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Reclutato d'eccezione


-Signorina Weasley si rende conto che se i "nuovi professori" dovessero scoprire che ci sta lei dietro a questo, chiamiamolo, complotto, insieme al Signor Paciock- ed indico con il cenno del capo il moro alla sua destra, -e la Signorina Lovegood- ed indicò con la mano alla sua sinistra, -finirete in grossi guai?!- spiegò severa la Mcgranitt, con le labbra arricciate dalla disapprovazione. Tutti e tre erano stati convocati prima di cena e adesso stavano in silenzio a sentire il predicozzo della professoressa di Trasfigurazione, seduta dietro la sua imponente scrivania. –E' inutile che vi ostiniate a spalleggiarvi non confessando e non pentendovi della vostra malafatta al secondo piano!- continuò la professoressa massaggiandosi le tempie con le lunghe dita rugose ed ossute. –Bene...- concluse con tono avvilito. Sospirò e si pulì i piccoli occhiali tondi, per poi risistemarli sul naso. –Vi dico una cosa: ho promesso di insegnare ai miei alunni dal primo giorno che sono stata assunta. Ho promesso di proteggerli a me stessa e al Pr... e a Silente quando mi ha accolta qui ad Hogwarts! Non sapevo di certo che sarebbero venuti i tirapiedi di Voi-sapete-chi e nemmeno che avrei avuto a che fare con voi tre, più cocciuti della roccia!- Luna non trattenne una risatina. La Mcgranitt scosse la testa contrariata. –Sia chiaro: tenterò il possibile per coprirvi e spalleggiarvi ma... state mettendo a repentaglio la vostra vita e quella dei vostri compagni!- terminò scuotendo ancora la testa. Diede un'ultima occhiata ai tre studenti in piedi, al di là della sua scrivania e con un gesto della mano li congedò. Ancora in assoluto silenzio, uscirono ad uno ad uno dall'ufficio e fin quando non raggiunsero il piano di sotto, non si rivolsero la parola.

-Caspita.. quella donna è capace di torturarti con quegli occhi azzurri... sembrava volesse entrarti nel cervello...-
-Si chiama Legimens Neville...- commentò divertita dall'ignoranza del compagno.
-Quello che è... stavo sudando freddo e non vedevo l'ora che smettesse...- rispose accomodandosi su una delle panche dell'atrio interno del castello. Luna si sedette accanto a lui e cominciò ad osservare le poche stelle che si intravedevano nel cielo sopra Hogwarts.
-Avete visto che tempesta si sta avvicinando?- chiese la bionda con voce spaventata. Ginny e Neville sollevarono gli occhi al cielo e si accorsero dei lampi e del nero tetro del cielo.
-Chissà lì fuori cosa sta accadendo...- sospirò Neville. Ginny si rattristì insieme ai suoi amici.
-Sapete ragazzi, io ho una gran fame e la cena è quasi finita, sarà meglio avviarci!- con la stessa velocità con cui si era incupita, Luna si aprì in un sorriso smagliante e trotterellò di nuovo dentro al Castello. Neville non riuscì a scoppiare a ridere per la stravaganza della situazione e le fu dietro. Ginny fece spallucce, e accorgendosi del brontolio del suo stomaco, raggiunse gli amici nella Sala Grande.

Le monete  di tutti i membri, vecchi e nuovi, dell'ES si fece incandescente e mostrò data e orario del primo incontro, quella mattina. Per i corridoi Ginny sentì le occhiate dei ragazzi che la sera seguente avrebbero preso parte all'incontro. Nessuno ovviamente osava domandarle nulla su cosa avrebbero fatto o detto. Nessuno osava attirare l'attenzione, visto che dopo la comparsa della scritta sul muro, che Gazza non era riuscito a scrostare, grazie allaVernicesempiterna marchio Weasley, i Carrow erano diventati più suscettibili. Punivano chiunque alla minima provocazione: un permesso per andare in bagno, un ritardo a lezione, una risposta sbagliata ad una domanda scolastica. Ginny ringraziava il cielo che Luna fosse con lei durante Babbanologia, con Alecto, e Difesa contro le Arti Oscure, con Amycus. Quando i due fratelli si lasciavano andare a sadismi o a violenze sia carnali che psicologiche gratuite, era Luna ad afferrarla per il polso o la manica e a farla stare seduta. Le teneva la mano per tutta la lezione, infondendole calma e tranquillità. Le trasmetteva sicurezza ed affetto. Si sentiva bene se c'era lei lì con lei. Erano sempre in pena per Neville che se non fosse stato per Seamus e Dean sarebbe stato solo. Il ragazzo avrebbe tanto voluto essere sempre in loro compagnia, oramai solo se stavano insieme riuscivano a star bene.
Il giorno prima Seamus aveva mandato al diavolo Alecto che aveva picchiato una ragazzina mezzosangue davanti a tutta la classe perché si era brontolata all'ennesima ingiuria sui babbani. La sua imprecazione gli era costata una nottata in infermeria con un graffio sulla guancia che non si era ancora rimarginato ed un occhio nero. Mentre rifletteva su quanto la situazione si era fatta penosa e grave al Castello, non si era accorta che era in ritardo per la lezione di Divinazione.

-COSI' LA PIANTI DI FARE L'EROE DA QUATTRO SOLDI, BRUTTO SQUILIBRATO DI UN PACIOCK!!- a quelle urla Ginny sentì il sangue gelarsi nelle vene e corse verso il punto da cui provenivano le grida di dolore. Prima ancora di arrestare la corsa, appena vide Neville disteso a terra ed Amycus a sovrastarlo, estrasse la bacchetta dal mantello e la puntò contro il Mangiamorte.
-Expell...- cercò di intervenire ma sentì una furia venirle addosso e per poco entrambi non si schiantarono al muro. Quando riuscì ad afferrare cosa stava accadendo, capì che Blaise Zabini la teneva per le braccia e l'aveva immobilizzata. La sua bacchetta giaceva dietro ad una colonna, in penombra. Il trambusto aveva distratto Amycus e per lo meno aveva smesso di torturare Neville che sentiva singhiozzare di dolore e vedeva piegarsi in due dalla sofferenza, a terra.
-Sta ferma!- ringhiò Zabini ad un millimetro dal suo orecchio.
-Cane, lasciami!- rispose rabbiosa Ginny, cercando di divincolarsi, ma il Serpeverde era molto più forte di lei.
-Complimenti Zabini!! trenta punti a Serpeverde!- Amycus li aveva raggiunti festante e puntò la bacchetta alla tempia di Ginny. –Sei un fuoco, vero Weasley?! Dannatamente bella ma dannatamente stupida!- conficcò ancora di più la bacchetta nella sua tempia, tanto da sentire la pelle bruciare. Di sicuro le stava facendo un incantesimo, perché pian piano la sensazione di bruciore si fece più chiara e trattenne le lacrime di dolore.
-Professore? Posso lasciarla andare?- disse atono Blaise. Amycus lo guardò per un istante confuso, come se si fosse dimenticato che c'era anche lui lì, intento com'era a torturare la rossa. Poi annuì e si aprì in un sorriso perfido. Bruscamente Blaise la liberò ma non si mosse da dietro di lei.

-Eri venuta per il tuo amico Paciock? Vuoi sapere che razza di idiota è?- Ginny ridusse gli occhi a due fessure ma si ricordò di non avere la bacchetta con se e si morse la lingua per evitare di rispondere alla provocazione. Amycus rise ancora più sonoramente e fanaticamente. –Voleva rifiutarsi di dare una dimostrazione di cruciatus alla classe... gliel'ho data io la dimostrazione!- e non riuscì più a contenersi dalle risate. Ginny tratteneva le lacrime, pensando a Neville riverso a terra. Non lo sentiva gemere più, probabilmente aveva perso conoscenza.
-Che dobbiamo fare con lui?- fu Blaise ad interrompere il divertimento di Amycus. Il Mangiamorte ritrovò un po' di contegno e guardò il Grifondoro qualche metro indietro a lui. "Perché nessuno di quegli stupidi esce dalla classe e prova ad aiutarlo?" si chiedeva Ginny disperata. In lei crebbe anche un moto d'odio per Zabini che parlava di Neville come se fosse meno di zero, come se non importasse che fosse stato appena torturato in una scuola.
-Magari se continuo un altro po' raggiunge mamma e papà al San Mungo, tra i pazzi!!!- rispose dopo un po' il professore.
-NO!- urlò Ginny d'istinto, neanche si accorse di aver urlato. Si fiondò a prendere la bacchetta mentre Amycus le puntava contro la sua. –Lasciami passare!- ordinò la rossa a denti stretti.
Dopo una fragorosa risata sadica, Amycus le rispose –Prego... dopo che lo avrà scortato in infermeria, la aspetto nel mio ufficio Signorina Weasley!- nemmeno gli prestò attenzione, perché quando si spostò per lasciarla passare, lei si gettò a terra per tentare di rianimare Neville. Si ricordò dell'incantesimo che Luna aveva usato per Ron al Ministero.
-Reinnerva!- singhiozzò Ginny disperata. Qualche secondo e il moro riaprì gli occhi.
-Visto? Tutto a posto...- disse alle sue spalle Amycus e se ne andò ridendo. Blaise era ancora lì, con un espressione vuota nel viso, ma era rimasto a guardarli.
-Bei tempi per voi serpi vero?- fu l'unica cosa che gli disse Ginny prima di oltrepassarlo sorreggendo Neville, fino all'Infermeria. Madama Chips non riuscì a trattenere le lacrime mentre cominciava a riserbare a Neville lo stesso trattamento avuto con Ginny qualche giorno prima e poi con Seamus e un'altra ragazza Tassorosso che era stata messa in punizione il giorno precedente e ancora riposava in Infermeria.

-Vi farete ammazzare...- le disse con un filo di voce, spezzato dal dolore. La maginfermiera appose anche un cerotto sulla scottatura della fronte di Ginny. Quando Madama Chips ebbe finito, la rossa realizzò cosa Amycus le avesse detto poco prima: doveva andare nel suo ufficio! Le gambe si fecero molli e un brivido freddo le percorse la schiena. Non disse nulla alla maga e senza far rumore, lanciando un ultima occhiata speranzosa a Neville, uscì dall'Infermeria. Marciò a testa bassa verso il secondo piano. Le sembrava stesse andando al patibolo, eppur era certa che non l'avrebbe uccisa. No... si sarebbe solo "divertito" con lei. Si girò di scatto quando un' ombra attirò la sua attenzione. Ancora quella sensazione di essere seguita, ancora quella figura. Scosse la testa decisa a non dare adito anche a quella preoccupazione. Bastava sapere di dover andare da Amycus... nella tana del lupo. Con un alone di sudore freddo sulla fronte, a causa della profondo paura, bussò alla porta.

-Finalmente...- riuscì ad udire distintamente la voce di Amycus, avvertendone l'euforia. Deglutì e chiuse gli occhi. Dopo aver preso un respiro profondo, girò la maniglia ed entrò nell'ufficio. Non le era saltato nemmeno per un istante in mente di chiamare Michael, Luna o Dean. Si era cacciata nei guai e non avrebbe messo a repentaglio la vita di uno dei suoi amici o compagni per farsi salvare la pelle lei.
-Scusi il ritardo, Madama Chips mi ha medicato...- la rossa cercò di apparire calma e cordiale, magari l'avrebbe risparmiata. Amycus era seduto sulla superficie della scrivania e le sorrideva malizioso.
-E' un piacere averti qui Ginevra... posso vero? Posso chiamarti Ginevra!?- la ragazza si accigliò mentre il Mangiamorte con gli occhi le percorreva le forme morbide del corpo.
-C-certo... sono qui per la mia punizione...- oramai le gambe non riuscivano a reggere più. Non riusciva a stare in piedi dalla paura. Tremava come una foglia e il professore se ne era accorto, ma questo non faceva altro che elettrizzarlo ancora di più. I suoi occhi brillavano di una lice fanatica e vagavano con lascivia sulla figura di Ginny.
-Punizione... no no, non la chiamerei così... più che altro passeremo del "piacevole" tempo insieme!- inarcò un sopracciglio e si alzò lentamente per raggiungerla. La sovrastò con la sua figura. Era molto alto, leggermente robusto e dai lineamenti marcati, un po' tarchiati. La sua pelle era olivastra e i denti ingialliti. Nei suoi occhi neri come la pece si leggeva eccitazione. Le sfiorò con il dorso del dito la guancia lentigginosa e Ginny sentì una fitta allo stomaco tanto che dovette trattenere un conato di vomito. L'aveva carezzata con... dolcezza. Chiuse gli occhi.
-No no... aprili dolcezza... sei così bella... stupida, ma molto bella!- le disse cordiale. Ginny con le lacrime agli occhi li riaprì. Non tentava nemmeno di prendere la bacchetta. Anche se fosse riuscita a schiantarlo, lui l'avrebbe uccisa con un anatema. Le poggiò una mano sul fianco per cingerla e con l'altra risalì dal ginocchio alla coscia, scostandole la gonna della divisa scolastica. Con la coda dell'occhio, nonostante la vista appannata dalle lacrime imminenti, vide in un quadro un vecchio mago sussurrare qualcosa all'orecchio di un altro, e quest'ultimo poco dopo lasciare il ritratto. Nel frattempo le dita di Amycus le lambivano il tessuto degli slip e Ginny non riuscì a trattenere un singhiozzo.
-Ti prego...- mugolò disperata. Ma ottenne solo un sorriso dal Mangiamorte che approfondì l'intimità andando a lambire i seni, una volta oltrepassato il cotone della camicetta bianca.
-Shhh... va tutto bene, ci stiamo divertendo, no?!- Amycus aveva la voce rauca dal piacere e gli occhi pece guizzanti di folle lascivia.
-No...no...- singhiozzò flebilmente Ginny cercando di divincolarsi ma lui le cinse la vita e la costrinse a guardarlo.
-Non costringermi ad usare le maniere forti, piccola Ginevra...- la minacciò mentre il sorriso sadico di Amycus si dissolveva pian piano. –SPOGLIATI!- le ordinò. Ginny sussultò a quell'urlo e indietreggiò di qualche passo. L'unica soluzione, oltre che tentare di schiantarlo, era riuscire a scappare dalla porta e correre dalla McGranitt. Non ebbe tempo di formulare nella sua completezza e concretezza il piano che la porta si aprì.

-WEASLEY!- la professoressa di Trasfigurazione era arrivata come una furia nell'ufficio di Carrow e già teneva la bacchetta puntata contro Amycus. Diede un rapido sguardo a Ginevra: occhi gonfi, guance bagnate dalle lacrime e la camicetta aperta. Ma quello che più spavento la McGranitt fu la gonna appena sollevata. Tornata in se Ginny si sistemò la divisa, non riuscendo a non singhiozzare ancora per la paura.
-Che ci fa lei nel mio ufficio??- ringhiò secco Amycus estraendo la sua bacchetta e puntandola contro la professoressa. Ginny afferrò il manico della sua, pronta a reagire in caso di bisogno.
-E' una mia studentessa, della mia casa... penso io alla sua punizione! Faccia ammenda: la prossima volta che Ginny trasgredisce le regole la porti nel mio ufficio!- rispose fredda e severa la donna. Amycus non trattenne una risata divertita.
-E chi è che lo stabilisce questo? Lei? Piton? Sono sicuro che il Preside sia d'accordo con i miei metodi punitivi!-
-Non sono affari miei se lei e il Preside siate concordi alle punizioni... carnali... ma qui ad Hogwarts ogni rappresentate di casa si occupa personalmente delle punizioni!-
-...Non finisce qui...- rispose con un ghigno sprezzante l'uomo. La Mcgranitt cinse le spalle della ragazza e la scortò fuori dall'ufficio, chiudendosi la porta alle spalle. Non parlarono fin quando non raggiunsero l'ufficio della professoressa stessa. Ginny una volta dentro riconobbe l'uomo baffuto, che poco prima aveva visto nel quadro appeso dietro la scrivania di Amycus, in una delle tele appese nell'ufficio della strega. Si lasciò sfuggire un gemito di felicità. Allora qualcuno che vegliava su di loro ancora c'era. La McGranitt aveva gli occhi lucidi ed un espressione rammaricata. Si lasciò sprofondare nel divanetto verde acido dell'ufficio e fece cenno a Ginny di accomodarsi.

-Violenze sessuali... per di più pedofilia... non so più cosa devo fare!- farfugliò disperata la donna. Ginny rimase immobile al centro della stanza. Non riusciva più a contenere la gratitudine che riserbava per quella donna e l'uomo nel ritratto.
-Grazie, grazie ad entrambi...- guardò prima la strega e poi il ritratto e l'uomo rispose con un occhiolino. –Professoressa mi ha messo in punizione per aver aiutato Neville... lo stava cruciando...- spiegò Ginny.
-Se non foste così cocciuti, irresponsabili ed impulsivi... Vi prego: tornate dai vostri cari, lasciate la scuola!-
-NO! Professoressa se abbandoniamo la scuola, loro avranno vinto questa battaglia! Dobbiamo combattere come Harry e tutto l'Ordine della Fenice, sta combattendo la fuori altre battaglie! Perché non capisce?- la supplicò di essere ragionevole. La donna si alzò con portamento fiero sovrastandola e le si accostò.
-Signorina Weasley io sono un membro dell'Ordine da ancora prima che lei nascesse... e ho sempre combattuto ma qui si tratta di ragazzini... bambini in alcuni casi! Ci sta sfuggendo tutto di mano...-
-LA PREGO, NON SI ARRENDA!-
-NON LO FARO'!- Ginny non si accorse che una discussione pacata li aveva portate ad urlare. Ma entrambe volevano solo sfogarsi, non erano arrabbiate l' una con l' altra ma solo disperate.
-Ancora grazie... posso andare?- disse dopo un eterno silenzio, scandito dal chiacchiericcio dei dipinti nella stanza. La donna annuì debolmente.
-Ginevra... stai attenta! E non esitare a gridare qualcuno arriverà in tuo aiuto o in quello dei tuoi amici!- precisò la donna prima che la ragazza uscisse dall'ufficio.
Quando finalmente si chiuse dentro al dormitorio ad aspettarla c'era Lorie con gli occhi gonfi dal pianto.

-GINNY?! Oh Merlino... dove sei stata? Che hai fatto alla fronte?- Ginny ancora confusa e frastornata da quella lunga serata, si portò la mano alla benda e fece mente locale.
-Amycus mi ha tenuta impegnata...- riuscì a rispondere, sedendosi ai piedi del suo letto esausta.
-Stai bene?- Lorie era terrorizzata e le lacrime scesero copiose.
-Si... la McGranitt è entrata nella stanza prima che... prima che riuscisse a spogliarmi!- risultò fredda nel dire quelle parole, ma forse perché ancora lei stessa non aveva elaborato cosa stava realmente accadendo in quell'ufficio proco prima. Lorie si portò le mani alla bocca e soffocò un gridolino di terrore. Corse ad abbracciarla, avendo capito di cosa stesse parlando. La trovò fredda ed impietrita. –Sto bene...- sussurrò più a se stessa che all'amica. Parlare la faceva sentire salva, viva. –Tu perché stavi piangendo?- Lorie lasciò la presa e tirò su col naso.
-Alecto ha schiantato Betty a cena...-
-Perché? Dov'è ora Betty?-
-In infermeria! Anna ha convinto Madama Chips a restare con lei per stanotte! L'ha scaraventata contro il muro solo perché ha aiutato un ragazzino di Tassorosso che Alecto stava seviziando...-
-In che senso?-
-Alecto gli stava dicendo che i suoi genitori, che  sono babbani...- le lacrime di Lorie scendevano copiose ed era scossa dai sussulti, -...saranno uccisi e lui finirà servo degli adepti del Signore Oscuro!- terminò tra i singhiozzi. –il ragazzino piangeva ed urlava e Betty è corsa ad abbracciarlo ma Alecto l'ha schiantata ed ha battuto la testa al muro...- non riuscì più a parlare, devastata com'era dal pianto.
-Calma...calma Lorie... vedrai che starà bene! Anche Neville è in Infermeria!- Lorie si asciugò le lacrime.
-Non capisci... i miei genitori sono babbani... è la stessa sorte che toccherà a me e alla mia famiglia...-
-Si sono nascosti!- le ricordò Ginny per tranquillizzarla.
-Li troveranno! Hai visto di cosa sono capaci!- quasi urlava Lorie dalla paura. Ginny la abbracciò come lei aveva fatto poco prima e restarono in silenzio. Lorie continuava a piangere mentre Ginny si sentiva svuotata di ogni lacrima. Sembrava fredda come il ghiaccio. –Shhh... andrà bene... andrà tutto bene...- le sussurrava mentre Lorie gemeva disperatamente. Si addormentarono sfinite, sul letto di Ginny, abbracciate.

La sera successiva, con più di un'ora di ritardo rispetto all'orario prestabilito con le monete, finalmente la prima riunione dell'ES cominciò. Era stato difficile per ciascuno di loro muoversi per il castello senza venire scoperti ne da Gazza, ne dai Carrow né dalla squadra d'Inquisizione. Chi mancava di sicuro o era stato beccato e messo in punizione, oppure alla fine non se le era sentita. Ginny, Neville e Luna non biasimavano nessuno.

-Tutti comodi?- prese parola Neville. Qualcuno rispose "si", altri annuirono, altri ancora stavano in muto silenzio. –Bene... sapete perché siamo qui! Michael e Susan vi hanno spiegato cosa sia l'ES! L'esercito di Silente, quindi siamo uomini di Silente... l'uomo che si è battuto per i diritti dei maghi ma anche per il rispetto dei babbani! L'uomo che ha combattuto Voi-sapete-chi per una vita intera! Noi siamo qui per fare lo stesso: combattere le forze oscure... nel nostro caso i Carrow! E Piton!!-
-Basta sevizie! Basta soprusi e basta avere paura! Se siamo uniti, se ci spalleggiamo a vicenda e ci sosteniamo, loro saranno in minoranza e potremmo vincere questa battaglia!- Ginny si unì al discorso con un'enfasi ed una convinzione tale da strappare sorrisi in quasi tutti i presenti. Scorse Michael nel gruppo di Corvonero che le sorrise orgoglioso. Non lo aveva mai visto così fiero di lei e felice quando stavano insieme. C'era anche Dean ma la sua espressione era preoccupata. Ginny sapeva perché: i suoi genitori erano babbani.

-Cosa dobbiamo fare?- Susan fece la portavoce del piccolo gruppo di Tassorosso.
-Allenarci! I più inesperti con Neville e Luna! I vecchi membri con me: dobbiamo allenarci a combattere! Vi insegnerò ciò che...Harry... ha insegnato a me! Ciò che l'esperienza mi ha insegnato! Cominciamo!!!- rispose Ginny. Così mentre Neville e Luna disposero in cerchio i ragazzini per cominciare a spiegare loro l'Expelliarmus, Ginny scortò dall'altro della sala i ragazzi più grandi. C'erano tutti i membri dell'ES che come lei avevano imparato da Harry il più possibile prima che quel rospo della Umbridge li scoprisse, due anni fa.
-Da dove riprendiamo Ginny?- le chiese Seamus eccitato, incurante della fascia alla testa che portava. La ragazza sorrise loro e gli fece cenno di disporsi in cerchio intorno a lei. Notò che sia Michael che Dean guardavano la sua benda sulla tempia.
-Allora: l'anno scorso Harry- ogni volta che pronunciava il suo nome o lo sentiva dire a qualcun altro un brivido le percorreva la schiena, -ha dovuto interrompere le lezioni quando avevamo imparato a disarmare, schiantare e ad evocare più o meno bene il nostro patronus. Stasera non ricominceremo con l'Incanto Patronus ma ci disporremo in coppie e metteremo in scena qualche duello! Per risvegliare le nostre capacità assopite, che ne dite?- bastò dare un'occhiata ai visi dei ragazzi e delle ragazze vicino a lei per capire che erano eccitati all'idea e subito dopo cominciarono a formarsi le coppie. Ovviamente lei restò in disparte. Quando mai aveva smesso di usare quegli incantesimi? Quando mai aveva smesso di doversi difendere per salvarsi la vita?
Dopo due ore nessuno accennava ad essere stanco o assonnato. Fu Luna la prima a sbadigliare vistosamente ed andarsi ad accucciare in uno dei divani. Neville aveva spiegato, insieme alla bionda, ai più piccoli come disarmare facendo lui stesso da soggetto da disarmare e poi servendo di un fantoccio che era spuntato in loro aiuto. Mentre Luna aveva spiegato ai piccoli come muovere la bacchetta e l'esatta pronuncia, ad ognuno di loro. Ginny sorrise per la dolcezza e la maternità con cui si era rivolta per tutto il tempo.

-Gin?- Dean la destò da quei pensieri. La rossa si voltò accigliata e quando finalmente capì che si trattava del suo exragazzo strabuzzò un poco gli occhi per la sorpresa.
-mmh, si?- cercò di essere il più naturale possibile per mascherare il disagio. Non si erano più parlati da quando si erano lasciati se non quando si erano ritrovati in una discussione di gruppo ad esprimere i propri pareri. Le sembrò tutto così sciocco: un problema sentimentale... cos'era in confronto e al paragone di una guerra contro le forze oscure?!
-I ragazzi sono stanchi ed è meglio se andiamo a dormire, altrimenti domani il primo che arriva in ritardo alle lezioni dei Carrow finisce in punizione...-
-In infermeria vorrai dire...- precisò amaramente sarcastica Ginny.
-Già...- alle sue spalle gli altri avevano sentito la risposta della rossa e la presero per buona e cominciarono a rificcare la bacchetta nelle casacche o in tasca. –Cos'hai fatto alla fronte?-
-Oh... questo? Nulla... un ricordino di Amycus! Tu piuttosto perché zoppichi? L'ho notato mentre duellavi con Calì!- sviò l'argomento la rossa. Dean alzò la braca del jeans scuro e le mostrò un taglio profondo ma già in procinto di cicatrizzarsi. –Come? Chi?-
-Alecto... a babbanologia... ha detto che i babbani sono come i maiali... e mangiano dal fango e i loro stessi bisogni... i miei genitori tu sai che...?-
-Si lo so Dean... mi dispiace!- Ginny era visibilmente scossa e davvero dispiaciuta per le violenze psicologiche che Dean stava sicuramente subendo da quando era tornato a scuola.
-Non sono riuscito a trattenermi e le ho urlato di starsi muta! Ovviamente non è stata molto contenta e mi ha lasciato questo ricordo!- concluse il racconto Dean con un sorriso amaro.
-Non voglio incoraggiare la gente a beccarsi punizioni! Non lo vogliono nemmeno Luna o Neville, ma... ma bisogna che impariamo a difenderci! Una cosa è un taglio, un'altra se vogliono ucciderci!- non si accorse che Dean non era il solo ad ascoltarla, ma i ragazzi avviati verso l'uscita a gruppetti avevano sentito tutto ed ora l'euforia per aver duellato o cominciato ad usare certi incantesimi, era svanita. Aveva fatto spazio a paura, paura di essere in pericolo di vita. Neville l'ammonì con lo sguardo.
-M...mi dispiace, scusate! Buona notte!- Ginny diventò rossa in viso e chinò il capo, rifugiandosi in un angolo della stanza, dove aveva lasciato le sue cose.
-Bene... Michael andiamo con i piccoli Corvonero alla torre ovest, buona notte ragazzi!- fu Luna a spezzare quel silenzio ricco di tensione. Michael annuì e radunò i suoi compagni di casa spiegando loro come organizzarsi per raggiungere, senza farsi scoprire, la loro Sala Comune. Lo stesso fece Susan, dopo che Neville le spiegò che le cucine erano l'aria sorveglianza di Gazza, di Pansy e Tiger per quella sera.
-Luna?- Neville richiamò l'attenzione della bionda che si voltò ondeggiando allegra i biondi capelli, -nella torre ovest circola Alecto e Millicent con Goyle... attenti...- si raccomandò nervoso. Luna annuì e anche Michael rassicurò con lo sguardo il moro Grifondoro. Quando furono tutti fuori o quasi, Neville cercò Ginny tra il gruppo di Grifondoro pronti ad essere scortati da lui. Non c'era. La raggiunse vicino ai divanetti e la trovò accoccolata nel divano.

-Vorrei restare qui stasera...- sibilò triste. Neville si sedette vicino a lei e le posò una mano sul ginocchio infondendole calore, affetto. –Mi dispiace per prima... mi dimentico che siamo qui per dare speranza e non per distruggerne quel pizzico che ce ne è in loro...-
-Non dirlo nemmeno per scherzo! Rischi più di tutti loro ogni giorno! Ti devono la vita per quello che stai mettendo a repentaglio per allenarli! Senza nulla in cambio se non per la loro stessa felicità! Ma dobbiamo essere più discreti! Ok?- Ginny annuì.
-Vi raggiungo... voglio restare un po' da sola!-
-E' pericoloso...-
-So cavarmela! Muoversi da soli al buio è meglio, e lo sai!- Neville annuì ancora perplesso ma non poteva di certo costringerla a seguirlo. Poi le diede due piccole pacche sul ginocchio amichevolmente e la lasciò realmente sola scortando grandi e piccoli Grifondoro verso i corridoi dell'ala est. Ginny restò a fissare il caminetto che quella sera fredda di inizio Novembre, era apparso nella stanza al loro arrivo, insieme ai divanetti e a qualche panca e tavolino. Sentiva che quel fuoco che dentro di lei era vivo stava per farla esplodere, eruttare come un vulcano. Ricordò le mani lascivie di Amycus percorrerle le cosce. Quella mattina si era ritrovata dei graffi. Le era venuto di nuovo un conato di vomito. Le sembrava di sentire quell'alito fetido e di rivedere  i suoi denti gialli sorriderle malizioso. Scosse la testa. Il cuore aveva preso a martellare per la rabbia e stringeva le nocche per contenerla. Non le veniva da piangere. Avrebbe voluto, così si sarebbe sfogata. Ma non riusciva, era come se l'avessero prosciugata. Si sentiva arida. Passò più tempo in quella posizione, a rimuginare sempre sulle solite cose, di quello che aveva previsto. Oramai era rimasta solo cenere nel focolare e si alzò stanca mettendo a tracolla la borsa di cuoio con la bacchetta e qualche libro di Incantesimi e vecchie formule preso in Biblioteca due giorni prima. Uscì dalla Stanza che era ancora buio, dovevano essere le tre o le quattro di notte. Non sentiva nemmeno un rumore. Solo il russacchiare di qualche ritratto. Persino i vari perlustratori erano andati a dormire. Non prese neanche la bacchetta per illuminare il corridoio, conosceva quella strada a memoria oramai. Arrivata al quarto piano però sentì un fruscio alle sue spalle. Senza fiatare estrasse la bacchetta.
-Lumos! Vieni fuori, ti ho visto!- dietro ad una delle armature una figura alta ed esile si nascondeva. Aveva avuto nuovamente quella sensazione di essere spiata sin dall'inizio della sua camminata notturna ma ne fu certa solo in quel momento.
-Calma Weasley...- con le mani sollevate, disarmato, uscì un ragazzo di colore che Ginny riconobbe subito. Ebbe un sussulto quando lo mise a fuoco. –Vengo in pace!- precisò Blaise Zabini avvicinandosi alla luce della bacchetta di Ginny. La ragazza non sapeva se ridere o essere spaventata. Che diavolo ci faceva Blaise Zabini, possibile Mangiamorte ma sicuro Serpeverde Purosangue, con le mani in segno di resa davanti a lei? Quando le fu di fronte le fece cenno di entrare nell'Aula di Aritmanzia. La rossa annuì tenendogli la bacchetta puntata contro. Anche se lui era disarmato e aveva chiarito di essere innocuo, lei di certo non si sarebbe fidata così facilmente.
-Perché mi stavi seguendo? Perché mi segui da settimane?- il ragazzo sorrise in modo raffinato e poi si levò il cappuccio mostrandole tutto il suo fascino nobile. Ginny ridusse gli occhi a due fessure. Non le piaceva quell'atteggiamento di indolenza. Le ricordava tanto qualcuno...
-E' vero... sei perspicace Weasley! Non ti facevo così intelligente!-
-Sei qui per insultarmi? Vorrei andare a letto altrimenti...-
-No, no! Lasciami spiegare!- ridacchiò.
-Prego...- alzò un sopracciglio scettica e in attesa. Lui si poggiò al muro e lei rimase impalata davanti la porta dell'aula, che era stata prudentemente chiusa.
-Voglio unirmi alla vostra causa!- lapidario, chiaro e coinciso. Ginny piegò la testa di lato. Adesso veramente le veniva da ridere.
-Mi stai prendendo in giro?- Blaise si aprì in un sorriso affascinante e silenzioso.
-No, affatto! È così strano che un Purosangue tra i Serpeverde voglia essere reclutato nell'Esercito DI Silente?- le chiese retorico. Ginny stavolta se la rise di gusto.
-direi proprio di si... cosa dovresti essere? Una spia? Un infiltrato? Lavori per i Carrow o direttamente per Tu-sai-chi?-
-Affatto! Weasley per favore... non descrivermi come il tirapiedi di qualcuno... io sono molto più di questo!- Blaise quasi usò un tono offeso rispondendole. Ma se ne percepiva il sarcasmo.
-Non ti credo!- ringhiò la rossa.
-E non posso biasimarti! Recito bene la mia parte!-
-Da quanto?- incalzò la rossa.
-Non ti illudere... da quest'anno! Mi è piaciuto rendervi la vita un inferno negli anni precedenti specialmente quando c'era la Umbridge, quante risate... ma credo che quest'anno sia stato oltrepassato il limite!- parlava con un tono pacato quasi cordiale. Ginny era davvero perplessa e per un po' nessuno dei due fiatò. Si scrutavano e si studiavano.

-Nulla da fare: non ti credo! E poi chi ti dice che ci sia io dietro l'esercito di Silente?-
-O andiamo... e chi se no?! Weasley mi fai anche stupido! Sono davvero offeso adesso!- Blaise si accigliò ma il suo tono risultava tutt'altro che arrabbiato... era divertito! –Sei la sposa di Potter... membro già due anni fa! E tu e Paciock insieme a Lunatica Lovegood vi fate cruciare ogni tre per due dai Carrow! Chi altri?- argomentò il Serpeverde. Ginny sbuffò spazientita.
-Su andiamo, dimmi che c'è sotto? Cosa vuoi realmente Zabini?-
-Voglio essere reclutato! L'avviso è chiaro: i reclutamenti sono ancora aperti! Bene, eccomi!- Ginny scosse il capo. –Perché ti ho bloccato quando stavi per schiantare Amycus l'altro giorno?- Ginny si accigliò.
-Per evitare che Amycus si facesse male visto che gli aveva puntato contro la bacchetta!- ipotizzò certa la rossa.
-No! Per evitare che tu superassi un limite che non avrebbe perdonato! Weasley... ti avrebbe uccisa!- rispose severo. La rossa restò a fissarlo indecisa su cosa ribattere. –Sono entrato nel suo ufficio prima che tu arrivassi, prima che lui stesso finisse la lezione di Difesa... ho avvisato Barbaeus Udge, l'uomo del ritratto, che appena fossi arrivata tu avesse avvisato la McGranitt! Puoi indagare se vuoi...- Ginny dovette poggiarsi ad un banco per non cedere alla confusione. Si sentiva stordita, come se la testa le girasse. Un po' per  i ricordi venuti a galla delle mani di Amycus su suoi seni e un po' per le confessioni assurde di Blaise Zabini. Nel frattempo il ragazzo si era avvicinato.
-Fermo lì...- gli intimò quando si levavano di pochi passi. –Fermo! Lasciami...lasciami pensare...- farfugliò Ginny puntandogli sbadatamente la bacchetta contro. Blaise indietreggiò di un passo e restò a guardarla.
-Non ti sto mentendo Ginevra, posso? Posso chiamarti Ginevra?- era divenuto più serio che mai. Possibile? Possibile che un privilegiato come lui, che non rischiava nulla, volesse davvero rischiarare la vita per una causa del genere? Ginny lo fissò e poi asserì che poteva con un gesto del capo. –Bene... allora ci penserai almeno su? Ti concedo di parlarne ai tuoi amici... ma ti prego non pensare che ti stia mentendo per spiarvi!-
-Perchè allora?- domandò esasperata Ginny. Blaise si fece cupo e fissò la finestra dove il cielo buio e senza stelle dicevano che ancora era notte fonda.
-Troppo sangue... torture... lacrime! Non è così che immaginavo il mio ultimo anno a scuola! Sono cresciuto con Mangiamorte senza padrone! Ora è tutto diverso e quello che vedo, quello che mi circonda non mi piace! Non sono un Mangiamorte e non voglio esserlo!- Ginny era rapita dalle sue parole, quasi tratteneva il respiro. –Sono andato via di casa, sono venuto a scuola per non essere a casa il giorno che fosse servito il mio aiuto... il giorno che toccava a me essere Marchiato!- continuò mentre la voce si faceva rotta da qualche ricordo doloroso. Fece una pausa dove scoccò la lingua al palato per scacciare con un rumore quel ricordo. –E poi ho visto te e i tuoi amici con quell'ardore negli occhi... contro i Carrow... ogni giorno! E poi la scritta... allora ho deciso! Voglio fare parte della Resistenza! Per quanto stupidi a paragonarvi a Mezzosangue e Babbani, siete comunque leali e non spargete sangue innocente!- ritornò a guardarla e restò in silenzio. Aveva finito di spiegarle le sue motivazioni.

-Io... io... non...- balbettava come una stupida ma proprio non riusciva a formulare un pensiero concreto.
-Non c'è fretta... o meglio posso insegnarvi incantesimi potenti in breve tempo se solo mi accettaste, ma capisco che devi consultarti con Neville, giusto? E... Luna... giusto?-
-GIURALO! GIURA CHE NON SEI UNA SPIA! CHE NON MI TRADIRAI ANCHE TU!!- maledetta la sua lingua... la confusione aveva preso il sopravvento ma quel dannato Serpeverde le ricordava tanto un altro maledetto Serpeverde. Blaise sembrò capire, sembrò leggerglielo negli occhi ambra ormai arrossati dai ricordi infelici. Un altro sorriso amaro si dipinse sul volto affascinante del ragazzo.
-Te lo giuro! Sul mio sangue! Sulla mia purezza e su tutto quello che ho di più caro! Lo giuro!- non c'era titubanza o incertezza. Disse tutto d'un fiato con misurata lentezza. Fu quasi serafico. Ginny restò a fissarlo per qualche secondo poi annuì.
-Parlerò con loro! Spiegherò a Neville e a Luna ciò che hai detto a me... e poi ti farò sapere!- riuscì a dire con sforzo. Stava trattenendo la comparsa di alcune immagini rilegate in un angolo del cuore. Indurì la mascella: NON-DOVEVA-CEDERE ai ricordi! Blaise annuì e rispose con un sorriso. E ancora silenzio.

Fu Ginny a decretare che quello studiarsi, temere l'uno l'altro e che quella silenziosa guerra fredda finisse. Abbassò la bacchetta e se la intascò. Lui fece un passo verso di lei, lentamente e mantenendo un'espressione amorfa. Poi le porse la mano per riceverne una stretta, come per sancire quell'accordo. La rossa la osservò per qualche istante e poi incrociò i suoi occhi nocciola e ne vide decisione e fierezza. La strinse continuando a guardarlo e Blaise le sorrise soddisfatto.

-Non te ne pentirai! Adesso ti scorto fino alla Torre... se uno dei Carrow ti scopre a quest'ora in giro sei in guai seri, ma se dico di averti trovata mi faranno decidere la punizione!-

-Avete anche questo potere voi della Squadra d'Inquisizione...-
-Hai anche questa fortuna, si!- le rispose a tono punzecchiandola un po'. Ginny abbozzò un sorriso sarcastico e poi annuì, lasciando la stanza in sua compagnia. Fu molto strano camminare fianco a fianco con Blaise Zabini. In sei anni che lei frequentava Hogwarts non aveva mai parlato con lui. I loro sguardi non si erano mai incrociati e forse lui nemmeno sapeva che lei esisteva. C'era un silenzio imbarazzante fra loro due ma sembrava pesasse solo a Ginny perché l'espressione del giovane Serpeverde era tranquilla, anzi rilassata. Fortuna che giunsero in pochi minuti davanti al Ritratto della Signora Grassa che russava beatamente.
-Grazie...- sussurrò in imbarazzo Ginny. Ma gli era davvero grata: sapeva bene cosa capitava a chi infrangeva il coprifuoco per pochi minuti, figurarsi a quell'ora della notte.
-Non c'è di che! Ricordatelo quando parlerai con Paciock e Lovegood, che ti ho salvato la pelle due volte!- e Ginny sorrise di nuovo, stavolta con convinzione. –Beh allora a domani Ginevra...- e le fece un cenno con il capo.
-Buona notte...- gli augurò la ragazza ancora un po' imbarazzata di averlo davanti quasi nella totale oscurità. Entrambi si voltarono per prendere ognuno la propria direzione, Ginny stava quasi per svegliare la Signora Grassa per entrare nella Sala Comune quando Blaise tornò sui suoi passi.
-Ginevra...?-
-Si?-
-Lui non ha avuto scelta!- era come se fino a quel momento Ginny avesse tenuto sott'acqua un pallone, un pallone gigantesco. L'aveva tenuto nascosto sotto l'acqua, a metri e metri di profondità, con tutta la forza che aveva in corpo, nelle braccia, e nell'anima. Per mesi e mesi ci era riuscita. Ora come un doloroso, improvviso e subdolo pugno in faccia, quel pallone era risalito, le era sfuggito dalle mani. Così le era arrivato dritto in faccia.                                                                                               
Le lacrime iniziarono a pungere per venir fuori. Lui la guardava impassibile e rigido come una roccia. Aveva detto quella frase tutta d'un fiato con ferma convinzione. Lui sapeva cosa c'era stato tra lei e Draco. Ma in fondo cosa c'era stato? Nulla... era stato solo un sogno!

-Invece si... avrebbe potuto scegliere...- rispose Ginny con la voce leggermente vacillante. Indurì l'espressione e puntò i piedi sul posto. Blaise si accorse della reazione brusca e del tono aspro che la rossa aveva usato.
-Pensi che avrebbe potuto tranquillamente tornarsene a scuola e dire al Signore Oscuro che non ne aveva voglia...?- nonostante tutto Blaise ostentava un atteggiamento rilassato, ma comunque deciso e convinto.
Ginny sbuffò –certo sei suo amico, come potresti non prendere le sue parti?!- chiese sarcasticamente. Blaise scosse il capo e fece qualche passo verso la figura in penombra della ragazza.
-Non si può disobbedire agli ordini dell'Oscuro... non si può! Lucius aveva fallito e Draco doveva pagare! Pensi che il Lord conosca il perdono?- la ragazza si accigliò, spiazzata. –l'unica scelta che quelli come noi hanno è: o il Marchio o la morte!- un sussulto a quelle due parole scosse Ginny. Deglutì spaventata ma allo stesso tempo ancora arrabbiata. Se con Blaise, con Draco o con se stessa non lo sapeva ancora.
-Allora poteva chiedere aiuto dopo... io gliel'ho offerto e Silente non si sarebbe rifiutato di aiutarlo!- trovò la risposta giusta e per un attimo credette di aver disorientato Blaise che restò in silenzio.
-Non puoi neanche immaginare cosa significhi tornare a casa, quella che per anni è stata la tua dimora e trovare qualcuno che abbatta le barriere della tua mente e ne ispezioni ogni singolo centimetro! Se Draco avesse parlato della sua missione con qualcuno lui lo avrebbe scoperto ed ucciso!- si sentì stupida. Sapeva della Legimansia. E allora capì: lei era arrabbiata con Draco e forse nemmeno lei sapeva cos'era il perdono perché nel suo sangue sentiva solo un fuoco che avvampava ogni volta che veniva pronunciato il nome del biondo. Avvampava di rancore, rabbia e delusione.
-Poteva scappare, nascondersi...- cercò di argomentare la ragazza ma Blaise rise amaramente.
-Una volta che sei Marchiato, Lui può trovarti, prima o poi... ma ti troverà!- ancora un sussulto. –Ginevra... cosa avresti fatto tu se ti fosse stato imposto qualcosa che se non avessi portato a termine sarebbe costato la vita alla tua famiglia?-
-Io... io... non lo so...- balbettava confusa, giocherellando con le dita delle mani nervosamente. Sapeva la risposta ma la rabbia che le montava dentro a contatto con quel ricordo sovrastava qualsiasi altra sensazione o emozione.
-Si che lo sai! Siete molto legati... siete una famiglia amorevole! Lo sanno tutti! Tu avresti ucciso anche il tuo migliore amico pur di non rinunciare ai tuoi genitori ed ai tuoi fratelli!-
-Non puoi saperlo...- Ginny gli puntò un dito contro minacciosa.
-Si, e tu lo sai anche! Draco ha solo la sua famiglia... doveva uccidere Silente!-
-Ma non lo ha fatto...- lo contraddii con un filo di voce.
-Già... ci vuole più coraggio a disobbedire che a compiere un ordine... non ti sei mai chiesta cosa gli fosse successo per non averlo fatto? Per non aver più ucciso Silente su quella Torre?- Blaise stava perdendo quella seraficità che lo aveva contraddistinto in quella discussione fino a quel momento.
-Blaise... ti prego...- Ginny si prese la testa fra le mani. Le stava scoppiando. I ricordi si erano mischiati alla paura... il rancore alla curiosità. –Basta! Non voglio ricordare, non voglio pensarci!-
-Certo! È più facile rifugiarsi tra le braccia del Prescelto!- le sputò con una vena di scherno.
-Non osare!- lo supplicò piuttosto che minacciarlo. Le tempie le pulsavano, pronte ad esplodere, mentre il viso di Draco che iniziava a baciarla le ritornava prepotente nella testa.
-Perché no? Lo avete giudicato tutti... chi assassino, chi vigliacco e chi mostro... ma chiunque di loro avrebbe fatto entrare i Mangiamorte e sarebbe salito su quella Torre! Persino Potter! Lui combatte e vuole uccidere il Lord per vendicare i suoi genitori! D R A C O   N O N   H A    A V U T O    S C E L T A!- sillabò oramai iracondo. Ginny si appoggiò al muro di pietra, del lungo e buio corridoio per non cedere al dolore e cascare a terra. Blaise capì di doversi calmare e sospirò, prendendosi qualche secondo di tempo per riflettere.
-Cosa gli hanno fatto?- fu quasi impercettibile la voce di Ginny, tanto fu chiesto piano. La voce sembrava mancarle mentre la paura le mozzava l'aria e le dissipava le forze.
-Io e Nott abbiamo perso sue notizie... c'erano delle voci però! Poi però sono andato di persona al Manor... sapevo che il Lord era in viaggio e allora ho avuto il coraggio di andare lì!- Ginny lo guardava disperata, non voleva sentire... ma doveva sapere.
-Cosa hai trovato lì?-
-Ginevra... era incatenato per le mani... nelle segrete di casa sua... riesci a crederci? Senza cibo ne acqua da giorni! Mentre i suoi genitori erano costretti a guardare e a sopportare in silenzio... altrimenti? Morte, morte per tutti e tre...- anche la voce di Blaise era tremante per il dolore. Ogni parola era spezzata dalla sofferenza. Ginny vide tutto offuscato e ricadde a terra, strisciando per il muro con la schiena. Blaise le fu accanto. Entrambi seduti a fissare il muro davanti a loro.
-Sono una stupida...- farfugliò mentre il viso di Draco le tornava prepotentemente nella mente, mentre le intimava di nascondersi, quella dannata notte.
-No, sei stata delusa... e ne eri innamorata! Non è così?-
-Non lo so... ma gli avrei dato il mio cuore se lui me lo avesse permesso... non ho potuto scoprire quanto io lo desiderassi, perché lui non mi ha permesso di avvicinarmi realmente a lui!- non capì come mai riuscisse a parlarne così naturalmente con Blaise Zabini. Forse perché era amico di Draco, forse perchè lui glielo ricordava tanto. Il Serpeverde annuì conscio che non poteva ribattere nulla. Come avrebbe saputo se ne era realmente innamorata se lui l'aveva respinta. Eppure non poteva dirle cosa sapeva fino in fondo. Non spettava a lui rivelare quelle cose, certe cose. Infine si alzò e porse una mano a Ginny per seguirlo. Di nuovo si ritrovarono a fronteggiarsi. –E' vivo?- Blaise annuì. La ragazza sospirò e si sentì più leggera.
-Ora la sua famiglia vale meno di zero: Lucius non è più il braccio destro del Signore Oscuro ma lui e Draco restano, volenti o nolenti, comunque suoi servi!- le spiegò.
-Già...- farfugliò Ginny pensierosa. Blaise le sorrise e poi si incamminò verso la scalinata. Senza voltarsi.
-Lo perdonerai prima o poi!- non era un'opinione ma un affermazione. Lui ne era certo. Ginny nonostante tutto ancora non lo era. Così il ragazzo scomparì nell'Oscurità della scuola e la ragazza al di là del Ritratto. Quella notte cambiò entrambi, profondamente, ma ancora non lo sapevano fino a che punto.

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