvolgerli con delicatezza, lambendo e scorrendo tra di loro come pura energia.
"JEON JUNGKOOK, AVVICINATI DI UN ALTRO PASSO ALLA TEGLIA DELLE LASAGNE E TI SPEZZO TUTTE QUELLE BELLE DITA TATUATE!" urlò Eunji dal salotto, facendo spaventare sia Yoongi che Caterina e finendo per far scontrare le loro teste con un sonoro "THUD".
"Ahi" si lamentò la ballerina sfregandosi una mano sulla fronte, mentre Yoongi, davanti a lei, si limitò a stringere gli occhi addolorato, ma anche infastidito dall'interruzione.
"Il tuo maknae è una vera minaccia" commentò quindi la ragazza, ridacchiando divertita.
Yoongi la guardò inarcando un sopracciglio.
"Chi, Taehyung? Nah, è solo strano, ma è abbastanza silenzioso" rispose dunque, voltandosi per uscire dalla stanza.
Caterina lo guardò perplesso e poi domandò "Scusa, ma non è Jungkook il maknae?".
Yoongi si bloccò sulla porta della cabina armadio con un movimento secco, poi, voltatosi lentamente, le mostrò un sorriso completamente privo di emozioni e un goccio di follia negli occhi.
"Jungkook chi?" domandò quindi "L'unico Jungkook che conosco io è un uomo morto a causa della sua incapacità di tersi le mani nelle tasche quando cerco di pomiciare con la mia ragazza!".
E, con queste parole, uscì a passo spedito dalla stanza.
La ballerina rimase un attimo interdetta, con la schiena ancorata al muro e un sorriso tremolante sulle labbra, che, dopo alcuni attimi, si tramutò in una grassa risata.
In lontananza, dall'altro lato della casa, Jungkook urlò spaventato.
"Hyung ti prego, perdonami!!! Non mi tirare il trofeo degli MTV Music Awards!"
*******
Quando, qualche ora più tardi e un paio di chili in più sui fianchi, giunsero alla fine del pasto, i dieci ragazzi si ritrovarono seduti intorno al lungo tavolo del soggiorno.
Hoseok e Seokjin, accomodati uno accanto all'altro, ancora discutevano della performance di quella mattina, mentre il dance leader dava indicazioni al più grande riguardo un passaggio chiave della sequenza.
Jin sembrava seguire con attenzione, ma ad uno sguardo più attento non sarebbe sfuggito l'occhio un po' perso del ragazzo, che dondolava tra i gesti agitati del ballerino e il vuoto alle sue spalle.
Jimin e Taehyung, invece, chiusi nel loro piccolo mondo, giocavano a lanciarsi le molliche di pane da un lato all'altro del tavolo, troppo ubriachi per rendersi conto di quanto, in realtà, fossero esausti.
Eunji, lì vicino, osservava con sguardo dolce il maknae che, con le mani piene di noccioline, guardava fuori dalla finestra le luci brillanti di Seoul, perso tra i suoi pensieri.
Anche lei, come gli altri, aveva un alone rosso sulle guance, segno degli interminabili bicchieri di vino rosso che si era scolata con gioia.
Namjoon era seduto accanto a lei, ma non la guardava.
No, lui stava parlando con Liliana, unica sobria della serata, che, con una mano posata sulla pancia in maniera protettiva, gli stava raccontando i segreti dell'universo e le persone speciali che aveva incontrato nei suoi anni di lavoro.
Ancora non riusciva a credere che la ragazza avesse incontrato Buzz Aldrin* in uno dei suoi studi.
Infine, nella parte del tavolo più vicina alla finestra, si erano accomodati Yoongi e Caterina.
Entrambi brilli e molto felici, se ne stavano seduti uno di fronte all'altro a fissarsi con un sorriso ebete sulla faccia, nel silenzio più totale.
Nessuno dei due voleva interrompere quel momento magico, nel quale i loro amici erano distratti e loro due avevano la possibilità di rimanere soli, come quando, all'inizio della loro conoscenza, se ne stavano in libreria per ore ed ore.
Chissà quanto tempo sarebbe passato prima di un'altra occasione come quella e loro volevano godersela fino in fondo, per non sprecarne nemmeno un secondo.
Caterina, da parte sua, voleva imprimersi nella memoria ogni singola micro espressione del viso del rapper, così che, quando lui fosse partito per il tour, lei sarebbe stata capace di immaginarsele tutte, nonostante la schifosa connessione del wifi lo facesse comparire a scatti sullo schermo del pc.
Yoongi invece stava cercando di leggerle l'anima attraverso quegli specchi di acqua bruna che si trovava al posto degli occhi, simili a pozze lacustri piene di vortici ed insidie.
Ci si sarebbe perso con gioia tra quelle acque, lasciandosi inghiottire senza proteste, abbandonando il proprio corpo alla corrente, sicuro che lei lo avrebbe accolto senza alcuna resistenza, mostrandosi in tutto il suo splendore.
Annegare sarebbe stato dolce in quel lago pieno di lei, ne era certo.
Fu Caterina ad interrompere il contatto con un profondo respiro e, appoggiatasi con un movimento secco allo schienale della sedia, gli regalò un sorriso brillante e pieno di gioia, che fece quasi sciogliere sul posto il povero rapper.
Poi, con sguardo limpido e pieno di affetto, lei inclinò la testa da un lato e con voce leggera disse: "Buon Natale Yoongi, che questo mondo ti regali tutto l'amore che meriti".
*******
Dall'altro lato di Seoul, nel buio di un corridoio dalle piastrelle consumate, un foglio scivolava sotto la porta del appartamento di Liliana e Caterina.
Su quel foglio, in una calligrafia tristemente familiare, vi erano incise queste parole:
"Tic Tac. Il lupo ti ha trovato agnellino... ed è venuto a riprendersi la sua bambolina".
*******
* Buzz Aldrin è uno degli astronauti della missione Apollo 11, che portò a termine l'allunaggio il 20 luglio del 1969. Fu il secondo essere umano a mettere piede sulla Luna, dopo Neil Armstrong.
*******
Ciao....
Sono tornata con la seconda parte del capitolo di Natale.
Con un mese di ritardo sul giorno di Natale.
Nonostante il mio piano fosse di pubblicarlo proprio durante le feste, la mia voglia di scrivere è sparita senza preavviso e io mi sono trovata a piedi, bloccata in un'infinita quantità di dubbi e frasi orrende, che ho dovuto cancellare per non tormentare le vostre povere pupille.
Ed eccoci qui...
A pubblicare un capitolo di cui non sono sicura e a dirvi che questa storia volgerà al termine in circa cinque capitoli, così che io possa lasciarmi alle spalle Caterina, un pezzo della mia anima che mi appartiene ma non mi rappresenta più.
Ultimamente siamo così distanti, io e lei, che quasi fatico a riconoscermi quando rileggo i primi capitoli.
Stavo soffrendo così tanto che ero diventata dipendente dal dolore che provavo.
Ma ora sto meglio e sento di non avere più bisogno di riportare a galla questa parte di me, che spero riposi in pace per sempre da qualche parte nel mio cervello.
Comunque spero che il capitolo vi piaccia e che vogliate lasciare una stellina e un commentino.
VVB,
C.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro