"A SCUOLA"
SOFIA
Mi svegliai alle sei. Avevo dormito bene tra i piumoni morbidi di quel letto fantastico. Era da un pò che non mi succedeva, perché dalla sera in cui tutto era ricominciato i mie sogni erano sempre stati inchiostrati da ricordi di battaglie, dal dolore durante la guerra, l'ultimo momento di vita, arrivato allo stremo. Sognavo il mio Thuban che moriva, tra il suo sangue.
E poi seguiva un buio soffocante che mi avvolgeva come una coperta e l'unica cosa che riuscivo a scorgere erano solo i suoi occhi tremendi, colmi d'odio.
Quella notte, invece, avevo sognato una distesa infinita piena d'erba, di un verde brillante. Una nube gigantesca offuscava l'azzurro perfetto del cielo. Era stato un sogno indefinito... le figure non avevano un contorno regolare.
Dal cielo sporcato dal nero delle nuvole cariche di pioggia, scese un drago maestoso: possente quanto Thuban, blu scuro con il muso e le ali gialli, con sfumature di grigio e nero. Aveva occhi enormi e gialli, di quelli che ti esaminano nell'interno, scrutatori.
Scese in picchiata e intanto iniziò a piovigginare. Poi la burrasca, impetuosa come lo sguardo del drago, si abbatté contro la valle. In un istante, intorno a me si scatenò una tempesta.
A terra c'era una ragazza, con un vestitino blu e i capelli bagnati dalla pioggia. La luce dei lampi invadeva lo spazio ma la ragazza aveva occhi solo per il suo drago e il drago aveva occhi solo per lei. Si appartenevano e quello era evidente.
La ragazza salì in groppa al suo drago e insieme volarono verso la tempesta.
Adele doveva prepararsi... la tempesta stava arrivando anche nella sua vita.
KARL
Da come me la avevano descritta Lidja e Sofia, mi ero immaginato una catapecchia al posto della scuola. Non era molto diversa da quella in Germania, la' era molto più pulita ma per me era indifferente.
Loro erano state abituate a una diversa tipologia di studi, a casa e privato.
Io no.
Quindi non mi sorpresi più di tanto.
Fuori dall'edificio c'era un tappeto di teste di ragazzi. Come negli alveari, tutti gruppetti nei quali c'era gente che scherzava, gente che fumava, gente che rideva, gente che litigava e via dicendo.
Mi spaventai leggermente a vedere dei ragazzi, ma anche ragazze che, vestiti all'ultima moda, si passavano la sigaretta... avevamo solo quindici anni, come correvano! Effi mi aveva sempre detto di evitarle e io per onorarla ci ero stato lontano. Era la mia guida e tutto quello che diceva per me era legge.
Meno male che la campanella suono', erano saliti tutti ammassati sulle scale verso le aule. Avevo paura di fare nuove amicizie, ero sempre stato lo sfigatello di turno. Ora, anche se ero nettamente cambiato, mi spaventava ancora il fatto di conoscere altre persone.
La preside ci venne incontro
<<Buongiorno ragazzi! Venite che vi presento ai vostri nuovi compagni.>>
<<Grazie mille>> rispose Lidja cordiale.
Ci guardammo negli occhi tutti e tre non sapendo a cosa ci dovevamo preparare. Salimmo le scale e dopo neanche tre minuti eravamo al secondo piano davanti alla classe 1aD.
Sospirai e Sofia mi seguì a ruota, Lidja non sembrava molto turbata. Mentre a me tremavano le gambe...
LIDJA
Entrammo in classe e si fece silenzio. Si alzarono tutti.
<<Seduti prego... non vi scomodate.>> guardò un attimo la classe e iniziò il discorso. La classe era grande e i banchi erano a due a due.
<<Salve ragazzi, da oggi avrete tre nuovi compagni, loro sono:Lidja, Karl e Sofia Schlafen, mi raccomando comportatevi bene con loro. Vi conoscerete bene dopo. Ora scusate ma devo andare.>> poi si girò e ci guardò, era evidente non avesse troppa voglia di perdere tempo per noi.
<<Guardate là, ci sono tre posti, vicino a quella ragazza.>> "quella ragazza" come l'aveva definita lei, era Adele...
Sofia si sedette di fianco a lei che subito la salutò calorosamente. Mentre io e Karl occupammo i due posti dietro di loro.
<<Ciao! Io sono Adele ! Spero che vi piaccia stare qua, dovrete un pò abituarvi ai nostri caratteri particolari ma in fondo vi divertirete...>> ci disse con un sorriso a trentadue denti, ma venne interrotta dalla professoressa.
<<Salve ragazzi, vi va di farci partecipi della vostra vita così da conoscerci meglio?>>
Mi alzai in piedi vedendo che Sofia e Karl non facevano niente... i soliti fifoni!
<<Ciao a tutti, io sono Lidja Schlafen e ho sempre vissuto in un circo fino a un anno e mezzo fa quando ho incontrato Sofia e il Prof, l'uomo che mi ha adottata. Loro due sono i miei fratelli adottivi e a casa ci sono altre tre persone: Ewan,Chloe e Fabio, anche loro sono stati adottati e fino a poco tempo fa vivevamo in una villa a Roma, ma per motivi di lavoro il Prof è dovuto venire qui e rimarremmo fino a che lui non avrà concluso.>>
<<Come mai lo chiamate "Prof"?>> si intromise la professoressa.
Il mio viso assunse una smorfia sorpresa e quasi stizzita.
Sperai che nessuno l'avesse notata.
<<Beh perché non è nostro padre, ma è come se lo fosse e questo è il nostro modo più dolce per chiamarlo. All'inizio, dopo essere stata portata via dall'orfanotrofio da lui, non sapevo bene come chiamarlo allora ho iniziato con Prof.
A lui piaceva e a me anche, quindi quando sono arrivati anche tutti gli altri si è mantenuta questa usanza, così è diventato il suo nome.>> raccontò Sofia tutta di fretta. Infatti non si capi' bene il suo discorso tutto intricato. Ma la prof annui' lo stesso.
<<Anche il fatto che lui sia un professore di antropologia ha aiutato a creare questo soprannome.>> disse Karl
<<Io invece prima di essere adottato dal prof vivevo in Germania con mia madre adottiva che poi anche lei è morta per un'incidente stradale...>> gli si incrinò la voce ma non se ne accorse nessuno.
Tranne Adele.
Lei capiva, era il potere di ogni draconiano e a lei le si era già manifestato.
<<Mi dispiace molto...>> sussurrò senza farsi sentire da nessuno.
Perché c'è tanto dolore nel mond...
Aspetta, Cosa!? Ero riuscita a leggerle nel pensiero!
Ci riprovai... ma non successe niente.
Che delusione. Sentii qualcuno che mi accarezzava timidamente il braccio e mi chiedeva
<<Tutto a posto?>> guardai Adele negli occhi e le risposi
<<Certo, è solo che i ricordi fanno male...>> lei mi guardò comprensiva e il suo sguardo mi rassicurò
<<Mi dispiace di non potervi aiutare...>> disse più a lei che a me. <<Devi stare tranquilla, non è mica colpa tua. Io non ti conosco ma ho capito che sei una persona che oltre ai suoi si carica sulle spalle anche i problemi altrui... ti stimo per questo ma ti fai solo del male.>> le sorrisi. Mi guardò storta, forse non capiva questa mia frase filosofica nei suoi confronti. Era dubbiosa sul da farsi, me ne accorsi. Alla fine mi sorrise
<<Se sono contenti gli altri lo sono anch'io >> mi rispose semplicemente. <<Solo se se lo meritano, ovviamente.>> concluse con uno sguardo divertito. Ci facemmo una risata prima che iniziasse la lezione.
#angoloautrice:Eccomi ancora! Spero che questo capitolo non vi abbia annoiato. Il prossimo parlerà ancora della scuola ma i ragazzi cominceranno a conoscersi. Oggi doppio aggiornamento ! <3
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