OVUNQUE RABBIA
#angoloautrice: Auguri di buone feste a tuttii! "E che la fortuna sia sempre a vostro favore! "<3
LIDJA
La mancanza di Ewan diventava sempre più forte. Lo vedevo ovunque: nei corridoi della villa mentre camminavo sola, nel riflesso dello specchio, a volte confondevo altre persone per lui, sentivo la sua voce provenire da qualsiasi angolo della villa.
<<Stasera dobbiamo chiamare Ewan>> imposi al prof che non potè rifiutare.
<<Certo, se vuoi puoi parlarci tu>> disse il prof.
<<Grazie mille.>> detto ciò tornai nel dungeon con gli altri miei amici ad allenarci.
Il mio corpo era tornato reattivo come un tempo. Gli allenamenti si erano fatti più frequenti ed erano aumentati esponenzialmente.
Io contro Sofia.
Fabio urlava il conto alla rovescia, avevo cinque minuti per vincere.
<<Tre, due, uno... VIA!>> urlò Fabio elettrizzato.
Sofia partì all'attacco. Con un balzo mi si avvicinò di un buon metro e mezzo. Le ali mi erano esplose sulla schiena e gli artigli erano pronti a graffiare e a dar filo da torcere.
Sofia scagliò una liana robusta verso di me, ma la schivai velocemente. Lei mi guardò male ma non le lasciai il tempo di far altro. Dalle mie mani ravvicinate si creò una sfera di plasma di un colore indefinito. Ne scagliai una dietro l'altra senza sosta e Sofia fece molta fatica a schivarle.
Una sfera si stava avvicinando pericolosamente al suo viso ma lei non se n'era accorta. Sorrisi soddisfatta ma all'ultimo lei si girò di scatto e vedendola alzò velocemente le braccia. Un muro di legno si elevò e la sfera si schiantò su di esso. <<Volevi...>> la sentii ridere leggermente per poi tornare all'attacco. Il suo neo iniziò a sfavillare e dopo neanche due secondi dal pavimento del dungeon crebbero alberi altissimi. Lo spazio enorme fu coperto in poco tempo da una foresta fitta.
Sentii il prof che con il megafono ci urlava delle istruzioni.
<<Giocate sul punto debole dell'altra. Qua non ci sono amici! >>
Niente ripensamenti, davanti a me non c'è la mia migliore amica ma il mio peggior nemico.
Ad un tratto un sussurro mi invase le orecchie. Sofia aveva sviluppato i suoi poteri e poteva fondere la sua voce con l'aria attorno a sé riuscendo a modificarla a suo piacimento.
<<Lidja...>> era la voce di Ewan.
Non è lui, non è lui!
Continuavo a ripetermi, ma la sua voce era ovunque e non riuscivo a convincermi che fosse Sofia. Non sapevo da dove provenisse.
<<Ti devo dire una cosa importantissima...>> continuava imperterrito e io mi struggevo per cercare di capire dove fosse.
<<Ti ho tradita. Io non ti ho mai amata, eri solo un passatempo.>> dopo quelle parole scoppiai e urlai. <<Dove sei!>>
Un movimento alla mia desta, a una decina di metri da me.
La rabbia stava invadendo piano piano tutto il mio corpo. Le mani fremevano e la mascella era contratta. Le molecole d'aria intorno a me iniziarono a girarmi intorno. Riuscivo a vederle una ad una.
Ad un tratto mi sentii tutto e niente allo stesso tempo. Non ero più io. Ero aria, ero qualsiasi cosa.
Mi sentivo inconsistente e invisibile. In un attimo, guidata dall'ira, mi ritrovai alle spalle di Sofia. Ero aria, molecole e atomi che cercavano un posto nel mondo. Lei non mi vedeva, mi ero dissolta e sciolta con ciò che stava attorno. Provai a tornare nel mio corpo e scoprii che riuscivo a modellarlo come volevo. Come ceramica modificai il mio corpo. Ero più alta e più formosa, lunghi capelli rossi mi coprivano le spalle e la pelle era diventata bianca.
Fui Beatrice.
<<Mi hai abbandonata e mi hai fatto morire piano piano...>> le sussurrai da dietro. Le spalle di Sofia si irrigidirono.
Si voltò lentamente e nel mentre le scappò un urlo di terrore. Si accasciò a terra.
Tornai nel mio corpo. Le ossa si modellarono, la pelle cambiò colore insieme ai capelli.
Il mio corpo si deformò a seconda del mio volere.
Il mio neo sfavillò di viola, staccai un ramo dal tronco del suo albero. Lo scagliai, come fosse una freccia, verso la fronte di Sofia. I miei occhi non vedevano più dalla rabbia. Mi sentivo un essere spietato e senza cuore, come quello che la vita mi aveva riservato.
Un suono di un "gong" segnò la fine del combattimento.
Il ramo si fermò a pochi centimetri della fronte di Sofia che tremava.
Aveva paura, di me.
Mi accasciai a terra sussurrando. <<Non volevo, non volevo...>>
EWAN
Io e Adele stavamo stringendo un bel rapporto, ormai era da una settimana che ci conoscevamo.
<<Hai fame?>> chiese alla sorella seduta vicino a lei a tavola. Era pranzo e come al solito una fetta di carne, delle verdure, un pezzo di pane e una fetta di dolce facevano capolino sul mio piatto e su quello di tutti i presenti nella mensa.
<<Un pò sì>> ammise Ilaria. Adele, allora, prese il suo piatto e versò il contenuto in quello della sorella. <<Ma cosa fai!?>> esclamò Ilaria.
<<Non ho molta fame, e poi a me ne hanno dato di più di cibo>> rispose Adele.
Di fianco a me Marco stava parlando fitto fitto con Rachele, finalmente era riuscito e buttarsi e avevano scoperto di essere molto simili. Ero contento per lui, ma appena vedevo una ragazza la mia mente correva sempre a Lidja.
Quello stesso giorno, una ragazza dai lunghi capelli neri, mi si era avvinata e aveva cercato di baciarmi
"Dai, che ci divertiamo un po' assieme..." mi aveva sussurrato nell'orecchio. Mi sono scansato e me ne sono andato. Mai e poi mai avrei tradito Lidja.
Era il motivo per cui mi svegliavo la mattina, per cui sorridevo, per cui avrei dato me stesso... lei mi era entrata sotto la pelle: il suo profumo, la sua voce, i suoi movimenti. Tutto di lei mi faceva impazzire.
Credevo che quello fosse amore, il mio cuore non aveva mai battuto così forte solo a stare vicino ad una persona.
E c'ero stato con tante ragazze, ma mai nessuna come lei. Nessuna.
Ora ero qua seduto al tavolo, Adele parlava ad Ilaria, voleva sapere ogni cosa delle sue giornate. <<Che paranoica...>> la presi in giro. Lei si voltò e mi fece la linguaccia.
Anche se l'amica di Ilaria era molto contenta di tutte quelle domande, almeno poteva parlare di più. Potevo dire che fosse anche più chiacchierona di Ilaria, ed era difficile trovare un esemplare umano simile. Risi sotto i baffi, nascondendomi sotto il tovagliolo macchiato.
<<E niente...>> disse Ilaria abbassando la testa. <<Tutto qui?>> richiese Adele per la trecentonovantasettesima volta. Le prese il mento con il pollice e l'indice e fissò gli occhi in quelli della sorella. <<Lo sai che a me puoi dire tutto, devi dire tutto. Devo proteggerti, ma se non mi dici nulla io non so come fare...>> sussurrò Adele guardando gli occhi celesti della sorella.
<<Quella ragazza là.>> indicò un punto nella mensa. Seguii il suo dito con lo sguardo e mi imbattei sulla figura di quella ragazza che aveva cercato di baciarmi.
<<Milena...>> sussurrò Adele con gli occhi strabordanti rabbia.
<<Cosa ti ha fatto?>> chiese a denti stretti.
<<Eravamo in giardino nella pausa tra le lezioni. Lei mi si è avvicinata e ha iniziato a insultarmi e dirmi che ero figlia di bastardi. Che avevano fatto bene ad ucciderli. E che era stata tutta colpa tua, Adele, perché sei un essere malvagio e senza un'identità. Poi mi ha spinta e mi ha sporcata tutta con il fango.>> disse mentre scoppiava a piangere.
Adele le si avvicinò e le accarezzò il viso.
<<Io lo so che non è colpa tua, io l'ho vista... non è colpa tua Adele. No, no>> sussurrava tra le braccia confortevoli della sorella grande. Io guardavo la scena da fuori e fu come se sentissi su di me il loro dolore. Era talmente forte che non riuscivi a non esserne inghiottito.
I ragazzi seduti ai tavoli di fianco si girarono tutti a guardarci. Tutti fissavano le due ragazze, una era crollata, l'altra cercava di rimettere a posto i pezzi della sorella. Si bilanciavano a vicenda, si davano un motivo per andare avanti.
Il silenzio calò nella stanza. Ilaria aveva smesso di piangere ma Adele continuava ad accarezzarle il viso. <<E' tutto a posto -le diceva- noi sappiamo cosa è successo, chi è stato e chi siamo noi. Solo questo ci deve importare.>> le asciugò le guance rigate.
Adele mi guardò e mi chiese un aiuto silenzioso. Lei si alzò e mi fece cenno di sedermi vicino alla sorellina.
Lo feci.
La misi seduta sulle mie gambe e, anche se era molto alta rispetto a quelle della sua età, mi sembrava fragile come una foglia d'autunno. Aveva undici anni ma era alta più meno un metro e sessanta.
Le accarezzai i capelli e iniziai a farle una treccia, di quelle che facevo anche a Chloe quando eravamo piccoli.
Solo un basso brusio rompeva il silenzio teso che si era creato.
"Adele non fare cazzate..." pensai, ma seppi che l'avrebbe fatte.
ADELE
I miei passi rimbombavano nella stanza. Sentivo gli occhi curiosi di tutti puntati su di me, ma non m'interessava. Potevano farmi quello che volevano: picchiarmi, sporcarmi, insultarmi. Ma non potevano sfiorare neanche con lo sguardo mia sorella.
Hai iniziato una guerra cara Milena, e che guerra sia.
Il suo tavolo era costituito da quattro ragazze dai "facili costumi", per non dire di peggio. Mi ci avvicinai. Ero alle sue spalle, le altre tre oche smisero di starnazzare e mi guardarono, io sorridevo malefica. Il cuore e i sentimenti erano stati sepolti insieme ai corpi dei miei genitori.
Milena si girò piano piano, con la faccia sicura ma con le mani tremanti. Cosa pensi che non me ne sia accorta? Volevo dirle ma non lo feci.
Anche le mie mani tremavano, ma non di paura: di rabbia.
<<Ho sentito che ti diverti a prendere di mira le bambine più piccole di te.>> cominciai appoggiandomi al tavolo appena dietro di me. Tutti stavano assistendo alla scena.
<<Ora non parli più? Ora che hai davanti qualcuno che si può difendere non dici nulla?>> mi misi dritta. Mi avvicinai di nuovo al tavolo delle oche e iniziai ad urlare per farmi sentire da tutti. <<Ma secondo voi, perché magari mi sbaglio, che persona è una che si fa grande sul dolore altrui?>> il silenzio era spezzato dalle mie parole. Tutti pendevano dalle mie labbra.
<<Pensi che dicendole che sono morti i suoi genitori tu possa diventare più forte? Cosa pensi che non lo sappia già da sola?>> la fissai negli occhi. <<Sai cosa vuol dire tornare a casa e trovarsi tutta la famiglia in una pozza di sangue?>> strinsi i lati del tavolo con forza. La tentazione di scoccarle un bel cazzotto era tanta.
<<Se non sai cosa sta passando la persona che hai davanti, non nominare neanche il suo nome. Perché tu non sai nulla! Non potrai mai sapere e vivrai per sempre nella più totale stoltezza. >> adesso non la guardavo più, mi faceva venire i nervi.
<<Quella ragazza là, ha iniziato a insultare mia sorella, dicendole che i nostri genitori sono morti per colpa mia e che lei è solo una bastarda. >> sospirai e mi scappò una risata piena di cattiveria. <<Una bastarda... credo che tu non sappia neanche il significato di questa parola. Quindi ti ripeto: se non sai, non dire. Che è meglio per tutti se tieni quella boccaccia chiusa. >> strinsi i denti. Il mio sguardo incontrò quello di mia sorella. Mi fece segno di assenso.
<<Una cosa la posso dire, hai ragione. Mi hanno portato via i genitori, mi hanno portato via la voglia di vivere, sono rimasta sola per ben due settimane ad aspettare che succedesse qualcosa in ospedale. L'unica cosa che mi rimane è mia sorella. E, credo sia ovvio, la proteggerò fino alla morte. Di certo non mi farò intimorire da una come te. Tu non hai nessun diritto, non sei nessuno! Non ti devi neanche permettere di avvicinarti a lei, a un metro di distanza devi stare. -presi fiato e continuai, puntando il dito verso la sua fronte – sei solo una povera illusa, tu non sai cosa sia la vita. Non sai un bel niente. Prima di giudicare, devi guardarti allo specchio, magari scoprirai che hai più marcio te che tutti noi messi assieme.>>
Nessuno parlava, il mio respiro affannato risuonava tra le mura della mensa. Milena era rimasta scioccata, non si era ancora mossa e non aveva spiaccicato una parola.
Si riprese e si alzò velocemente.
<<Ma sentitela! È qua da solo una settimana e vuole già insegnarci cos'è la vita.>> rise ma nessuno la seguì, solo le sue amiche.
<<Io sono qua proprio come te e come tutti i presenti della stanza. Il dolore accomuna le nostre vite, è per questo che nessuno si aspetterebbe un comportamento simile. Dovremmo aiutarci perchè ci comprendiamo, non insultarci a vicenda. Ma quando mi si attacca io devo difendermi, penso che questo lo abbiano capito tutti. Non sono venuta ad insegnare nulla, volevo solo farti capire che se te la devi prendere con qualcuno, lo devi fare con uno che si può difendere.>> le risposi tranquilla. E questa mia calma la fece infuriare ancora di più.
<<Ma io non le ho fatto nulla! L'ho scontrata per sbaglio e si è sporcata.>> le sue mani si unirono.
<<Dovresti migliorarti con le bugie. E poi guardati, non riesci neanche a parlarmi guardandomi negli occhi. A insultare bambini più piccoli sono bravi tutti, ma è quando si ha a che fare con qualcuno della propria stazza si capisce la forza della persona stessa. >> lei mi si avvicinò. Capii subito le sue intenzioni. Cercò di colpirmi con un pugno diretto al naso che bloccai prontamente con la mano sinistra, perché la destra era ancora dolorante.
<<Non mi abbasso a questi livelli. Ripensa a quello che ho detto.>>
Detto ciò mi avviai verso la porta della mensa.
<<Non finisce qua!Te la farò pagare>> starnazzava Milena.
Guardai verso i finestroni della mensa. La luce di mezzogiorno entrava e illuminava la stanza che piano piano iniziava a riempirsi di suoni.
Un'ombra catturò la mia attenzione fuori dal giardino, non era un'ombra qualunque.
Era la sua.
Il cuore iniziò a battermi velocissimo nel petto come se il ghiaccio che lo ricopriva si fosse sciolto leggermente. <<Ho bisogno di risposte...>> sussurrai mentre correvo verso il giardino
#angoloautrice: allora che ne pensate? Lidja sta impazzendo, ce la farà senza Ewan ? Quali poteri nuovi stanno imparando i draconiani? Adele si sa difendere, per quanto ancora resisterà? Cosa vorrà sapere dalla misteriosa ombra? E quest'ombra chi sarà? Per ricevere risposte a queste domande continuate a seguirmi. Al prossimo capitolo <3
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