Tra l'incudine e l'amore
Con Novembre era arrivata anche la neve. Le giornate si erano fatte più corte e più fredde. I week end ad Hogsmead spesso finivano a prendersi a pallate di neve. Mentre le partite di Quiddich venivano spesso rimandate per il mal tempo. Il tutto era una buona scusa, sollecitata anche da Hermione, per studiare. Le vacanze avevano fatto male a Ginny che si era ritrovata ad aver scordato persino le basi di Pozioni. Il professor Piton continuava a sgridarla e punzecchiarla. Inoltre ogni volta non la risparmiava nel toglierle punti. Invece aveva cominciato ad andare bene in quasi tutte le altre materie. Pozioni era ancora un arcano per lei. Ma sebbene Piton non era uno zuccherino, al momento la materia più noiosa e fastidiosa di tutte era Difesa Contro le Arti Oscure. In pratica non stava imparando niente. Le due ore di lezioni le passavano a leggere sul libro, che sembrava per poppanti, le fatture e gli incantesimi. Ma mai che ne avessero messo in pratica qualcuno. Oramai solo durante le pause pranzo si esercitava con la bacchetta. Per giunta di nascosto, ora che il rospo della Umbridge, si era nominata Inquisitore Supremo di Hogwarts era vietato.
-Avete sentito le brutte novità?- la voce di Hermione la fece sobbalzare. Ginny era seduta davanti al camino nella Sala Comune. Stava fissando il fuocherello scoppiettare e si era persa nei suoi pensieri. Si girò guardando l'amica che sembrava sconvolta.
-Che succede?- tuonò Harry, alzandosi di scatto. Nel frattempo l'alfiere di Ron gli mandò in frantumi uno dei suoi pedoni.
-Gazza ha appena affisso un altro avviso della Umbridge!!! ...sentite un po': Squadra di Inquisizione!-
-COSA? Di che si tratta?- chiese Ron lasciando stare la partita agli scacchi dei maghi. Ginny si alzò dal divano e si avvicinò ai tre. Anche Dean e i gemelli avevano sentito la notizia, e si erano incuriositi.
-Credo che la Umbridge sospetti di noi...- bisbigliò Hermione guardandosi intorno in maniera circospetta.
Da un settimana, stanchi di non imparare come difendersi, avevano deciso di fondare l'Esercito di Silente (ES). Avevano iniziato essendo un piccolo gruppetto di soli Grifondoro più Luna e Michael. Ora invece erano arrivati ad essere una ventina, a fine Novembre.
-Incredibile! Quella vecchia megera ne sa una più del diavolo!- sbottò Fred, scambiando uno sguardo con il fratello George, che annuì rassegnato.
-Allora dobbiamo fare attenzione! Dobbiamo organizzarci di conseguenza...- intervenne Ginny che fino a quel momento aveva ascoltato e meditato.
-Come pensi di fare?- chiese Dean alla rossa.
-Dovremmo mandare due ragazzi a ispezionare l'aria e a intrattenere con una scusa, gli eventuali membri della squadra di Inquisizione!- rispose Ginny osservando le reazioni del gruppetto. Vedendosi presa sul serio continuò. –Ogni volta che abbiamo un incontro, due di noi si occuperanno di ostacolare gli eventuali inquisitori. Così da lasciare via libera a tutti gli altri. Quando il fattore disturbo sarà eliminato, questi due potranno anche loro arrivare alla Stanza delle Necessità... che dite?- concluse con un sorriso raggiante.
-Mi sembra un ottima idea!- fu il primo a sentenziare Dean.
-SI Ginny! Ottima pensata! Dobbiamo coprirci le spalle a vicenda. Gliela faremo vedere noi a quel rospo!- diede il suo consenso Harry. Lei si sentì avvampare dietro le orecchie. Lo aveva fatto contento con la sua idea. Sorrise leggermente e il moro ricambiò. Mentre gli altri si scambiavano sguardi e sorrisi accondiscendenti all'idea della rossa. Il sua non era stato l'unico pensiero brillante di quei giorni. Difatti Hermione aveva ideato, basandosi sull'ingegnosa idea del Marchio Nero, delle monete che sortivano lo stesso effetto. Ovvero nelle quali potevano, i membri dell'ES, scoprire data e ora del prossimo incontro. Gli incontri difatti, a causa della Umbridge, spesso slittavano di ore o giorni.
-Bene! Dato che siamo tutti d'accordo...- intervenne proprio Hermione, -dobbiamo stipulare nei tre giorni, chi di noi sarà di ronda!- prese una pergamena ed una piuma. Intinse la piuma nel calamaio e cominciò a scegliere le coppie e i turni. Decisero anche che avrebbero dovuto avvisare pure gli altri ragazzi delle altre case. Ma erano sicuri che per loro non sarebbe stato un problema.
Nelle ultime settimane di Novembre i turni funzionarono alla grande. A Ginny era capitato nei suoi due turni di scontrarsi una volta con Gazza, e un'altra volta con Millicent Bulstrode. Entrambe le volte dopo un "grazioso" scambio di insulti, li aveva fatti allontanare. Così i ragazzi dell'ES si erano potuti servire dell'entrata della Stanza delle Necessità. Poi lei aveva raggiunto Neville, il suo compagno di ronda, e si erano uniti agli altri. Fino ad allora l'esercito si era esercitato sull'Expelliarmus, sul Deprimo e sul Petrificus Totalus. Tutto in un solo mese, e a parte qualche eccezione, apprendevano tutti velocemente. Tutti erano desiderosi di imparare a difendersi. Tra l'altro in quella settimana era uscito l'articolo di numerosi evasi da Azkaban, nonché Mangiamorte. Persino Seamus era andato a chiedere scusa ad Harry e si era voluto unire all'ES.
-BRAVISSIMI... davvero bravi tutti!- esclamò Harry a lezione finita. –La prossima volta cominceremo ad esercitarci sul Protego, ancora sullo Stupeficium... e... inizieremo con qualche spiegazione sull'Incato Patronum...- nella sala nacque un brusio eccitato. Ginny fissò Harry estasiata. Era rapita dal suo modo di fare. Come insegnava, come sapeva fare gli incantesimi. Lo ammirava per come tutti dipendessero da lui, e dal suo modo di farsi rispettare ed amare. Non era altezzoso o saccente. Lo faceva col cuore. E rendeva una trentina di persone non solo felici di imparare, ma pronti ad essere in grado di salvarsi da soli la vita. Pensava a come da solo, invece lui, si era dovuto ritrovare a fare questi incantesimi. Già da piccolo da quando Tu-sai-chi lo aveva condannato.
-Pssss...- Luna richiamò la sua attenzione e gli fece cenno che si era incantata, a bocca aperta, a fissare Harry. Sorrise impacciata e corse a prendere la sua borsa rattoppata in fondo all'aula.
-...Certo Harry ci sarò!-
-Lo spero tanto Cho...-
Sentì alle sue spalle una risatina odiosa. Con la coda dell'occhio vide Cho abbracciare Harry. Una fitta allo stomaco. "No, non di nuovo" si augurò. Non doveva essere gelosa di lui. "Dannazione" imprecò, sistemandosi la borsa a tracolla e avviandosi all'uscita.
-Ciao Ginny!- la sorpassò e salutò Cho. Ginny fece un mezzo sorriso di ricambio e poi alzò gli occhi al cielo. "Ecco ci sei ricascata... sei di nuovo gelosa di lui!" Vide Michael venirle incontro sorridente e si sforzò di fare altrettanto verso di lui.
-Ti accompagno!- disse il ragazzo prendendola per mano.
-Nooo... è tardi Michael... vado con Neville e mio fratello! Il coprifuoco è già scattato da mezz'ora... se ti beccano sarà colpa mia...e devi arrivare dall'altro lato del castello...-
-mmmh... ok, come vuoi! Stai bene? Sei pallida!-
-Si...si tutto ok...- farfugliò. Michael la strinse dolcemente e la bacio. Lei però non dischiuse le labbra e il bacio restò timido ed incerto. –Buona notte- si girò senza aspettare risposta e raggiunse in fondo al corridoio Ron e gli altri. Camminò fianco a fianco ad Harry fino alla Sala Comune. Ascoltò quindi lui raccontare, a suo fratello, dell'appuntamento preso con Cho per il prossimo week end ad Hogsmead. Le venne il voltastomaco ma riuscì a mantenere un'espressione disinvolta. Quando finalmente salì nel dormitorio si fece un lungo bagno caldo. Il vapore acqueo la riscaldò, distendendole i nervi. Si era comportata male con Michael. L'aveva lasciato interdetto, poverino. E lei ci era ricascata.
Passava forte la spugna sul corpo per la frustrazione. "Maledizione! Maledizione! Perché? Perché devo essere così bambocciona?! Eppure ormai dovrei essere abituata... lui mi vede come una sorellina... come la piccola dei Wesley... ormai avrei dovuto farmene una ragione. Ma quando mai!?" Si avvolse nell'asciugamano turchese e si appoggiò al muro del bagno. Pensò ai suoi occhi verdi, alle sue mani forti e sicure, mentre lanciava gli incantesimi. Pensò al suo sorriso solare e perfetto. Sospirò al pensiero del suo profumo. Poi si sentì una viscida lumaca gelatinosa pensando che lei era fidanzata! Scosse la testa cercando di concentrarsi su Michael, sui suoi baci, sulle sue dolci parole. Ma niente, Harry, Harry e solo Harry. Harry e quel suo stupido appuntamento con quella perfetta moretta dagli occhi a mandorla. Si fissò allo specchio. Si toccò le ciocche rosse ribelli, il seno ancora troppo poco pronunciato, i fianchi impercettibili e le lentiggini fastidiose. Storse il naso schifata da se stessa e dopo aver messo il pigiama rosso andò a letto.
L'aria Natalizia arrivò puntuale, insieme alle tempeste di neve. Ma anche insieme agli addobbi natalizi, al grande albero di Natale all'ingresso della Sala Grande. L'aria era calda, accogliente e festosa in tutto il Castello. Le lezioni all'ES procedevano bene, e Ginny cominciava ad andare bene anche a Pozioni. Con Michael le cose procedevano magnificamente. Ultimamente divenuto più appiccicoso, dopo un paio di giorni in cui Ginny era stata un po' scostante.
-Ti va stasera di... restare... un po' soli?- le sussurrò all'orecchio venendole di spalle, mentre lei era seduta al tavolo dei Grifondoro. Ginny sgranò gli occhi. "Soli? Che vuol dire soli?" si chiese allarmata. Si voltò verso il ragazzo che la fissava con uno sorriso imbarazzato ma dolce.
-Che avevi in mente?-
-Beh... avevo pensato ad una passeggiata al Lago, al tramonto... poi magari potevi venire da me...-
-Da te? Nella tua Sala Comune?-
-...Si! Non... non ti dirà nessuno niente! Anche Daniel, il mio compagno di dormitorio, ieri ha portato la sua ragazza...-
Ginny lo guardò interrogativa. Ormai stavano insieme da un bel po' ma forse, perché ancora insicura di se stessa e anche della relazione, non aveva mai pensato, ad un certo tipo di... appuntamento. Restò un attimo a fissarlo. Poi annuì.
-GRANDE! Ok tesoro, vediamoci qui verso le sei, ok?-
-Ok...- rispose titubante. Lui le scoccò un bacio sulla guancia e poi si dileguò allegramente. Ginny si rigirò verso il suo piatto di pollo fritto. Lo allontanò, non aveva più fame. Un po' confusa si diresse verso il dormitorio.
Al solito non fu facile scegliere il giusto abbigliamento. Ma adesso la confusione era più sulla biancheria intima.
-Gin?! Ma che fai?- Lorie alle sue spalle la prese di sorpresa.
-Problemi... Michael vuole... vuole... beh non so neanch'io cosa vuole in realtà!- rispose sedendosi con un balzo sul letto, con aria seccata. Lorie corrucciò la fronte e si avvicinò ai reggiseni e le mutandine dell'amica.
-Senti posso prestarti qualcosa io...- vide Lorie andare verso il suo baule. Cercò tra le sue cose ed estrasse un reggiseno in pizzo lillà e un mutandina sgambata, anch'essa in pizzo, a coordinare. Ginny sorrise imbarazzata. Afferrò il completino e se lo provò.
-Come sto?- chiese uscendo dal bagno. Lorie sorrise raggiante, segno che stava benissimo.
-Sei perfetta Gin! Di sicuro lo lascerai senza parole... anche se non credo che abbia molta intenzione di parlare- e scoppiò a ridere. Vedendo però che Ginny era rimasta seria capì che qualcosa la turbava. –Che ti prende?-
-Ecco vedi Lorie... io non ho mai... a parte qualche bacio... cose così... non abbiamo mai...-
-Ho capito! Ho capito! C'è sempre una prima volta, no?!- le fece l'occhiolino.
-Si ecco... non mi sento neanche pronta! Non so se sto facendo la cosa giusta!- e si infilò in bagno per cambiarsi. Uscì con una faccia più triste di prima. Lorie l'abbracciò.
-Senti non devi fare nulla che tu non voglia! Se lui ci tiene a te capirà e ti aspetterà... capito?-
-Lo spero...- e tornarono a parlare di come si sarebbe dovuta vestire per la passeggiata al lago.
Furono le sei. Scese le prime due rampe di scale con aria ciondolante. Quasi non volesse arrivare all'appuntamento. Poi una rampa cambiò direzione e ringraziò quei minuti che sarebbero passati in più. Aspettando si appoggiò al muro e iniziò a ticchettare con le unghia sul vestito di lana rosa scuro che aveva scelto.
-Guarda guarda chi c'è qui! Wesley!- l'odiosa voce di Pansy la fece girare.
-Che vuoi?- ringhiò la rossa drizzandosi.
-Hai un vestito orrendo lo sai? E quell'orribile treccia ti rende così buzzurra!- le disse sghignazzando. Ginny si sentì attraversare da una scossa elettrica e ricacciò dentro l'istinto di prenderla a pugni. Non solo era un prefetto, ma faceva parte anche della squadra di Inquisizione. Fare a botte con lei significava punizione certa e chissà quanti punti in meno.
-Non mi pare di aver chiesto la tua opinione, o sbaglio?!- rispose tentando di mantenere un tono pacifico.
-No affatto! Ma ti ho notata lo stesso... come si può non notare uno scherzo della natura come te, vestita in maniera così sconcia poi?!-
-Che simpatica... ora scusami ma ho un appuntamento!- fece per oltrepassarla.
-...mi chiedo... cosa ci vede mai in te uno come Michael. Sembra un tipo intelligente! Anche molto affascinante!- continuò a punzecchiarla.
-Forse sa apprezzare la bontà delle persone... a differenza tua... scusami devo andare- ma Pansy le sbarrò la strada del tutto.
-Lo sai!? Pensavo che potrei andare io al tuo appuntamento. Fidati Michael non vorrebbe vederti così conciata! Sarebbe più contento se andassi io!- e le sorrise. Ginny sentì di non controllare più la mano che si ritrovò tra i capelli neri della Serpeverde. Iniziò a tirarglieli fin quando, tra le urla, non la fece cadere a terra.
-Brutta stracciona!- Pansy, rialzandosi, prese la bacchetta e gliela puntò contro. Ginny fece lo stesso e si ritrovarono faccia a faccia, con le bacchette una contro l'altra.
-Stupeficium- gridò per prima Ginny e Pansy volò contro il muro. La vide accasciarsi a terra insieme ad un piccolo quadro. E oltre a Pansy anche il vecchio dentro il ritratto imprecò.
-ESIGO CHE CI SIA ORDINE!- sentì gracchiare, alle sue spalle, la Umbridge. Un brivido le percorse la schiena e si girò piano verso la professoressa. –Signorina Wesley, domani sera alle otto nel mio ufficio... si merita una bella punizione!- La professoressa aiutò ad alzarsi Pansy, che incenerì con gli occhi Ginny, e poi entrambe si allontanarono. Ginny si meravigliò di se stessa. Era arrivata a sperare che la punizione fosse quella sera, pur di non dover andare all'appuntamento. Sospirò delusa e finalmente fu davanti l'entrata della Sala Grande.
-Ginny! Sei bellissima!- esordì Michael quando la vide arrivare. Ginny sorrise facendo un buffo inchino. Lui si mise a ridere. –Sempre la solita sbruffona!- Poi le mise un braccio sulle spalle e insieme uscirono fuori dal castello. Durante la passeggiata la rossa ascoltò Michael parlare dei suoi progressi a scuola, della squadra di Corvonero di Quiddich. Poi Michael le raccontò di un inconveniente con Pansy... le disse che l'ultimo turno di ronda che aveva avuto insieme a Cho, la Serpeverde gli aveva dato del filo da torcere.
-Ti giuro Ginny, sembrava non volerne sapere di andarsene... continuavo a dirle che dovevo andare dalla Professoressa Sprite per alcune ripetizioni ma lei non mi lasciava andare...-
Ginny si morse il labbro inferiore. Qualcosa le diceva che non era il caso di raccontargli del piccolo incidente avuto con la Parkinson, poco prima di incontrarlo. La rossa aveva capito perché quella sera non voleva lasciare andare Michael... Pansy probabilmente si era presa una cotta per lui. E da quello che continuava a raccontare Michael, doveva essere accaduto il mese che avevano frequentato insieme Rune Antiche. Dal canto suo invece Ginny gli parlò dei suoi allenamenti, di come le prime due partite avesse sperato che una tra Angelina, Katie e Alicia avesse avuto un malore, per poter giocare al loro posto. Gli disse poi del suo miglioramento in Pozioni. Mentre chiacchieravano, furono al Lago. Si sedettero a gambe incrociate uno davanti all'altra, vicino ad un albero di pesco. Poi Michael la spinse dolcemente contro di se, facendola distendere sull'erba, tranne che per il busto, tutto poggiato su di lui. Rimasero in silenzio a fissare il tramonto, con le mani intrecciate. Ogni tanto Michael distoglieva lo sguardo dal panorama per passarle una mano tra i capelli rossi, morbidissimi. O per carezzargli la fronte e darle qualche bacio. La ragazza tentava di rimanere calma e cercava di rilassarsi. Ma il pensiero che di lì a poco si sarebbe creata una situazione sconveniente tornava a bussare rendendola inquieta. Quando il cielo fu buio e cosparso di stelle, arrivò l'ora del coprifuoco. Michael l'aiutò ad alzarsi e s'incamminarono mano nella mano al castello. Ginny spero di non incontrare nessuno dei suoi amici, e specialmente nessuno dei suoi fratelli, per i corridoi. Tirò un sospiro di sollievo quando fu davanti alla lustra della porta nera, senza maniglia, della Sala Comune di Corvonero. Michael rispose all'indovinello del batacchio d'argento con non troppi problemi, e furono dentro. La stanza dove si ritrovò era piena di ragazzi, la cui metà lei neanche conosceva. Per fortuna nessuna traccia né di Cho né di Luna. La Sala Comune era spaziosa ed arieggiata, rischiarata da gigantesche vetrate arcuate e da incantevoli lampadari di cristallo. Il soffitto era decorato da un raffigurazione rappresentante un cielo notturno, punteggiato di stelle d'argento, che richiamavano quelle della moquette blu scuro del pavimento. La Sala era arredata da grandi librerie e mensole, con un numero inimmaginabile di libri e vecchi tomi. Vi erano anche tavoli in legno e comode poltroncine di un azzurro scuro. All'ingresso Ginny era rimasta ammaliata dalla imponente scultura in marmo levigato, che raffigurava una avvenente Priscilla Corvonero. Michael salutò un gruppo di ragazzi, che si scambiarono occhiate e risatine. La cosa infastidì molto Ginny che cercò però di non darlo a vedere. Una piccola scaletta li portò ad un piano inferiore, dove le pareti blu e le piccole torce d'argento, conducevano ai dormitori. Poi si trovarono ad un bivio e Michael la condusse a sinistra aprendo la porta che li fece arrivare in una spaziosa sala rotonda dove vi erano molte porte.
-Di qui!- gli indicò Michael. Così entrarono nella seconda porta a sinistra e si ritrovò nella sua camera. C'erano cinque letti a baldacchino in legno di noce. Le lenzuola e le coperte erano blu notte. Alle pareti vi erano arazzi raffiguranti corvi d'argento e a terra una moquette che richiama l'argento delle ali dei pennuti. Michael le sorrise lanciandosi sul suo letto. Ginny rimase invece impalata davanti alla finestra facendo finta di ammirare ancora la stanza.
-Davvero bello qui, non ho visto mai tanto blu in vita mia!- sorrise burlona.
-Mi fa piacere che ti piaccia! Spero anche che ti metta a tuo agio quest'aria elegante e raffinata!- Ginny storse il naso a quelle parole. Lei? Lei raffinata? Lei elegante? Pensò alle camere dei suoi fratelli e alla sua. Alla cucina strampalata e al giardino pieno di gnomi. Se Michael avesse minimamente idea di com'era davvero la sua vita, forse non l'avrebbe degnata di uno sguardo. Così penso a Pansy e alle sue parole acide. Forse non erano così lontane dalla verità. Michael la guardava, anzi osservava di lei ogni singolo centimetro. I capelli raccolti nella lunga treccia. Le ricordavano una fiamma. Le osservava le mani affusolate e piccole. Le scrutava i movimenti leggeri e disinvolti, mentre gironzolava per la stanza. Poi gli occhi, quegli occhi in cui si era perso, la prima volta che l'aveva incontrata al ballo del ceppo. Quegli occhi che sembravano fuoco vivo. Si era bruciato la prima volta che erano usciti insieme, la prima volta che l'aveva baciata. Quelle piccole labbra rosse e calde. Poteva perdere la testa nel suo profumo di gelsomino ed erba fresca.
-Dai vieni qui...- le disse con voce roca. Ginny deglutì e fu percorsa da un brivido. Si girò verso il ragazzo, e lo vide rilassato sul letto che le faceva cenno di avvicinarsi. Si avvicinò lentamente ai piedi del letto e poi ancora più lentamente si distese accanto a lui. Poggiò la testa sul suo petto. Lo sentì forte e asciutto. Respirava tranquillo, e percepì il movimento del ragazzo mentre odorava i suoi capelli. Ginny si girò verso il suo viso e lo baciò dolcemente. Michael le prese con un mano il mento, avvicinandola ancora di più. Il bacio si fece profondo, con una danza delle loro lingue. La girò completamente, facendola mettere sopra di lui. Nel frattempo le accarezzava i capelli con una mano, e con l'altra era sceso a toccarle la coscia. Ginny si sentì diventare calda. Una sensazione mai provata prima di allora. Quando Michael si staccò la guardò negli occhi, che luccicavano e apparivano ancora più belli. Le bacio il naso lentigginoso e lei sorrise.
-Sei bellissima...- Ginny sorrise e alzò gli occhi al cielo a significare che non si rispecchiava in quell'aggettivo. Allora Michael le diede un piccolo morso sul mento e risero insieme. Si sentì poco più a suo agio.
-Non entrerà nessuno... vero?-
-No tranquilla... se abbiamo... un ospite, nessuno si permette di entrare... lasciamo una cravatta appesa fuori, sulla maniglia...- rispose lasciandole piccoli e dolci baci sul collo, scendendo poi verso la scapola. Delicatamente invertirono la posizione e si vide sormontata dal suo corpo olivastro.
Ginny divenne confusa, la sua testa era presente e vigile, ma il suo corpo sembrava non rispondere più. La sua testa voleva fermarsi lì, e restare abbracciati. Il suo corpo invece chiedeva di più.. Michael iniziò a sfilarle il vestito, per poter accarezzare le sue gambe lisce e bianche come il latte. Sentì dei piccoli brividi che dalla punta dei piedi le salivano sino al basso ventre. Le lasciava baci sulle cosce e sul collo. L'unica cosa che faceva lei era passargli una mano tra i lunghi capelli neri e setosi. A lui sembrava bastare. Pian piano le sfilò del tutto il vestito rosa e la lasciò in biancheria intima. Michael fece un sorriso guardandola seminuda, con quel completino lillà che tanto s'intonava al rosso dei suoi capelli. Ginny arrossì voltando il capo verso la porta. Michael le riafferrò il mento e la bacio con ardore. Poi iniziò a sbottonarsi la camicia di seta bianca, e la lasciò cadere per terra. Poggiò così il suo petto nudo sul seno di Ginny. Così la rossa sentì l'eccitazione del ragazzo premere contro il suo ventre. Divenne ancora più confusa, e se da un lato la testa diceva "corri!", il suo corpo la pregava di rimanere. Mentre continuava a preoccuparsi, Michael le accarezzava il contorno del reggiseno e poi delle mutandine. Ginny gemette istintivamente, e se ne vergognò. Fu una cosa incontrollata ma Michael non aveva mosso un ciglio. Si rese conto quindi, che non era una cosa strana, ma normale. Mentre le baciava il collo le staccò il gancetto del reggiseno. Pian piano glielo sfilò dalle braccia, e lo fece cadere sopra la sua camicia. Ginny si ritrovò con il seno nudo davanti agli occhi neri del ragazzo. D'istinto si portò un braccio a coprirsi e Michael sorrise.
-Non devi imbarazzarti...- bisbigliò al suo orecchio.
-...scusami...- sussurrò anche lei, imbarazzata.
Così il ragazzo le prese il braccio e glielo portò di fianco. Si abbassò e inizio a baciarle i seni, poi i capezzoli. Fin quando si distese di fianco a lei e mentre con una mano le accarezzava un seno, con la bocca iniziò a giocare con il capezzolo dell'altro. Lo leccò, lo mordicchio e lo bacio fino allo sfinimento. Mentre con le dita gioca con l'altro. Poi invertì la dolce tortura. Ginny continuava a trattenere i gemiti, per non essere volgare o peggio, per non essere sentita al di là della stanza. Ma ogni tanto mugugnava dal piacere e questo faceva aumentare il ritmo al ragazzo. Si sentì bagnata nelle mutandine e come se lui lo sapesse smise di giocare con il suo seno e con una mano cominciò a sfilargliele lentamente. Si ritrovò completamente nuda davanti ai suoi occhi pece, mentre lui si sbottonava i pantaloni blu scuro e li lasciava cadere ai piedi del letto. Si chinò nuovamente su di lei, baciandole le labbra e le sussurrò quanto lui fosse felice in quel momento. Poi sentì la sua mano carezzargli delicatamente il suo sesso femmineo. Ginny inarcò il collo all'indietro di piacere e gemette incontrollatamente. Così lui entrò dentro di lei con un dito, poi due e spingeva delicatamente. Poi tre, ed aumentò il ritmo. Cessò quando sentì un piccolo gridolino di Ginny e la vide contrarre i muscoli del basso ventre e dei glutei. Infine la osservò rilassarsi. Iniziò così ad abbassarsi i boxer, e rimasero entrambi nudi a guardarsi. Ginny vide l'eccitazione di Michael e si sentì imbarazzatissima. Mentre lui si distendeva di nuovo sopra di lei, si terrorizzò. Era il momento e lei voleva scappare. Fin ora era stato idilliaco ma ora la testa padroneggiava sul corpo e l'unico pensiero era "SCAPPA!" In una frazione di secondo, senza che neanche lei se ne accorgesse, gli mise una mano sul petto glabro e lo spinse lontano da lei.
-No...- farfugliò più volte la rossa.
-Che ti prende tesoro?-
-No... Michael, no, devo andare...- farfugliava mentre cercava la sua biancheria. Poi si rimise il vestito. E per tutto il tempo non lo degnò di uno sguardo.
-Ginny ma che diavolo fai?- le chiese irritato, mentre anche lui si rivestiva di malavoglia.
-Michael... no... non me la sento, mi spiace!- riuscì a dire guardandolo in faccia. Si vedeva che era deluso, si vedeva che si stava arrabbiando. Si sentì mortificata e gli girò le spalle dirigendosi verso la porta. Poi lui l'afferrò per un polso, senza farle male. Si ritrovò a doverlo fissare negli occhi forzatamente.
-Ginny... sei sicura? Sembrava che tu fossi a tuo agio...rilassata... ho fatto qualcosa di sbagliato?-
-No, no! Non sei tu... io... io sono vergine Michael... non mi sento pronta...- spiegò cercando di tranquillizzarlo. Michael annuì dispiaciuto. –Scusami...- aggiunse la ragazza.
Si liberò dalla sua presa. Piena di vergogna corse oltre il corridoio fino all'entrata della Sala Comune, con sguardo basso. Fortuna che con la coda dell'occhio, vide solo due ragazze parlare fra di loro. Si ritrovò a correre spaesata per il castello. Voleva urlare dal disagio. I suoi piedi non la portarono però al suo dormitorio. Voleva stare da sola, piangere, urlare. Non le importava nulla se erano le due di notte, se Gazza l'avrebbe scoperta o chissà chi. Corse alla statua di Gregory il viscido, uno dei passaggi segreti che George le aveva mostrato tempo addietro. Percorso tutto il tragitto buio, finalmente fu fuori dal castello. Il freddo della neve la fece sentir meglio. Fioccava a malapena. Passeggiò avanti ed indietro tra gli alberi, cercando di calmarsi. Amare lacrime le solcarono il viso. Non seppe per quanto tempo continuò a camminare su e giù o per quanto tempo pianse dalla vergogna. Una volta distrutta e blu dal freddo, tornò dentro il castello. Riuscì per poco a sfuggire all'incontro con Mrs.Purr e finalmente, senza far rumore, si mise a letto. Sentì mugolare una tra le sue compagne di stanza ma dopo pochi secondi Ginny capì che non era stata scoperta. Affondò la testa nel cuscino, per soffocare i singhiozzi. Si sentiva stupida e capricciosa. Cosa aveva fatto di male Michael? Era stato dolce, attento, premuroso. L'aveva riempita di complimenti tutto il giorno. Aveva fatto di tutto per metterla a suo agio. E seppur continuava a dirsi che non era per Lui.. in realtà era per lui... non riusciva a godersi la sua relazione con il Corvonero, per quel dannato Harry Potter. Tutto preso com'era dal suo appuntamento con Cho, che sarebbe stato di lì a qualche giorno, non lo aveva più visto. Per giorni aveva cercato di non pensare a lui, di non pensare alla cinese. Per un po' quel giorno c'era pure riuscita. Ma arrivata al momento si era sentita un macigno sullo stomaco. Non voleva che davanti a lei ci fosse Michael, lei voleva Harry... si sentì stupida e ingenua. Stava versando lacrime per un ragazzo che a malapena passava del tempo con lei. Mentre aveva allontanato, forse per sempre, il ragazzo che la venerava ed apprezzava giorno per giorno. Aveva visto negli occhi di Michael la delusione e la frustrazione. L'aveva piantato lì, quasi nudo, voglioso di lei, come un animale qualsiasi. Lui non si meritava questo. Soffocò altri singhiozzi. "Cresci dannazione Ginevra, CRESCI" si ripeteva nella sua testa. Alle prime luci dell'alba, non piangeva più, ma non aveva chiuso ancora occhio. Ripensava alla figura da codarda e da bambina che aveva fatto. Ripensava a quanto era ingenua nell'attendere ancora che Harry la guardasse come faceva Michael. Si alzò dal letto, tanto non aveva affatto sonno, e si mise sotto il getto d'acqua calda. Cercò di lavarsi di dosso quella sensazione di malessere. Restò poi a fissarsi allo specchio. Si sentiva così piccola ed inesperta. Resto chissà quanto seduta a terra in bagno quando poi sentì le compagne di stanze cominciare a svegliarsi per le lezioni. Uscì dal bagno facendo finta di nulla. Salutò le ragazze già vestita di tutto punto e scese a fare colazione come se nulla fosse. Ginevra Wesley agli occhi di tutti, era forte. Ginevra Weasley era sopravvissuta alla Camera dei Segreti. Lei era una tosta. La realtà era ben lontana fino ad allora...
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