I CAVALIERI DEL TAVOLO IN MOGANO
FABIO
Mi svegliai sentendo dei passi pesanti lungo il corridoio.
Sofia era accoccolata sul mio petto.
Le accarezzai i capelli ribelli e le posai un bacio sulla fronte.
<<È già ora di andare?>> chiese biascicando.
<<Penso proprio di sì>> risposi sbirciando fuori dalla finestra.
I raggi caldi del tramonto entravano prepotenti nella stanza.
Qualcuno bussò alla porta.
Andai ad aprire e mi ritrovai il Prof davanti.<<Oh Fabio!>> disse interdetto.
Un momento abbastanza imbarazzante anche per me.
<<Prof, dobbiamo prepararci?>> chiesi probabilmente rosso come un pomodoro.
<<Sono le otto, direi che tra mezz'ora ci dovremmo ritrovare in salone.>>
Lo vidi intraprendere la strada per il suo ufficio ma a metà corridoio si fermò girandosi proprio quando stavo chiudendo la porta.
<<Ah, Fabio!>> mi chiamò
<<Sì Prof?>> risposi con mani sudate.
<<Trattala bene>>
Detto ciò si rigirò, ma questa volta svoltò l'angolo senza dirmi nient'altro.
Sospirai rientrando nella stanza. Sofia si stava preparando i vestiti da mettere. Il viso rivolto all'armadio che aveva le ante spalancate.
<<Cosa voleva il Prof?>> chiese.
Tossicchiai ansioso ma risposi convinto.
<<Ha detto di ritrovarci tra mezz'ora in salone.>>
Mi avvicinai a lei e le circondai la vita da dietro. Appoggiai il mento sulla sua spalla.
Lei mi accarezzò la guancia e per poco non mi conficcò un dito nell'occhio.
Mi scappò da ridere perché con il tempo era cambiata molto: era diventata più indipendente, più sicura di sé, più leader.
Ma per me sarebbe per sempre rimasta la mia Sofia, quella che dovevo proteggere a tutti i costi, quella che nonostante la sua goffaggine riusciva a cavarsela in tutte le situazioni.
Non mi ero innamorato solo del suo corpo o del suo viso, io mi ero innamorato di tutto quello che aveva dentro.
Le paure, i ricordi, le risate,le sue battute orrende, il suo amore per i libri... pensavo che avrei sacrificato la mia vita per vederla sorridere.
Ma questo non l'avrei detto a nessuno. Doveva rimanere un mio segreto. Qualcosa che nascondevo con tutto me stesso, sotto strati e strati di pelle, pensieri e paure. Paura che qualcuno potesse arrivarci e rovinare la purezza di quel sentimento.
Era dentro uno scrigno che aveva solo una copia come chiave e l'unica la possedeva Sofia.
Lei aveva la chiave del mio cuore e solo lei ce l'avrebbe avuta, perché avevo sempre creduto che non avrei amato nessuno più di lei. Così tanto da dipendere da lei, così tanto da essere drogato della sua voce, così tanto da vederla ovunque anche in un piatto di minestrone.
Ma anche questo non glielo avrei mai detto. Non ero mai stato bravo con le parole. Lei era cambiata, e io anche.
Ma non in quello, non nell'esprimere i miei sentimenti.
Forse era l'unica cosa di cui lei aveva bisogno.
Ma non riuscivo, era più forte di me. Quasi come una diga: i miei sentimenti erano l'acqua, Sofia era il bosco sotto ed io ero la diga. L'acqua avrebbe distrutto il bosco o lo avrebbe reso più rigoglioso?
Non volevo scoprirlo, non volevo rischiare di distruggerla di nuovo. Non volevo sapesse cosa si nascondesse dietro il mio sguardo, nella mia testa, nei miei ricordi. Non volevo sapesse che dietro quegli occhi si nascondeva una persona orrenda. Che aveva fatto azioni terribili.
Pensai a mio padre, alle botte che mi dava, alle cicatrici che mi aveva lasciato oltre al vuoto della sua assenza.
Pensai a mia madre, alle giornate in ospedale, alle sue carezze, alle sue parole dolci, alla sua morte.
Pensai alle notti passate a scappare dagli orfanotrofi, alle risse in cui finivo in mezzo.
Pensai a Ratatoskr, a come mi aveva ingannato, a come mi usava, alla mia ostinazione nel seguirlo, al fatto che non riuscissi a distinguere il bene dal male forse perché, dopo mia madre, di bene non ne avevo ricevuto.
Pensai a Eltanin, unico di cui mi potessi fidare, della sua forza, della sua potenza, della sua saggezza.
Pensai ai miei amici, quelli che mi erano rimasti vicini, quelli che avevano guardato al mio futuro e non al passato, quelli che erano ancora vicini a me e non se ne erano andati.
Pensai a Sofia, l'unica che era riuscita a riaccendere il mio cuore, l'unica che mi aveva accarezzato il viso come aveva fatto mia madre un tempo, l'unica che nonostante tutto era rimasta al mio fianco, l'unica che avrebbe avuto tutte le ragioni per lasciarmi solo ma era rimasta, quella che mi accettava per intero, nonostante le mie giornatacce, nonostante i miei incubi, nonostante le risposte offensive a volte.
Lei era rimasta, questo contava.
<<A cosa pensi?>> mi chiese dopo un pò. Ero rimasto imbambolato appoggiato alla sua spalla.
<<A cosa potresti metterti>> risposi bugiardo come al solito.
<<Oh, certo. A cosa posso mettermi dici...>> disse lei guardandomi di sbieco.
Come faceva a sgamarmi sempre? Era così ovvio?
<<Stavo pensando alla missione e a quanto sia preoccupato>> risposi ancora. Forse questa era più credibile anche perché era semivera.
<<Non devi essere preoccupato, Fabio.>> mi disse girandosi così da essere faccia a faccia.
<<Pensi che siamo pronti? Pensi che riusciremo a combatterlo?>> chiesi stringendo i suoi fianchi.
<<Penso che potremmo provarci. Penso che in qualche modo faremo, come ci siamo sempre arrangiati. >> rispose decisa. Che bella, così determinata era ancora più affascinante.
<<Siamo insieme, qualunque cosa accadrà tienimi la mano. Okay?>> chiesi.
Lei non rispose, intrecciò la sua mano alla mia e mi diede un leggero bacio a fior di labbra.
<<Ora meglio che mi faccia una doccia, ci vediamo giù?>> chiese retoricamente.
<<Certo mia regina>> risposi accennando un inchino.
Uscii dalla stanza mentre lei rideva. Sorrisi attraversando il corridoio. Mi sarei fatto anch'io una doccia e poi sarei sceso a fare colazione.
Ma che colazione!? Erano le otto di sera. Ero un bel pò scombussolato.
Prima di entrare in stanza mi passò a fianco Karl insieme a Chloe.
<<Ciao innamorato!>> mi salutò. Rimasi spiazzato, lo guardai avvicinarsi alle scale.
<<Ma si nota così tanto?>> chiesi a braccia aperte.
Lui fece spallette mentre Chloe scoppiava a ridere.
<<Ma da che pulpito...>> sussurrai mentre entravo in stanza.
Preparai la tuta grigia con una maglia nera della Vans e una felpa abbastanza grande e invernale, quindi felpata, sempre nera.
L'acqua scorreva su di me veloce. Migliaia di pensieri tempestavano la mia mente già di per sé complicata.
Cosa ci aspettava al di fuori di queste porte?
Mi chiedevo mentre chiudevo il getto d'acqua con un sospiro di sconforto.
Sapevo cosa ci avrebbe atteso.
La guerra.
EWAN
Eravamo seduti tutti intorno al tavolo in mogano.
Mi venivano in mente i cavalieri della tavola rotonda, d'ora in poi, per me, saremmo stati i cavalieri della tavola in mogano.
Mi sentii molto furbo dopo quel pensiero.
Lidja mi strinse la mano.
<<A cosa cavolo pensi? Ascolta!>> mi sgridò preoccupata.
Tornai in me e ascoltai il Prof che aveva appena iniziato a parlare.
<<Molto bene ragazzi, il lavoro si dividerà così: Karl e Chloe mi aiuteranno ad intercettare la forza draconiana di Adele mentre voi restanti partirete per la missione. Vi lascerò al massimo due giorni e due notti per completarla liberamente. Se al terzo giorno non sarete in grado di tornare dovrete farmelo sapere. Se al quinto giorno senza informazioni da parte vostra non vi ritroverò qua a casa vi darò per dispersi. Ma credo che questo non potrà succedere.>> spiegò il Prof.
<<Ma non erano tre i giorni?>> chiesi confuso.
<<Erano. Ma Lung mi ha raggiunto e mi ha parlato via sogni dicendo che dovevamo sbrigarci. Dobbiamo essere pronti per il venerdì rosso. >>
<<Venerdì rosso? Cos'è?>> chiese Sofia più confusa di me.
<<Questa è la settimana rossa, chiamata così perché la luna è a metà del suo ciclo, il ciclo lunare. Si sta per verificare la luna rossa, e lo sarà proprio questo sabato, quando raggiungerà la sua massima pienezza. Si troverà in plenilunio, completamente opposta al sole, quindi in teoria dovrebbe verificarsi un'eclissi lunare, ma ciò non capiterà.
Chiamata anche Red moon dai miei colleghi inglesi che la studiano. >> spiegò il Prof sistemandosi gli occhiali sul naso.
<<Perché non dovrebbe esserci l'eclissi?>> chiese Lidja curiosa.
<<Perché sarà proprio quel giorno il prescelto da Nidhoggr. Renderà la luna visibile con il sangue di Adele, non so come. Riuscirà a risorgere sulla terra in fattezze di viverna. >>
<<Cosa vuole fare!?>> esclamai quasi terrorizzato.
<<Vuole fare il rituale durante la Red moon così da far passare Adele al male, suppongo. >> rispose Karl intuendo il piano degli avversari.
<<Ma come?>> chiese Sofia
<<Questo non lo so, ma un modo lo troveranno. >> ammise Fabio dietro di lei affranto.
<<Scusa Prof, oggi è martedì. Dimmi che il Red moon sarà la prossima settimana. >> sussurrai avendo paura di quello che avrebbe potuto rispondere.
<<Sono dispiaciuto ragazzi, ma è proprio questo venerdì il prescelto. >>
Rimanemmo tutti spiazzati.
<< C'è poco tempo>> ammisi osservandomi i palmi delle mani.
<<Ce lo faremo bastare>> rispose Sofia guardandomi negli occhi e dandomi un pò di forza.
Annuii mentre il Prof si alzava e ci consegnava lo zaino.
LIDJA
Eravamo fuori dalla villa.
Il sole si stava gettando dietro le fronde verdi smeraldo degli alberi che proteggevano il lago di Albano.
Esso stesso rifletteva i raggi rendendo lo spettacolo meraviglioso.
<<Allora>> cominciò il Prof mentre con uno sforzo sovrumano cercavo mi mettermi sulle spalle lo zaino che sembrava pesare più di me e Sofia messe assieme.
<<Cosa c'è qua dentro? Miseria!>> imprecai.
<<Lo stavo per spiegare. Allora, avete a disposizione: cambio completo di vestiario, una giacca a vento e una felpa in più, cibo e acqua a sufficienza per un giorno, coperte calde, un walkie talkie a testa, torce, soldi per il ristoro e una mappa con su scritto dove si trova il luogo ricercato. Mi sembra di aver detto tutto...>> spiegò veloce e preciso.
<<Si capiscono molte cose>> mi sussurrò Sofia all'orecchio, lamentandosi del peso.
Mi scappò da ridere ma stranamente mi trattenni.
<<Ragazzi, voglio che siate prudenti. Ve la sentite ? >> chiese il Prof avvicinandosi a noi quattro schierati.
<<Sicurissimi>> esclamai dando voce a quello che aleggiava tra di noi.
<<Molto bene, state attenti. Noi saremo pronti ad agire al vostro richiamo. Capito?>> ricevette un cenno di consenso da ognuno della squadra.
Ci abbracciò uno per uno con amore, quello che non avevo mai ricevuto. L'amore di un padre.
<<Dai Lidja, tieni alto il morale della squadra. Sei l'unica che può farlo... conto su di te >> mi disse guardandomi dietro i suoi occhiali spessi.
<<Lo farò, fidati di me.>>
<<Io mi fido>> rispose.
Salutammo anche Karl e Chloe. Erano commossi dalla nostra partenza ma sapevo, ero convinta, che saremmo tornati vincitori. Ce l'avremmo fatta. Per me, per Ilaria, per Adele, per la squadra, per il bene, per i draghi, per il resto del mondo.
Balzammo in aria volando più veloci possibile. Ovviamente le borse erano di intralcio, ma indispensabili.
Il piano era volare i 100km che ci dividevano dalle grotte in due ore e mezza senza soste, verso sudest. Quindi arrivare a destinazione verso le 11 di sera, per poi chiedere alloggio e il giorno dopo studiare come fare a raggiungere il tempio nascosto.
Lasciai a terra le paure mentre mi innalzavo in volo con l'eco lontano e riecheggiante del mio drago nella mia testa.
Volavamo schierati lontani l'uno dall'altro, a distanza di dieci metri così da non destare sospetti poiché volavamo non molto in alto.
Sofia e Fabio davanti e io e Ewan dietro cercando di rimanere ordinati, per passare, se ci avessero visti, per uno storno di qualche specie volatile.
Furono ore estenuanti e infinite. Sembravano non finire mai e Fabio con quella mappa svolazzante non mi ispirava molta fiducia.
Ma alla fine, dopo le mie imprecazioni urlate al vento, arrivammo a destinazione. Ci fermammo sopra un'altura che distanziava poco di camminata dal comune di Pastena, dove si trovavano le famose grotte.
Potevamo farcela, dovevamo farcela. Per la prima volta vidi la luna come una nemica.
SOFIA
Appoggiai finalmente i piedi al suolo. Non era stato pesante tanto quando quello della ricerca del mio frutto, ma anche quello non era stato da meno. Con quegli zaini poi...
Fabio mi sorrise e gli diedi un lieve bacio a fior di labbra lasciandolo stupito e immobile come un ebete.
<<A cosa devo questo bacio?>> chiese seguendomi mentre mi incamminavo verso il paese.
<<Mi hai sorriso, e avevo voglia di farlo. Ti è dispiaciuto?>> chiesi facendo la finta tristona.
<<dovrò sorridere più spesso.>> ammise lui circondandomi le spalle con il suo braccio.
<<Scusate, ma mi sono persa qualcosa?>> spuntò la voce di Lidja da dietro di noi.
<<La solita...>> esclamai ridendo.
Ci vollero ben quaranta minuti di camminata per giungere finalmente davanti a un hotel decente.
<<Quanti soldi abbiamo?>> chiese Fabio.
<<Cinquanta a testa>> rispose Ewan
<<Dobbiamo organizzarci. Abbiamo coperte e cibo, dobbiamo solo trovare un posto al riparo.>> dissi prendendo in mano la situazione.
<<Se dovesse andare storto qualcosa dobbiamo tenerci da parte i soldi.>> continuai.
<<Quindi ?>> chiese Lidja impaziente di sentire il mio piano.
<<Quindi entrerò nell'hotel, chiederò una stanza singola così da non spendere molto e dormiremo per terra con la valanga di coperte e felpe che il Prof ci ha messo negli zaini. Se siete d'accordo, ovviamente >> finii realizzata, contenta del mio piano.
<<Mi sembra ottimale, il migliore che potremmo adottare. Io ci sto>> esclamò Ewan.
Gli lanciai uno sguardo dolce, per fargli capire che lui serviva sempre, che riusciva a tirarti su in qualsiasi momento.
<<Ovvio che ci sto, che domande >> disse Lidja con il fare altezzoso che la contraddistingueva.
<<Sempre>> disse solamente Fabio. Una parola, mille significati.
Sempre.
Sempre.
Sempre.
Rimbombava nella mia mente.
<<Ma come fare ad entrare?>> chiese Ewan mentre mi preparavo ad entrare comprendomi il viso il più possibile con la carta d'identità falsa in mano che mi aveva procurato il Prof esclusivamente per la missione.
<<Lascerò aperta la finestra? Voi aspetterete che faccia un pò più buio e che non ci sia nessuno per strada ed entrerete. Con la torcia vi farò dei segni per farvi capire dove sono posizionata.>> affermai prima di entrare nella hall dell'albergo.
Era tanto piccolo quanto accogliente, i mobili in legno scuro rendevano tutto più caldo e casalingo, accompagnati poi dal camino spento che dava l'impressione di trovarsi in una baita in montagna e non nel sud Italia.
Ai miei lati si trovavano vari tavoli e poltrone e due porte in legno intagliato, una a destra e una a sinistra delle serie di mobilie lungo la parete.
Davanti a me una scrivania piena di fogli vari e ai lati di questa due scale che salivano austere in marmo ai piani di sopra.
C'era seduto un uomo anziano, con il naso aquilino, pieno di rughe, basso e molto magro, quasi scheletrico. Mi guardava con grandi occhi azzurri e vitrei dietro a spesse lenti.
<<Buonasera >> salutai cordialmente nascosta parzialmente dai capelli e dalla sciarpa.
<<Buonasera a lei Signorina, desidera?>> chiese con voce roca e tremolante.
<<Vorrei una camera singola, se vi è possibile.>> ammisi.
<<Certo che mi è possibile, non passa mai molta gente di qua, preferiscono tutti il lusso alla comodità >> ammise afflitto dal calare dei clienti.
<<Mi dispiace molto, io invece credo nella comodità. Per questo sono qua, non è pieno di persone grigie il mondo, caro signore. >> dissi per tirarlo un pò su, non sapevo neppure io perché l'avessi detto.
<<Che ragazza gentile, perché viaggi sola? So che questo documento non è vero. Ma non ti dirò niente se questa è una tua scelta. Sappi solo che la famiglia viene prima di tutto, cara ragazza. Non scappare da ciò che potrebbe salvarti.>> mi consigliò lui porgendomi le chiavi.
<<Grazie anche a lei del consiglio, ma non sto scappando. Sto cercando una strada nuova, quella giusta per me.>> esclamai con amarezza.
<<Per ora accontentati della scala a sinistra. Colazione alle otto fino alle nove e mezza. La stanza costerà 25 euro a notte. La colazione la offre la casa, brava ragazza. Ora va e dormi bene.>> mi salutò così il bravo signore che mi aveva aiutata a salvare il mondo. Forse lui non lo sapeva ma era stato di grande importanza.
Salii due piani di scale con la poca forza che mi rimaneva nelle gambe. La stanza era come il resto dell'edificio, tutta in legno: pavimenti, mobilia, pareti. Un lettino con lenzuola bianche latte trionfava in mezzo a una stanza di media grandezza con una porticina a lato, probabilmente il bagno, davanti al letto si trovava l'armadio a tre ante e opposta alla porta una finestrella pitturata in bianco, stesso colore delle decorazioni come lampade o tappeti.
Aprii lo zaino strapieno e afferrai la torcia. Iniziai ad accenderla e a spegnerla a caso e non ci volle molto che tre figure si catapultassero velocissime nella stanza.
<<Ce l'abbiamo fatta!>> esclamai sussurrando, se qualcuno ci avesse sentiti sarebbe stato un guaio.
<<Finalmente possiamo dormire.>> esclamò Ewan stendendo le sue due coperte. Lo seguirono gli alti due.
Mi stesi sul letto guardando il soffitto.
Sentivo Ewan rovistare nello zaino, prendere il walkie talkie e accenderlo.
Sentii ciò che disse prima di rilassare le membra e godermi il letto caldo. <<I cavalieri della tavola in mogano sono al castello. Ripeto, sono al castello in attesa della ricerca.>>
Non feci in tempo a toccare il cuscino che la mia mente era già andata.
Sentii solo un leggero bacio sfiorarmi la fronte e poi buio.
Era iniziata la guerra.
#angoloautrice: ciao a tutti! Eccomi qui con il nuovo capitolo, sempre ad un orario indecente! Nonostante ciò i nostri draconiani sono riusciti ad arrivare a destinazione, cosa li attenderà? Ricordiamo anche, Adele cosa farà? Ilaria starà bene? Alessandro cosa c'entra con questa storia? Chloe e Karl scopriranno qualcosa? Quale è oltre piano di Nidhoggr? Riusciranno i draconiani prima della Red moon? Lo scoprirete continuando a seguirmi. Commenti e stelline <3
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