VERSO UN NUOVO INIZIO
Oggi dedico questo nuovo capitolo a iladel. Grazie mille per il tuo sostegno!
ADELE
Ero qua, ad aspettare che quella dannata porta si aprisse.
Mia sorella era là dentro, si era svegliata !
Si era svegliata e non potevo abbracciarla, parlarle, stare con lei. I dottori erano entrati e mi avevano cacciata malamente.
<<Dobbiamo fare dei controlli>> mi avevano detto. Ma che controlli! Stava benissimo!
Se avesse avuto qualcosa che non andava io non ce l'avrei potuta fare.
E se avesse riscontrato un problema al cervello? Se avesse perso troppo sangue? E se avesse un tumore? Oppure se fosse paralizzata?
Pensieri terrificanti si fecero strada nella mia mente e non mi accorsi subito della porta che si stava aprendo.
<<Tua sorella sta bene. Non ha nessun problema, è anche molto in forze. Quindi domani, se volete, potete già andare a casa.>> sospirai dal sollievo e ringraziai il dottore.
Ero contenta, pensavo che non avrei più potuto provare una sensazione simile, e invece no.
Finalmente me ne sarei andata da quel posto. Mi sentivo rinchiusa, mi obbligavano a fare quello che volevano loro senza qualcuno a cui appoggiarmi. Sola.
<< Grazie mille... Posso vederla?>>
<<Certo. È qua dentro.>>
Entrai. Corsi verso il suo lettino e l'abbracciai più forte che potevo perché avevo paura che mi sarebbe sfuggita di nuovo.
<<Raccontami cosa è successo...>> mi disse lei .
Le raccontai tutto tralasciando ciò che era successo a scuola.
Di come li avevo trovati, di cosa avevo fatto in ospedale, dei miei nuovi amici e anche che i nostri genitori erano morti.
Io avevo versato le mie lacrime.
Ora toccava a lei.
Le accarezzai la testa cercando di consolarla.
Si addormentò tra le mie braccia, non dormii perché ero troppo occupata ad osservarla.
Avevo rischiato di perderla, ma ora eccola lì, con il cuore che batteva forte e la sua mano paffuta che stringeva la mia.
<<Domani sarà un altro giorno. Un nuovo capitolo della nostra vita comincerà. E noi saremo insieme, nonostante tutto e tutti.>>
JULIAN
Edith mi strinse la benda attorno al torace. <<Fai male...>> mi lamentai. <<Piantala femminuccia... >> mi istigó lei.
<<Stai zitta tu! Ti sei fatta colpire di spalle! Un errore da principiante...>> le risposi a tono.
<<Almeno ho fatto qualcosa... ti sei stancato subito e non hai fatto nulla!>> rispose lei acida.
<<Piantatela!>> tuonò una voce.
La sua voce.
Mi affrettai ad inchinarmi a terra.
Così fece anche Edith.
Il buio era padrone del magazzino di quell'industria abbandonata. Anche la luce della luna era offuscata dalle sue tenebre.
<<Avete perso! Siete inutili!>> urlò Nidhoggr. Due occhi rossi fissavano i ragazzi.
<<I loro poteri si sono risvegliati mio signore...>> cercò di spiegare Edith. <<Non inventare scuse, lurida serva!>> la interruppe lui minaccioso.
Assottiglió gli occhi e in quel momento Edith si stese a terra dolorante.
Un stretta dolorosa le richiudeva la pancia, come se un pugnale si stesse muovendo circolarmente tra le budella. Sapevo cosa si provasse quindi facevo di tutto per evitarlo.
<<Eri tu il capo della spedizione e mi hai deluso!>> le sussurrò minaccioso.
Iniziai a tremare dalla paura.
<<Tu Julian>> mi chiamò e alzai leggermente il viso, giusto per vedere un'ombra nera con occhi rossi come le fiamme dell'inferno.
<<Sì mio signore?>> risposi con il massimo rispetto.
<< Devi allenarti. La prossima volta devi riuscire perfettamente nell'incantesimo senza stancarti così tanto.>> Julian sospirò contento che il suo padrone non si fosse arrabbiato.
Edith mi lanciava sguardi di fuoco.
<<Dovete trovare Khatai. La prossima settimana voglio delle informazioni. Questa volta il capo sei tu Julian... non deludentemi di nuovo!>> tuonò.
I suoi occhi scomparvero e le tenebre che avevano inghiottito tutto si diradarono poco per volta.
<< Bravo... capo>> mi prese in giro Edith.
<<É inutile che mi prendi in giro, sei tu quella che ha fatto una brutta figura. Cerca di non deludere più il nostro padrone... non so quanto ti convenga.>> la istigai.
<<Stai zitto, femminuccia>>
Scoppiai a ridere. Una risata profonda e roca. <<Dillo un'altra volta e vedrai.>> sentivo l'energia scorrermi nelle vene potentissima.
Lei mi sorrise e mi scompigliò i capelli <<Tranquillo, fratellino>>
Sì, non eravamo fratelli realmente, ma nel nostro sangue scorreva parte di quello del nostro padrone. Ci volevamo bene ma il nostro essere viverniani ci rendeva irascibili, scontrosi e odiosi.
<<Vai a lavarti che puzzi>> le risposi
<<Io sono sempre perfetta, al contrario tuo>> mi rispose lei altezzosa.
Scomparve nel buio.
Sospirai, era un continuo lanciarci frecciatine.
Uscii a prendere una boccata d'aria fresca. Il sole ancora addormentato stava nascendo da dietro le chiome verdi degli alberi.
Pensai alla ragazza che avevo seguito qualche tempo fa. Ogni volta che avevo un pò di tempo libero la sua immagine faceva capolino nei miei pensieri.
Dove avrei potuto trovarla?
Da quando Edith era stata a casa sua e aveva fatto quel che aveva fatto non avevo avuto più sue notizie.
Il mio compito era ritrovarla, ma dove?
A casa sua probabilmente non sarà, forse da qualche parente? Starà sicuramente malissimo... quindi, all'ospedale!
Il cielo si stava colorando di un vivace color rosso.
<<Penso sia lì, devo andare a vedere...>> sussurrai a me stesso.
Rientrai nell'edificio e vidi Edith tutta pulita e profumata con un vestito nero che le fasciava perfettamente il corpo snello. I suoi capelli le ricadevano morbidi sulle spalle e i suoi occhi vagavano per la stanza pensanti.
Subito la Sua immagine si contrappose a quella di Edith.
Lei era tutto il contrario... ma aveva qualcosa in più che non mi spiegavo, qualcosa di misterioso.
<<Devo andare>> la informai.
<<Dove?>> domandò lei curiosa.
<<Non sono affari tuoi...>> risposi infastidito.
<<Invece sì>>
<< A fare il mio lavoro.>> detto ciò uscii dall'industria abbandonata e mi diressi verso l'ospedale.
Presi il treno perché ero lontano dal luogo dove pensavo di trovarla.
Guardavo fuori dal finestrino: il verde degli alberi, il blu profondo del mare, le nuvole bianche in un cielo limpido... tutto ciò mi faceva pensare a lei e non seppi perché.
Mi presi la testa fra le mani e iniziai a strattonarmi i capelli color pece come se con quel gesto riuscissi a cancellare dalla mente quei pensieri.
Scesi dal treno e mi mischiai nella folla. Un'ombra, ecco cos'ero.
Arrivai nell'ospedale.
Entrai e mi avviai verso un'infermiera che passava di lì.
<<Scusi vorrei farle una domanda, disturbo ?>> ero un attore provetto, nessuno avrebbe mai osato immaginare cosa si nascondesse dietro quel bel ragazzo.
<<Certo, dimmi tutto.>> rispose lei cordialmente.
<< Stavo cercando una mia amica che è ricoverata qua con la sua famiglia e...>> non mi lasciò finire.
<< Ho capito. Sta facendo le valigie perché sarà trasferita. Non so se è ancora in camera. Vai a controllare che magari riesci a salutarla. Vai laggiù: corridoio a sinistra terza porta a destra. Dev'essere il numero 13.>> mi spiegò molto gentilmente.
Risi sotto i baffi, che allocca.
Aveva aperto le porte della salvezza al male.
Stavo per girare al corridoio indicatomi quando una voce mi bloccò.
<<Sei pronta?>> era dolce e insicura.
<<Un attimo! Come sei noiosa...>> un'altra più esile e docile, rispose alla prima.
<< Dai puzzola...>> Sentii una risata.
<< Le hai prese le medicine ? >> la prima voce.
<< Sì, sono nel tuo zaino.>>
<< Vero>>
La più piccola uscì dalla stanza e riuscii a vedere.
Adele portava tre valige. Aveva due enormi borse sotto gli occhi, ma il sorriso era splendido. Guardava la sorella con meraviglia.
Ero convinto che Edith avesse ucciso tutti!
<< Pronta?>> chiese Adele a quella che sarebbe dovuta essere la sorella. << Se non mi lasci mai sì>> rispose la piccola.
<< Ci sono sempre>> detto ciò si avviarono per il corridoio. Raggiunsero un gruppo di persone, si abbracciarono tra loro e alcuni iniziarono a piangere.
Ma cosa stava succedendo?
Dopo un po' di tempo un agente della polizia disse << Dobbiamo andare o faremo tardi>>
<<Certo.>> Adele era fredda, quasi apatica.
<< Non dimenticherò mai nessuno di voi. Siete come una famiglia per me. Grazie di tutto.>> dopo queste parole se ne andò, prendendo per mano la sorella.
Le seguii passando davanti al gruppo di persone che si erano lasciate andare ad un pianto liberatorio.
Tornai a respirare aria fresca. Continuai a seguire le tre figure.
Adele portava sia le sue borse che quelle della sorella, forse ancora troppo debole per certi sforzi.
L'agente e la sorellina entrarono in macchina mentre Adele mise le borse nel portabagagli.
Alzò lo sguardo che vagó tra la folla.
I nostri sguardi si incrociarono.
Di nuovo, azzurro con verde.
Mi sembrò di ritornare a quando mi era sfuggita riuscendo a passare dall'altra parte della strada.
I suoi occhi erano un miscuglio di mille emozioni. Era un mistero per me quella ragazza.
Qualcuno la chiamò, forse l'agente, quindi distrusse il nostro incontro di sguardi, era durato troppo poco per i miei gusti.
Entrò in macchina e se ne andò non so dove.
#angoloautrice: eccomi di nuovo con un altro capitolo. Allora abbiamo scoperto che la sorellina si è svegliata. (Siiiii!) Dove andranno le due ragazze?Julian riuscirà a scoprire dove sono dirette? Mentre i nostri draconiani come stanno? Continuate a seguirmi per ricevere risposte a queste domande. Scusatemi per eventuali errori. <3
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