Natale con i Weasley
-Ginny angelo mio!- la accolse suo padre claudicante. La avvolse nel suo abbraccio caldo. Un abbraccio che sapeva di biscotti caldi e tanto amore. La strinse forte, ma Ginny manteneva un presa leggera per non fargli del male. Aveva ancora la fascia alla testa, un dito gessato e la gamba non aveva recuperato del tutto la sua funzionalità nonostante la pozione Ossofast.
-Papà come stai? Come ti senti?-
-Oh Ginny cara, perfettamente bene... tra qualche giorno toglierò bende e gesso e tornerò a camminare meglio di prima...- rispose suo padre con voce stanca. Nello stesso istante anche i gemelli, Ron e Percy entrarono nella saletta di ospedale, del San Mungo, a salutare il padre.
-Ragazzi, per favore... cos'è questo baccano?!- li richiamò all'ordine Molly, mentre sistemava le lenzuola del letto del marito. Poi entrò Harry e nella stanza calò il silenzio.
-Harry... caro ragazzo... grazie! Mi hai salvato la vita!-
-Signor Wesley... io non ho fatto nulla! Per fortuna io sono... beh l'ho saputo in tempo!-
-Oh Harry figliolo... sempre modesto e timido! Suvvia mettiamo di lato questi discorsi tetri... forza salutiamo Arthur... Moody ci aspetta- si affrettò Molly a rimetterlo a proprio agio. Harry sorrise impacciato. Gli si leggeva in fronte che avrebbe voluto stare dappertutto tranne che lì. Ginny lo fissò incuriosita. A lei non aveva più detto cosa quella notte gli era successo. Si corrucciò vedendolo ancora preoccupato a solo parlarne. Ma li attendevano a Grimmauld Place e neanche quella fu la giusta occasione per parlarne. Attesero che Arthur si rimettesse a letto e raggiunsero Malocchio.
Dopo essere passati a salutare il padre e a fargli gli auguri di Natale, furono scortati alla casa dei Black. Ginny aveva un umore nero ma decise di impegnarsi a rendere quella serata piacevole. In fondo quella sarebbe stata la cena di Natale. Quando diedero due colpetti al batacchio di serpente sulla porta essa si aprì. Sull'uscio si presentò Sirius. Harry s'illuminò, e con la stessa velocità di un bolide, gli si fiondò addosso per abbracciarlo. Sirius sorrise divertito e gli diede un paio di pacche sulla spalla.
-Ragazzo mio, allora, come va?- gli chiese il padrino, mentre si accomodavano in casa insieme alla famiglia Wesley.
-Oh magnificamente... devo recuperare un sacco di voti ai G.U.F.O., devo riuscire a vincere le ultime partite contro Serpeverde e Corvonero... mmmh, ah si quasi dimenticavo... le lezioni di Occlumanzia con Piton sono una delizia... davvero un uomo solare... il tempo vola con lui, in quell'ufficio puzzolente!- raccontò. Sirius rise divertito e anche lui iniziò a prendere in giro "Mocciosus".
-Non è che queste lezioni sono un pretesto per restare da solo in penombra con il professor Piton, vero Harry?- chiese divertito George,
-...già, non è che ti sei preso una cotta per quel suo visino così dolce, eh Potter?- si unì allo scherno anche Fred. Harry imitò una risata, e annuì. A tavola così si creò un clima allegro e per un paio d'ore la tensione post attacco di Nagini e tirannia della Umbridge, venne allontanata.
Dopo cena aprirono i regali in salotto. Niente albero di Natale, niente addobbi, o canzoni natalizie... nulla di nulla. A Ginny non piacque affatto quell'aria gelida e cupa che emanava la casa. Il natale era luci, colori, canzoni. Se non fosse stato che aveva la famiglia lì riunita, ad eccezione di Bill e Charlie, si sarebbe messa ad urlare. Alla fine si ritrovò con un nuovo maglione rosso decorato con la solita G cucita. Un paio di calzini ed una busta piena di Bolle bollenti, Api Frizzole e Zenzerotti. Trovò poi un pacchetto piccolissimo poggiato sul davanzale della finestra.
-Oh già... Ginny tesoro oggi Ernlod è arrivato con questo per te!- e Molly gli porse il regalino. Ginny si allontanò dagli altri e iniziò a scartarlo. Si ritrovò, passo dopo passo, in cucina. Tra le mani riconobbe così una ricordella... girandola trovò un bigliettino attaccato:
Ricordati sempre chi sei e che vali anche da sola!
Buon Natale
Hermione
Ginny sorrise, divenne luminosa, e le mancò terribilmente la sua amica. "Vali anche da sola..." Tornò ancora sorridente in salotto dove Ron stava scartando il suo di paio di calzini rossi.
-Ehi! E questo sorriso?- gli chiese Fred
-Hermione mi ha mandato un bel regalo...-
-E cos'è?- chiese George sbriciando nel pacchetto, ancora nelle mani di Ginny. Ginny fece no con il dito e indirizzò ad entrambi una bella linguaccia. I due fratelli iniziarono a farle il solletico e non volendosi arrendere, l'unica soluzione per liberarsi da loro, fu quella di correre su per le scale. Rimasti giù i gemelli, si ritrovò così a girovagare per i corridoi della grande casa dei Black. Oltrepassò canticchiando il ritratto della Signora Black, per evitare di sentire le sue lamentele, su come la sua casa fosse finita in mani di mezzosangue e babbanofili, e finalmente arrivò a quella che era stata la sua stanza e quella di Hermione, l'estate trascorsa. All'interno c'era un grande letto a baldacchino in ferro nero. Le coperte erano grigio scuro e decorate di centauri neri. La finestra mostrava una piccola tempesta di neve che stava colpendo la Londra babbana. Vi era anche un grande armadio, ancora nero e scricchiolante, pieno di abiti da uomo smessi. Infine una scrivania mangiucchiata dalle termiti, piena di pergamene usate, vecchi calamai vuoti e piume spennacchiate. In un angolo c'era anche una libreria con vecchi tomi di magia nera. Ginny scosse la testa e si fiondò nel letto esausta. Chiuse gli occhi e s'immaginò di essere davanti al camino della Tana, a sorseggiare una cioccolata alla cannella. Fantasticò di essere avvolta dal soffice piumone lillà di casa sua, alla meno peggio rattoppato. Sospirò riaprendo gli occhi, e rimpiombando nella triste realtà: era la casa dei Black. E dannazione quanto faceva freddo lì dentro. Persa nei suoi pensieri, ancora distesa a letto, si addormentò infreddolita.
Toc, toc.
Ginny fu destata dal rumore di qualcuno che bussava alla porta.
-Ginny posso?- Harry era dietro la porta. Si alzò di scatto, e una volta con i piedi per terra, si sistemò i jeans e la maglietta sgualcita dal pisolino. Pettinò con le dita i capelli arruffati e si schiarì la voce.
-Si Harry, entra...- e così fece. Una volta dentro, accostò la porta e restarono soli.
-Ginny sei salita senza prima scartare il mio regalo...- gli spiegò Harry sorridendole. E gli porse un altro piccolo pacchettino. Ginny lo afferrò e si sedette sul letto a sballarlo. Harry fece lo stesso e la osservò concentrata come era.
-E'... è... Harry ma cos'è?- gli chiese tenendo gli occhi fissi sul sacchettino.
-E' un Mokessino! Un piccolo sacchettino dove puoi mettere gli oggetti e che solo il proprietario può aprire. Guarda...- glielo sfilò dalle mani, e glielo mise al collo, come una collana. –Visto? Lo puoi portare sempre con te!-
-Aah Harry! Grazie mille!!! Un'ottima idea, con un incantesimo distensivo irriconoscibile, potrò usarlo per metterci di tutto!- e lo abbracciò. Harry la strinse e gli disse che era solo un pensierino, cosa da nulla. Si staccarono e Ginny lo guardò con sguardo da cucciola. Occhi luccicosi e labbro inferiore infuori.
-Che c'è Ginny?-
-Ecco io... io non ho ti comprato nulla... mi dispiace!- e simulò un singhiozzo che fece divertire il moro.
-Ginny non ti preoccupare! Non m'importa dei regali e poi tua mamma mi ha regalato due maglioni, una sciarpa ed un paio di calzini! Credo di essere a posto per questo Natale!- e si mise a ridere, seguito a ruota dalla rossa.
-Che vuoi dire eh?! Non ti piacciono i vestiti marchio Weasley, eh?!- gli disse minacciosa ma scherzosa, spintonandolo.
-Nooo!? Figurati, è che ne ho un armadio pieno ormai!- rispose ironico e le diede un pizzico sulla spalla.
-Ahia... Harry vuoi per caso che usi le maniere forti con te!?- e gli sfilò gli occhiali. Harry sbuffò divertito.
-Ginny daiii, riddameli! Sai che sono cieco senza quelli!- ma Ginny si mise in piedi sul letto a saltellare, tenendo in alto il braccio con gli occhiali in mano. Harry si rizzò barcollante, in piedi come lei, sul materasso.
-Prova a prenderli!- lo sfidò tra le risate di scherno. Era davvero buffo guardarlo arrancare "nel buio". Doveva essere davvero cieco senza i suoi occhiali rotondi. Harry iniziò a farle il solletico, quando riuscì a capire dove si trovava la ragazza. Ma Ginny saltellò ancora di più per riuscire a liberarsi da quella tortura divertente.
-Ginnyyy... rischio di sfracassarmi a terra e rompermi l'osso del collo...- disse mentre la afferrava per le braccia ed entrambi furono sbilanciati da quel brusco arresto di balzi e caddero distesi sul letto. Lei sotto, lui sopra. Ginny che ancora teneva gli occhiali nella mano, glieli mise.
Adesso Harry la vedeva. La rossa era ad un millimetro da lui. Quasi poteva vedere dentro quelle ambre, tanto erano vicini. E ci volle anche un po' per accorgersi che era completamente sopra di lei. Gambe sulle gambe, petto a petto, ventre su ventre. Da che ridevano erano entrambi seri e passarono secoli a guardarsi negli occhi. Ginny gli scostò dolcemente un ciuffo ribelle dalla fronte, senza staccare gli occhi da quelli del moro. Harry era come incantato, non si muoveva, non sembrava neanche battere un ciglio. Ginny si morse il labbro inferiore e lui le guardò le labbra. Il ragazzo deglutì e tornò a penetrarle gli occhi, che brillavano rischiarati dalla luce soffusa delle candele sulla scrivania. La rossa sospirò e fu la prima a sgusciare fuori, da sotto il corpo esile di Harry. Harry restò in quella posizione. Lei gli era distesa accanto ma teneva lo sguardo sul soffitto.
-Ginny...-
-Harry...-
-Scusami... non... non è una situazione... corretta, credo...- farfugliò perdendosi con gli occhi verdi tra le ciocche rosse, sparpagliate sul letto. Ginny si voltò a guardarlo. Seria e senza dire una parola, lo osservò davvero dispiaciuto scosse la testa e tornò a guardare il soffitto. –Ginny? Ti prego parlami...-
-Harry... cos'è giusto o sbagliato? È giusto che io e te siamo amici... o come fratello e sorella...? È sbagliato che tu mi veda come una ragazza? È sbagliato che ti sei sentito attratto da me?- gli chiese senza però assumere un tono nervoso, anzi sembrava parlasse con indolenza. Harry si accigliò, ma lei non lo vide, intenta com'era a perdersi tra le crepe del tetto ammuffito.
-Ginny... sei la sorella di Ron... la piccola ragazzina che ho incontrato a King's Cross... sei cresciuta sotto i miei occhi... è...- ma s'interruppe quando comparve un sorriso amaro sulle labbra rosse della ragazza. La rossa scosse la testa e si girò dandogli la schiena, e nel movimento gli si scoprì una spalla, che si liberò dal maglione. Passarono alcuni secondi di silenzio. Poi sentì due dita carezzargli la pelle rimasta scoperta. Harry con le dita le tracciò un piccolo cerchio sulla spalla nuda. La rossa fu percorsa da un brivido che nella spalla s'irradiò per tutta la schiena. Harry dovette essersene accorto, perché smise e poggiò tutta la mano sulla spalla della ragazza riscaldandogliela. –Hai una...pelle bellissima!- E restarono così per un po'. –Gin?-
La ragazza all'ennesimo richiamo decise di girarsi verso di lui. E di nuovo furono a pochi millimetri l'uno dall'altra.
-Harry... non importa davvero! Per me non è successo nulla!- Harry si accigliò nuovamente. E Ginny si corrucciò non capendo cosa ancora non lo convincesse. –Faremo finta che non è mai successo... anche perché non è successo niente, no?-
-...Io... credo... no, credo di no!- ma qualcosa lo tratteneva lì. Lì a guardarla distesa sul letto, il corpo lievemente formoso, i capelli sparsi, come fuoco. Gli occhi limpidi. Harry si rizzò sui gomiti e si piegò verso di lei. Ginny sollevò il capo per guardarlo meglio e trattenne il respiro. Come se il tempo avesse preso ad andare a rallentatore, si avvicinò a lei, alla sua bocca. Harry si leccò le labbra ed in quel momento Ginny poté percepire il suo fiato sulla sua bocca. Il moro deglutì un'altra volta e sentiva come se avesse un nodo alla gola. Non si muoveva, e neanche lei. Ginny chiuse gli occhi ma non accadde nulla. Decise di sfilarsi di nuovo da sotto di lui, da sotto la sua bocca. E alla fine si ritrovò seduta ai piedi del letto. Mentre lui restò in quella posizione tra inferno e paradiso. Anche lui chiuse gli occhi avvilito e sospirò. Ginny si sistemò la chioma e scosse la testa, sorridendo amaramente un'altra volta.
-Penso sia meglio che tu vada via...- gli disse senza voltarsi verso di lui. Harry aspettò qualche secondo, poi si sedette vicino a lei ancora un po'. –Harry, per favore...- insistette un po' irritata.
-Ginny, ti prego guardami!-
-Cosa vuoi?- domandò ormai del tutto arrabbiata. Harry le prese il viso tra le mani. Ginny però si scostò.
-Ok... mi dispiace! Non dovevo salire su, ne farti ritrovare in questa situazione!-
-No Harry... sei tu che non volevi trovarti in questa situazione... per Ron, per Cho, per Michael e per te stesso... quindi ora vai!- Harry sembrava colpito da una serie di schiaffi in faccia ad ogni parola della rossa, una più velenosa dell'altra. E infine annuì.
-Hai ragione ma pensa se...-
-EHI CHE SUCCEDE QUI?- piombò nella stanza Ron. Harry si alzò in piedi di scatto, mentre Ginny restò a dare le spalle al fratello.
-Nulla, assolutamente nulla! Anzi stavo venendo a cercarti...- si iniziò a giustificare Harry, sudando freddo. –Vero Ginny?- e la rossa annuì senza proferir parola. Harry sentì un ultimo schiaffo, per la delusione che lesse nel volto di Ginny.
-Bene perché ti cerca Sirius... deve parlarti...- disse Ron grattandosi la testa confuso. Così i due ragazzi uscirono fuori dalla camera. Ginny si ritrovò di nuovo sola. Chiuse gli occhi frustrata e dopo aver indossato il suo pigiama avorio, si ricoricò sul letto, addormentandosi rigirando la ricordella tra le mani e pensando: vali anche da sola!
A Grimmauld Place faceva freddo, dannatamente freddo. Ginny non pensava si potessero odiare delle mura, il pavimento o le finestre ma finì col farlo. Il mese trascorso nella casa di Sirius era cominciato male per la rossa, dopo l'incidente con Harry, e sentiva che sarebbe finito ancora peggio, se non fosse uscita di lì al più presto. C'era un continuo via vai di maghi e streghe appartenenti all'Ordine, di exAuror che sapevano della condizione di Sirius. Non c'era mai pace, né privacy. Per di più Kreacher si aggirava per la casa maledicendoli tutti. Aveva scordato l'odore dell'erba, il tocco della neve. Hermione li aveva raggiunti solo nell'ultima settimana di vacanze, visto che lei le aveva trascorse nel calore di casa sua, con famiglia e parenti. Almeno, con il suo arrivo, aveva trascorso giornate a studiare con lei per recuperare qualche materia, a chiacchierare la sera sul grande lettone di Regulus. Gli ultimi giorni proprio, Ginny li avevi occupati a raggruppare le sue cose e a sistemarle nel suo baule. Dovette ringraziare anche la presenza dei gemelli. Senza di loro sicuramente sarebbe stata una noia mortale, oltre che deprimente. E poi c'era stato Harry. Si perché dopo quella piccola "incomprensione" era tutto apprensivo e premuroso. Alla fine delle vacanze Ginny poteva dire di non sopportarlo più. I primi giorni lo aveva anche giustificato, pensando che il suo atteggiamento, del tipo "Ginny vuoi che ti aiuti a fare questo o quello?" o "Ginny cosa preferisci mangiare, fare, parlare?" o ancora "Ginny come stai? Come va? Ti diverti?", fosse dettato dal fatto che voleva rimediare all'errore fatto. Ma per Ginny non era un errore l'essersi accostato per provare a baciarla, per la rossa lui aveva sbagliato nel non averlo fatto senza esserci stata una valida ragione. Perché non l'aveva baciata? A lui non importava niente di Michael Corner... né, secondo Ginny, era innamorato di Cho, dato che litigavano continuamente. A volte bisticciavano per la gelosia di lei o nei confronti di Hermione o nei confronti della razza femminile in generale. Altre volte litigavano perché Cho tirava fuori l'argomento Cedric, mandando su tutte le furie Harry. L'argomento Torneo era off-limits specialmente da quando frequentava le lezioni con Piton e che c'era stato l'attacco ad Arthur. Era raro vederli tranquilli e sereni. L'unica ragione poteva essere solo la reazione di Ron. Ma anche lì Ginny aveva seri dubbi che suo fratello sarebbe stato contrario. Erano così amici e Ron approvava qualsiasi cosa che facesse Harry perché lo ammirava, perché voleva essere come lui. Secondo la rossa anzi suo fratello sarebbe stato orgoglioso e lieto alla notizia. Ma per Ginny non ebbe più importanza, avendola portata all'esasperazione con il suo continuo atteggiamento da cucciolo bastonato. Perciò alla delusione e la rabbia aveva preso posto la frustrazione. Faceva di tutto per evitarlo, cosa difficile abitando nella stessa casa per un mese. Gli ultimi giorni quasi non parlavano più, perché Harry aveva capito che lei tentava di allontanarlo e aveva cercato di rassegnarsi alla cosa. E se un'altra ragazza avrebbe sofferto della fine di quelle attenzioni, Ginny ne fu sollevata. Ignorarsi era stata la soluzione migliore. Ovviamente solo Hermione aveva saputo di tutta quella storia.
-Possibile che debba sempre ricordarvi pure di portarvi la testa?- urlava Molly, da una stanza all'altra, contro i suoi figli.
-Mamma sta calma! Posso anche fare a meno di tutti i miei maglioni...- si giustificò Ron che aveva voluto alleggerire il suo baule. Mentre Hermione dietro si prendeva gioco di lui, che era sempre in difficoltà nel contro ribattere a sua madre. Harry alle loro spalle trascinava il suo e la gabbia con dentro Edvige. Ginny uscì dalla camera con il suo bagaglio e finì addosso al moro.
-Oh... scusa...- farfugliò con non curanza Ginny. Harry la guardò triste. Non sopportava questo suo atteggiamento, si era rassegnato solo perché non potevano fare una scenata davanti a tutta la famiglia Weasley e a Sirius. Con la stessa fretta con cui si era scusata lo oltrepassò, lasciandolo lì impalato. Scesero tutti al piano di sotto per trasportarsi a King's Cross insieme, attraverso la passaporta. Accerchiarono tutti una forchetta e ciascuno poggiò un dito. Harry di fronte a Ginny alzò gli occhi a guardarla. Sentitasi osservata sollevò gli occhi dalla posata e incrociò quelli smeraldo e tristi del ragazzo. Ma la sua espressione restò dura ed impassibile. Poi un vortice e senso di nausea. Ed eccoli a King's Cross. A passo svelto raggiunsero il binario 9 e ¾ e si accinsero a salire sul treno. Ovviamente non senza prima i dovuti saluti tra genitori e figli. Una volta sopra il treno, Hermione e Ron erano intenti a litigare come loro solito, e come sempre su come Ron gestisse il tempo dedicato allo studio. Concentrati com'erano non si accorsero che Harry aveva preso per un braccio Ginny e adesso erano faccia a faccia.
-Per quanto ancora dovrai far finta che non esisto?-
-Non so di che parli... Harry vorrei raggiungere Michael e gli altri se per te non è un problema...- rispose stizzita e alquanto seccata, le teneva ancora il braccio.
-Ginny per favore, smettila di trattarmi come uno sconosciuto, di evitarmi come la peste e rispondermi male...-
-Tu credi di poter fare tutto quello che vuoi... e ti aspetti che gli altri ti seguano senza fiatare. Io non sono come gli altri, ho una testa e la uso! Ti ho detto che non voglio più parlarne! Dormi sogni tranquilli Harry, per me non è successo nulla quella sera- sciorinò tutto d'un fiato. Con gli occhi in fiamme, le orecchie paonazze e la voce che si alzava di un tono ad ogni parola. Harry lasciò la presa. E per un attimo rimasero in piedi a combattere con gli occhi.
-Non pretendo che tutti facciano quello che dico, o quello che mi aspetto Ginny... ma che tu capissi la posizione in cui mi trovo... c'è Cho... e Ron! Spero che tu sia abbastanza matura da capire che non posso permettermi adesso, con tutto quello che sta succedendo, di perdere un amico... o un amica come te!- rispose Harry pacato. Tutto voleva tranne che farla arrabbiare di più. La rossa sospirò e annuì.
-Tranquillo! Siamo amici Harry...- e lo superò, incamminandosi verso il suo scompartimento.
-Ma dai Gin... non ci credo! Potter? Potter il Prescelto che stava per tradire la perfetta Cho Chang io-sono-bellissima?!- chiese retoricamente Lorie, mentre si rotolava nel letto dalle risate.
-Ridi pure... ma ti dico una cosa: non sono serpe, come qualcuno, da andare a spifferarle tutto! E un'altra cosa: ho passato troppo tempo a chiedermi come sarebbe stato trovarsi l'uno di fronte all'altro, come sarebbe stato baciarsi... adesso ha perso ogni possibilità! Sono stanca di lui! Di lui e il suo continuo quello-non-si-fa!- nel letto accanto, precisò la rossa. Lorie le si avvicinò e batterono il cinque.
Quella notte di ritorno ad Hogwarts, finalmente dopo un mese, Ginny fu serena. Dormì beatamente tutta la notte e si sentì libera di respirare. Troppo a lungo quelle mura e la presenza di Harry l'avevano soffocata. Finalmente era tornata nella sua seconda casa e ora incrociare Harry sarebbe stato più raro. Non tanto perché il Castello era sette volte la casa di Sirius, quanto perché lei non voleva.
Così le lezioni ripresero. Il ripasso con Hermione fruttò un impercettibile complimento da parte di Piton sui suoi lievi miglioramenti. Adesso poteva dire di andare bene in tutte le materie e godersi in santa pace la fine del suo quarto anno.
-Ehi Miss.seconda mano, che ti ha lasciato la befana nella calza? Un calzino vecchio, puzzolente e bucato?- sentì accanto a lei la voce stridula di Pansy e le risate delle sue scagnozze Millicent e Daphne. Ginny chiuse di scatto il libro di Erbologia e fece cenno a Neville, seduto vicino a lei, a ripetere, di andarsene. Erano lì seduti, sotto l'albero di pesco, preferito da Ginny. Neville annuì ed in silenzio, facendo finta che loro non ci fossero, e che non stessero continuando a sghignazzare e ad insultarla, seguì Ginny verso il Castello.
-Eh no! Vogliamo saperlo adesso? Ce l'avete fatta a sfamare tutte quelle bocche? Oppure siete andati a chiedere l'elemosina stavolta Weasley?- le si parò davanti Millicent. Ginny sbuffò irritata. E strinse forte la bacchetta dentro la tasca della divisa.
-Ginny, sta calma... è solo una serpe... su dai andiamo!- le consigliò Neville all'orecchio, in piedi accanto a lei. Millicent alzò le sopracciglia in segno di sfida. Mentre Ginny si sforzò di non guardarla, altrimenti le avrebbe dato una testata.
-Lasciala stare Millicent... neanche sa parlare... purtroppo nella topaia, dove vive, non c'è abbastanza cultura per lei...- si aggiunse Daphne all'agguato.
-Ginny dai... muoviti!- la prese per mano Neville e la trascinò con se per qualche metro. Ma le tre ragazze Serpeverde non erano ancora soddisfatte. Pansy, infuriata per l'indifferenza mostrata dalla rossa, estrasse la bacchetta e gliela puntò contro.
-Levi Corpus!- ringhiò la mora. Ginny si ritrovò in una frazione di secondo a testa in giù, con la gonna a mostrare la biancheria rosa confetto e le gambe lattee. Ginny urlò con quanto fiato aveva in gola, per la rabbia e la vergogna. Mentre le tre ragazze ridevano con le lacrime agli occhi, indicandola. Neville tentava di afferrarla ma Pansy la spostava quel tanto che bastava a non fargliela prendere. Quell'area verde, intorno all'albero, era gremita di ragazzi Serpeverde a ridere di lei.
Qualche Grifondoro però era arrivato e aveva disarmato la ragazza. Per fortuna Neville era lì e quando Ginny cadde rovinosamente a terra, fu lì pronto a prenderla fra le braccia. Ebbe il tempo di risistemarsi la divisa e i capelli alla meno peggio e ad ampie falcate si diresse verso Pansy, che ancora rideva.
-TU! BRUTTA SERPE VELENOSA E INFIMA, ELETTRO!- urlò Ginny ad un centimetro da lei. La Serpeverde fu percorsa da una scossa elettrica che le bruciò le punta dei capelli e le fece spuntare delle piccole ustioni sul viso. Pansy gridò di dolore, talmente forte, che tutta Hogwarts poté sentirla. Stavolta erano i Grifondoro a ridere. Ma Ginny si rese conto di avere esagerato. È vero, lei l'aveva umiliata, ma Ginny l'aveva ferita nel corpo per davvero. Difatti non rimase con la bacchetta puntata per più di cinque secondi, riabbassandola con rimorso.
-Ginny, ma che hai fatto?!- sentì la voce di Hermione che la riportò alla realtà. La rossa si girò verso la riccia e le corse incontro. Hermione spalancò le braccia e restarono avvinghiate, mentre Ginny soffocava un pianto isterico. Mentre i Serpeverde aiutavano Pansy ad arrancare verso il Castello, perché per un contro attacco non era il caso, visto che ora i Grifondoro erano in troppi. E mentre la Serpeverde camminava a fatica, sostenuta da due ragazzi, si lamentava e malediceva Ginny.
-Ginny! Ti avevo detto di stare calma... ora appena la Umbridge lo saprà... sei finita Gin!- disse contrito Neville, mentre le dava pacche sulla spalla. Anche Harry era lì, ma era stato intento fino a quel momento a tenere la bacchetta puntata contro Goyle, come altri Grifondoro avevano fatto contro altri Serpi. Ron invece era diviso tra l'orgoglio verso la sorella che aveva difeso la sua dignità, e la delusione per aver commesso un grave errore. Ora sarebbero stati guai seri per lei. Per non parlare di quando Molly l'avrebbe scoperto. Del resto quella era una Parkinson, figlia di una famiglia molto influente nel mondo magico, e sicuramente una tra le più fedeli al Signore Oscuro. Ma Ginny non aveva paura, né di sua madre, né dei professori e le loro punizioni. Aveva solo rimorso, si sentiva in colpa per averle fatto del male.
-Tesoro!- concluse quel quadretto Michael, piombando lì di corsa, con respiro ansimante e guance arrossate. Ginny si voltò verso di lui con gli occhi gonfi. –Che hai fatto?-
-Mi dispiace... non avrei dovuto!-
-Ginny! Come stai?- chiese Dean tra la folla. Ginny si voltò e lo vide preoccupato per lei. Nessuna traccia di rimprovero nei suoi occhi, né delusione. La rossa si staccò da Hermione che le inviò uno sguardo rassicurante. Anche Fred e George erano lì. Erano preoccupati, glielo si leggeva negli occhi, come Ron. Tutti gli altri, la guardavano interdetti.
-Ok, ora basta! Tutti a gingillarvi altrove! Per Merlino, non è uno spettacolo questo!!- disse Fred scacciando tutti con un gesto delle mani! Mentre George prendeva sotto braccio Ginny e insieme andavano alla Sala Comune.
Ovviamente non ci volle molto tempo, prima che la scuola venisse a sapere di quello che era accaduto vicino al lago nero. In primo luogo perché Pansy si trovava in Infermeria e Madama Chips era tenuta ad informare il Preside. E poi Millicent e Daphne erano corse da Piton e dalla Umbridge, rispettivamente, per informarli dell'accaduto e prendere la dovuta decisione riguardo la punizione. Ovviamente speravano nell'espulsione. E se fosse stato per la Umbridge ci sarebbe stata! Ginny fu convocata nell'ufficio di Silente, quella sera stessa. Entrò ed una schiera di professori si trovava lì. La McGranitt che con sguardo severo ma materno l'ammoniva, Piton con un cipiglio disgustato e deluso, la Umbridge con un sorrisetto maligno e Silente, seduto tranquillo alla sua scrivania. Ginny si sedette nella poltroncina di fronte la scrivania del Preside, con la testa china ed in silenzio.
-Buona sera Miss. Weasley...-
-Buona sera Signor Preside...-
-Si rende conto signorina Wesley che le sue azioni, contro la sua compagna Serpeverde, mi hanno messo in una difficile posizione?! Adesso dovrò valutare, se mi spiega l'accaduto, quale è stata la ragione del suo attacco e se è una buona ragione!- cominciò Silente. Ginny annuì e stava per cominciare a parlare quando s'intromise gracchiante la Umbridge.
-Mi scusi, signor Preside... non credo che ci possa essere una buona ragione per dare una scossa ad una ragazza.. adesso si trova in Infermeria tutta ustionata... sta soffrendo e tutta per colpa di questa sciocca...-
-Sono certa, professoressa Umbridge, che Ginny volesse dire qualcosa...- intervenne la McGranitt in difesa della rossa.
-Bene... per l'appunto, sono davvero curioso di sapere cosa l'ha spinta ad affatturare una studentessa della mia casa...- biascicò Piton velenoso. Ginny spostava alternativamente lo sguardo da l'uno all'altro. In quel momento un rumore attirò l'attenzione di tutti. Ginny si voltò e vide l'ultima persona che si aspettava.
-Oh, buona sera signor Malfoy, ce l' ha fatta...- lo salutò cordiale Silente , facendogli cenno di sedersi nella poltrona accanto a quella di Ginny, che interdetta guardava prima il Preside e poi il biondo. –Prego Signorina, ora che anche il Prefetto Serpeverde, rimasto integro,- e lì parve che il Preside fosse divertito dalla faccenda, -è arrivato, può iniziare a spiegarci le sue motivazioni...- concluse sporgendosi verso di lei, al di là della scrivania.
-Non voglio avere una motivazione... non voglio giustificarmi... ho sbagliato a farle quell'incantesimo. Mi aveva solo provocata ed ho avuto una reazione esagerata... Mi scuso con tutti!- e lì con la coda dell'occhio guardò Malfoy che stranamente non ghignava di lei ma era molto serio.
-Signorina Weasley, la prego, dica al Preside che è stata attaccata per prima...- intervenne nuovamente la McGranitt. Preoccupata com'era per un eventuale espulsione, si sentiva in dovere di non appoggiare quell'eroismo. Ginny la guardò e poi annuì.
-Quindi?- domandò seccato e con un sopracciglio alzato il professore di Pozioni.
-Si beh ecco... sono stata sospesa per un bel po' in aria... prima di vendicarmi...- farfugliò vergognata Ginny. Percepì Malfoy corrucciarsi e fissarla talmente tanto da entrarle dentro quasi.
-Ebbene professore? Le sembra una buona motivazione?- gracidò l'Inquisitore supremo. Malfoy si girò di scatto verso la professoressa e poi guardò interrogativo Silente.
-Beh... professori, a mio parere si è trattato di un divertente battibecco tra due ragazzine in preda agli ormoni... e poi la signorina Weasley si è solo difesa! Voi cosa ne pensate signori?- e lì si stava rivolgendo non solo a loro ma anche al Prefetto. Ma Silente guardava Malfoy.
-Oh... io, ecco... non...-
-Draco! Il Preside vuole la tua opinione! Forza!- tuonò acido Piton.
–Secondo me... non voleva farle male... non penso che dovrebbe essere cacciata...- disse sforzandosi al massimo di non risultare "gentile". Ma non la guardò un attimo, tenne lo sguardo fisso su Silente. Invece Ginny lo fissava a bocca aperta. Si aspettava che lui era il portavoce delle Serpi, che si sarebbe battuto fino alla morte per farla espellere. Per di più Pansy era la sua ex ragazza, e prima ancora grande "amica". La rossa si corrucciò ma la sua attenzione si spostò sulla McGranitt che diceva di volerla mettere in punizione per un mese. Poi toccò a Piton che suggerì di sospenderla un mese ed infine alla Umbridge che pestava i piedi per espellerla.
-Signori! Bene credo che siamo tre contro due! La signorina Wesley potrà restare, a patto che ogni sera per un mese si rechi da ogni professore, in questa stanza, per pagare la sua colpa con una punizione a vostra piacere! Nei limiti della decenza!- concluse guardando, da sotto gli occhiali a mezzaluna, la Umbridge. Quest'ultima divenne di mille colori in viso per la rabbia e la delusione. Piton fece una smorfia di disgusto e svolazzò con il suo mantello nero, fuori dall'Ufficio. Seguito da una McGranitt pimpante. –Ebbene?- disse amichevolmente ai due ragazzi ancora seduti lì immobili.
-Posso andare?- chiese Ginny a capo chino e intimidita. Silente annuì e le sorrise. –Grazie Professore- bisbigliò rossa dalla vergogna. Silente le sorrise di rimando. Draco si alzò senza proferir parola sull'argomento e congedò Silente con un freddo "buona notte". Era leggenda la sua antipatia verso il Preside, alimentata da suo padre, Lucius Malfoy. Una volta scese le scale del passaggio entrambi, ed in silenzio, Ginny si bloccò e Draco dovette accorgersene con la coda dell'occhio perché anche lui si fermò davanti a lei, dandole le spalle.
-Draco...- quasi bisbigliò la rossa un po' intimidita dal ragazzo, e dal suo silenzio. Draco fu percorso da un brivido lungo la schiena e le sue spalle rigide, si ammorbidirono. Mai lo aveva chiamato per nome. –Grazie...- aggiunse fissandogli le spalle, larghe e muscolose, fasciate dalla sua divisa nera e verde-argento. Draco non rispose e si girò verso di lei. Ginny si avvicinò piano verso il biondo e, passo dopo passo, sentiva il cuore in gola. Senza capire perché. Forse era solo confusa per quello che aveva fatto Draco per lei. A poco a poco furono l'uno davanti all'altra, occhi negli occhi. –Perché?- chiese flebilmente la rossa. Perdendosi così nello strano bagliore nelle iridi di ghiaccio del biondo. Ma il viso era serio, duro, impassibile. Lui non sapeva che a tradirlo erano quegli occhi, quei stramaledettissimi occhi che a Ginny piacevano tanto.
-Non te lo meriti... non questo Weasley...- disse con voce roca. Sembrava che il tempo attorno a loro si fosse fermato. Non un rumore, non un filo d'aria. Solo loro, occhi negli occhi, anima contro anima. Ghiaccio contro fuoco. O forse un unico fuoco. Ginny si avvicinò ancora di più, si mise in un punta di piedi e gli lasciò un bacio sulla guancia, fredda e rigida di lui. Un bacio piccolo, lento, dolce. Toccò di nuovo terra e tornò a guardarlo. Draco guardava la sua guancia, il punto preciso dove Ginny lo aveva baciato. Apparentemente impassibile. E ancora quell'attimo infinito, dove il mondo sembrava al di fuori, dove esistevano solo loro due. Ambra e ghiaccio.
-Se vuoi, puoi disinfettarti quando arrivi nei sotterranei...- disse con un mezzo sorriso la ragazza. A Draco uscì uno sbuffo divertito. Ma si ricompose immediatamente e tornò a guardarla. Scosse la testa mascherando invece quanto l'avesse divertito con quella battuta. Le fece un cenno per salutarla e si girò con uno scatto elegante, percorrendo il corridoio lentamente verso la sua Sala Comune. Ginny invece restò lì a guardarlo svoltare l'angolo, e scomparire ancora una volta nel buio. L'aveva scioccata un'altra volta. Prima non si era ribellato contro le sue accuse alla famiglia Malfoy, reagendo da persona dispiaciuta. Adesso aveva votato a sfavore della sua espulsione. Non era forse tanto velenosa come serpe. Ginny scosse il capo, "sempre di una serpe si tratta!" e con questo pensiero si recò anche lei nella sua Sala Comune.
Inutile dire che tra i rimorsi e il pensiero degli occhi di Draco, la rossa non riuscì a chiudere occhio. Non aveva voluto parlare con nessuno. Ne con Lorie, ne Hermione e neanche con i suoi fratelli. Da soli capirono che non era stata cacciata ne sospesa perché non aveva preparato il suo baule per tornare a casa. Ne si era presentata all'appuntamento con Michael alla Torre di Astronomia. Si era chiusa nel silenzio dei suoi rimorsi e delle sue perplessità. Era stanca di sentirsi dire che era povera, mal vestita e poco femminile. Era stanca di trovarsi a dover sempre chiedere un consiglio o un appoggio. Non voleva più sentirsi dire cosa doveva fare e cosa non. Si mise seduta sul letto, abbracciando le sue gambe e poggiando la testa sulle ginocchia. E mentre le altre ragazze dormivano, lei si ritrovò a guardare la luna piena che tanto gli ricordò Draco, Draco e i suoi occhi stranamente lucidi e... e...dolci. Si morse il labbro inferiore. Non riusciva a pensare a lui sotto quella luce, eppure Ginny sapeva in cuor suo di non sbagliarsi. Draco era stato buono e gentile con lei. E non sapeva perché. Anni a deriderla, a metterla nei guai, a prendere in giro i suoi amici e fratelli, svaniti in un battito di ciglia. Si chiese se avesse fatto bene a concedersi con lui un atto così intimo, quel momento così profondo e... dolce. Dolce? Già aveva dato quell'aggettivo a Draco... ma era davvero possibile?
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