ORA SONO IL TUO PADRONE
ADELE
Entrai nel piccolo bagno a fianco del letto a una piazza e mezza.
Avevo ancora l'adrenalina a mille. Tutto quello che mi stava capitando, era sempre stato il mio più grande sogno.
Leggevo libri su libri immedesimandomi nelle protagoniste sperando e immaginandomi come sarebbe stato un mondo come il loro. Un mondo pieno di battaglie, missioni, mostri, sorprese, territori nascosti. Questo era quello che avevo sempre voluto... ed ora che era a portata di mano, ora che ero diventata io la protagonista di una storia, della mia storia, avevo paura.
Avevo una paura immane di perdere tutto quello che mi rimaneva e che con fatica e sudore ero riuscita a riconquistarmi.
Avevo seguito il mio istinto credendo mi potesse guidare alla salvezza come avevo fatto tante altre volte.
Ma le scelte che avevo preso erano state adeguate? Avevo fatto bene o avevo solo complicato le cose? Entrare nel covo dei nemici era stata una mossa intelligente?
Tutte quelle domande mi trastullavano la mente da ormai troppo tempo. E continuavano ad aggiungersene altre, senza sosta e senza risposte.
Mi appoggiai al lavandino guardandomi allo specchio.
<<Che schifo...>> sussurrai notando quanto fossi scavata, bianca e livida. Come mi ero ridotta?
Mi accarezzai la guancia nel punto esatto dove, pochi minuti prima, era passata la mano di Julian.
Era secca, tirata e graffiata. Cosa ci trovava di bello in me? Dovevo credere a quello che mi aveva detto? Dovevo veramente seguire il mio cuore?
La cicatrice sulla guancia stessa era ben visibile e ancora rosea.
Non avrei permesso che facessero male a mia sorella. Prima dovevano fermarmi. Dovevo solo capire come fare a seguirli e scovare dove la tenessero prigioniera.
Mi sfilai la camicia da notte, mi sciacquai velocemente e poi, dopo essermi legata i capelli in una treccia guardai gli abiti che Edith mi aveva porto.
La indossai lentamente perché i graffi sulle gambe bruciavano ancora nonostante le disinfettature.
Uscii dal bagno sentendo le voci fuori dalla porta. Passai davanti allo specchio e mi sorpresi a constatare che i vestiti mi stavano a pennello: dei jeans elasticizzati neri, una canotta troppo attillata per i miei gusti, sempre nera. Tutto ciò accompagnato da due perfette Allstar, del medesimo colore.
Probabilmente era stato Julian che aveva provveduto a prendere i vestiti visto che erano nel mio stile, molto semplice e scuro.
Sorrisi al pensiero che nonostante tutto mi conoscesse bene, era riuscito ad insinuarsi tra le crepe della mia corazza.
Appoggiai la mano sulla maniglia ghiacciata e la girai di scatto.
Mi ritrovai davanti quatto figure.
Marta e Alessia mi osservavano con il loro solito sguardo vuoto ai due lati della porta, sfiorando gli stipiti della porta, Edith era appoggiata al muro davanti a me e mi osservava scocciata.
<<Sono contento che ti vadano bene gli abiti che ho scelto >> disse la quarta figura.
Rimasi bloccata sul posto. Anche lui?
<<Ale...cosa ci fai qui?>> chiesi con la voce spezzata.
<<Sono uno di loro, Adele. Mi dispiace tanto>> disse guardandomi con pietà.
<<Per cosa ti devi dispiacere, è qui che deve stare questa sgualdrina.>> incalzò Edith. Ma non la considerai, avrei avuto la mia vendetta. Ma dovevo ragionarci, dovevo farla soffrire come lei aveva fatto soffrire me.
Le mie mani tremavano, pensavo che mi sarei potuta fidare di lui. E invece mi aveva tradita, come avevano fatto tutti gli altri.
<<Deve portarti dal nostro padrone...>> mi spiegò Edith sbuffando. Non la considerai.
<<Un grazie non fa male>> esclamò lei cercando, forse, di alleggerire la situazione che si era fatta tesa e imbarazzante.
<<Muta>> dissi solo, senza neanche spostare lo sguardo. Il sangue nelle mie vene era fuoco.
Mi avviai verso Alessandro che mi attendeva a qualche metro più in là.
Era calato il silenzio, sentivo lo sguardo assassino di Edith sulle spalle ma non mi interessava, avevo deciso che non avrei perso tempo con lei eche doveva morire tra i suoi stessi sensi di colpa.
Il rumore dei suoi tacchi svanì dietro il corridoio alle mie spalle, insieme al vociare disumano di quelle che un tempo erano state mie amiche.
<<Adele, guardami almeno>> mi supplicò Alessandro mentre gli passavo davanti osservando un punto immaginario davanti a me con insistenza.
<<Dai, su>> mi afferrò per un braccio facendomi girare.
<<Cosa pensi che ti dovrei dire>> iniziai furiosa.
<<Ciao Ale. Come stai? Da quanto tempo, ti vedo in gran forma.>> continuai ironica.
<<Non è stata una mia scelta >> ammise mentre ci incamminavamo lungo corridoi tutti uguali tra visi che ci fissavano inquietanti dalle pareti decorate.
<<Ah no? E allora di chi?>> chiesi allargando le braccia sconsolata.
<<di mi padre. Io devo seguire le sue scelte se pur non vanno d'accordo con le mie idee>> mi spiegò cercando di capire cosa nascondesse il mio sguardo ferito.
<<Ognuno di noi è artefice del proprio destino, ognuno può seguire le proprie idee nonostante tutto.>> esclamai convinta di ciò.
<<Tu non hai potuto scegliere se essere la prescelta. Così come non ho potuto scegliere io>> sussurrò.
Rimasi pietrificata, era vero. Aveva ragione.
Io non avevo potuto scegliere, era così anche per lui? Era così incatenato al suo destino?
Mi avvicinai e lo abbracciai forte.
<<Devi parlare con il padrone>> esclamò Alessandro al mio orecchio.
<<Lo so.>> risposi agitata.
<<Devi farti vedere forte, senza paura ma non contraddirlo mai. Potrebbe farti molto male.>>
Annuii chiedendogli <<Cosa potrebbe farmi?>>
Intanto lo seguii lungo il corridoio successivo.
<<Potrebbe metterti a confronto con il tuo peggior incubo. >>
Un brivido mi percorse la schiena.
<<Ma non ti ucciderebbe, come ho detto ti farebbe solo del male. >> cercò di alleggerire la tensione che si era creata.
La mia mente viaggiava velocissima immaginandosi con cosa avrei dovuto mettermi a confronto pochi corridoi più in là.
Svoltammo a sinistra. Le enormi vetrate consentivano alla luce pomeridiana di entrare nell'edificio.
Poche nuvole solcavano il cielo, mentre forse troppi alberi mi dividevano dal resto del mondo.
Appoggiato alla parete poco più avanti a noi si trovava Julian.
<<Hei>> lo salutai sorridendo. Ma lui non ricambiò
<<Ricordati>> disse solo, lanciando uno sguardo sfuggente ad Alessandro. Se ne andò furtivo come era arrivato, lasciando dietro di sé una via deserta e arida.
Come poteva essere così freddo? Dopo quello che mi aveva detto?
Aveva problemi di bipolarismo?
<<Non starlo a sentire, è solo un arrogante presuntuoso.>> mi disse agganciandomi per il braccio.
<<Lo so...>> sussurrai di risposta spostando lo sguardo di nuovo davanti a me, lontano da dove prima si trovava quel grumo di sentimenti inestricabile.
<<Comunque grazie per i vestiti>> gli dissi dopo un pò, dopo aver superato un quadro di un uomo con una penna piantata nell'occhio, erano inquietanti quei dipinti.
<<Un pò ti conosco, so che ami la semplicità e la comodità. Quindi cosa c'è di meglio di questo?>> chiese ironico mentre mi deliziava con la sua risata angelica.
Ecco cosa avevano di simile quei due. Ecco perché, nonostante fossero completamente l'opposto, fossero talmente uguali.
L'odore dell'anima traspariva dagli occhi, e notavo la stessa sfumatura in entrambi.
Odio profondo, rancore, obbedienza e male.
Loro erano malvagi, ma non riuscivo a convincermi di ciò. Secondo me dietro quegli strati di nero e dolore si celavano brave persone.
Ma il bene era sempre soggetto a questo tipo di soffocamento. Una persona può imprigionare il proprio bianco tra parete nere rinchiudendolo lì fino a che non diventi una tremule luce.
Ci sarebbe voluto solo un'altro fuoco per farla tornare all'antico splendore, facendo sparire tutto ciò che c'era di male.
<<Siamo arrivati.>> annunciò dopo un pò Alessandro alla mia destra.
<<Come sto?>> chiesi lisciando la canotta.
<<Sei un incanto >> rispose osservandomi lui.
Lo abbracciai e mi rassicurò.
<<Ti aspetterò qua fuori, sii sicura di te. >> le porte dietro le mie spalle si chiusero e mi ritrovai le buio più totale.
Un freddo glaciale regnava nella stanza, della quale non riuscivo a scorgere i limiti.
Buio.
Solo quello, niente luci, niente rumori, niente segni di vita.
Mi strinsi nelle spalle cercando di riscaldare le mani con il fiato.
<<Khatai, eccoti finalmente>> una voce gutturale, mostruosa, demoniaca si levò.
Non ne capivo la provenienza, poteva essere ovunque. Non risposi perché troppo terrorizzata per farlo.
Un lampo di luce, era rossa e accecante, dopo tutto quel buio totale.
Ora davanti a me due occhi rossi sangue mi fissavano traballanti nelle tenebre. Mi ghiacciarono. Come se con un solo sguardo potesse estirpare l'essenza vitale di una persona.
<<Beh, non rispondi a tuo padre?>> chiese spostandosi. Mi girai di scatto anch'io, impaurita. Cercando quello sguardo gelido.
<<Non sei mio padre, per ora sono Adele>> risposi temendo che si arrabbiasse per il mio silenzio.
Sicura di te.
Sicura di te.
Sicura di te.
Mi ripetevo all'infinito questa frase sperando che potesse diventare vera, che la mia mente smettesse di tremare come il resto delle membra.
<<Molto divertente. Suppongo che Khatai non si sia ancora fatto vedere.>> disse facendo una grossa risata. Sapeva ridere quell'essere?
Risposi con un verso distorto, poteva essere interpretato sia con un sì che con un no.
Anche perché i suoi poteri si erano manifestati ma non la sua voce, le ali, il controllo.
<<Sai perché sei qua, vero Adele?>> chiese con la voce roca, sembrava quasi venisse dall'oltretomba.
<<In realtà, no>> risposi.
<<Tu sei qua perché devi scegliere. Devi scegliere se ascoltare la mente o il cuore, quindi bene o male. Preferisci seguire ciò che è stato creato appositamente per te, che il tuo cuore richiama insieme al tuo istinto primitivo, oppure preferisci seguire il tuo ideale, logica e pensieri che non ti porteranno sicuramente alla felicità. Ti darò poco tempo per decidere perché effettivamente poco tempo ho a disposizione. >> annunciò spostandosi di nuovo creando una brezza gelida che attraversava la stanza in modo circolare.
Non sapevo cosa rispondere, ero completamente congelata. La mia mente non riusciva a collegarsi con la bocca per spiaccicare anche una semplice parola.
<<Ovviamente, visto che ti sei recata qua di soppiatto mettendo a repentaglio i miei piani non sarai libera di muoverti. >> disse alla mia destra.
Incontrai i suoi occhi rossi sangue.
Un dolore acuto si propagò dal mio ventre, urlai e mi accasciai a terra dolorante. Gli occhi spalancati e il corpo mosso da spasmi. Un dolore atroce mi percuoteva le membra dall'interno.
<<Hai capito? Devi seguire gli ordini o finirai i tuoi giorni tra atroci sofferenze. Ora sono il tuo padrone.>> ringhiò Nidhoggr.
<<Capito...>> sussurrai cercando di far entrare aria nei polmoni. Ansimavo cercando di placare i dolori al ventre. Cosa mi aveva fatto? Come se fosse entrato all'interno del mio corpo e avesse scombussolato gli organi interni. Tanto disgustoso quanto doloroso. Come continue scosse elettriche.
<<Vedo che iniziamo a ragionare>> esclamò mentre cercavo di mettermi seduta. La testa mi girava terribilmente e la sua voce sembrava ovattata e lontana metri e metri.
<<Quindi ora dovrai servirmi, come fanno gli altri, senza se e senza ma. Dovrai sottometterti al mio volere fino a quando la luna diventerà rossa e tu sarai finalmente un'arma nelle mie mani. >> scoppiò in un'altra risata convinto che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe vinto.
Ma doveva capire che l'alba sarebbe arrivata sempre anche dopo lunghe notti, doveva capire che la notte non sarebbe mai durata in eterno, ci sarebbe sempre stato un raggio di sole a distruggere la coltre di nebbia.
<<Cosa devo fare?>> chiesi con la voce spezzata mentre mi stringevo le ginocchia al petto.
<<Dovrai entrare nella villa, visto che i viverniani non possono farlo perché verrebbero spinti via.>>
Rimasi spiazzata per un secondo, poi chiesi incuriosita <<E poi? >>
<<Poi ruberai i frutti. Non dovrai farti vedere per nessun motivo, vi darò solo un piccolo lasso di tempo. Se per le 7 non sarai di ritorno ridurrò in poltiglia tua sorella, dopo averla torturata per bene. >> mi minacciò.
Tremai, non poteva farlo. Era così malvagio?
<<E se non ci riuscissi? >> chiesi
<<Perché non dovresti riuscirci?>> chiese lui.
<<Se nel momento in cui entro in villa sono tutti nel dungeon? Dove sono nascosti i frutti? Come posso prenderli senza farmi vedere?>> chiesi scettica
<<Dovrai tornare indietro. Sono importanti ma fino ad un certo punto, ci consentono solo di lasciarli poco più scoperti, prede più facili da catturare. Sei più importante tu, sappi solo che io sentirò la tua voce. Farò un incantesimo e tutto quello che dirai verrà ascoltato da me in persona, quindi farai meglio a non comunicare con il nemico o sai cosa succederà >>
La brezza era diventata un vento glaciale che mi scompigliava i capelli prima ben tenuti in una treccia ora vaganti attorno al mio viso.
<<Lo farò, cercherò i frutti e se non ci riuscirò tornerò qua senza aver comunicato con il nemico. Va bene?>> urlai
<<Perfetto, è così che ti voglio cara ragazza. Julian sa i dettagli. Ti accompagnerà.>> iniziò
Mi alzai in piedi e mi girai cercando il suo sguardo.
Lo trovai e lui immediatamente scoppiò a ridere.
<<Sono così divertente?>> chiesi allargando le braccia
<<Mi fa ridere l'amore che privi per lui>> ammise spostandosi
<<Per lui?>> chiesi facendo la finta tonta
<<Per Julian, stupida. È ovvio. >> rispose
<< E dovrebbe far ridere?>> chiesi colta in fallo
<<Sì se sapessi ciò che so io>>
<<E cosa sai>>
<<Pensavo fossi più intelligente, cara ragazza >>
<<Ma, non capisco...>>
<<Non lo sai quel bel detto? Quello che hai letto anche nei libri che proprio Julian ti ha visto prendere in biblioteca prima della morte dei tuoi genitori?>>
Deglutii, parlava della trilogia delle gemme.
<<Che detto...>> chiesi con le lacrime agli occhi.
<<Che una donna innamorata è più facile da controllare>> rispose prima di dissolversi sciogliendosi con l'aria gelida attorno a noi.
<<Ci rivedremo...>> disse solo.
La luce entrò prepotente nella stanza inondando tutto.
Feci fatica a vederci.
Era tutto finto? Avevo creduto a qualcosa che non esisteva? Mi ero fatta veramente usare come una bambola?
Mi accasciai a terra.
Quante volte sarei dovuta cadere prima di imparare la lezione?
Non bisogna seguire il proprio cuore se non ce l'hai più.
Non ha senso rincorrere gli spettri.
#angoloautrice: eccomi! Ciao a tutti ragazzi/e! Come state? Vi è piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate ? Adele riuscirà a trovare la sorella? E a rubare i frutti? Cosa dirà a Julian? Alessandro dice la verità? Mentre in villa si accorgeranno del loro arrivo? Sofia e gli altri troveranno il tempio? Vi aspetto al prossimo capitolo, tanti commenti e stelline <3
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