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La tua anima per la loro vita

Malfoy Manor, dopo l'arresto di Lucius Malfoy non era più il grande Maniero elegante, silenzioso e profumato, che sua moglie, Narcissa Malfoy, aveva tenuto in piedi per lungo tempo. La notte in cui la profezia era stata distrutta, dopo l'operazione a capo della quale era Malfoy Senior, Lord Voldemort era piombato in casa di Narcissa. Il grande mago oscuro aveva scagliato incantesimi distruttivi in ogni angolo dell'ampio Salone d'Ingresso, distruggendo e facendo esplodere ogni gingillo di inestimabile valore, mobile e arazzo, per la rabbia e la delusione arrecategli dal suo braccio destro. Aveva infine reso un cumulo di macerie il tutto, tra le urla disperate e terrorizzate della signora Malfoy. Quando aveva sfogato tutta la sua frustrazione, l'aveva afferrata per i capelli così che il viso pallido e tremendamente bello della donna, in quel momento deformato dalla paura, si era accostato a quello mostruoso del Signore Oscuro. A denti stretti le aveva sussurrato che suo marito aveva fallito. Amare lacrime di dolore ed angoscia avevano rigato il suo viso. Stava pagando per le colpe del marito... stava pagando per una causa che lei non aveva sposato quando aveva deciso di amare Lucius. Dopo fu scaraventata a terra, ed il suo pomposo vestito di velluto blu si era sparso sul pavimento disseminato di schegge e detriti. L'aveva cruciata, per minuti, ore o giorni. Narcissa non riuscì a ricordare per quanto tempo aveva sentito gli organi interni del corpo dilaniarsi ed esplodere. Non avrebbe saputo spiegare la sensazione dentro di lei. Ricordò che tutt'intorno a lei si fece buio e che sentì fiamme ardere il suo corpo. Non poteva spiegare la sensazione di morire dal dolore, mentre davanti ai suoi occhi apparivano i volti cadaverici, torturati ed ormai morti, di Lucius e Draco. Ricordava solo le sue urla raccapriccianti e poi i gemiti di sofferenza. Se si concentrava rammentava anche le risate fanatiche del Signore Oscuro. Poi fu tutto tetro e silenzioso. Quando dopo giorni, a quanto la sua elfa domestica Ignes le aveva riferito, si era destata il suo corpo era ancora percosso da fitte e spasmi quando si muoveva. Al suo fianco antidoti e pozioni curative su un prezioso mobilio in legno di noce, dell'ottocento. Ai piedi del letto c'era suo figlio mentre al piano di sotto sentiva un vociare concitato.

-DRACO!- urlò terrorizzata, ed ignorando il dolore lancinante alla schiena, gli si gettò al collo. –Sei vivo, sei vivo...- continuò a ripetere flebilmente ma felice. Draco l'aveva stretta a sé, le aveva carezzato i lunghi boccoli dorati, rassicurandola. Ma i suoi occhi erano spenti.
-Madre... sono qui per me...- sussurrò freddo, afferrandola delicatamente per le braccia e spostandola di fronte a sé, per guardarla negli occhi argentati, proprio come i suoi, e ricolmi di lacrime.
-Chi? Chi sono Draco? Cosa vogliono da te?- farfugliò spaesata ed agitata, mentre lo scuoteva per le spalle. Draco chiuse gli occhi con forza, per non piangere ed urlare. Narcissa urlò agghiacciata.
-I Mangiamorte madre... il Signore Oscuro è qui per... marchiarmi!- rispose con la voce spezzata dalla paura. Ed un altro urlo dilaniante fuoriuscì dalla bocca di Narcissa. Lei lo abbracciò forte al suo petto. Draco poggiò la guancia sul seno materno, avvertendone il battito ed il calore, come quando era bambino, quando tutto il dolore di un bambino, nel suo abbraccio, poteva scomparire. E pianse, sfogando la rabbia, il dolore e la paura per quanto gli fosse possibile. Stava per essere "condannato a morte" e nessuno poteva salvarlo dal patibolo.
Quanto gli mancava quel calore, quell'amore... sua madre era l'unica donna a cui era riuscito ad aprire il cuore e l'unica della quale si fidava... Draco sapeva che lei lo amava e sarebbe morta per lui. Si era sempre circondato di ragazze dai facili costumi, che si concedevano a lui un po' per il suo aspetto elegante, affascinante e dannato, un po' per il suo gran cognome da nobile e ricco purosangue. Notti di lascivia senza affetto o amore... solo sesso. Draco sapeva cosa era l'amore, quello di una madre, nulla più. Aveva conosciuto l'amicizia dopo che prima Nott e poi Zabini avevano abbattuto quel muro di cemento armato che si era eretto attorno a se. La sua educazione severa e rigida lo aveva allevato come una lastra di marmo: freddo, rigido e pungente. Sapeva di essere antipatico a molti per questo ma Merlino quanto ci aveva provato a cambiare, ma era tutto inutile. Suo padre aveva seminato dentro di lui dei principi così radicati oramai che non sarebbe stato se stesso se per tutti quegli anni non avesse sputato veleno o sentenze su chiunque.

-Tuo padre, Draco? Dov'è?- chiese Narcissa quando i sussulti di Draco si fecero più distanti l'uno dall'altro.

-E' stato condannato madre... si trova ad Azkaban...- rispose sapendo che quella notizia l'avrebbe mortificata del tutto. Sentì un scossa scuotere la donna, ma non disse nulla, continuando a carezzare il figlio. Si lei lo amava, più di ogni altra cosa.
-Non è tutto madre... ma non c'è più tempo! Lui è qui... mi sta aspettando! Non possiamo farlo più attendere!- sciorinò freddo e prendendo coraggio in un profondo respiro. Narcissa si portò le mani al cuore, come se qualcuno l'avesse pugnalata, e boccheggiò preoccupata. Draco le porse una mano, per farla alzare dal letto, dove si trovava inginocchiata. La donna la afferrò delicatamente e si mise a fatica in piedi. Ogni passo per quel lungo corridoio, sorretta dal suo unico figlio, fu come una frustata. E sperò che quella lunga gradinata di marmo nero non finisse mai. Poi li vide, tutti in cerchio, i Mangiamorte venuti a presenziare all'iniziazione di Draco Malfoy, nel suo Salone d'Ingresso.

-Nipote mio! Oggi è uno splendido giorno... il giorno in cui diventi un vero uomo e un vero mago!- cinguettò sua zia Bellatrix andandogli incontro. Narcissa non degnò la sorella di uno sguardo perché, donna coraggiosa e forte qual era, cercò gli occhi rossi e malefici di Lord Voldemort. Lì pronti ad incrociare quelli azzurri di Narcissa Malfoy. Draco fu accompagnato dalla zia al centro della Sala, tenendolo sotto braccio, mentre gli incappucciati bisbigliavano frasi incomprensibili, deformate dalla maschera nero-argento. Il ragazzo era a capo chino, con la mascella serrata e gli occhi grigi chiusi in una ferrea morsa.
-Prendi me!!!- disse perentoria Narcissa, trascinandosi fino al centro della Sala vicino al figlio e al Signore Oscuro. Draco sentì sua madre stringergli la mano. Le lacrime iniziarono a pungergli gli occhi ma non cedette. Ancora un vociare si sollevò dalle bocche dei Mangiamorte. Mentre sua sorella Bellatrix boccheggiava e l'ammoniva con lo sguardo, alla destra di Voldemort.
-Madre ti prego...- riuscì a dire Draco, la cui voce era spezzata dalla paura, per la sua sopravvivenza e quella della donna.
-Zitta Narcissa! Come osi?- chiese mortificata Bellatrix, abbassandosi minacciosa verso Narcissa. La donna, dai ricci capelli neri, ridusse gli occhi a due fessure. Se avesse potuto l'avrebbe cruciata lei stessa. Narcissa la ignorò e si inginocchiò ai piedi del suo Signore. Voldemort allontanò la sua serva devota con un gesto elegante del braccio, ed ella indietreggiò spaventata ed offesa allo stesso tempo. Neanche lei era stata ancora perdonata del tutto dopo il fallimento al Ministero. Ma almeno lei non si era fatta catturare dagli Auror, come invece Lucius, Nott ed altri Mangiamorte avevano fatto. Inetti, così tra i Mangiamorte sfuggiti e quelli che non erano parte della missione, ora venivano chiamati i prigionieri.
-Narcissa, per quanto nobili siano le tue intenzioni, e spero che lo siano... dovresti essere fiera ed orgogliosa che tuo figlio diventi un mio fedele servo! E mi auguro che lo sia... che diventi più capace di suo padre...- e a quelle parole Narcissa trasalì e singhiozzo sonoramente. –E voglio augurarmi che invece tu non stia offrendo te stessa perché ritieni sbagliato essere un Mangiamorte...- continuò adottando un tono minaccioso.
-No mio Signore! Voglio servirla fino alla morte... fate di me una Mangiamorte, marchiate me!! Draco è troppo giovane per potervi prestare servigi all'altezza dei vostri uomini...- rispose cercando di sembrare convincente e ricacciando le lacrime. Voldemort iniziò a ridere sguaiatamente e con tono cattivo. Narcissa fu scaraventata a terra con un calcio e gemette dal dolore.
-Madre...- tentò di aiutarla Draco, ma fu respinto da un getto invisibile, per opera dello stesso Mago Oscuro più potente del mondo Magico, che aveva appena ferito suo madre. Strinse i pugni, nei quali le vene pulsavano di rabbia repressa, e cercò di stare zitto.
-Detesto quando qualcuno mi ritiene così sciocco, sai Narcissa?- e si guardò intorno minacciando tutti i presenti con i suoi spaventosi occhi rossi. –Credi di essere coraggiosa o furba, offrendoti di essere marchiata al posto di tuo figlio? So perché lo fai... per lo stesso motivo per cui non sei mai voluta divenire una Mangiamorte... tu non appoggi la mia causa... ma sarò benevolo! Del resto io sono misericordioso con i miei simili. Tu, Narcissa, sei una purosangue e tuo marito, nonostante tutto, è un mio devoto servo, non ti ucciderò!- La donna singhiozzò ancora più vistosamente, riversa a terra, dove i lunghi boccoli dorati giacevano scompostamente, insieme alla veste avorio di seta. –Ora se vuoi liberarci della tua goffa presenza... Flipendo!- e Narcissa fu scagliata ancora qualche metro più in là, ai piedi dei Mangiamorte lì ad assistere.
-Ti prego...- sussurrò quasi impercettibilmente. Nessuno la udì.
-Ora mio caro ragazzo... vedi com'è ridotta tua madre? Ricordi dove si trova tuo padre? Sai Draco... che bel nome: elegante ed imponente, da vero Purosangue... sai puoi riscattare la tua famiglia con questo gesto!? Puoi impegnarti e rendermi fiero di te... ed io non ucciderò tua madre per l'enorme delusione arrecatemi da suo marito e da lei stessa quest'oggi! E se porterai a termine la missione che tua zia Bellatrix ti ha esposto stamani, tuo padre sarà un uomo libero!- argomentò pacato Voldemort, fluttuando attorno alla sagoma del ragazzo. Narcissa sobbalzò e si sollevò da terra a fatica, per ascoltare e vedere meglio quello che stava accadendo.
-Accetto mio Signore...- rispose quasi sottovoce ma con tono deciso. Voldemort sorrise ed estrasse la bacchetta. Narcissa si abbracciò le spalle, e gemette disperata. Ma i presenti la ignorarono. Tranne suo figlio, Draco pensava a lei, e a quanto voleva che stesse zitta per salvarsi la vita. Lo stava facendo per lei, per suo padre, per la loro vita.
-Bene Draco, molto bene... l'ho detto: sei davvero un bravo ragazzo! Da questo giorno oltre che del grande onore del Marchio, ti farai carico di un altro onore... quello di uccidere, per me- un altro gemito fuoriuscì dalle labbra umide dal pianto, di Narcissa, -Albus Silente!- concluse maestoso il Signore Oscuro. Tutt'intorno i Mangiamorte invitanti all'iniziazione, bisbigliarono eccitati mentre Narcissa si era pietrificata. Suo figlio un assassino? Suo figlio avrebbe dovuto assassinare Silente? Era impossibile ucciderlo per il Mago Oscuro e doveva riuscirci suo figlio Draco, a soli diciassette anni? Ma era inesperto... che ne sapeva il suo unico figlio di duelli all'ultimo sangue?!

-Si mio Signore!- rispose flebile e rassegnato Draco, tenendo gli occhi chiusi ed il capo chino. Terrorizzato dall'idea di specchiarsi negli occhi scarlatti di quel mostro.
-Porgimi il braccio Draco...-
Il cuore gelido di Draco perse un battito e una nausea incontenibile lo assalì. -Ecco Signore...- rispose mentre sentiva una fitta allo stomaco e dietro le orecchie. Si tirò su la manica della camicia grigia e mostrò il suo braccio candido e sfilato al Signore Oscuro. Quest'ultimo lo fissò eccitato, poi posò la bacchetta sulla sua pelle e sussurrò una formula che il ragazzo non riuscì ad udire e poi solo dolore.
Sentì il braccio avvampare, la testa esplodergli, e gli occhi uscirgli fuori dalle orbite. Mentre il disegno di un teschio, dalla cui bocca fuoriusciva un serpente, si articolava sulla sua pelle nivea. Percepiva come mille lame incandescenti che si incarnavano dal braccio e poi lo dilaniavano dall'interno, fino al cervello. Credette di urlare e di piangere, ma non fu cosciente fin quando quel dolore cessò. Quando riaprì gli occhi era disteso al centro della Sala. Il Signore Oscuro lo sovrastava e i Mangiamorte intorno a lui erano in silenzio tombale.

-Adesso... Draco, tu sei un Mangiamorte! La tua vita mi appartiene e obbedirai a me e a me soltanto! Da oggi il tuo unico scopo di vita è ingraziarti la mia stima e rispetto, uccidendo Silente! Se fallirai ucciderò te, tuo padre e la tua cara madre qui... ma sono certo che saprai accontentarmi!- nel frattempo il ragazzo aveva osservato il suo braccio, un tempo innocente e candido, tatuato del terribile Marchio Nero. Quando fu in piedi, tra le fitte e gli spasmi, annuì al cospetto del Lord. Non di certo in segno di devozione o debolezza, ma per paura. Mai nella sua vita si era sentito così impotente, piccolo e inutile. Aveva subito inerme e muto, quelle sevizie e tutto per il bene della sua famiglia. Si era fatto marchiare per vedere sopravvivere i suoi genitori. Aveva accettato di diventare un assassino in cambio della sua vita, e affinché quella dei suoi genitori potesse essere risparmiata. Aveva resistito a quel sopruso e al dolore lancinante affinché il Signore Oscuro potesse perdonare l'affronto arrecato da suo padre.

-Certo mio Signore! Al costo della mia vita!- rispose alla fine, serrando la mascella e gli occhi per lo sforzo. Lord Voldemort rise freddo e distaccato.
-Bene bene! Ne sono certo! Narcissa volevo ringraziarti per la tua ospitalità: io e i miei servi sono sicuro ci troveremo benissimo nella tua dimora! Sarà un'estate piacevole ed operosa! Dì ai tuoi elfi di preparare le stanze e la cena per i miei fedeli!- ordinò rigido. Narcissa sussultò ed iniziò a boccheggiare confusa. Draco si affrettò a correre verso sua madre, approfittando del fatto che il Signore Oscuro gli aveva dato le spalle, congedandolo. La abbracciò per le spalle e la sorresse.
-Madre... si trasferiscono qui... è il loro quartier generale ora!- gli sussurrò in fretta all'orecchio. Narcissa soffocò l'ennesimo pianto isterico, e sorretta al braccio del figlio, raggiunse la stanza degli elfi domestici per avvisarli delle nuove direttive.
Pochi giorni dopo al Manor arrivò Theodore Nott, anche lui claudicante per i dolori arrecati dal Marchio fresco di Incantesimo. Anche lui punito per gli errori commessi al Ministero del padre. Anche lui in carcere ad Azkaban per espiare la colpa. Anche Nott Senior stava aspirando alla libertà per mezzo dei servigi del figlio.

-Cosa ti ha ordinato di fare, Theo?- sussurrò Draco, seduto al margine del suo letto ad una piazza e mezzo, a baldacchino, di un pregiatissimo legno di mogano. L'amico sospirò, e anche il respiro risultò flebile ed angosciato. Draco afferrò le coperte argento di seta pregiata per reprimere la rabbia e la frustrazione.
-Mi ha detto che dovrò affiancare McNair il prossimo mese...o forse di più...-
-Per cosa esattamente?- chiese invidiando l'amico a cui non era stato imposto un destino più difficile e crudele del suo.
-Non lo so di preciso... McNair mi ha detto che si tratta di un reclutamento! Non so altro...- rispose massaggiandosi il braccio.
-Ti fa male?- chiese Draco alzandosi dal letto e oltrepassando il grosso e lucido armadio in mogano scuro, verso la finestra, dalla quale Theodore era affacciato.
-Sempre... alle volte devo tamponarlo... sanguina!- rispose voltandosi a guardare l'amico. –Il tuo?- chiese di rimando, abbassando lo sguardo sull'avambraccio di Draco, coperto dal maglione verde scuro.
-Ogni secondo... mia madre ha detto che quando mio padre si è marchiato, urlava tutte le notti perché ci pensava costantemente... ha detto che se distolgo la mente sarà meno doloroso e col tempo diverrà come una comune voglia tranne...-
-Tranne quando?- domandò Theodore con lo sguardo di colui che pendeva dalle labbra.
-Tranne quando lui ci vorrà al suo cospetto! Sentiremo il suo richiamo sempre Theo! La nostra anima non è più nostra... appartiene a lui!- concluse poggiando una mano sulla spalla dell'amico. Theodore la strinse per darsi forza ed infonderla a Draco. Si guardarono per alcuni istanti, ad assaporare quel placido silenzio.
-Non so se potrò tornare ad Hogwarts quest'anno...McNair me lo farà sapere!- disse Nott tornando a guardare le siepi di rose, del Manor Malfoy. Hogwarts! A quel nome Draco sentì un pugno allo stomaco. Ad Hogwarts non aveva nessuno... cosa avrebbe fatto? Come avrebbe affrontato quella missione con il solo aiuto del suo ingegno così giovane ed inesperto?
-Io devo... è lì che si trova Silente... è lì che dovrò ucciderlo!-
-Hai già un piano?-
-Un'idea... dovrò prima andare da Maggie Sinister, ma solo quando sarò lì a scuola, potrò essere sicuro che possa funzionare!- rispose freddo e cupo. Theodore lo osservò ma sapeva che non era tenuto a saperne di più né doveva chiedere. Ed infine annuì.
-Devo andare Draco... se potrò in questi mesi estivi ti scriverò e ti verrò a trovare!- disse con tutto l'affetto che delle parole potevano riuscire a contenere. E si abbracciarono energicamente. Draco chiuse gli occhi e gli diede delle pacche sulla schiena per poi staccarsi e sorridergli.
-Ci vediamo presto Theo!- rispose sperando di aver ragione.

Le notti passavano lente ed insonni. Combatteva con la voglia di guardare il Marchio e di raschiarlo via. Sapeva che non era possibile ma era l'unico modo per sentire di essere ancora padrone del proprio corpo. "Più lo rifiuti e lo disprezzi, più ti dilanierà la pelle e brucerà Draco" ripeteva sua madre. I giorni erano solitari e mesti. Li passava nella grande biblioteca del Manor, a rincuorare Narcissa e a partecipare alle cene indette dal Signore Oscuro. E quando gli finiva peggio ad assistere a lunghe torture di maghinò o mezzosangue. Avvenivano lì, lì dove un tempo chiacchierava allegro con sua madre. Quando suo padre era un uomo libero ed il Signore Oscuro era solo una presenza e non era tornato. Aveva sempre odiato che i mesi estivi passassero troppo in fretta, perché fino a quell'anno, le aveva sempre trascorse da un dimora all'altra, delle sue vaste proprietà, sparse per il mondo. Affiancato da Blaise e Theo. Ma quelle vacanze furono terribili: tetre, raccapriccianti e dolorose. Mentre la mente vagava tra le mura di Azkaban, verso il padre. Se da un lato gli era devoto e lo ammirava come un buon figlio, dall'altro lo detestava. Era colpa sua se era dovuto diventare un Mangiamorte. Se lui non lo fosse stato, per scelta, prima di lui, non sarebbe accaduto di doverlo essere a sua volta. Se lui, sin da piccino, non gli avesse inculcato tutte quelle malsane idee sul sangue puro ed il sangue sporco, adesso non avrebbe fatto parte di quel mondo, ma della resistenza. Se lui non avesse fallito al Ministero la sua famiglia sarebbe stata ancora la più nobile ed in voga e lui poteva vivere ancora all'ombra del grande ed invitto Lucius Malfoy.

Caro Blaise,
Spero che le tue giornate trascorrano migliori delle mie, tra una ragazza e l'altra... tra un falò ed un tuffo nell'oceano! Proprio come ai vecchi tempi. Ho passato del tempo con Theodore... forse quest'anno a scuola non sarà dei nostri! Aspetto una tua risposta...
D.M.

Caro Draco,
E' stata un'estate fiacca e cupa anche per me... e poi, senza i tuoi colpi di testa e le ramanzine di Theo ,non è la stessa cosa... anche a casa mia la disfatta al Ministero si è fatta sentire... mi dispiace per Theo ... immagino sia per suo padre! Mi dispiace anche per il tuo, Draco! Fatti forza...
P.S. Ci vediamo fra qualche giorno al Binario 9 e ¾ ,
a presto B.Z.

Harry la guardava sfrecciare nell'aria. Volteggiava, planava e piroettava sulla scopa, dipingendo scie immaginarie nel cielo rossastro. Era quasi il tramonto ma i fratelli Weasley non erano mai stanchi di giocare a Quiddich nel portico della Tana. Nonostante fossero lì fuori da ore ormai, e Molly gridava di rientrare perché la cena era quasi pronta, nessuno accennava a voler smettere di giocare. Harry era arrivato alla Tana quasi un mese fa. Silente stesso, una notte, lo aveva portato lì smaterializzandosi. Dopo aver convinto un vecchio professore a tornare ad insegnare ad Hogwarts, come aveva raccontato Harry, lo aveva accompagnato dai Weasley. Da quando era arrivato, praticamente era l'ombra di Ginny. I primi giorni, per la rossa, fu divertente ma con il ritorno ad Hogwarts quella loro amicizia così stretta, non era per niente sana. Ovviamente aveva mantenuto una stretta corrispondenza con Dean e prima dell'arrivo di Harry, ad un mese dell'inizio della scuola, Dean era passato a trovarla e l'aveva portata in giro sulla scopa. Avevano fatto il bagno al mare, un picnic nel bosco e infinite passeggiate. Certo Harry non centrava nulla con il fatto che Dean avesse smesso di andar a trovarla, era stata Ginny a dirgli di aspettare oramai l'inizio della scuola, ora che sarebbero stati impegnati a comprare i nuovi libri, pergamene, piume, calamai e divise. La rossa si chiedeva come mai Harry, riuscisse ad essere così discreto. Suo fratello Ron non aveva la minima idea di quello che frullava nella testa dell'amico. Sebbene cercasse di mostrare indifferenza Harry, Ginny lo vedeva da lontano un miglio che quando lei parlava lui pendeva dalle sue labbra. Lo aveva sorpreso a fissarla mentre lei leggeva o lavava i piatti. Spesso incrociava i suoi occhi verdi, spogliarla con la mente. E quando Ron era occupato, se lo ritrovava davanti. Certo chiacchieravano, giocavano a Quiddich o facevano una camminata per il verde della Tana, nulla di che. Ma come dicevano i babbani: lontano dagli occhi lontano dal cuore. A Dean non sarebbe mai andata giù quella storia. Soffriva molto del confronto già da sè, se poi avesse saputo di quell'intimità che avevano costruito, non avrebbe retto. Di sicuro sarebbe andato su tutte le furie.
Quel pomeriggio, a distanza di un paio di giorni dal ritorno ad Hogwarts, fu Ginny a chiedere ad Harry di svolazzare un po' per svagarsi ed occupare il tempo prima della cena. Godendo di quel cielo sereno ed indaco, che li sovrastava allegro, Harry accettò con un gran sorriso.

-Sei diventata bravissima sai? Voli meglio di chiunque altro abbia mai visto!- la lusingò il ragazzo. Ginny sbuffò divertita ed inarcò un sopracciglio scettica, osservandolo.
-Lo dici solo per farmi un complimento gratuito... lo so che stai cercando di fare Harry...- rispose prendendo a planargli intorno. Harry fece spallucce, arrestando il volo.
-Non so di che parli... Quest'anno farai i provini per la squadra di Quiddich?- chiese cercando di cambiare discorso, a dispetto di dove lo stava portando la ragazza. Ginny rise del rossore di Harry. Lo adorava quando si imbarazzava a causa sua.
-Ovvio! Ora che Angelina ed Alicia si sono diplomate, ci sono due posti vacanti! Ero la riserva l'anno scorso, quest'anno saprò guadagnarmi il posto ufficiale!- rispose allegra ed iniziò a planare verso il basso, su una radura verdeggiante e cosparsa di tulipani, poco distante dalla proprietà dei Weasley. Il ragazzo la seguì volando in picchiata ed atterrando atleticamente accanto a lei, già scesa dalla scopa.
-E chi più di te merita quel posto?!- rispose poggiando la sua scopa ad un albero. Ginny, scuotendo la testa divertita da tutti quei complimenti, si sedette su una roccia ed Harry le fu vicino in meno di un secondo. Rimasero in silenzio a guardare la brezza leggera far danzare i piccoli tulipani, illuminati da deboli raggi dorati, che filtravano dalle fronde scure.
-Harry sai che tutto questo non sarà possibile quando saremo tornati a scuola?- domandò seraficamente.
-Mi sarà proibito parlarti e stare insieme?- chiese voltandosi a guardarla piccato.
-Lo sai cosa intendo... io e te... da soli! Sto con Dean adesso!!- precisò prendendo a guardarlo anche lei. Era curiosa di leggere la sua reazione in quegli occhi smeraldo.
-Credevo che gli amici potessero stare da soli a parlare... ma se Dean ti proibisce questo... non so davvero cosa ci trovi in lui!- rispose con un espressione rigida. Ginny sospirò calma e gli arruffò i capelli neri, già scombinati dal giro in scopa. Il moro fingeva di non capire e questo da un lato la indispettiva ma dall'altro la compiaceva.
-Potremo stare in gruppo, certo! Intendevo da soli in luoghi appartati... come in questo mese ci è capitato spesso!- gli spiegò affabile. Harry scosse la testa infastidito.
-Sei off-limits perciò? La sua proprietà privata!-
-Oh Harry non essere sciocco... io non sono la proprietà di nessuno! Appartengo a me stessa! Ma so cosa è giusto e rispettoso nei confronti del proprio ragazzo! Ricordi cosa mi hai detto tu una volta? Devi capire la posizione in cui mi trovo...- scimmiottò il ragazzo. Harry sbuffò divertito osservandola fare smorfie carine.
-Ah capisco! È una vendetta! Per essermi deciso troppo tardi a farmi avan...- ma si bloccò arrossendo per aver parlato troppo. Ginny inarcò le sopracciglia sorpresa. Mai si era sbilanciato così tanto. Harry distolse lo sguardo e tornò a fissare i tulipani, ormai quasi impercettibili per via del buio che la fine del tramonto aveva causato. –Scusa...- sussurrò.
-Ma di cosa? Dovresti essere contento! Ti è così difficile esprimere i tuoi sentimenti?- gli chiese senza traccia di nervosismo o rabbia nella voce. Era decisa ma pacata. Harry la fissò per qualche istante. Gli occhioni scuri erano illuminati dai raggi della luna piena, brillavano e lui ci si poteva specchiare. Avrebbe voluto stringerla fra le sua braccia e baciarla per ore. Ma si morse il labbro e abbassò lo sguardo. –Harry?-
-Certe cose non sono cambiate! Sei ancora la sorella del mio migliore amico... e per di più ora sei fidanzata con Dean...- sibilò tanto he Ginny si sforzò per riuscire a sentirlo.
-Appunto... mi hai detto quel giorno di aver bisogno di un'amica! Io per te ci sarò sempre Harry! In un modo o... nell'altro!- Harry tornò a guardarla. Stavolta prese una ciocca dei suoi capelli rossi, la arricciò sul suo dito e se la portò al viso, annusandola. Ginny sorrise.
-Mi mancherà tutto questo!- disse Harry lasciandole ricadere il riccio a posto e carezzandole la guancia spruzzata di lentiggini. Le si accostò alle labbra ed entrambi chiusero gli occhi. "GINNY FERMA!" si ammonì da sola. La rossa fece per alzarsi, intuendo che non era più il caso di continuare se non voleva rimanere delusa ancora una volta. Ma Harry la bloccò e la obbligò a fissarlo.
-Harry... per favore...- sussurrò supplichevole. Il ragazzo storse il naso. Avrebbe voluto baciarla, con tutto il suo cuore. Ma allentò la presa e Ginny si alzò, per raggiungere la sua scopa. –E' tardi, dobbiamo andare... domattina ci aspetta una lunga giornata a Diagon Alley!- disse frettolosamente, per spezzare la tensione. La rossa sentì un brivido ripensando a quelle labbra ma sapeva bene che negli anni lui era riuscito solo a farla soffrire. Non poteva permettersi di farsi piegare ancora, altrimenti, prima o poi, si sarebbe spezzata.

-Già...- farfugliò con indifferenza il ragazzo. Ma la rossa decise di non dire nulla. Aveva messo in chiaro la loro amicizia, questo solo contava. Non aveva intenzione di tradire Dean, come aveva fatto con Michael. Era cresciuta e si sarebbe comportata correttamente stavolta. Senza rimorsi o rimpianti. Senza altre delusioni o false speranze.
Dopo aver comprato tutto l'occorrente, arrivò il giorno di andare al binario 9 e ¾.
-Rossa!!!- una voce profonda e dolce la chiamò, una volta salita sul treno. Quando vide Dean gli saltò addosso felice. Lo baciò tutto, sul viso, sul collo, sulla bocca. Gli era mancato tantissimo.
-Non puoi immaginare quanto ti ho pensato... quanto mi sei mancato...- ammise tra un bacio e l'altro.
-Ah quanto mi piace sentirtelo dire ogni volta! Vieni con me nello scompartimento?- rispose il ragazzo mettendola giù.
-Si certo, avviso Hermione e torno da te. Dean annuì e s'incamminò verso lo scompartimento di Seamus, Calì e Katie.

BAAAM.

Una spallata in pieno petto la fece quasi cadere a terra. Alzò gli occhi arrabbiata pronta per aggredire il tonto o la tonta responsabile, ma quello che vide la destabilizzò.
-Malfoy...- sussurrò perplessa. Il ragazzo, fasciato in un lugubre abito nero, compreso di cravatta, era visibilmente dimagrito, pallido e dalla sfumatura grigiastra. Il tutto concluso da due occhiaie profonde e orribili e da un bastone da passeggio nero con una testa di serpente in cima. Gli occhi erano come stanchi ed opachi. –Come stai?- aggiunse, mentre lui la guardava impassibile.
-Non sono affari tuoi... non scocciarmi Weasley!- rispose freddo e la oltrepassò. Lei restò in piedi nel corridoio, perplessa.

Avrebbe voluto corrergli dietro ed aiutarlo, perché lo aveva capito, aveva bisogno d'aiuto. Ma sapeva che lui non glielo avrebbe mai acconsentito. Draco non avrebbe mai ammesso di stare male, e specialmente non sarebbe stato mai d'accordo a farsi aiutare da una Grifondoro. Restò perciò immobile, sperando che come al solito qualcosa lo spingesse a restare con lei e a spiegargli cos'è che non andava, ma quando si girò, lui non c'era. Era davvero andato via. Batté le palpebre perplessa e delusa. Forse avrebbe dovuto seguirlo. Si strinse le spalle, ripensando alla sua pelle spenta e al suo fisico così magro e deperito. "Quanto è orgoglioso, per Merlino!" lo maledì.
-Ginny! Vieni con noi nella cuccetta?- ad un tratto la riportò nel mondo reale Harry. Si scosse e guardò il moro qualche metro più in là.
-Oh...no no... vado con Dean, avvisa Hermione- girò i tacchi e raggiunse il riccio ed i suoi amici.

Quando mancava poco all'arrivo ad Hogwarts, con sua grande sorpresa, fu invitata nello scompartimento del nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Lumacorno, per conoscerla. Il professore era stato colpito dalla sua bravura nell'affatturare Goyle, che prima di partire stava importunando un ragazzino del primo anno. Lì c'era anche Harry, che assunse un'espressione sollevata quado la vide arrivare, Neville, Cormac e Zabini. Parlarono a turno della loro famiglia e dei loro interessi. Poi per fortuna, fischiando, il treno aveva annunciato l'imminente arrivò ad Hogwarts e li aveva congedati.

-Vado a mettermi la divisa ragazzi e...- stava parlando con Harry la rossa, ma il moro guardava insistentemente Blaise Zabini ed annuì frettolosamente.
-Si, si ci vediamo a scuola- e lo vide correre verso il ragazzo Serpeverde. Ginny fece spallucce, salutò Neville e tornò nella cuccetta per prepararsi all'arrivo.
Una volta giunta in Sala Grande prese posto tra Dean e Lorie. E si guardò intorno. Un gruppetto di primini, assistiti dalla professoressa McGranitt stava facendo il suo Ingresso. Il professore Lumacorno sorseggiava allegro il suo bicchiere di vino chiacchierando con Vitious. Si accorse che al tavolo dei professori mancava Piton. Si corrucciò preoccupata. Sussultò quando vicino ad Hermione e Ron c'era un posto vuoto. Mancava Harry. Si guardò intorno ancora più preoccupata e si concentrò su una scenetta davvero curiosa. Di fronte a lei, nel tavolo dei Serpeverde, dava spettacolo un Draco Malfoy spavaldo. Continuava a mimare, davanti a Goyle, Tiger, Pansy, Daphne e Zabini, il gesto di un calcio e poi con un gesto faceva finta che gli doleva il naso per poi sghignazzare con i suoi amici serpenti. Ebbe un sussulto.

-Serpe...- bisbigliò a denti stretti, tanto che nessuno la sentì. Si voltò a guardare Hermione che si era accorta dei gesti di Malfoy, e lo stava mostrando a Ron. Riuscì ad intercettare lo sguardo della riccia che la fissò preoccupata. Poi un rumore, attirò l'attenzione di tutti, nonostante lo Smistamento era ancora in corso. Piton, seguito da un Harry sporco di sangue sul naso, fece il suo "trionfale" ingresso. Una risata divertita si levò dal tavolo verde-argento. Ginny si voltò verso Draco, che la stava fissando. Il biondo scoccò la lingua sul palato ed alzò le sopracciglia in segno di sfida. Ginny scosse la testa e con un cipiglio disgustato si voltò verso Harry.

-Stai bene?- gli chiese apprensiva e porgendogli un tovagliolo, mentre Dean la guardava torvo. Harry annuì nel frattempo che Hermione gli aspirava con la bacchetta la chiazza di sangue.
Quando la cena fu terminata, e con sgomento di tutti aver appreso che Piton sarebbe stato il nuovo professore di Difesa, Dean la avvisò che si sarebbero ritrovati nella Sala Comune, dato che doveva andare a salutare degli amici Tassorosso. Ginny acconsentì e si diresse da sola, visto che Lorie e le altre ragazze si erano già allontanate, verso la Torre Grifondoro. Seppur le seccava ammetterlo, perse tempo a cercare con lo sguardo il viso di Draco tra gli studenti, ma fu inutile, anche lui era andato via. Un po' delusa, perché avrebbe voluto dirgliene quattro, si recò veramente nella Sala Comune.

-Io te lo avevo detto Harry... sei uno sconsiderato...- sentì Hermione, nel caos generale della stanza, rimproverare il ragazzo. Ginny si avvicinò al trio e cercò di capire di cosa si trattasse.
-Te l'ho detto! Ho fatto bene: hai capito o no che Vold....-
-HARRY!- ringhiò Hermione ancora più livida di rabbia.
-Scusa... te l'ho detto: Tu-sai-chi gli ha affidato una missione! E se lo ha fatto, ora che Lucius è in prigione, è perché è diventato un Mangiamorte!- disse Harry inflessibile. Ginny sentì come uno schiaffo dritto in faccia. Mentre Ron sghignazzava e Hermione scuoteva la testa scettica.
-COSA HARRY? Ma...ma che... ma che dici?- balbettò Ginny disperata. Harry si accorse di lei, che finora aveva ascoltato alle sue spalle. –Draco non è un Mangiamorte... è un ragazzo!- aggiunse con una nota di dispiacere nella voce. Hermione arricciò il naso colpita dalla reazione della rossa.
-Ginny l'ho sentito io... ha qualcosa in mente... un piano! Lo diceva a Zabini e alla Parkinson...-
-Harry lo diceva solo per farsi bello con Pansy...- disse divertito Ron.
-Non ne ha bisogno Ron! Pansy gli è già devota come tutte quelle ragazze serpi!- intervenne Harry in propria difesa.
-E invece si... Malfoy fra poco avrà diciassette anni... non è possibile che Tu-sai-chi abbia bisogno di un ragazzino...- intervenne Hermione beffarda.
-E se proprio perché non ha agganci a scuola Tu-sai-chi si debba servire proprio di Draco Malfoy?- chiese Harry come se avesse trovato la chiave di volta, ma i suoi due amici lo fissavano ancora preda di un divertito scettiscismo.
-NO HARRY! È un'idiozia! È questo che penso! Per questo ti ha colpito? Perché lo hai accusato?- domandò Ginny nervosa, con le orecchie fumanti. Harry la osservò perplesso, squadrandola incredulo.
-Ma perché ti scaldi così per lui?- gli chiese offeso. Ginny si accorse solo in quel momento di aver perso un po' il controllo e si ricompose.
-Intendevo che è un'accusa molto grave Harry...- cercò di riprendersi.
-Ecco! Quello che ho detto anch'io! Grazie Ginny!- ripose Hermione sorridendole. Ginny ricambiò, contenta di aver assopito ogni sospetto su di lei.
-Diciamo che mi ero nascosto sotto il Mantello dell'Invisibilità e lui mi ha scoperto.... Ho origliato cosa diceva ai suoi amici... ed è vero: ha una missione qui ad Hogwarts! Ed io scoprirò di che si tratta!- concluse Harry alzandosi indignato per il fatto di non essere creduto, e salì nel dormitorio maschile come una furia. Ron lo seguì per parlargli e farlo ragionare ed Hermione e Ginny restarono da sole.

-Ginny... tu e Malfoy... c'è niente che devo sapere?- la rossa la guardò sfuggente, arrossendo in viso. Tanto che lo sguardo di Hermione sembrò quello di quando la Umbridge interrogava uno studente.
-No... ecco l'anno scorso... è capitato di parlarsi, conoscersi un po'! non credo sia così cattivo come pensa Harry... tanto da diventare un Mang...- la parola gli si spezzò in bocca, rabbrividendo alla sola idea che potesse esserlo veramente.
-Ginny, per quanto io non creda a questa storia: stai attenta! È figlio comunque di un Mangiamorte, e già questo lo rende pericoloso di per sè... se poi si tratta di Lucius Malfoy è ancora più pericoloso!- Ginny annuì ma lei non aveva paura di lui, era preoccupata per lui. –Comunque vado! Da domani si ricomincia!- disse allegra. Ginny annuì ma non salì anche lei al dormitorio per aspettare l'arrivo di Dean. Quella sera cercarono di recuperare il tempo perduto, ma uscire la prima notte e farsi togliere punti non era il caso. E la Sala era preda di festeggiamenti di inizio anno, troppo affollata quindi. Pertanto dopo qualche bacio ed abbraccio, Ginny lo salutò ed andò a dormire.

"Non può esserlo... lui è solo Draco... è solo un ragazzo."

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