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Raccontami


"Quindi ora dovrai parlargli di Matteo?" chiese la voce preoccupata di Lillis dall'altro capo del telefono.

Solo il silenzio rispose alla sua domanda.

"Aspetta! Non penserai sul serio di raccontargli del pazzo?!" continuò imperterrita la sua migliore amica, comprendendo il filo logico dei pensieri di Caterina.

La giovane sospirò rumorosamente e si gettò con tutto il peso sul letto d'ospedale sul quale era imprigionata da due giorni.

Aveva tentato in tutti i modi di convincere Yoongi che stava abbastanza bene per tornare a casa e prendersi cura di sé stessa, ma il giovane aveva dato retta ai medici e l'aveva praticamente obbligata a restare in osservazione per un paio di giorni.

Lui andava e veniva dalla sua camera in base agli impegni della sua schedule, spesso corrompendo il personale ospedaliero con autografi e biglietti di concerti, per entrare oltre gli orari di visita.

Era sempre piuttosto silenzioso quando arrivava e il suo sguardo preoccupato non la lasciava nemmeno un secondo quando si dirigeva in bagno su gambe incerte e traballanti.

Al suo rientro nella stanza lui era già tornato al suo lavoro sul computer ed era perso nel suo mondo fatto di musica.

Lo aveva osservato mordersi le labbra per la concentrazione, mentre digitava furiosamente sulla tastiera, e lo aveva guardato affascinata mentre si stiracchiava come un gatto ogni qual volta la sua schiena si indolenziva.

Era affascinata da Min Yoongi in così tanti modi che sentiva il bisogno di risolverlo come un cubo di Rubik.

La sua faccia seria quando lavorava ed era preoccupato per lei, faceva a pugni con il sorriso felice che ogni tanto compariva sul suo viso; generalmente mentre muoveva la testa a ritmo della musica nelle sue cuffie o ascoltava qualche audio mandatogli da Jungkook.

La sua aura potente e quasi gelida nascondeva dietro di sé qualcosa di accogliente e caldo, come il fuoco in una baita di montagna in pieno inverno.

Sapeva che, sotto tutto quel comportamento distaccato, c'era un ragazzo sensibile che, proprio come lei, si era costruito un muro per difendersi dal resto del mondo.

Proprio la sera precedente, mentre lo guardava trascinare concentrato il cursore sullo schermo del laptop, si era domandata se Yoongi avrebbe potuto sopportare la verità sul suo passato e tutte quelle situazioni che, ancora oggi, la tormentavano.

"Penso di sì Lillis... ho bisogno di parlarne con qualcuno che non sia tu o la mamma. Comunque glielo devo. Se vogliamo far funzionare questa cosa che c'è tra di noi, ne dobbiamo parlare." Disse quindi, passandosi una mano sugli occhi.

La sua testa pulsava ancora leggermente per via del trauma, ma fortunatamente il mal di testa sembrava essere sparito, complici anche i farmaci che le infermiere le somministravano regolarmente.

"Se ne sei sicura Cate... non forzarti però, ok? Sono certa che mentina capirà..." rispose la sua migliore amica, sfoggiando fiera il soprannome che aveva affibbiato al rapper.

Caterina aveva cercato di spiegarle che i capelli verdi del ragazzo erano stati solo una fase della sua carriera e che a Yoongi non erano nemmeno piaciuti, ma la ragazza era rimasta della sua idea e adorava quel nomignolo infantile.

Proprio mentre si accingeva a rimproverarla nuovamente per quel soprannome, la testa, ora bionda, del rapper, fece capolino dalla porta.

Caterina sorrise involontariamente e lo salutò con la mano aperta.

Yoongi, dal canto suo, le rispose con un cenno della testa e un piccolo sorriso.

"Ehi Lillis ti devo lasciare, è arrivato." Disse alla ragazza.

"Vedi di farmi sapere come va Bonaldi! Non voglio dover ricorrere a metodi dolorosi per cavarti le parole di bocca." Minacciò quest'ultima, alzando la voce.

"Jeez! Va bene Kill Bill! Ti richiamo appena ho novità, ok?" rispose, ridacchiando per le velate minacce dell'amica.

Yoongi la osservò sorridere in maniera accecante mentre chiacchierava con qualcuno al telefono e quasi si sentì geloso del rapporto che questa persona aveva con la giovane italiana.

"Chissà chi riesce a farla ridere così tanto" si domandò mentre appoggiava la sua borsa sulla poltrona.

"Ti voglio bene Lillis!"

"Anche io te ne voglio sciagurata. Vedi di non morire dall'altro capo del mondo, per favore. Non ho nessuna voglia di prendere un aereo per far rimpatriare la tua salma."

"Sei davvero una simpatica scrofa!"

"Scrofa sarai tu brutta befana!"

"Addio"

"Addio"

E la telefonata si concluse con il bip ripetuto che segnalava la chiamata interrotta.

Prima di sollevare lo sguardo su Yoongi però, Caterina aprì la chat di Liliana e le inviò una serie di cuoricini colorati, semplicemente per infastidire la sua migliore amica.

"Chiunque fosse dall'altre parte della linea devi volergli un gran bene." Disse Yoongi, mentre lei finiva di digitare il messaggio.

Caterina sollevò lo sguardo sul rapper e gli rivolse un sorriso gentile.

"Si... è una vera rompiscatole, ma le voglio un mondo di bene."

"Come si chiama?" la incalzò lui, accomodandosi ai piedi del letto.

"Liliana. Ci siamo conosciute alle superiori e non ci siamo più lasciate. Considerando il nostro rapporto e quanto litighiamo, potremmo considerarci una coppia sposata." Rispose lei con ironia, mentre guardava fuori dalla finestra.

Yoongi la guardò mentre faceva vagare lo sguardo sui palazzi accanto all'ospedale e si chiese quale momento della sua vita stesse rivivendo in quella sua mente misteriosa.

"Che pensi?" le chiese, troppo curioso per resistere.

"Penso che vorrei tanto tornare a quel periodo e prendermi a schiaffi" rispose lei ridacchiando e spostando lo sguardo sul ragazzo.

"Ero una ragazzina insopportabile, sai? Mia madre non sapeva più cosa fare con me. Ero silenziosa, schiva e quasi antisociale. Me ne stavo tutto il giorno con le cuffie nelle orecchie, il naso in libri fantasy e una quantità enorme di matita nera nella rima interna degli occhi. Tutti pensavano fossi una specie di emo, ma in realtà io trovavo conforto nel fatto che tutti mi evitassero. Non dovevo parlare con nessuno e soprattutto non dovevo aprire il mio cuore a nessuno. Ero sarcastica e scostante, ma soprattutto odiavo le ragazze oche che impestavano la mia scuola. Facevo di tutto per evitarle, finché un giorno, per sfiga, una professoressa decise di metterne una seduta accanto a me. Liliana mi ha conosciuta così, un po' fredda e un po' indifferente, nascosta nel mio mondo fatto di insicurezze e mondi immaginari."

"E poi? Come siete diventate amiche?" la incalzò lui.

"Lei era una specie di Barbie ossigenata con troppi soldi da spendere e la manicure perfetta, mentre io ero la copia timida di Mercoledì Adams. All'inizio la detestavo con tutto il mio cuore, ma lei faceva di tutto per attirare la mia attenzione ed intavolare una conversazione. Nessuno si era mai veramente interessato a me e così, dopo qualche mese di risposte secche e scostanti, mi decisi a chiederle un aiuto in matematica. Dio, quanto sono pessima nelle cose che riguardano la logica! Lei però è sempre stata un piccolo genio dei numeri e così mi costrinsi a chiederle aiuto. Da lì il nostro rapporto si è evoluto e siamo diventate amiche." Spiegò, ridacchiando alla fine del discorso.

"Dovevate essere proprio una strana coppia" le disse Yoongi, immaginandosi una piccola Caterina emo a braccetto con una biondina vestita di rosa.

"Non ne hai nemmeno idea! Però con il tempo ci siamo mitigate a vicenda e abbiamo imparato ad apprezzare l'una il mondo dell'altra. Avresti dovuto vedere la faccia di Liliana la prima volta che l'ho trascinata ad un concerto degli Evanescence! Siamo entrate senza biglietto perché un suo amico lavorava all'ingresso e poi l'ho spinta in mezzo alla folla per vedere da vicino la frontman. Eravamo circondate da metallari di trent'anni e punk pieni di piercing, ma la cosa più bella è stata vederla combattere con un omone in giacca di pelle che la spingeva in avanti per toccare la cantante. Ad un certo punto si è girata, incacchiata come una iena, e gli ha dato del 'ciccione gotico'. Il tizio è rimasto talmente scioccato che non ha nemmeno cercato di ribattere." Raccontò lei entusiasta, mostrando una luce negli occhi che Yoongi non aveva mai visto.

"Sai, non ti ci vedo come metallara" le disse sorridendo.

Caterina alzò un sopracciglio stupita e poi si allungò in avanti per dargli uno schiaffetto sulla spalla.

"Cosa vorresti dire? Io ero una perfetta metallara!"

"Eri una ballerina, Caterina! Difficile credere che andassi in giro vestita di pelle nera o che ascoltassi qualcosa di diverso da un assolo di violini."

"Ehm... pardon? Io ho una collezione infinita di pantaloni di pelle nel mio armadio in Italia! E sono una gran cultrice di rock e metal. Solo perché adesso ho messo la testa a posto e sembro una ragazza normale, non vuol dire che la mia anima sia cambiata." Rispose lei sulla difensiva e con l'indice puntato verso l'alto.

"Le chiedo perdono Marylin Manson!" scherzò lui, guardandola divertito.

"Aaah ma allora non sai solo sculettare sul palco!" disse lei ironica "Sei anche un cultore di musica vera!"

"Yah! Cosa vorresti dire! Io sono un producer!" Rispose il rapper, sentendosi colpito sul vivo.

"Di musica pop! Io non la ritengo musica."

"Perché invece il metal lo è!"

Continuarono a battibeccare per qualche minuto sui loro gusti musicali e nessuno dei due sembrava volerla dare vinta all'altro, tanto che fu un'infermiera, infastidita dal loro tono di voce troppo alto, a redarguirli stizzita.

"Questo è un ospedale, non il mercato del pesce!" disse, infilando la testa nello spazio tra la porta e la parete.

I due ragazzi rimasero paralizzati e poi si scusarono con la donna, promettendo di abbassare la voce.

Poi, quando l'infermiera si chiuse la porta alle spalle, scoppiarono a ridere.

"Sgridati come bambini dell'asilo!" ridacchiò Caterina divertita.

"Già" rispose Yoongi, sfoderando il suo sorriso gommoso.

Quando il silenzio riempì la stanza, il ragazzo allungò una mano verso la giovane e le accarezzò un braccio.

Gli occhi di Caterina schizzarono in quelli del rapper e ci videro una grande paura.

"Che succede Yoongi?" gli chiese, mentre i battiti del proprio cuore le rimbombavano nelle orecchie.

"Non so come comportarmi con te. Ho paura che una volta che avrai visto chi sono e in quale mondo vivo, scapperai il più lontano possibile da me, lasciandomi solo."

Quella confessione così inaspettata e anti-climatica rispetto alla conversazione precedente la lasciò spiazzata e confusa.

"Ha paura che io me ne vada? Non lo sa che io temo la stessa cosa?" pensò mentre afferrava la mano del ragazzo.

Le dita lunghe e candide del ragazzo si intrecciarono con le sue più corte ed olivastre e per un momento, un soffio di fiato, si domandò come due anime opposte potessero attrarsi tra di loro.

Yoongi era famoso, ricco e determinato, mentre lei aveva messo la sua vita in stallo da troppo tempo e l'ansia la stava consumando come un cancro.

Era lei quella che doveva temere di vederlo sparire fuori dalla porta, una volta che avesse saputo il peso del suo passato, non lui.

Era lei quella compromessa, non lui.

"Sai, è divertente" disse guardandolo "Io penso la stessa cosa. Credo che quando saprai il bagaglio che mi trascino dietro mi lascerai senza pensarci due volte.".

"Perché lo pensi?"

"Perché il mio passato fa schifo Yoongi!" esclamò stizzita.

"Allora raccontamelo e fallo giudicare a me! Non puoi sapere come reagirò se non mi dici nulla." Le rispose lui, afferrandole il polso.

Caterina lo osservò mentre si sedeva più vicino a lei sul letto e continuava a guardarla con aspettativa.

"Raccontami, ti prego."

******* 

Buonasera/buonanotte

Non capisco per quale motivo il mio cervello funzioni bene solo nelle ore notturne...

Bah, sarò una specie di civetta notturna in forma umana, chi lo sa.

Comunque ecco a voi un nuovo mini capitolo, spero vi piaccia!

Nei prossimi passaggi capiremo meglio i dettagli del passato di Caterina e cosa l'ha spinta a scappare dall'Italia.

Un mega grazie a Roberto, che ha avuto la pazienza di  rileggere e sistemare il mio capitolo, ma soprattutto grazie per avermi ascoltata sclerare come al solito!

Alla prossima,

C.



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