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Gnocchi alla sorrentina


"Come cazzo sono finita in questa situazione?" sussurrò tra sé e sé Caterina, mentre si guardava intorno esasperata.

Il lampadario di cristallo, vagamente kitsch, che occupava l'ingresso di marmo dell'appartamento dei Bangtan, sbrilluccicava nell'ambiente luminoso.

Yoongi era stato di poche parole nello spiegarle il piano che aveva messo a punto con Namjoon e non le aveva dato nemmeno la possibilità di opporsi, lanciandole uno sguardo duro che l'aveva zittita all'istante.

Sarebbe stata una guerra persa in partenza.

Inutile combattere.

Quindi, la mattina successiva, nel silenzio della sua piccola casa, aveva preparato una piccola borsa con un cambio di abiti e si era preparata mentalmente all'imbarazzo che quella giornata le avrebbe portato.

Il suo rapper, fresco di doccia, aveva pranzato con lei per poi trascinarla a casa sua senza troppe cerimonie, abbandonandola sull'uscio dell'appartamento.

Inutile dire che gli altri ragazzi avevano sghignazzato divertiti nel vederla arrossire davanti a loro e avevano poi dato delle pacche suggestive al loro hyung, chiamandola "carina" e "coccolosa".

Caterina aveva sbuffato con le guance rosse e li aveva guardati male, causando così un'altra ondata di ilarità.

"Fai come se fossi a casa tua." Aveva detto poi Yoongi sorridendole, mentre spariva dietro la porta bianca laccata.

"Casa mia? Questo appartamento è quattro volte casa mia." Borbottò tra sé e sé, mentre si toglieva le scarpe e si addentrava in salotto.

Le pareti di marmo rosato e i mobili laccati davano all'ambiente un tocco elegante, che però perdeva potere nell'ammasso sconclusionato di cuscini colorati, peluche e coperte di pile sparpagliati per la stanza.

Caterina si avvicinò ad una poltrona bianca e raccolse un coniglio rosa dalla seduta, studiandolo da vicino.

"Oook." Disse a bassa voce, scuotendo la testa esasperata.

"Boys, will be boys, right?" pensò, ricordando il famoso detto americano.

Proprio mentre stava per togliersi la giacca però, sentì la porta d'ingresso aprirsi.

Da dietro l'uscio laccato, comparì una figura minuta vestita di rosso.

Il trench di quel colore sgargiante copriva la sconosciuta fino a metà coscia e le donava un tocco infantile, che traspirava anche dalla pelle luminosa e dai grandi occhi dolci color pece.

"Eunji?" chiese Caterina avvicinandosi.

La ragazza di rimando le sorrise cortesemente, regalandole un piccolo inchino, che l'italiana si affrettò a ricambiare.

"Caterina, giusto?" le rispose Eunji, sforzandosi di pronunciare la fantomatica lettera "r", finendo però per storpiarla ancora di più.

L'italiana sorrise cortesemente ed annuì velocemente.

A quanto pare la giovane donna davanti a lei era stata un punto fermo nella vita dei Bangtan sin dall'inizio della loro carriera di Idol, portando avanti la funzione di mamma surrogata e prendendosi cura del loro appartamento e dei loro vestiti.

I ragazzi non si erano mai fidati di nessun altro e lei li aveva seguiti di appartamento in appartamento, prendendosi cura di loro in silenzio e vedendoli crescere di anno in anno.

Yoongi le aveva raccontato di come Eunji si fosse sempre prodigata per fargli trovare un pasto caldo anche quando erano trainee, spesso pagandolo di tasca sua e cucinandolo con amore.

La ragazza aveva qualche anno in più dei ragazzi, ma era rimasta orfana da bambina e perciò, negli anni, i Bangtan erano diventati la sua nuova famiglia e loro, allo stesso modo, la consideravano la loro sorellona silenziosa.

Caterina si era subito sentita in soggezione all'idea di incontrare una figura così importante nella vita del suo rapper e aveva cercato di opporsi quando lui, deciso, le aveva comunicato che Eunji l'avrebbe tenuta d'occhio quel giorno, tenendole compagnia mentre sistemava la casa.

Inutile dire che le proteste non erano state ascoltate minimamente.

Per questo motivo, con il cuore palpitante, la giovane italiana si trovava ad osservare quello scricciolo con un cappotto sgargiante e dallo sguardo amorevole.

"È un piacere conoscerti, Yoongi mi ha raccontato molto di te." Disse, cercando di smorzare l'ansia che si trascinava dietro.

Eunji le sorrise in maniera cordiale e poi proseguì nello sfilarsi giacca e scarpe.

"Anche io ho sentito parlare di te. Yoongi non ti ha reso giustizia però, sei molto più bella di quanto mi ha raccontato." Le disse la giovane donna, spostandosi verso il salotto.

"Bella come il culo della padella" sussurrò, malefica, la vocina nella sua testa.

"Oh ehm... grazie" rispose invece Caterina, arrossendo leggermente.

Non si sarebbe mai abituata alla mancanza di filtri dei coreani, che dicevano tutto quello che gli frullava per la testa liberamente.

"Allora Caterina, io devo iniziare a sistemare. Tu siediti tranquilla e riposa, al resto penso io. Va bene?" le disse la Eunji, mentre osservava con disapprovazione il casino intorno a lei.

"Aish. Seokjin sta perdendo la sua influenza sui ragazzi, ormai questa casa è sempre un casino. Quando tornano gli faccio la ramanzina!" esclamò dirigendosi in corridoio e sparendo dalla vista dell'italiana.

Caterina sghignazzò sottovoce e poi, contrariamente all'ordine ricevuto, si mise a piegare le coperte sparse per la stanza.

"Come si vede che questa casa è abitata da uomini..." pensò, sollevando gli occhi al cielo.

Quando Eunji rientrò nella stanza, circa mezzora dopo, trovò la ragazza impegnata ad organizzare i cuscini sui divani, mentre tutte le coperte erano state perfettamente piegate e sistemate su un tavolino nell'angolo.

"Mi sembrava di averti detto di riposare."

Caterina per poco non urlò dallo spavento, talmente era concentrata sull'organizzare i colori delle stoffe davanti a lei.

Poi, vedendo lo sguardo imbronciato della donna alle sue spalle, si grattò la testa imbarazzata.

"Ehm... ti chiedo scusa. Non volevo mancarti di rispetto. Sono cresciuta in una famiglia di maniaci dell'ordine e non riesco a rilassarmi se qualcosa è fuori posto." Ammise rossa in viso e con lo sguardo puntato a terra.

Eunji, in risposta, scoppiò a ridere divertita e poi le si avvicinò.

"Ah, un'altra matta come me! Sai Caterina, penso andremo d'accordo io e te."

L'italiana quindi sorrise grata e nel suo cuore sperò davvero che questo potesse avverarsi.

"Non ci sperare molto. Sei comunque una sfigata imbarazzante".

Ed eccola di nuovo la ragazza invisibile, pronta a calpestare ogni minimo pensiero positivo nella vita della giovane ballerina.

"Stai zitta! Adesso basta!" si impose nella mente, cercando di soffocare la vocina malefica.

"Mi farebbe molto piacere" disse quindi timidamente, spostando una ciocca di capelli dietro un orecchio.

"Ora posso aiutarti? Ho sbirciato la cucina dieci minuti fa e mi è quasi venuto un infarto."

Eunji la guardò sorpresa e poi si guardò intorno leggermente allarmata.

"Ehm... non saprei... i ragazzi... i-io... non so se sarebbero tranquilli nel farti girare per le loro stanze. La privacy e-"

Caterina interruppe subito la donna alzando le mani e cercando di tranquillizzarla.

"No, no! Non hai capito. Non voglio invadere la loro privacy. Ti aiuterei solo con gli spazi comuni, tipo la sala e la cucina! Ti prego. Mi annoierei tantissimo a stare seduta sul divano e poi mi prudono le mani da quando ho visto il fornello coperto d'olio." Spiegò velocemente e sorridendo gentilmente.

Eunji sembrò soppesare le sue parole con calma e si guardò nuovamente intorno, valutando la situazione.

Poi sospirò rumorosa.

"E va bene. Ma non sollevare nulla di pesante e non ti stancare troppo. Se pensi sia troppo ti siedi e ti riposi, va bene?"

"Promesso!" rispose l'italiana con entusiasmo, sollevando due dita accanto al viso e portando un pugno al cuore.

Eunji scoppiò a ridere e scosse la testa, allontanandosi verso le camere.

Quando Caterina entrò in cucina, pochi minuti dopo, si porto una mano tra i capelli mossi e scosse la testa.

"Sarà una dura battaglia." Pensò sconsolata.


*******


Quattro ore!

Aveva speso quattro ore della sua vita per pulire una cucina.

"Assurdo!" pensò sconcertata, mentre riponeva l'ultimo piatto sul ripiano sopra il lavello.

"Adesso vado sul divano e muoio per le prossime quaranta ore"

La sua testa aveva cominciato a pulsare leggermente, segno evidente che il suo corpo non si fosse ripreso al cento percento e le sue braccia, stanche, formicolavano silenziosamente.

"Yoongi mi strozza se sa che ho lavorato così tanto..." mormorò tra sé e sé mentre collassava, senza troppe cerimonie, su una delle poltrone.

"Sei stanca?" esclamò Eunji, riemergendo dal corridoio.

La ragazza era stata una compagnia piacevole per tutto il pomeriggio, comparendo ogni venti minuti in cucina per controllare che stesse bene e per scambiare qualche battuta sui ragazzi e sulla loro incapacità di gestire l'appartamento.

Caterina aveva ridacchiato divertita ad ogni piccola battuta, percependo l'affetto della donna permeare ogni piccola parola pronunciata.

Era una ragazza di cuore Eunji, si vedeva.

I Bangtan erano molto fortunati ad avere qualcuno come lei nella loro vita caotica.

"Mmhh.." annuì alla donna, scivolando ancora di più nella poltrona.

"La cucina era un incubo" continuò poi, guardando la donna annuire a sua volta.

"Lo so... In genere quando Seokjin cucina trovo sempre tutto in ordine, ma probabilmente oggi avrà cucinato Jimin o Hoseok. Loro sono tremendi e usano quintali di olio." Spiegò sollevando gli occhi al cielo e crollando sul divano accanto alla poltrona di Caterina.

"Non me n'ero accorta" pensò divertita ricordando con un brivido il piano cucina incrostato.

Rimasero in silenzio per qualche minuto, godendosi la tranquillità e la pace di quell'appartamento enorme, che godeva di ogni benefit possibile e immaginabile.

"Deve essere bello vivere in un posto così..." considerò in silenzio Caterina, guardandosi attorno.

Fu proprio la donna dal cappotto rosso però a rompere il silenzio dopo qualche tempo.

"Hai fame? Ormai è ora di cena e io devo cucinare qualcosa anche per i ragazzi." Chiese all'italiana, mentre si stiracchiava.

Caterina soppesò le sue parole, cercando di ascoltare il suo stomaco che, senza esitazione, brontolò affamato.

"La prendo come una risposta affermativa!" ridacchio Eunji, alzandosi dal divano e dirigendosi in cucina con la castana alle calcagna.

"Posso aiutarti?" le chiese l'italiana avvicinandosi.

La donna si voltò e la soppesò con un sopracciglio sollevato.

"Sai cucinare?" domandò perplessa.

Caterina spalancò gli occhi un po' sorpresa e poi sorrise imbarazzata.

"Ehm... me la cavo, suppongo. Mi ha insegnato mia nonna." Spiegò portando le mani avanti, i palmi aperti verso Eunji, come a difendersi.

"Oh..." rispose quest'ultima, inarcando nuovamente un sopracciglio "Non pensavo che le occidentali fossero ancora capaci di cucinare. Sai, con tutti quei movimenti femministi e rivoluzionari che avete avuto negli ultimi anni...".

Caterina non seppe se sentirsi o meno indispettita dal commento vagamente antifemminista, ma poi decise di lasciar correre, pienamente cosciente che questi "movimenti rosa" in Corea erano ancora largamente condannati.

"Ecco, non penso che questa cosa si applicherà mai agli italiani... Noi amiamo cucinare e gran parte della nostra cultura si basa sul cibo. Comunque, da dove vengo io anche gli uomini cucinano e si occupano della casa." Cercò di spiegare senza risultare avvelenata.

"Oh! Sei italiana?! Io pensavo fossi americana o qualcosa del genere! Oddio, io amo il cibo italiano!" esclamò all'improvviso, portandosi le mani davanti alla bocca e squittendo eccitata come una bambina.

"Ah... si. Yoongi non te l'ha detto?"

"NO! Aish, quel ragazzo! Mi devi insegnare a cucinare qualcosa di italiano! Subito! Ti pregooo" la supplicò Eunji congiungendo le mani davanti al viso.

Caterina si grattò la testa perplessa dal cambiamento d'umore repentino della donna davanti a lei, ma poi annuì convinta, felice di potersi mettere ai fornelli ed essere d'aiuto.

"Cosa vorresti cucinare?" le chiese cordialmente, mentre apriva il frigorifero e sbirciava al suo interno.

"Ehmmm... Che ne dici di un primo piatto? Qui in Corea mangiamo molta verdura e tanta carne, ma la cultura della pasta non è così diffusa." Rispose Eunji, sorridendole eccitata.

Caterina rifletté per qualche istate, osservando la salsa di pomodoro nello sportello del frigo e una cipolla già tagliata nello scompartimento più in alto.

"Abbiamo per caso delle patate?"


*******


"Siamo a casa!" urlò Jungkook, spalancando la porta di casa e lanciando le scarpe in corridoio.

"Jeon Jungkook! Metti a posto le tue scarpe!" lo rimproverò Jin, entrato subito dopo il maknae.

Caterina ed Eunji si scambiarono occhiate divertite mentre terminavano di apparecchiare la tavola in soggiorno.

"Uuuh! Che buon profumo di cibo! Che si mangia?" esclamò Hobi, voltando l'angolo e posando gli occhi sulle due ragazze intente a sghignazzare.

"Un piatto italiano. Caterina mi ha insegnato a cucinare oggi!" esclamò la donna accanto all'italiana.

"Ma non dovevi riposare?" disse Yoongi, comparendo dietro Hoseok e spostando lo sguardo su Caterina con un sopracciglio inarcato.

"Non mi sono sforzata troppo. Abbiamo cucinato qualcosa di semplice." Spiegò quindi lei, rivolgendogli un piccolo sorriso mentre si avvicinava lentamente.

Il rapper le accarezzo il viso non appena la ragazza entrò nel suo spazio vitale, per poi pizzicarle leggermente un fianco e appoggiare la sua fronte su quella di lei.

"E va bene." Le concesse sconfitto e alzando gli occhi al cielo.

Tutti gli altri membri osservarono con sguardo dolce il loro hyung interagire con la ragazza che occupava il suo cuore e rimasero in silenzio, concedendogli un attimo di pace.

Ma la pace, si sa, non dura mai molto.

"Che avete cucinato quindi?" domandò Jungkook, rompendo bruscamente il momento.

"YAH! Jeon Jungkook! Ti ho cresciuto meglio di così!" lo schiaffeggiò sulla nuca Seokjin, per poi superarlo e appoggiare la borsa su uno dei divani del salotto.

Il maknae guardò le ragazze imbarazzato e poi si scusò con tutti, abbassando il capo.

Jimin e Taehyung scoppiarono a ridere istericamente.

"Va bene. Visto che siamo esausti sarebbe il caso di sedersi a mangiare, non credete?" disse Namjoon, riportando la calma nella stanza.

In pochi minuti tutti si erano seduti al tavolo e avevano in mano le loro bacchette, mentre Caterina, insieme ad Eunji, portava in tavola la pietanza.

"Gnocchi alla sorrentina. Non sono tipici della zona da cui provengo io ma sono uno dei piatti più buoni d'Italia." Spiegò la giovane, mentre preparava le porzioni nei piatti dei ragazzi.

Yoongi, dal suo angolino di tavolo, la guardava con gli occhi a forma di cuoricino, mentre Tae e Jimin ridacchiavano tra di loro, prendendolo in giro.

Inutile dire che i ragazzi adorarono il piatto e si servirono il bis uno dopo l'altro, facendo i complimenti alle cuoche.

Caterina, dal canto suo, si sentì all'improvviso accolta ed apprezzata, sentendo un'emozione di gioia riempirle il petto.

Per tutta la sua vita condividere i pasti con la sua famiglia era stato il momento migliore della sua giornata, ma da quando si trovava in Corea, mangiare portava con sé un senso di nostalgia e tristezza.

Ma non quella sera.

In quel momento, circondata da quella banda di matti canterini, si sentì a casa e, velocemente, un sorriso caldo come l'estate le si aprì sul viso.

Per poi essere rovinato dallo squillo del suo cellulare.

"Ma chi cazz-" pensò contrariata estraendo con fatica il telefono dalla tasca dei jeans.

Lillis.

Segnalò a Yoongi l'identità della persona dall'altra parte della cornetta e poi si alzò da tavola scusandosi con gli altri.

Il rapper annuì comprensivo, per poi spiegare agli altri chi fosse Liliana.

"Ehi Lillis!" escalmò gioiosa, rispondendo alla chiamata.

"Ehi nerd, ti sento felice!"

"Oh! Si... Sto cenando con Yoongi e i suoi amici."

"Ah cazzo, scusami. Non volevo disturbare. Ti chiamo più tardi." rispose la sua amica, imbarazzata.

"Ma no tranquilla. Tanto avevamo finito. Tutto bene lì?"

"Meh. Solito. Lavoro stressante, settimana pesante, solita roba. A Milano si fattura e blah blah blah. Tu?"

Caterina ridacchiò alla stupidità della sua migliore amica e poi sospirò leggermente.

"Bah. Ora tutto bene. Da quando sono uscita dall'ospedal- " e si schiantò la mano sulla bocca.

"Stupida, stupida Bonaldi! Liliana non sapeva niente dell'ospedale" sussurrò maligna la vocina nella sua mente.

"OSPEDALE?! STAI SCHERZANDO SPERO!" urlò arrabbiata la ragazza dall'altra parte della cornetta.

"Ehm... i-io... non è niente di grave Lils... solo una piccola botta in testa.." cercò di scusarsi la giovane.

"COSA CAZZO HAI DETTO? UNA BOTTA IN TESTA?! Sei scema Bonaldi?! Perché non mi hai detto nulla!?"

"I-io non pensavo fosse così importante..."

"NON E' COSì IMPORTANTE? Ah giusto! La mia migliore amica si spacca la testa e non è un grosso problema! OK. ORA BASTA. Vado a prenotare un volo per la Corea e vengo a farti il culo! Ci vediamo dopodomani! Vedi di mandarmi l'indirizzo"

"M-ma-..." Caterina tentò di ribattere, ma l'unica risposta che ricevette fu il segnale acustico di fine chiamata.

"Sono nella merda".


*******


Ehilà ciurma!

Sono tornata!

Vi chiedo scusa per l'assenza ma nelle ultime due settimane la mia ansia è andata alle stelle e ho fatto fatica ad affrontare la quarantena e la situazione che stiamo vivendo.

Ora sto un pochino meglio e sto rientrando nella mia rutine quotidiana di meditazione, studio ed esercizio fisico.

Qui a Milano si respira un'aria pesante ma non vuol dire che dobbiamo arrenderci!

Sono certa che noi italiani ci riprenderemo come sempre.

Nel frattempo state in casa più che potete e state al sicuro.

VVB,

C.

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