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LEPRI E CACCIATORI

LIDJA

Accesi i fornelli della cucina, avevo bisogno di un bel The caldo.
Il silenzio copriva ogni cosa come fosse un manto bianco.
Nessun rumore, nessun suono.
Mi dispiaceva quasi rovinare quella perfezione. Ma ero consapevole che niente, neanche il silenzio, fosse eterno.

Mi scoppiava la testa, erano successe tante di quelle cose in un piccolo lasso di tempo che la mia mente e la mia anima non erano riuscite a stare al passo con il resto.
Appoggiai le mani sul piano da cucina e sospirai rumorosamente mentre l'acqua nel pentolino scoppiettava.

Circondai la tazza con le mani riscladandomi con il suo tepore. Nonostante fosse Marzo, faceva ancora freddo.
Io adoravo l'estate, il caldo, il mare, le giornate lunghe... non quelle giornate grigie e scure.

Pensai a quello che mi era successo. Mi sembrò quasi di risentire la mano di mia nonna che mi accarezzava la guancia prima di esalare l'ultimo respiro. Era anziana e non era riuscita a reggere più la pressione degli anni.

La mia mano, ormai comandata da un istinto primordiale, scattò al mio collo dove pendeva una collana , la sua collana. Era passata di generazione in generazione attraverso le donne della nostra famiglia. Mi sembrava che fossero tutti lì, posati sul mio cuore come un alato sogno.

Non mi ero mai sentita così impotente, così spettatrice di un dolore immenso, di un vuoto imminente e di una distruzione vicina. Sapevo che la guerra stesse giungendo alle nostre porte ma non ero ancora pronta. Il mio drago sembrava sepolto negli strati più profondi della mia stessa anima. Nei luoghi più bui e più tetri del mio essere, quelli a cui neppure io avevo accesso.

<<Rastaban, se sei con me... dammi un segno.>> chiesi sussurrando a me stessa. Non poteva essere così, il nostro legame non poteva ridursi a un briciolo di potere che poteva scaturire dalle mie mani.
Io non lo sentivo.
Non sentivo la sua voce, la sua anima, la sua presenza.
Aspettai in silenzio, con sottofondo il ticchettio dell'enorme pendolo nel salotto.
<<Ho capito...>> sussurrai dopo un pò. Non era successo nulla, forse dovevo aspettare, forse non era il momento, forse non ero pronta.

I miei occhi si posarono sullo spettacolo davanti a me, oltre la spessa finestra.
Un cielo plumbeo si specchiava sulla lastra cristallina del lago, circondato da abeti e conifere verdeggianti. Un leggero venticello sprirava dai monti alle nostre spalle dando al paesaggio un carattere di moto, non facendolo rimanere statico nella propria perfezione. Qualsiasi cosa reputata perfetta annoiava, la perfezione annoiava. Perché ci si innamorava dei difetti e delle imperfezioni. Non c'era bisogno di una scienza per capirlo, si sapeva e quello bastava.

Un rumore di passi mi risvegliò dai miei pensieri dolorosi. Sperai fosse Ilaria , in cuor mio.
I suoi occhi e la sua voce mi davano sicurezza e mi rincuoravano. Vedevo in lei la sorellina che non avevo potuto avere perché a mia madre era stata portata via la vita e insieme alla sua quella di mia sorella.
Mai nata, ma vissuta nel mio cuore.

Sentivo il bisogno di proteggerla, come se qualcosa ci legasse, come se Adele mi avesse affidato il compito di guardarla e di aiutarla a crescere, donandole quei punti di riferimento che le erano stati estirpati.

Due braccia mi circondarono la vita e ben preso intuii che non erano i passi di Ilaria quelli provenienti dal corridoio, bensì quelli di Ewan.
<<Ciao bellissima>> mi salutò dandomi un bacio sulla collo. Un brivido mi percorse la schiena.

<<Buongiorno>> sussurrai lasciando la tazza sul tavolo e girandomi guardandolo negli occhi.
<<Cosa ci fai già sveglia?>> mi chiese attirandomi in un abbraccio.
<<Sono le undici di mattina, quanto vuoi dormire?>> chiesi ironica scorgendo il pendolo petulante.
<<Ma ieri ci siamo stancati...>> biascicò lui.
<<Abbiamo solo ballato>> esclamai non capendo la sua esagerata stanchezza.
<<Mi sono impegnato, non voglio che tu balli con un bacco di legno.>> ammise ridendo.
<<Oh, Ma sei fantastico comunque. Anche se un buon ballerino non guasterebbe.>> dissi sciogliendo l'abbraccio e andando verso la porta con fare altezzoso.
<<Hei, Principessina! Smettila di fare la schizzinosa e dammi un bacio.>> mi disse lui quasi ordinandolo.

Mi piaceva quando faceva così. Mi piacevano le sue attenzioni, le sue coccole, i suoi baci. Da fuori poteva sembrare eccessivo, lo ammisi, ma per me era meraviglioso.
Mi avvicinai a lui e sfiorai le mie labbra alle sue, ero in punta di piedi e per poco non caddi.
<<Mi sa che dovrai aspettare.>> sussurrai.
<<Ha così tanto bisogno di torturarmi, mia cara?>> rispose lui a tono.
<<Pensavo fosse un uomo coraggioso, lei. Non pensa di riuscire a sopportare anche questo?>> chiesi osservando i suoi occhi scuri luccicare.
<<Io non ho paura di nulla, principessa mia, tranne che di perderla. Io ci sarò sempre, ma lei ci sarà per me?>> mi chiese abbassando la testa speranzoso.
Ingoiai la saliva che mi si era bloccata in gola non facendomi respirare. La bocca mi si era seccata in un secondo e a stento riuscii a pronunciare queste parole. <<Con mio grande piacere. >>

Dopo questo gioco di ruolo e scambi di battute, ci mettemmo a lavoro. Iniziammo a imbastire la tavola per il pranzo e a preparare la pasta.
<<Cosa pensavi prima?>> mi chiese Ewan d'improvviso
<<A tutto e a niente...>> sussurrai enigmatica.
<<Mi hai chiarito le idee, complimenti.>> rise lui.
<<Uff... stavo pensando a Ilaria. Tutto qua...>> sussurrai.
<<Ilaria? >> chiesi lui.
<<Sì, sai quella bambina che sta dormendo pochi metri sopra la tua testa. Quella con i capelli biondi e gli occhi azzurri... >>
<<Fai la furba?>>
<<Io sono furba >>
<<Oh, oh certo. >> rispose.
Lo guardai di sottecchi e notai l'alone di occhiaie. Faceva fatica a dormire e mi bastava poco per capire a cosa si riferisse.

<<Sai cosa penso?>> chiesi retoricamente.
<<No, cosa?>> chiese curioso.
<<Dovresti parlare con Adele...>> esclamai con voce ferma e sicura.
<<Ma... io... come... Non so>> ammise alla fine dopo una serie di balbettamenti.
<<Devi chiarire, so che lei è diventata tua amica. So che le vuoi bene e so che questa situazione ti turba.>>
<<Dici?>> chiese lui. Forse si aspettava che qualcuno glielo dicesse, forse non attendeva altro. Molte volte le persone hanno bisogno di una piccola spinta per spiccare il volo.

<<Dico sul serio. Buttati, so che lei non sta aspettando altro che chiarimenti.>> sussurrai avvicinandomi e prendendo il suo viso tra le mani.
<<Sono con te, ora e sempre. >> sussurrai con la mia fronte appoggiata alla sua.
_______________

<<Bene ragazzi, ora vi spiego l'esercizio.>> annunciò il prof davanti a noi. Eravamo fuori dalla villa. Questo era il cosiddetto "allenamento esterno"
<<Oggi giocheremo a lepri e cacciatori. Vi dividerete a coppie, uno di voi sarà il cacciatore che dovrà scovare la propria lepre nel bosco entro venti minuti. La lepre deve cercare di scappare dal cacciatore. Potete usare i vostri poteri per bloccare la lepre e per sfuggire il cacciatore. Bene, se non avete domande create le coppie.>> continuò il prof con la sua solita voce possente.

<<Io sto con Ilaria!>> urlai lanciando occhiate a Ewan che aveva capito subito.
Lui si avvicinò ad Adele che annuì impercettibilmente.
Karl e Chloe si presero per mano e di conseguenza Fabio e Sofia dovevano stare insieme.
Quella ragazza mi doveva dare un sacco di spiegazioni.

<<Bene, se avete deciso quali sono le lepri, posso dare il via alla partita. Avete trenta secondi di vantaggio. VIA!>> urlò il prof esaltato.

CHLOE

Mi ero nascosta dietro un cespuglio, Karl non mi aveva ancora trovata ed era passato metà del tempo.
Avevo corso come una forsennata in mezzo agli arbusti e alle fogli secche. Alla fine avevo optato per un semplice nascondiglio. L'avevo sentito dirigersi lontano da me qualche minuto prima. Avevo ormai le gambe indolenzite dalla posizione scomodissima.

Se mi fossi alzata ci sarebbe stata una minima possibilità che mi scoprisse.
Mi alzai, non con poca difficoltà visto che la maglia continuava a impiglairsi alle spine dei cespugli.
Mi massaggiai le gambe e le braccia cercando di far tornare la circolazione regolare e far smettere il formicolio.
Mi guardai intorno e scorsi il lago non lontano da me. Fu un secondo, sentii un fruscio e neache il tempo di girarmi che ero a terra con un corpo caldo e vibrante sopra di me.
Mi scappò un urletto dallo spavento.
<<Ciao leprotta. Credo di aver vinto io>> sussurrò Karl con il suo solito ghigno soddisfatto a pochi centimetri dal mio viso. Avvampai all'istante.

Mi faceva strano sentire il suo corpo così vicino al mio. Karl era come una droga, ne avevo bisogno in continuazione.
Della sua voce, delle sue battute, dei suoi silenzi, dei suoi gesti, dei suoi occhi, delle sue labbra, delle sue carezze...
<<Chloe>> sussurrò lui.
<<Karl >> risposi altrettanto piano.
Sembrava un miscuglio di emozioni. Come un pittore che riversa sulla tela spennellate di colori e caso.
Mi sentivo così: un disastro di emozioni. Un disastro che l'uomo davanti a me aveva imparato ad amare come non aveva mai fatto nessun altro. Non mi ero mai sentita tanto al sicuro come tra le sue braccia.

<<Ti ho mai  detto  che  sei  bellissima?>> mi chiese Karl prendendomi in contro piede.
Negai con la testa, pensandoci non me lo aveva mai detto e questo mi provocava una fitta al cuore.
Sentivo mio fratello che non faceva altro che fare complimenti a Lidja, a baciarla e a esprimerle il proprio amore anche davanti a tutti.

Ma il nostro era diverso, era un amore sottile, che rimaneva in secondo piano. Un amore tenero e nascosto che sbocciava ai raggi della luna, all'ombra del giorno e della luce.

<<Sappi che l'ho sempre pensato. Ho sempre creduto che tu fossi il fiore più rigoglioso del giardino, la frase più significativa di un libro o il quadro più impressionante di una galleria. Sei sempre stata il centro dei miei pensieri. Sai cosa vuol dire passare le giornate sempre, e dico sempre, con il tuo pensiero addosso? Sai quanto mi faccia stare bene una tua carezza? Un tuo abbraccio? Una tua parola? Mi dispiace non aver parlato prima. >> riprese fiato mentre lo guardavo con occhi sbarrati dalla sorpresa del momento.
<<Voglio dar sfogo ai miei pensieri, voglio che tu sappia che melodia canta il mio cuore quando sei nelle vicinanze. A quale velocità scorra il mio sangue quando mi guardi. Voglio che tu sappia che il mio amore è immenso, che è talmente grande che avevo paura di farlo fuoriuscire. Ma sono stanco di reprimere i miei sentimenti per te. Sono stanco di dover fingere indifferenza alla tua presenza anche se dentro di me si scatena l'inferno. Sta per scoppiare una guerra e forse non avrò più la possibilità di dirti queste cose... >> mi guardò negli occhi per la prima volta dopo l'inizio di questo suo discorso.
<<Cazzo, Chloe. Ti amo!>> esclamò alla fine.

I nostri sguardi si studiarono per qualche secondo. Non seppi cosa rispondere, non avevo parole per esprimere la gioia dentro di me.
Le mie labbra toccarono le sue e in quel preciso istante anche la natura seppe quanto fosse potente il vero amore.

EWAN

Mi aggiravo furtivo per i boschi in cerca di quella ragazza. Mi era sfuggita da sotto il naso, che fastidio...
Sentii un rumore, come di foglie che venivano calpestate e di ramoscelli spezzati.
Mi nascosi dietro un enorme albero, in grado di nascondere anche un elefante a tre teste.

Perché un elefante a tre teste? Di cosa ti fai?
È la prima cosa che mi è venuta in mente...
Giustamente, sono tanto comuni gli elefanti a tre teste

Mi lanciai contro la lepre.
Adele si girò di scatto sentendomi arrivare e schivò il mio colpo, ruotò su se stessa afferrandomi il braccio. Mi diede un calcio dietro le ginocchia e mi ritrovai steso a terra.

Caro Ewan, mi vergogno di essere la tua coscienza. Hai perso contro una ragazzina pelle e ossa...
Era tutto calcolato
Certo

<<Adele >> sibilai perché mi stava facendo veramente male.
<<Sì?>> chiese facendo finta di niente.
<<Non è il caso che mi stacchi un braccio>> ammisi . Lei si staccò da me violentemente, si fermò a qualche metro di distanza mentre mi guardava rialzarmi.
<<Credo che dovremmo parlare>> dissi
<<Credi?>> chiese lei con il suo solito sarcasmo
<<Credo, fermamente >> risposi altrettanto duramente.
<<Credo anche che io ti debba delle scuse>> continuai mentre il suo sguardo iniziava a vacillare. Voleva sembrare tanto forte e dura ma io sapevo che non era così, che in realtà dentro era devastata.

<<Non era mia intenzione feriti, come non era mia intenzione nasconderti la verità. Ma era l'unico modo >> ammisi facendo fuoriuscire finalmente quelle parole dalla mia bocca.
<<Non è vero...>> sussurrò lei abbassando lo sguardo e facendosi cadere i capelli davanti agli occhi.
<<Cosa, non è vero? Non è vero che non saresti stata ancora più male? Che non avresti pensato fosse colpa tua? Che non mi avresti creduto? >> Cominciai prendendola per il mento e facendo incontrare i nostri sguardi.
<<Voi dovevate dirmelo... >> sussurrò
<<Ti sto dicendo che era per il tuo bene! Stavi morendo, un' altra botta ti avrebbe fatto cadere senza possibilità di rialzarti. Ne ero consapevole e ho preferito rischiare la nostra amicizia che farti del male. >> le mie mani tremavano, per me era molto difficile fare amicizia o comunque interagire con altri. Potevo sembrare estroverso e socievole ma dentro di me si combatteva una guerra su due fronti.

<<Io... >> iniziò lei ma non la feci finire.
<<Sembravi un fantasma, camminavi per i corridoi dell'orfanotrofio quasi come se fossi inesistente. Eri dimagrita a vista d'occhio e non parlavi più. Cosa dovevo pensare? Che non stessi morendo?>> urlai buttando fuori tutta la mia frustrazione.

Lei mosse il capo leggermente spaventata. <<Avreste dovuto dirmelo, tutti! Mi fidavo della vostra presenza... ma ho capito, forse troppo tardi che l'avete fatto per il  mio  bene. >> stavo per risponderle ma la vidi riprendere fiato allora mi zittii, mentre un sospiro di sollievo mi uscì naturalmente dalle labbra.

<<Ora però, non so più cosa sia vero. Ciò che mi era sempre sembrato solido ora si è frantumato e sono rimasta appesa a un filo, un filo che voi mi avete aiutata a controllare. Ma quanto è vero del nostro rapporto? Quanto siete veri voi?>> disse lei iniziando ad alzarare la voce.
<<La nostra amicizia è solo un'illusione? Sei stato obbligato?>> urlò con le mani tremanti e gli occhi impazziti.
La fissai per secondi interminabili.
<<All'inizio sì, era mio compito avvicinarti. >> la vidi rabbuiarsi, sembrava quasi delusa.
<<Ma poi ho capito chi sei e che persona fantastica si nasconde dietro quella corazza. Si nasconde una ragazza coraggiosa, determinata, sicura, gentile, buona, solare... quella Adele non è per tutti. Ma sono felice di averla conosciuta, mi hai aperto il tuo cuore come hai fatto con pochi. >> dissi avvicinandomi a lei.
La abbracciai.
Le mie braccia stringevano quelle spalle che stavano riprendendo vigore.

La sentii tremare tra le mie braccia. La guardai staccandola da me.
<<Adele... cosa c'è?>> le chiesi. Aveva gli occhi gonfi di lacrime, rossi e lucidi. Il verde dell'occhio era risaltato.
<<piangi>> la incoraggiai
<<Non posso...>> rispose
<<Perché?>>
<<L'ho promesso a me stessa>> sussurrò.
Mi prese una mano e sospirando se l'appoggiò alla guancia.

<<Mi fido di voi.>> ammise per poi tornare verso la villa con la sua camminata silenziosa. 

SOFIA

L'acqua della doccia mi scivolava veloce lungo il corpo ancora in fermento. Non mi ero mai impegnata tanto in un esercizio, il mio obbiettivo era "nasconditi meglio che puoi", l'ultima cosa che volevo era parlare con Fabio.  O anche solo vederlo, i suoi occhi mi penetravano l'anima.
Avevo sbagliato, ne ero consapevole, ma ero in stato di shock. Avevo bisogno di stare sola.
Ora lo stavo perdendo e avevo più paura di ciò che di quello che era successo nella radura.
Ma non riuscivo a fare nulla, proprio nulla.

Uscii dalla doccia con le lacrime che si mischiavano a quelle uscite dal microfono della doccia. Gli occhi gonfi e lucidi di disperazione mi lanciarono una fitta di tristezza al cuore.
Come si poteva essere tanto legati a una persona da non poterla perdere? Tanto importante da pensare che fosse il motore della propria esistenza?

Mi misi il pigiama con estrema lentezza, i capelli ancora umidi mossi dal venticello freddo che entrava dalla finestra spalancata.
Mi sdraiai sul letto e sperai di non svegliarmi mai, sperai che quel letto mi mangiasse viva.
___

<<Adele!>> Sentii la voce di Chloe gridare dalla stanza a fianco. Mi alzai di scatto e mi prese un forte giramento di testa.
<<Cosa c'è?>> Sentii una voce più bassa e biascicata rispondere a quel megafono vivente.
<<È mezzogiorno e mezza! Ci dobbiamo preparare!>> urlò l'altra tutta agitata.
La testa mi girava per il risveglio affrettato e la luce accecante che entrava nella stanza non aiutava i miei poveri occhi.
<<Oggi c'è il Ballo!>> concluse l'altra eccitata.
Cosa? Mi ero dimenticata.
Oggi c'era il ballo! Cosa sarebbe successo?

#angoloautrice: ciao a tutti! Vi è piaciuto il capitolo? Siete pronti per questa nuova avventura? Cosa succederà al ballo? Si metteranno in pace Sofia e Fabio? Vi avviso che questa è la fine della seconda parte. Quindi tra poco ci sarà l'inizio della fine...  comunque ditemi cosa ne pensate e come, secondo voi, andrà avanti la storia. Tanti commenti e stelline, continuate a seguirmi<3

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