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LA FINE

ADELE

Edith era davanti a me. I capelli color neve le incorniciavano il viso che era contratto in un'espressione demoniaca.
I denti erano allungati, le unghie anche, gli occhi erano diventati rossi come il sangue.
La sua vista mi dava i brividi e anche la sua voce che continuava, imperterrita, a ripetere le stesse frasi.
Una dietro l'altra.
Una uguale all'altra.
Le mie amiche assoggettate urlavano verso il buco sul soffitto dove filtrava la luce del sole. Gli altri assoggettati stavano dritti sulle sedie mentre Julian mi guardava con i suoi bellissimi occhi azzurri, smarrito.
Ilaria legata ad una colonna nella stanza piangeva, i suoi singhiozzi rimbombavano nello spazio silenzioso.

Si stava aspettando solo una cosa: la mia morte.
Una morte lenta, taglio dopo taglio.
Perché dal mio corpo doveva uscire tutto il sangue possibile.
Perché in qualche modo si doveva punire la scelta sbagliata.
Non avrei cambiato idea, mai, e questo loro lo sapevano.

<<Tenebrae debellabunt lucem>> continuava a ripetere Edith, senza sosta.
Qualsiasi scelta avessi fatto, le tenebre avrebbero domato la luce.
Cosa fare?

Solo continuare per la propria strada perché solo così si sarebbero superati gli ostacoli. Non eri tu che dovevi piegarti al muro, era il muro che doveva divenire talmente senza valore da distruggersi e farti passare. La propria natura non doveva essere cambiata da ciò che il destino ti avrebbe posto dinanzi.
Bisognava essere sempre luce, nonostante intorno a te regnasse solo il buio.
Avrei brillato, fino alla fine.
Fino alla morte.
Perché solo quella poteva cambiarti, solo quella poteva stroncare la tua voce. Solo a quella ti dovevi inchinare, perché nella vita di ognuno non c'era  niente di più forte della morte e di sé stessi.

Probabilmente era colpa mia se mi trovavo in quella situazione. Ma non si poteva guardare il passato sperando che il futuro imminente cambiasse.

Ognuno di noi era artefice del proprio futuro, proprio come lo era stato del proprio passato.
Non mi sarei piegata. Mi sarei spezzata, ma non piegata.
Non avrei mai cambiato il mio essere, non avrei permesso a questo ostacolo di farmi cambiare strada.
Ognuno di noi era speciale, non lo era chi cambiava e sceglieva un'altra strada. Mai pensare di non riuscirci.
Il destino era già scritto, ma ero pienamente convinta che fosse scritto a matita. Ci voleva solo una gomma, un'ancora di salvezza.
In quel momento non seppi a chi aggrapparmi, ero rimasta solo io con il muro davanti.
Non avrei cambiato strada, non sarei cambiata, non mi sarei piegata.

<<Frangar, non flectar >> sussurrai mentre la lama si avvicinava troppo lentamente alla mia pelle bianca.
<<Sei  convinta  di  essere  imbattibile?>> sibilò Edith a pochi centimetri dal mio viso.
<<No, io sono umana ed erro come ogni umano. Ma ora no, tu penserai di vincere, di avermi abbattuto ma avrai ucciso solo il mio corpo, non la mia anima. Perché continuerò a brillare e so per certo che le tue tenebre non resisteranno.
Dopo ogni notte c'è un'alba.>> i nostri sguardi si scontrarono per un attimo.
Rosso contro verde.
<<Lo vedremo!>> urlò Edith tremando, forse dalla rabbia, forse dalla paura.
Alzò il pugnale che iniziò la sua discesa prepotente verso il mio povero polso. Urlai con tutto il fiato che avevo, sovrastando quello del mostro che avevo davanti.

Fu in quel momento che una fiammata irruppe nella stanza. E li sentii, loro erano lì per me.
Sentivo le loro presenze, la loro forza, la loro determinazione.
<<Lasciali stare!>> Sentii urlare Ewan, la voce del mio migliore amico. Quella che mi aveva aiutato a tirarmi su, ancora più forte. Non mi avevano abbandonata, erano lì per combattere al mio fianco.
Le luci si stavano facendo più intense e il muro meno insormontabile.

Edith venne scaraventata lontano da me, contro un muro. Lidja aveva allontanato quella specie di essere vivente, se si poteva definire così, senza uso di improperi per decorare questo titolo.
Vidi Fabio correre verso Ilaria e gliene fui immensamente grata, la portò in una stanza vicina, sperai al sicuro.
<<Proteggila...>> sussurrai incrociando il suo sguardo. Ilaria piangeva ma vedendomi mi lasciò un sorriso che mi scaldò il cuore.

Sentii il ruggito di una viverna, Lidja e Karl gli si avventarono contro spingendolo in un'altra stanza. Chloe e Ewan iniziarono a lottare contro il grigio mentre Sofia corse verso di me.
Mi sembrava che tutto si svolgesse a rallentatore. Tutto era vicino a me ma non abbastanza da afferrarlo.
Mi sentivo inerme davanti alla guerra che io stessa, a causa del sangue che portavo, avevo provocato.

Sentii le mani calde di Sofia afferrarmi per le spalle e scrollarmi per cercare di risvegliarmi dalla mia trans.
Sentii i polsi e le caviglie finalmente liberi da quelle catene che mi opprimevano quasi quanto il contrasto di luce-tenebre nella stanza.

Non potei fare altro che abbracciarla, un gesto che mi era diventato estremamente estraneo in quel periodo.
<<Siete arrivati...>> sussurrai vicina al suo orecchio. Mi era mancata la sua voce, il suo sguardo, i suoi capelli, i suoi modi di fare.
Riusciva a capirmi, a leggermi dentro con uno sguardo. Di solito ero io quella che leggeva le persone, non il contrario.
<<Grazie a te...>> sussurrò lei di rimando. Avevano letto il biglietto! Avevo il timore non capissero cosa significassero quei numeri. Non ero sicura di come avessi fatto a sapere dove mi trovassi, come se una forza esterna e potente mi avesse mostrato la via.

Bastò uno sguardo e ci lasciammo. La nostra pelle si sfiorò, forse per l'ultima volta.
Corsi il più velocemente possibile verso chi, in quel momento, aveva importanza.
<<Julian...>> sussurrai appoggiando i palmi sui braccioli della seggiola dove lui era seduto.
Davanti a me la pozza di sangue risplendeva maligna sotto i raggi del sole morente.

Sentii un rumore di vetri infranti ma non riuscii a staccare i miei occhi dai suoi.
Non ero da sola, non ero da sola.
Gli tolsi lo scotch che gli bloccava le labbra.
<<Adele... stai bene?
Cosa ti ha fatto?>> mi chiese innervosito.
<<Niente, stava per farlo. Ma l'hanno bloccata in tempo. >> spiegai mentre cercavo di slegargli le mani.
Le mie tremavano come non avevano mai fatto.
Perché il drago in me non si svegliava? Perché non mi dava una mano? Perché voleva farmi soffrire così?

<<Adele, guardami. Stai tranquilla!>> le sue parole sembravano accarezzarmi come velluto. Come avrei voluto trovare la calma, ma mi era impossibile. Come mi era impossibile rimanere in apnea o non sbattere le palpebre.
Stavo per slacciare l'ultimo nodo quando qualcosa mi prese per le spalle.

<<No!>> urlò julian con la sua voce potente.
Venni scaraventata a qualche metro di distanza, sbattei la testa contro il marmo duro e per un attimo tutto fu nero.
Sentii qualcuno che mi prendeva per il colletto della camicia da notte. Mi alzò in piedi e di nuovo vidi dinanzi a me il viso di Edith.

<<Non la smetti mai, vero?>> mi chiese tirandomi un pugno e ridendo di gusto.
Mi rialzati a fatica, cercando di reggermi con le ginocchia ferite e piene di lividi.
<<Rispondi!>> mi urlò a qualche centimetro dal viso tirandomi una ginocchiata al ventre.
Caddi all'indietro stringendomi la pancia colpita. Mi venne da vomitare, ma cosa tirare fuori se non la mia anima?

<<Di fare cosa?>> chiesi cercando di tirarmi su con la forza delle braccia.
Non mi sarei piegata.
<<Ti rialzarti sempre! Perché ti ostini a metterti contro di me? Perché credi ancora che tu possa abbattermi?>> urlò con la sua voce da Angelo che nascondeva un'anima nera catrame. Lei non si sarebbe potuta salvare, aveva scelto il buio e con quello sarebbe svanita.
La vita era fatta di scelte, bastava fare quella giusta.

<<Perché ho promesso di non piegarmi. Stai sicura, che le promesse le mantengo!>> sussurrai prima di girarmi di scatto su me stessa allungando la gamba.
Colpii la sue caviglie, un rumore strano irruppe nella stanza. Lei cadde a terra e a quel punto le fui io sopra.
Un pugno, uno schiaffo, un calcio, una gomitata.

Ero spietata, niente mi avrebbe fermata. Dal suo naso volava sangue nero che entrava in contrasto con il marmo bianco sotto di noi.
<<Sai cosa ho promesso anche?>> iniziai mentre riprendevo fiato.
<<Che ti avrei uccisa!>> urlai mentre sferravo un altro pugno.
Ma dalle sue mani si era formata una barriera protettiva nera. Venni scaraventata di nuovo a terra.

Non riuscivo a sentire quello che mi stava accadendo intorno.
Esistevamo solo noi due.
Io e il mio peggior incubo.

Dalle sue mani partirono dei tentacoli di plasma nero che si conficcava prepotentemente nel marmo dove pochi secondi prima sostavo io.
Iniziai a correre cercando di schivare gli attacchi dei tentacoli, ma si facevano sempre di più e sempre più veloci.
Avrei mollato a breve, dovevo escogitare un modo per torcere la sua stessa arma contro di lei.

Iniziai a correre saltando leggiadra sulle colonne intorno a noi. Feci un salto contro una colonna e un tentacolo la colpì al centro, crepandola, poco dopo che me ne ero andata. Così feci con altre tre colonne.
Il terreno sotto di noi tremò per qualche secondo. I suoi occhi si piantarono nei miei.
<<Non è finita...>> sussurrò prima di essere sommersa dal soffitto che, solo sopra di lei, era ceduto.

Un nuvolone di polvere si innalzò e per un attimo non vidi nulla.
Sentii il mio corpo.
Sentivo il dolore alle articolazioni, sentivo il rimbombare dei rumori nella testa, il leggero tremolio della mani, sentivo le palpebre sbattere... tutto al rallentatore. Vedevo i granelli di polvere posarsi sul mio corpo, sentivo le urla dei miei compagni di avventura, sentivo la paura che, come quella polvere, galleggiava nell'aria.

<<Adele?>> la voce di Chloe mi giunse alle orecchie.
Uscii dalla nube di fumo che si era creata in un angolo estremo della stanza e mi avviai verso il centro, dove il rosso del sangue nella pozza spiccava più di ogni altro colore.
Mi ritrovai in centro a un cerchio formato dai corpi dei draconiani e dei loro draghi.

Davanti a me Thuban, le squame luccicavano sotto la poca luce che il sole riusciva a mandare, gli occhi allungati trasmettevano una pace e una calma immense, mentre le ali erano simbolo di maestosità e potere.
Uguali a lui gli altri draghi che si differenziavano solo per il colore.
Per un attimo ci guardammo tutti negli occhi, aspettando che succedesse qualcosa, che qualcuno dicesse qualcosa.
I miei amici erano coperti da un'armatura luccicante, in diamante colorato. Le loro armi spiccavano per minacciosità dai loro fianchi.

<<Adele, siamo felici di conoscerti. Finalmente!>> iniziò Thuban.
<<Il piacere è tutto mio>> Riuscii a rispondere, ero sotto pressione. Odiavo che troppa gente mi guardasse.
<<Siamo molto riconoscenti per l'aiuto che il tuo antenato, Khatai, ci ha offerto a suo tempo. E siamo riconoscenti dell'aiuto che ci stai dando te ora per combattere il male. Hai fatto la tua scelta, è ora di diventare una vera draconiana.>> disse con una voce gutturale e profonda.

Mi guardai intorno e vidi distruzione.
Le mie amiche erano svenute sui loro altari, Ilaria non sapevo dove fosse, la stanza da meravigliosa era diventata testimone di una guerra feroce, gli sguardi fiduciosi e orgoglioso dei miei amici, i riflessi inquietanti del sangue, la luce ormai oppressa del sole e gli occhi ghiaccio di Julian che mi osservava in silenzio alla mia destra.
Quanto era costata la mia scelta?
Appoggiai la mia mano sulla sua iniziando a slegargli i polsi. Era rimasto a guardare tutto il tempo e il suo viso cereo e i polsi segnati di rosso dalla corda erano la dimostrazione di come fosse stato difficile per lui stare fermo.
<<Vai, compi il tuo destino. A me penserai dopo>> mi sussurrò guardandomi con amore.
Gli accarezzai la guancia e questo mi diede la forza per girarmi e chiedere a Thuban.
<<Cosa devo fare?>>
<<Non devi fare nulla...>> si intromise ora Rastaban
<<Devi prendere ciò che è tuo >> iniziò a spiegarmi Kuma.
<<Cioè queste armi, dedicate esclusivamente a Khatai>> disse Eltanin.
<<Apriranno un contatto diretto fra te e il tuo drago >> spiegò tecnicamente Aldibah.

Io li guardavo con ammirazione, perché ciò che avevo sempre sognato era ora vero. Davanti a me.
Ogni eroe aveva avuto una storia tormentata, e quella era la mia.
Non facile, certo, ma essenziale.
Immaginai i miei genitori al mio fianco e non mi sentii sola, ci sarebbero stati sempre nel mio cuore e nella mia mente.
Sempre.
Anche in quel momento.

Tre lame volteggiarono verso di me circondate da una specie di nuvoletta verde.
Avevano la lama affilata e l'impugnatura centrale era di un blu scuro con delle rifiniture in oro.
Feci per afferrarle.
Davanti a me avevo la chiave della verità. Finalmente avrei conosciuto ciò per cui mi ero battuta tanto, ciò per cui avevo perso tanto.

Sentii che i polpastrelli stavano sfiorando la nuvoletta di energia verde. Espirai profondamente.
Ritirai la mano quando improvvisamente il colore della nuvola di tramutò da verde a nero.
<<Ma cosa?>> Sentii esclamare Julian, sorpreso quanto me.
Vidi i miei pugnali essere trasportati oltre di me verso il cumulo di rocce.

Fu un attimo, velocissimo.
Edith uscì dalle macerie.
Sempre bellissima, la bellezza che contraddistingue il male, proibita e irraggiungibile.
Impugnò una delle mie armi e la scagliò contro di me.

Tutto si fermò per l'ennesima volta, si mosse lentamente come non aveva mai fatto.
Sentivo le urla dei miei compagni e i ruggiti dei draghi che erano troppo stupiti per reagire, sentii le urla di Julian che cercava di svegliarmi dalla mia trans, sentivo il venticello spirare dalla finestra spalancata, sentivo il movimento secco dell'arma che si muoveva verso di me , sentivo la risata di Edith che credeva di aver vinto.

E molto probabilmente aveva vinto veramente, perché non avevo le forze di reagire.
Mi sentivo svuotata e senza un briciolo di forza di volontà.
Avevo lottato tanto, era arrivato il mio momento.
In quel momento non riuscivo a trovare un motivo valido per spostarmi.
Ormai era troppo tardi, mi avrebbe ferita comunque.
<<Addio...>> sussurrai chiudendo gli occhi.
Tutto tornò a scorrere regolamente, le voci non erano più al rallentatore e probabilmente neanche i movimenti.
Avevo deciso di non assistere alla mia morte. Ero troppo orgogliosa per ciò.

Aspettai il colpo.

Ma non arrivò.

Urla, una sopra l'altra senza sosta. Cosa era successo?
Spalancai gli occhi spaventata.
Davanti a me un corpo accasciato a terra.
Una zazzera di capelli biondo cenere era sparsa ai miei piedi.
Mi cedettero le ginocchia e mi accostai al corpo morente ai miei piedi.
Accarezzai i suoi soffici capelli, poi la mia mano passò alla sua guancia paffuta ancora bagnata dalle lacrime, poi toccai le sue labbra rosse e il naso all'insù.
I suoi occhi mi guardavano, sereni.
Come se avesse trovato la pace, pace che io non avrei trovato se lei se ne fosse andata così. Tra le mie braccia.

<<Ilaria... non mi lasciare. Ti prego>> iniziai a pregarla singhiozzando.
Non avevo mantenuto la promessa. Le lacrime avevano distrutto definitivamente le dighe che avevo cercato di creare.
Le mie spalle erano percosse da fremiti continui mentre la vista era sfocata a causa delle lacrime.
Appoggiai la testa sul suo petto, vicino a dove il pugnale l'aveva colpita. Sentivo il suo cuore muoversi lentamente, sempre più piano.
La mia stellina si stava spegnendo, per colpa mia.
Se non fossi stata così, se avessi accettato di passare dall'altro schieramento, se non fossi stata così superficiale... lei ora non sarebbe lì.

<<Non ti disperare... ora troverò la pace che cercavo. Quella che tu hai cercato di regalarmi in questa vita terrena>> la sua voce si faceva sempre più sconnessa e flebile.
<<Scusami, scusami...> sussurravo mentre cercavo di catturare ogni particolare della sua figura.
<<Adele, non scusarti di nulla. Mi hai reso una ragazza forte, voglio che tu viva anche per noi. Che rimanga così, sempre. Voglio che la persona per cui ho dato la vita sia quella che credevo. Determinata. Non mollare. Tu sei la luce che accenderà il fuoco. Non credere che la mia anima si stai spegnendo , anzi grazie a te ho trovato un obbiettivo. L'ho compiuto. Sono fiera di te... sappi che ti ho sempre voluto bene. E che sarò al tuo fianco... sempre.
Omnia vincit amor >>
I suoi occhi si chiusero dopo queste parole .

Presi la sua testa e la avvicinai al mio petto mentre alzavo il volto verso i flebili raggi del sole sopra la mia testa. Urlai più forte che potevo.
La gola lanciava fitte dolorose, proprio come quel giorno infausto.

Le spalle tremavano e così anche le mani. Tutto ciò che contava veramente era scomparso. La mia ragione di vita, ciò che non mi aveva fatto mollare se n'era andata.
Come sabbia al vento.
Non dovevo spegnermi.
Loro erano con me, non ero sola.

<<Non sono sola! Non mi piegherò e non mi spegnerai! >> urlai rivolta a quel mostro di Edith.
Con il palmo della mano chiusi gli occhi di mia sorella, il suo azzurro intenso non avrebbe più brillato di gioia, non avrei più sentito la sua voce, non l'avrei più vista ballare mentre cantava, non l'avrei più aiutata a studiare, non sarebbe diventata uno scienziato della NASA come mi diceva sempre, non avrei più potuto sentire i suoi passi che mi cercavano, non avrei più sentito il suo odore... tutto di lei mi sarebbe mancato.
Ma non ci si rende conto di ciò che si ha finché non lo si perde.
Ti importa, forse, del tuo respiro fino a che non vai in apnea?

Le lacrime avevano trovato il loro corso, quello che tante altre volte mi avevano chiesto di percorrere e che solo ora trovavano la forza di farlo.
Non sarebbe stato vano il suo sacrificio, ora ero lì grazie a lei. Sarebbe stata fiera di me.

Afferrai il pugnale dall'altro lato, quello opposto all'elsa.
Non mi importava della lama.
Mi ferii profondamente mentre estraevo l'arma.
Il mio sangue scivolava a terra mescolandosi a quello di Ilaria.
Sangue del mio sangue.
Le lasciai un bacio sulla fronte e mi alzai.

Corsi verso Edith con l'arma sanguinante di una vita che lei aveva estirpato.
Avrei mantenuto fede alla mia promessa, quello era certo.
Lei stremata si mise in posizione di difesa, ma la mia rabbia era veramente inarrestabile.

Le saltai addosso e la infilzai sulla spalla. Mi spinse via e caddi e terra, ricevetti un calcio da lei che mi lasciò per un attimo senza fiato. Lei cercò di scappare via strisciando a terra ma non gliene lasciai il tempo.
Ci guardavano tutti in silenzio, sapevano che fosse una cosa che solo io potevo risolvere.
Che era mio destino adempiere a quella promessa.
Le fui di nuovo addosso.
<<Scappi come una vigliacca? >> chiesi alzando il pugnale sopra la sua testa.
<<Ora non ha più importanza la mia vita. Ho compiuto la mia missione: una vita e sangue di colui che deve scegliere. >> mi guardò mentre il mio sguardo si faceva interrogativo.
<<È stato un piacere>> furono le sue ultime parole.
La mia rabbia era veramente incontenibile, davanti a me avevo la ragione di tutti, e dico tutti, i dispiaceri della mia vita.

Calai il pugnale una prima volta. <<Questo è per i miei amici >> urlai nel silenzio della stanza.
<<Questo è per i miei genitori>> una lacrima mi scappò, la sentii scivolare lungo la guancia per poi bagnarmi le labbra secche.
<<Questo è per mia sorella!>> urlai più forte. Ormai il corpo sotto di me era senza vita, ma non era finita. Non ancora.
<<E questo, è per me!>> urlai trapassandole il cuore un'ultima volta.

Mi sentii prendere per le spalle. Due mani grandi e solide mi portarono via da quello spettacolo orrendo, non mi capacitavo di quanta malvagità ci potesse essere in solo due metri quadrati.
Non ero riuscita a fermarmi, avevo continuato, nonostante fosse morta.
<<Adele, calmati... >> sentii la voce di Julian che mi trascinava via da lì.
Mi abbracciò con le sue braccia muscolose e mi sentii per un attimo al sicuro.
Le lacrime non riuscivano a fermarsi, ormai avevano trovato il loro corso e non avevo la forza di fermarle.

Mi staccai pulendomi le mani sporche di sangue sulla camicia da notte.
Mi sentivo svuotata, senza più un senso, senza un obbiettivo o una meta.
Barcollai guardandomi in giro e vidi gli occhi di tutti puntati su di me, non sapevano che fare.
Come si poteva reagire davanti a così tanto dolore? Perché sì, mi sentivo così male che mi sembrava di sprofondare in un buco nero.
In un viaggio eterno verso una meta sconosciuta, in un limbo senza via di uscita.

Julian mi guardava ma non riuscii che a leggere commiserazione.
Non avevo bisogno di nulla tranne che di vendetta.

Il sole venne completamente coperto dalla luna e l'interno del pentacolo iniziò a vorticare in un vortice di sangue, aria e fuoco.
<<Cosa sta succedendo?>> urlò Ewan cercando di sovrastare i fragore.
<<Pensavo fosse tutto finito...>> esclamò sconsolata Lidja.

Ripensai alle parole di Edith.
La vita di Ilaria e il mio sangue versato a causa del taglio alla mano. Ero posizionata troppo vicina alla pozza, non ci avevo pensato.
Come potevo essere stata tanto allocca?

<<La profezia si è avverata:sangue di quattro viverniani, di quattro umani, sangue di chi deve scegliere e una vita. Gli ingredienti ci sono tutti.>> ammisi afferrando il pugnale e chiudendo il cerchio immaginario di draconiani attorno al pentacolo infuocato.

La vista mi si annebbiò di scatto.
Fu tutto buio, mi ritrovai a camminare in una distesa desolata e senza luce.
<<Adele>> una voce gutturale e da brivido mi raggiunse.
Seppi immediatamente chi fosse ma preferivo mettere le mani avanti.
<<Chi sei?>> chiesi girando su me stessa.
Un luce, finalmente. Mi avvicinai ad essa. Era un interruttore, lo schiacciai e mi ritrovai in un tempio enorme, a tre navate immense e con soffitti a volte affrescate.
<<Sono Khatai, il tuo antenato. >> la voce era dietro di me.
Mi girai lentamente assaporando quel momento.
Davanti a me un essere metà drago metà viverna.
Aveva il muso leggermente allungato, quattro zampe, denti affilatissimi, occhi gialli, ali maestose ma leggermente frastagliate alla fine, portamento elegante e fiero. I colori erano scuri, di un blu tendente al nero tranne per il giallo-oro delle ali, delle zampe e degli occhi magnetici.

<<Dove siamo?>> chiesi deglutendo. Avevo aspettato tanto quel momento, ma non gli avrei dato la soddisfazione di vedermi entusiasta per lui, che si era fatto attendere per troppo tempo.
<<Nella tua mente, bel luogo di incontro, non credi?>> disse ridendo.
<<Non credi che sia poco adeguato fare l'ironico? >> iniziai prima sussurrando, poi urlando, buttando fuori tutta la mia rabbia.
<<Non pensi sia tardi per presentarti? Non pensi che io abbia avuto bisogno di te? Non hai capito che ti ho cercato ma tu non ti sei mai fatto trovare? Perché? Perché mi hai fatto patire tutto questo da sola? >> Chiesi urlante mentre mi accasciavo a terra.

<<Sarei venuto prima >> disse dopo un pò.
<<Ma dovevi essere pronta. Non lo sei stata, fino ad adesso. Hai le cicatrici giuste, la forza giusta, la determinazione giusta, la rabbia giusta, i ricordi giusti... per lavorare al mio fianco. All'inizio non pensavo, ma mi sono ricreduto. Sei una perfetta discendente del nostro enorme potere. Ora devi solo fidarti di me >> la sua voce cercava di convincermi. Ma come potevo?
<<Come posso fidarmi di te? >>
<<Cosa dice il tuo istinto? La tua mente e il tuo cuore?>> mi chiese invece.

Non risposi neanche perché sapevo già cosa dovessi fare. Mi avvicinai al mio drago e gli accarezzai la groppa saltandoci sopra.
<< È così che si fa>> esclamò prima che tornassi al mondo reale.

Nel mezzo del tornado si era formata un'ombra a forma di viverna.
<<Nidhoggr...>> sentii sussurrare da Thuban. I suoi occhi sembravano lanciare saette.
<<Da quanto tempo fratelli... e figlio>> disse la Sua voce da dentro la protezione del pentagramma.
La sua barriera si stava assottigliando sempre di più e presto sarebbe stato in grado di fare ciò che voleva nel suo mondo di oscurità.
Il suo potere era immenso e riuscivamo a rendercene conto tutti.

Mi guardai intorno per vedere dove fosse Khatai, ma non lo trovai.
In compenso, al posto della mitica camicia da notte, mi ritrovai coperta da un'armatura blu con rifiniture dorate ed appese al fianco le mie armi.
<<Pensavo che avessi una certa intelligenza. Pensavo riuscissi a capire ciò che è veramente importante>> iniziò Nidhoggr riferendosi a me direttamente.
<<Vivo bene nella mia ignoranza, grazie. >> risposi.
<<Fai la sarcastica? >> urlò infuriato Nidhoggr e colpì la barriera del pentacolo che reggeva ancora, non per molto però.
<<Vedi dove ti ha portato la tua testardaggine? Io sono qua. Cosa non uguale per i tuoi genitori, per tua sorella, per Milena, per Giulio... tutti morti e sai per colpa di chi? Per colpa tua! Sei sicura di sapere chi sia veramente il mostro qui?>>

Le sue parole mi ferirono come aghi. Una puntura dietro l'altra, una più dolorosa dell'altra.
<<Adele, non ascoltarlo. Non è affatto così!>> Sentii Ewan che cercava di tirarmi su.
Sapevo cosa fare.
Dovevo fidarmi.
Seguire ciò che mi stava dicendo l'istinto.

Portai di scatto le mani avanti, poi creando una circonferenza sopra la testa le rinchiusi davanti ai miei piedi dopo essermi raggomitolata. Poi girai su me stessa e tornai su, saltai chiudendo i pugni a lato della mia testa, poi mi mossi molla chinandomi in avanti e calciando indietro.
Iniziai a ballare una danza strana, che non avevo mai fatto ma che sembrava fosse stata creata apposta per il mio corpo.
<<Cosa vuoi fare? Incantarmi con i tuoi passi di danza, figlio?>> Sentii ridere Nidhoggr ma continuai.
Sentii una forza sconosciuta scorrere in me, come se fosse un potere immenso, avevo molte difficoltà a contenerlo.
Comparvero le scritte nere sulle mie braccia che vennero immediatamente illuminate dalle vene blu.

Vidi con la coda dell'occhio gli altri draconiani seguire i miei movimenti. Eravamo sincronizzati, tutti rivolti verso la viverna che si dimenava nella barriera cercando di distruggerla. Come se cercassimo di catalizzare i nostri poteri in quel luogo.

Nello stesso momento in cui Nidhoggr riuscii a fuoriuscire dalla barriera noi draconiani urlammo.
Una linea concentrica di energia ci univa, come se fossimo una cosa sola.
La voce uscì secca dalle nostre labbra mentre le mani erano rivolte a palmi aperti verso l'alto così come il viso.
Il ruggito di Nidhoggr non ci spaventò e ci volle solo un secondo.
L'energia che avevamo trattenuto dentro di noi fuoriuscì sottoforma di anima di drago.
I nostri draghi.

I loro ruggiti con le nostra urla sovrastarono il ruggito della Viverna che venne attaccata da tutta la potenza dei nostri draghi.
Venne circondato dalla loro aurea e provò a dimenarsi ma fu inutile.
Le figure intrecciate presero fuoco bruciando le loro anime per sempre in quella danza ipnotica e mortale.

La guerra tra viverne e draghi che era cominciata milioni di anni fa, trovò una conclusione e una fine in quel luogo.
Sotto i nostri occhi stremati.
Una guerra che in fondo dovevano combattere loro, noi draconiani eravamo solo il mezzo.
Solo i nostri draghi avrebbero potuto mettere la parola fine su questa era.

Ciò per cui avevamo combattuto e sperato stava diventando cenere tra quelle fiamme rosse sangue.
<<Khatai...>> sussurrai prima di sentirmi cadere all'indietro.
Il mio corpo era stremato, non riuscivo quasi più a respirare.

Qualcuno mi prese al volo e mi fece appoggiare sulle proprie gambe.
Riconobbi il profumo di Julian.
<<Adele, ce l'hai fatta. Hai vinto. E sei stata meravigliosa...>> sussurrò accarezzandomi il viso sporco di sangue e polvere.
Lo sentii avvicinarsi.
Riuscii ad aprire gli occhi solo per qualche secondo.

I suoi capelli neri pece ricadevano delicati sulla mia fronte mentre i suoi occhi ghiaccio erano fissi nei miei lacrimanti.

Le sue labbra sapevano di menta, di fresco, di neve.
I miei sapori preferiti.
Non pensavo che delle labbra potessero essere tanto morbide.
Che un sogno a cui avevo anelato da troppo tempo potesse essere così dolce ed emozionante.
Scorsi i suoi occhi gioiosi illuminati da un flebile raggio di sole che cominciava di nuovo a farsi strada da le tenebre.
<<Ti amo>> lo sentii dire, piano, come se fosse un segreto.

Non ce la feci, chiusi gli occhi e sentii una voce che mi salutava con ardore e un pizzico di sincera commozione: Addio, sii forte.
Poi fu buio.

#angoloautrice: ciao a tutti! Eccoci all'ultimo capitolo! Vi dico già ora che ci saranno 2 EPILOGHI e che quindi non è ancora finita! Contenti? Fatemi sapere nei commenti qual'è la vostra ship preferita perché da ciò dipenderà la scelta di come strutturare l'ultimo epilogo.
Spero vivamente che vi sia piaciuto e che non vi abbia deluso! Se ho lasciato qualcosa indietro o se ho sbagliato qualcosa fatemelo sapere, grazie!!! Alla prossima, commenti e stelline <3

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