Capitolo 8
-Cazzo svegliati!- fu quello che sentii quando mi svegliai e subito dopo mi arrivò uno schiaffo.
Apro gli occhi immediatamente e vedo Antonio.
-Sono tre ore che ti chiamo- esclama infastidito. Io scrollo le spalle e mi allungo sul letto, completamente ignara di quello che frulla nella sua testa.
Un altro schiaffo.
-Cosa ho fatto sta volta?- sbotto.
Vari ricordi della sera prima invadono la mia mente e mi pento immediatamente della mia domanda.
-Perché ieri sera non mi hai aspettato? E perché cazzo continuavi a nominare Gabriele nel sonno?- sbraita colpendomi di nuovo in viso.
Cazzo! Ho sognato Gabriele, è vero. Non posso permettermi di parlare nel sonno, mio Dio.. E se ho detto qualcosa a mio sfavore?
Inghiotto il nulla sentendo improvvisamente la gola chiusa.
-Ero stanca, e sono andata a letto presto.- dico saltando l'altra domanda a cui non ho una risposta.
-E perché non mi hai avvisato?-
-Ero così stanca.. Devo essermene dimenticata- cerco di giustificarmi.
In parte è vero, me ne sono dimenticata, ma certo non perché ero stanca.. Ero semplicemente impegnata a pensare a Gabriele, le sue mani sul mio corpo, le sue labbra sulle mie...
-Ti insegno io a dimenticartene- urla Tony prendendomi per i capelli e buttandomi a terra. Sbatto la spalla sul pavimento e urlo dal dolore.
Non può continuare così.
-Smettila- urlo mentre cerco di alzarmi tenendomi il braccio.
-Non la smetto cazzo! Mi sono preoccupato un casino e l'unica cosa che sai dirmi è "Me ne sono dimenticata"- esclama a voce alta ma i suoi occhi si sono addolciti rispetto a prima.
-Può capitare a tutti di dimenticarsi le cose! Non sono certo perfetta, come non lo sei tu! E non è così che si fa.. Adesso devo pure andare in infermeria- dico prendendo un costume e andando verso il bagno.
Tony mi blocca e mi fa voltare verso di lui.
-Mi stai dicendo la verità?- chiede tranquillo.
-Non te ne importa niente di come sto vero? Per quanto ne so potrei avere la spalla slogata ma a te importa solo del perché ieri non ti ho aspettato. È così che ti prendi cura di me?- dico liberandomi dalla sua presa ed entrando in bagno. Evito di guardarlo negli occhi, sia perché non lo merita sia per evitare che scopra che sto mentendo.
Mentre indosso il costume lo sento sospirare.
-Scusa- dice e io sorrido leggermente.
Esco dal bagno e prendo dei pantaloncini di jeans.
-Ti accompagno in infermeria- dice.
-Non c'è ne bisogno, tu dovresti essere a lavoro tra l'altro.- dico guardando l'orario. È presto per gli ospiti o per gli animatori, ma per lui è tardi: dovrebbe essere a lavoro già da mezz'ora.
-Non importa, non voglio che vai in giro da sola a quest'ora- dice.
-Chi cazzo ci deve essere in giro alle sei e mezza del mattino, in un villaggio dove la gente va per riposarsi?- chiedo esasperata dal suo comportamento.
-Okay okay.. Solo.. Perdonami- dice guardandomi negli occhi. Ha gli occhi piccolissimi e quando è dispiaciuto, come adesso, sembrano ancora più piccoli.
-Per adesso mi sento offesa e la spalla mi fa davvero male quindi non so cosa dirti. Forse più tardi mi sarà già passata.- dico senza guardarlo negli occhi mentre sistemo le mie cose nella borsa.
-Okay-sospira e approfitta del fatto che sono voltata per darmi un piccolo bacio a stampo, dopodiché prende le chiavi e va via.
Sospiro e mi siedo sul letto.
Mi sento nei casini e non so perché.
Tony ha completamente dimenticato la parte dove nomino Gabriele nel sonno e da un lato ne sono sollevata, ma cazzo ha dato di matto per una dimenticanza. Non voglio immaginare se sapesse cosa è successo ieri sera. Mi sdraio sul letto e sussulto quando la spalla entra a contatto con il materasso.
Decido di alzarmi e andare in infermeria, così prendendo borsa e cellulare esco dalla stanza.
Il villaggio è deserto e c'è una leggera brezza mattutina che accarezza le mie gambe scoperte.
Sono completamente immersa nei miei pensieri ma sussulto quando sbatto la spalla contro qualcuno. Alzo lo sguardo.
-Miranda sei tu! Mi è venuto un colpo.- dice mettendosi una mano sul cuore.
-Ehi Gigi, hai preso un bello spavento per essere grande e grosso- dico ridendo e lui fa lo stesso sapendo che è vero: Gigi è alto un metro e novanta e pesa più di settanta chili.
-Ero soprappensiero- dice alzando le spalle. Io annuisco e dopo ci salutiamo con un "ci vediamo a colazione".
Entro in infermeria e trovo Valeria, oggi c'è lei di turno. Sono sollevata, non mi andava di farmi visitare dal suo collega, vecchio e pervertito.
-Buongiorno- dico.
-Buongiorno Miranda! Cosa c'è che non va?- chiede venendo verso di me e lasciandomi due baci sulle guance.
-Ho sbattuto la spalla e mi fa molto male- spiego.
Si avvicina scuotendo i corti capelli corvini che ha e mi visita.
-Hai preso una bella botta! Come hai fatto?- chiede.
-Sono caduta dal letto- dico una mezza verità. Lei annuisce e continua a visitarmi.
Quando finisce mi fa accomodare su una sedia.
-Non è niente di grave, non c'è nemmeno bisogno di una fasciatura. Il dolore è causato dalla botta che hai preso, ti do un antidolorifico da prendere a stomaco pieno due volte al giorno.- dice e mi porge la scatola del medicinale.
-Le prendo fino a quando il dolore finisce?- chiedo mettendo la scatola in borsa.
-Si certo, ma puoi prenderlo per qualsiasi cosa, sai dolori articolari, intercostali o semplicemente per i mal di testa- dice e io annuisco.
-La prossima volta stai più attenta- mi dice scherzando e io forzo un sorriso.
La ringrazio e vado via.
Sono le sette e mezza quindi il ristorante è aperto a tutti così mi dirigo lì. Incontro una coppia di anziani che stanno andando a fare colazione, infatti appena arrivo siamo solo noi.
Prendo dello yogurt e un cornetto, poi vado al mio tavolo.
Mentre mangio si avvicina Antonio.
-Che hanno detto?- chiede sedendosi.
-Non è nulla di grave e a parte un grosso livido non succederà niente. Devo solo prendere un antidolorifico- dico mostrandogli la scatola datami da Valeria.
-Okay, e tu come stai?- chiede guardandomi negli occhi e prendendo la mia mano.
-Meglio, ma non voglio che succeda di nuovo- dico stringendo leggermente la sua mano.
-Non succederà- dice annuendo.
Mi limito a scrollare le spalle e abbassare lo sguardo, non è la prima volta che lo dice.
Mi accarezza una guancia e si allontana.
Finisco la colazione e vado al mare.
Mentre sono sdraiata a prendere il sole il mio cellulare squilla. Rispondo senza guardare, accecata come sono dal sole.
-Mirandaa- esclama una voce squillante dall'altro capo del telefono.
-Buongiorno anche a te Sil- le rispondo biascicando. Silvia è sempre allegra, è una brava persona per questo le voglio molto bene.
-Sentii.. Potresti venire dove facciamo gli spettacoli di solito? Devo parlarvi..-
-Non puoi farlo per telefono Sil? Sono al mare e non mi va di alzarmi.- dico.
-No, devo parlare con tutti non solo con te- dice.
-Okay, arrivo- sbuffo e stacco la chiamata. Prendo le mie cose e mi dirigo in quella specie di 'anfiteatro', cioè il luogo dove si svolgono gli spettacoli la sera, dove gli animatori provano e dove si balla, a volte.
Quando arrivo trovo anche Davide, Vincenzo, Giuseppe, Margherita, Sandra e Anna oltre a Silvia, Gabriele e Gianluca, l'animatore di punta e il più bravo a ballare.
-Buongiorno- esclamo e tutti si voltano a guardarmi. Noto Margherita e Sandra guardarmi in modo un po' strano, probabilmente Davide gli avrà raccontato la mia storia, ma poco mi importa. Anche Gabriele mi fissa e io lo guardo, ma subito dopo distoglie lo sguardo e fa come se non ci fossi.
-Finalmente sei arrivata! Perfetto ci siamo tutti, possiamo iniziare.- dice Silvia e tutti tendiamo le orecchie e ascoltiamo.
-Oggi è mercoledì, ogni mercoledì c'è uno spettacolo chiamato "Il Vostro Show". Praticamente lo spettacolo lo mandate avanti voi, facendo quello che facciamo noi animatori cioè ballare, cantare, raccontare barzellette..- spiega e tutti annuiamo. Mi è sempre piaciuto guardare questo spettacolo perché trovo divertenti tutte le persone che si cimentano a fare cose che nella loro normale routine non farebbero mai. Non ho mai partecipato, e sinceramente non ne avevo tutta questa voglia.
-Quindi.. Qualcuno di voi vuole fare qualcosa?- ci chiede Gabriele.
-Io passo- dicono Margherita e Sandra insieme mentre Davide e gli altri vogliono fare uno sketch di cabaret.
-Allora pomeriggio alle quattro ci vediamo qui per le prove- esclama felice Silvia congedandoci.
Faccio anch'io per andarmene ma qualcuno mi blocca un polso.
Mi volto e scopro che è stato Gianluca.
-Dimmi- dico sorridendogli. È un bravo ragazzo, ha gli occhi castani e i capelli biondo cenere ed è molto simpatico.
-Ti va di ballare con me stasera?- mi chiede stringendo un po' il mio polso.
Non sono convinta, mi vergogno un po' e lui vedendo la mia titubanza cerca di convincermi.
-Sei bravissima a ballare, saresti la compagna ideale- dice e io sento le mie guance tingersi di un leggero rossore.
-Okay- dico piano e lui sorride, un bel sorriso.
-A dopo allora- dice.
-Ci vediamo pomeriggio- gli rispondo e lui annuisce e va via.
Faccio per andare via ma..
-Miranda!- mi chiama qualcuno, anzi no, è Gabriele.
Mi volto e ha un sorriso malizioso sul volto.
-Noi ci vediamo stanotte?- chiede facendomi l'occhiolino.
Scoppio a ridere.
-Si certo, sicuramente- dico ironica e ride anche lui scuotendo la testa e mostrandomi le fossette che ha ai lati della bocca.
Fa per avvicinarsi e accade tutto velocemente: una trave in legno alta almeno tre metri e pesante almeno tre chili era appoggiata al muro, ma purtroppo cade e lo colpisce in testa.
-Oddio- esclamo mentre lui impreca in tutte le lingue del mondo.
Mi avvicino e noto che ha la fronte rossa e quasi si inizia a vedere il gonfiore. Una bella botta!
-Vieni con me- dico d'istinto e lo porto nella mia stanza.
Arriviamo in stanza e lo faccio sedere sul letto. Busso alla porta del bagno, dove Antonio si sta preparando, dicendogli che sono in stanza e che non sono sola.
Prendo una tovaglia e la avvolgo intorno ad un po' di ghiaccio che ho preso dal freezer.
Sento lo sguardo di Gabriele bruciare su di me scrutando ogni mio movimento, ma non riesco a guardarlo negli occhi, mi sento quasi.. Intimorita.
Mi avvicino a lui e prendendo la sua testa tra le mani metto il ghiaccio sul punto che è stato colpito.
-Cazzo piano- dice e io alzo gli occhi al cielo.
-Sto cerando di aiutarti- dico e lui continua a imprecare ma si lascia curare.
Mi guarda negli occhi mentre premo il ghiaccio sul gonfiore che a poco a poco va svanendo e io arrossisco un po'.
Lui passa una mano sulla mia guancia, accarezzandola.
Di colpo la porta del bagno si apre rivelando un Antonio con solo un'asciugamano in vita.
-Miran.. Che ci fai tu qui?- sbotta contro Gabriele.
-Una trave lo ha colpito alla testa e gli sto mettendo un po' di ghiaccio- rispondo velocemente, non voglio che litighino.
-Non poteva andare in infermeria?- chiede infastidito. So che lo è perché non vuole ragazzi nella nostra camera o comunque così vicino a me.
-Sono stata io a farla cadere, mi sono sentita in colpa e lo sai come sono..- mento ma non posso certo dirgli che la prima cosa che ho pensato è stata 'non farti toccare da nessuno, ci penso io a te'.
Antonio sbuffa e prendendo i suoi vestiti ritorna in bagno chiudendosi a chiave.
-Perché hai- fa per parlare Gabriele ma io gli tappo la bocca con un dito, che lui bacia delicatamente.
-Ti spiego dopo- sussurro e lui annuisce.
-Vado, non voglio crearti problemi- mi dice alzandosi e io lo accompagno alla porta.
-Grazie- dice e mi da un bacio all'angolo della bocca, poi se ne va.
Sospiro mentre lo vedo allontanarsi, poi chiudo la porta.
-Ritieniti fortunata- dice Tony alle mia spalle.
-Ma non prenderci la mano- continua.
-L'ho portato qui solo perché sapevo che c'eri tu- dico facendo gli occhi dolci e... Mentendo.
-Per questa volta la lascio passare- dice accarezzandomi la guancia.
Sono tentata da spostarmi, è la stessa guancia che mi ha accarezzato Gabriele poco fa e non voglio che il suo tocco sparisca.
Aspetta.. Ma cosa diavolo vado a pensare? Mi sento così incasinata.
Antonio si avvicina e mi bacia delicatamente. Rispondo al bacio e le nostre lingue danzano tranquille, poi ci stacchiamo.
-Io vado, sono in ritardo.. Chi l'avrebbe mai detto? Due volte in mezza giornata- esclama e io sorrido perché so che è vero.
-Cosa mi stai facendo?- lo chiede più a se stesso che a me. Mi limito a stare in silenzio non sapendo cosa dire.
-Vengo anch'io- dico dopo un attimo di imbarazzante silenzio e insieme ci dirigiamo al ristorante.
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