Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Capitolo 21

Sono passati due giorni dal funerale.

Due giorni d'inferno: non ho dormito, non ho mangiato, non ho più visto coloro che consideravo amici. Non ho sentito nemmeno Antonio in questi tre giorni, l'unico che mi ha fatto compagnia per tutto il tempo è stato Gabriele.

Un sacco di persone sono venute a trovarci a casa per porgerci le loro condoglianze. Ho finto un sorriso e sono andata avanti, come ho sempre fatto nei momenti di difficoltà. Ovviamente, nessuno si è accorto di nulla e a me sta bene così. Non voglio avere la compassione di nessuno. Sono stata abituata ad arrangiarmi da sola, non perché mia madre fosse assente ma semplicemente perché mi è sempre piaciuto essere indipendente dagli altri. Tenere tutto dentro invece, è un mio difetto che mamma mi ha sempre fatto notare, ma non sono disposta a cambiare: sono questa e mi sta bene così.

Oggi è il terzo giorno e la casa è ancora gremita di gente. Alcune persone passano qui interi pomeriggi senza sapere che sono d'intralcio. Mia nonna, da gentil donna qual è, non l'ha mai fatto pesare loro e quindi queste persone hanno scambiato la mia casa per un circolo o un punto di ritrovo. Io ho provato a far capire loro il mio fastidio più volte, e altrettante volte sono stata ripresa da mia nonna, che mi inceneriva con il suo sguardo severo. Nonostante stessi per esplodere ho comunque ingoiato quel boccone amaro che sentivo salirmi dallo stomaco fino alla gola. Sempre per essere più amata e non causare problemi in famiglia, visto che già ne abbiamo abbastanza.

E' ridicolo come io voglia essere amata dalla mia famiglia, proprio la MIA che quasi quasi mi considera il problema più grande.

Cerco di rilassarmi, chiudendo gli occhi e sospirando più volte, mentre faccio avanti e indietro dalla cucina al salotto pieno di gente che chiacchiera tranquillamente. Mi sento come la cameriera di un locale, che prende le ordinazioni e poi le porta ai clienti. Ed è proprio così: c'è chi chiede dell'acqua, chi dell'aranciata, chi lo fa quasi scusandosi e chi con superiorità mentre io vorrei solo urlare e far uscire tutti a calci.

Proprio adesso sono arrivate tre signore che si sono sedute accanto a mia nonna e hanno iniziato a starnazzare come oche raccontandogli tutti i pettegolezzi che si è persa in questi tre giorni in cui è rimasta a casa a piangere per sua figlia. Dio.. Mia madre non meritava, e non merita nemmeno adesso, tutto questo. Se lei fosse ancora qui, avrebbe sgridato tutti compresa la nonna e li avrebbe mandati via. Lei odiava le persone false, odiava le voci di troppe persone in una stanza e odiava sicuramente la maggior parte della gente che è qui. E io, odio parlare di lei al passato.

Perché lei non è il passato. Lei non è mai morta, non per me. Non sono mai stata particolarmente religiosa ma so, in cuor mio, che lei sarà sempre al mio fianco e che mi guarda da lassù, dal paradiso. Si, dal paradiso perché una persona così buona e pura non può che essere lì. E adesso, seduta in questo sgabello della cucina, mi pento di tutte le cose brutte che ho pensato e detto milioni di volte sul suo conto da quando mi ha lasciata al villaggio.

Non meritava niente di quello che ho detto, o anche solo pensato. Non ne ho la certezza ma sono quasi sicura che in tutto questo c'entri Michele. Un po' mi dispiace pensarlo di lui, come mi dispiacerebbe per qualsiasi altra persona, ma non posso farne a meno. Da quando sono qui non fa altro che trattarmi male, anzi peggio di come mi trattava prima, e non fa nemmeno il minimo sforzo per non farlo notare. Lo dimostra e lo dice davanti a tutti, prendendo la scusa della morte di mia madre e attribuendomene la colpa.

Colpa che non ho. Non l'ho scelto io di rimanere in quel fottuto villaggio e non sono stata io a ficcargli giù per la gola quelle fottute pillole. Anche Gabriele la pensa come me. Non so se l'ha detto per rassicurarmi o perché era sincero, ma l'ha detto e a me importa solo di questo. Ho bisogno di qualcuno che mi creda, di qualcuno che mi rassicuri e mi stia vicino, e per quanto Tony ci abbia provato non c'è mai riuscito del tutto. Perfino in una situazione come questa lui non c'è, è sparito e non mi ha più cercata mentre è stato Gabriele a prendere l'iniziativa: è stato lui che ha iniziato a scrivermi, è stato lui che ha iniziato a chiamarmi nei momenti di pausa, ed è lui che sta iniziando a far battere il mio cuore.

Per quanto io voglia pensare il contrario, so dentro di me che è lui che lo fa battere. Mi dispiace, perché forse non lo merita, perché probabilmente non ricambia e mi dispiace per Tony che in questi mesi ci ha provato tanto a farmi innamorare di lui ma non c'è mai riuscito.

Mi ritrovo a parlare di amore, ma quello che provo per Gabriele non è amore.. è troppo presto per dirlo. Probabilmente mi ritrovo a provare queste emozioni perché mi da tante attenzioni, quelle che non ricevo da Tony, ma non posso parlare d'amore.

L'amore non esiste, l'amore è una sensazione orribile che ti fa sentire al settimo cielo per i primi istanti e poi ti trascina sempre di più in un abisso da cui non saprai mai più uscire. L'amore è una cosa astratta che tutti cercano ma nessuno trova per davvero. Non basterebbero tre vite per trovare la persona giusta d'amare, figuriamoci una.

Sorrido leggermente, pensando a mia madre che mi andava sempre contro quando dicevo come la pensavo sull'amore. Abbiamo sempre avuto due punti di vista diversi su questo argomento. Lei mi ha sempre detto che l'amore è il sentimento più forte che l'essere umano possa provare. Mi diceva che capisci di essere realmente innamorata non quando senti ovunque il suo nome o la sua voce, ma quando anche se non lo vedi o non lo senti sai che è sempre con te.

In fondo non posso dargli torto, lei amava papà nonostante non ci fosse più. Lo amava nonostante non ne parlasse mai e nonostante stesse con Michele. Forse l'amore sono semplicemente mamma e papà che vegliano su di me.

Mi ritrovo a piangere pensando a loro due insieme e mi affretto ad asciugarle queste lacrime che non fanno altro che dimostrare quanto io in realtà sia debole. Sicuramente avrò tutto il trucco sbavato, così mi affretto ad andare in bagno prima che qualcuno mi veda. La sfortuna mi accompagna visto che urto una signora che tiene in mano un bicchiere di aranciata che ovviamente mi macchia i vestiti. Adesso, ancor di più necessito di andare in bagno.

Quando arrivo davanti la porta non riesco subito ad aprirla e così spingo più forte. La scena che mi si presenta davanti mi fa rabbrividire e pentire di aver aperto quella fottuta porta: Michele e la zia Tania, le mani di lui su tutto il corpo di lei e le gambe di lei attorcigliate alla vita di lui, mentre si scambiano la saliva come fossero animali. Mi sento in un incubo e quando si accorgono di me, scappo.

Mi rifugio nella mia camera e in preda al panico scoppio a piangere: piango perché nulla nella mia vita sembra realtà, piango perché sono circondata da bugie e piango per mamma che non merita tutto ciò. La porta si apre e spuntano quei due, che non so nemmeno come definirli. Io guardo loro e loro fanno lo stesso, poi in un attimo, una scintilla balena nella mia mente, e prendo la mia valigia iniziando a riempirla. Non mi preoccupo di sistemare tutto, voglio solo raccogliere più cose possibili e allontanarmi per sempre da questa casa, da questo posto che mi carica solo di sofferenze.

-Beh, almeno adesso sai come stanno realmente le cose- dice zia Tania, non vergognandosi minimamente di quello che ha fatto. Che schifo, era sua sorella. Nemmeno li guardo mentre getto tutto nella mia valigia e cerco di chiuderla. Prendo tutti i miei risparmi e li metto in borsa.

-Già, a breve sarai invitata a nozze- esclama Michele sarcastico con un ghigno maligno sul volto. Lo prenderei a schiaffi ma non voglio nemmeno avvicinarmi, ne uscirei sporca di merda. Perché è questo che sono, delle sporche e puzzolenti merde che non meritano un briciolo di rispetto.

-Non preoccupatevi ad invitarmi- dico loro prima di sorpassarli con la valigia e la borsa piena, ma con la mente completamente vuota.

Esco di casa senza essere notata, come immaginavo: nessuno sentirà la mia mancanza qui. Devo ritornare dalla mia vera famiglia, quella che mi ama e mi accetta per come sono. Mi dirigo alla stazione a passo svelto e mentre chiamo Gabriele avvisandolo e dicendogli di venirmi a prendere dalla stazione. Come mi aspettavo, non fa domande, ha già capito dal mio tono che è successo qualcosa e che non è il momento adatto per chiedere.

Faccio il biglietto e salgo giusto in tempo. Il treno parte e parto anch'io, dicendo addio a tutta quella merda.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro