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La foresta proibita. Parte 1


Era la seconda volta, in così poco tempo, che lo vedeva addormentato. Non c'era traccia del suo solito ghigno sprezzante, né del suo sorriso beffardo e smagliante. Non c'era traccia della rabbia e del disgusto che lo avevano distinto la sera precedente. Non c'era traccia né di "Malfoy" né del "Mangiamorte Malfoy". Era solo Draco. Sembrava un angelo addormentato. I suoi tratti ammaccati sul cuscino, con la guancia lievemente sollevata a rendergli morbido lo zigomo. La bocca leggermente dischiusa e i biondissimi capelli, di solito perfettamente tirati all'indietro, ora scompigliati sulla fronte. Il suo respiro era caldo e tranquillo. Voleva svegliarlo, magari con un bacio, ma restò per minuti distesa su un fianco, con il naso ad un centimetro da quello del ragazzo, a guardarlo. Pensò di destarlo con una carezza, ma tenne entrambe le mani tra la guancia ed il cuscino. I suoi occhi però potevano godere ancora di quel viso...

Draco...

Cos'era successo quella notte? Come era finita dall'ufficio di Piton a quella sudicia, ammuffita e scricchiolante, stanza dei sotterranei? Com'erano giunti da un "va via!" a quel... quel che era successo? Un attimo prima stavano urlando e le aveva fatto battere la testa al muro, e l'attimo dopo non riusciva a smettere di baciarlo. Era tutto così illogico. Si ritrovò a chiedersi quando mai tra loro qualcosa era stato logico, o aveva avuto un senso o perlomeno non era stato definito sbagliato. Ed era stato sbagliato? Aveva sbagliato a correre da lui? Aveva sbagliato a non avere paura del marchio? Era uno sbaglio il fatto che anche in quel momento voleva fare l'amore con lui... di nuovo?! Si perché neanche al suo peggior nemico avrebbe detto che quello era stato solo sesso.

Harry...

Avrebbe mentito se avesse detto, a chiunque, di non aver pensato ad Harry quella notte. Non aveva dormito granché, un po' per l'euforia di essere tra le braccia di Draco, un po' per paura di quello che poteva succedergli al risveglio e un po' per il ricordo incessante e "rumoroso" di Harry. Si perché Harry c'era sempre nella sua testa. Nel momento che aveva ripreso controllo del suo corpo e prima ancora della sua mente, il ragazzo era apparso come un flash, facendola ripiombare nella realtà. Lei era a letto con un uomo, e quell'uomo non era Harry. Si ripeteva che lui l'aveva lasciata, che non stavano più insieme, di conseguenza poteva trovarsi tra quelle lenzuola. Con Draco vicino. Ma quando era lì lì per autoconvincersi, il senso di colpa, strisciante e subdolo, si insinuava nelle sue viscere e le veniva da piangere. Era una punizione? Andare a letto con Draco era stata una punizione nei confronti di Harry, per averla lasciata ed essere partito senza di lei? No. Non poteva essere solo quello. La sua bocca, le sue mani, il suo corpo, il suo cuore e la sua anima bramavano la bocca, le mani, il corpo, il cuore e l'anima di Draco, dal momento stesso che Blaise le aveva detto che lui era ad Hogwarts.
Forse era meglio recuperare la sua divisa e sgattaiolare via si trovò a pensare. Non era pronta ad affrontare Draco con la mente lucida. La sera precedente era stato diverso, lì era il cuore a dettare leggere, che scalciava come un bimbo monello. Ma in quel momento che il silenzio, scandito dal respiro profondo del ragazzo, sembrava soffocarla, era tutto così difficile. Mentre rimuginava su quelle cose, recuperò il suo reggiseno, penzolante dalla spalliera del letto. E all'angolo del letto trovò le mutandine. Facendo il più silenziosamente possibile si infilò la biancheria e restò seduta, a gambe incrociate, sul materasso. Si morse il labbro. Doveva continuare? Doveva veramente scappare?
-Cosa pensavi di fare?- "BECCATA! SEI UNA STUPIDA!"
-Nulla... stavo morendo di freddo, qua sotto...- Ginny mascherò la sua agitazione e rispose con tono pacato. Rifletté che tra di loro non sarebbe mai stato normale o come una favola. Di solito ci si aspetta "buongiorno principessa", ma no. Tra loro non poteva essere così. Stavano già litigando? E poi che si aspettava? Era lei che stava scappando in punta di piedi, no? Lui si stiracchiò e Ginny fu sicura di aver messo a tacere i suoi dubbi. La raggiunse, mettendosi seduto accanto a lei. Ginny non sapeva quando ma anche lui era già rivestito del suo intimo, cioè della sue mutande nere. Come lei aveva fatto con lui, Draco la osservò un po' assonnacchiato e poi le sorrise. Ginny si sciolse. Ma dove pensava di andare?! Il suo solo sorriso era un buon motivo per rimanere.
-Non sarà il mio miglior alloggio, ma è pur sempre un posto sicuro... da occhi indiscreti...- rispose con voce impastata e dandosi un'occhiata intorno con un po' di sdegno. Eccolo Draco Malfoy. Ginny fece lo stesso e notò muffa agli angoli delle mura, e si spiegò finalmente il tanfo che aveva sentito per tutta la mattina.
-Draco...- sussurrò Ginny per cominciare a parlare di quello che era capitato, ma lui fece un grugnito e si distese nuovamente. Restò a fissare il soffitto in silenzio, con quei suoi occhi d'argento freddi e incomprensibili. Se lui riusciva a capirla sempre, anticipando così le sue mosse, lei proprio in certi attimi era completamente spaesata. Non riusciva a capire cosa potesse passargli per la testa.
-Hai fame?- le domandò ad un tratto. Ginny si accigliò e poi bisbigliò un si confuso. –IGNES!- urlò sgarbato, tanto che Ginny sobbalzò per lo spavento e lui sghignazzò di questo. La rossa gli diede un buffetto sulla spalla e mise il broncio e nello stesso istante comparve la piccola elfa spaventata. Appena si accorse della presenza di Ginny però sembrò calmarsi un attimo.
-B..buongiorno p...padron M...Malfoy! E a lei s...signorina...-
-Ciao Ignes!- la salutò Ginny cordiale. La piccola creatura arrossì e fece un piccolo inchino. Draco brontolò qualcosa di incomprensibile in risposta a quella stramba scenetta e ordinò alla piccola di portare la colazione. Il tempo che mancò Ignes fu brevissimo tanto che a malapena i due ragazzi riuscirono a vestirsi.
-ECCOMI!- trillò felice, e poggiò il vassoio colmo di pagnotte al cioccolato e due tazze di latte, su uno dei due comodini.
-Ignes mi raccomando... non dire a nessuno dove e con chi si trova padron Malfoy! Intesi?- la minacciò, puntandole contro il dito. Ginny sbuffò rassegnata e poi, con un plop, l'elfa sparì. Rimasti ancora soli, scese di nuovo il silenzio e l'imbarazzo, scandito dal masticare e dal sorseggiare. Ginny si sentiva guardata di sottecchi ma non disse una parola.

CRASH.

-Che succede?- chiese allarmata. Draco era piegato in due e aveva lasciato cadere la sua tazza. Il pavimento in legno era cosparso di frammenti di porcellana e di latte, mentre lui mugugnava qualcosa, dolorante. Ginny si avvicinò a lui e capì cosa stava accadendo. Draco si massaggiava il braccio sinistro: lo stava richiamando! Lui la scostò di lato con poco garbo e si avviò con due grandi falcate verso l'armadio. Ne estrasse il mantello e la maschera, e indossò il primo. Ginny sentì una fitta alla testa e digrignò i denti pur di non cominciare ad urlare.
-Forza... perché non ricominci? Perché non dici quello che stai pensando, piuttosto che fissarmi con quell'espressione truce? Eh?!- sciorinò sprezzante.
-A punirti credo basti il dolore che senti ogni volta che ti richiama a Lui... no?!- rispose a tono. Draco indurì la mascella e grugnì qualcosa tanto velocemente e così arrabbiato che la rossa non riuscì a capirne nulla.
-Immagino tu conosca la strada per tornare alla Sala Grande, giusto? Sei venuta TU con le tue gambe ieri notte, o mi sbaglio?- la punzecchiò velenoso. Ginny sbuffò ed incrociò le braccia al petto. Lui le si avvicinò con cautela, il mantello già addosso e la maschera in una mano, pronta ad essere indossata. Ginny girò il capo per non guardarlo, ma sentì la sua figura alta e slanciata, a sovrastarla. Fu investita dall'aroma di rose che la pelle di Draco emanava. Percepì sul suo collo il respiro caldo e profumato di biscotti al cioccolato, del biondo. Le labbra di Draco si posarono sul collo rigido e niveo di Ginny che fu percorsa da un brivido caldo che la sciolse. Sciolse ogni fibra del suo corpo e lasciò ricadere le braccia lungo i fianchi. Lui non aspettò nient'altro, e si voltò pronto a smaterializzarsi. Ma le braccia di Ginny lo cinsero avvolgendolo in un caldo abbraccio. Gli poggiò la guancia sulla schiena ed inspirò a pieni polmoni quell'ultimo attimo del loro incontro.
-Tornerai?- ci fu una pausa di silenzio. Vide Draco fare un cenno impercettibile con la testa e seppe che, chissà quando e chissà come, lo avrebbe rivisto. Lo liberò dalla presa e lui sparì.

-LUNA, GINNY, NEVILLE!- Hagrid corse loro incontro, li avvolse in un abbraccio stritolatore dei suoi, sollevandoli da terra, per poi riposarli a terra spettinati e con le divise stropicciate.
-Dove sei stato Hagrid?- chiese Luna con aria curiosa ed affascinata.
-Oh beh... ci ho dovuto sbrigare cose al Pr...preside Piton e poi sono stato con Grop... non sono più il benvenuto qui ad Hogwarts e anziché essere cacciato... ho pensato di stare alla larga il più possibile! Per non dare fastidio...- spiegò il mezzogigante ai tre ragazzi.
-E' stata una fortuna che Piton ci abbia dato come punizione di passare la notte con te!- disse Neville.
-Già... anche se, ragazzi, la Foresta non è più sicura come un tempo... non lo è stata mai ma di questi tempi bui non si sa chi ci si può incontrare!!-
-Che vuoi dire Hagrid?- chiese preoccupata Ginny, dandosi un'occhiata intorno, mentre il verde della boscaia era illuminato fiocamente dalla luna piena, e si addensava passo dopo passo.
-Restate vicini e dietro di me!- intimò ai ragazzi con voce dolce ma grave, -beh vedete... la guerra si avvicina e... voi-sapete-chi sta reclutando quanti più soldati possibile, anche tra le creature della Foresta, dei boschi, delle montagne e di terre lontane!- rispose Hagrid raccogliendo da un cespuglio delle strane radici rosse aggrovigliate.
-Quelle sono Radici di Aconito, vero Hagrid?- domandò Neville avvicinandosi alla bisaccia dove il mezzogigante aveva riposto accuratamente le radici.
-Già... il vostro Preside ne ha richiesti un bel po' ultimamente e ha chiesto a me di venire a raccoglierle!- spiegò ai tre ragazzi.
-Come mai Hagrid??- prontamente si informò Ginny, raggiungendo il guardiacaccia e camminando di fianco a lui.
-Al Ministero si stanno divertendo ad interrogare la gente...-
-COSA?- urlarono in coro i ragazzi.
-Si! Magonò, mezzosangue, sanguesporco come dicono loro... per non parlare degli attacchi nel mondo babbano! Quanti babbani morti... in esplosioni inspiegabili!- Luna singhiozzò dispiaciuta, Ginny divenne cupa.
-Quindi le radici servono per il Veritaserum, giusto? È così che li interrogano? Ma su cosa?- Neville divenne un fiume di domande. Si stava innervosendo.
-Dove hanno rubato la bacchetta ad esempio! Come mai lavorano per il Ministero... e cretinate del genere... cercano solo una scusa per sbatterli ad Azkaban e prendergli le bacchette o le loro ricchezze!- spiegò Hagrid chinandosi a raccogliere altre radici di Aconito. Ginny sentì la rabbia montarle dentro. Provò anche un senso di piacere nel aver trasgredito le regole dei Carrow così spesso, almeno aveva cercato di dar fastidio, nel suo piccolo, al grosso piano dei Mangiamorte. in lontananza si udirono ululati, ruggiti e alcuni lamenti.

-Meglio sbrigarci... nemmeno per me è più tanto sicuro questo posto!- farfugliò preoccupato Hagrid.
-Qui ce ne sono delle altre!- lo chiamò Luna. Mentre i due uomini raccoglievano le ultime radici, Ginny e la Corvonero si guardarono intorno. Si vedeva poco più di un metro davanti al loro. E quello che riuscivano a vedere era solo erba, rami e foglie. Ma i grugniti e i lamenti si facevano sempre più vicini e allora sguainarono le bacchette per coprire le spalle agli altri due.
-Dobbiamo andarcene!- mormorò sottovoce la rossa.
-Si, si ci sono, andiamocene!- rispose Hagrid e i tre gli furono dietro. Per tutto il tragitto sino alla vecchia casetta, Ginny e Luna si guardarono le spalle, pronte a schiantare qualsiasi cosa o chiunque fosse sbucato fuori. Poi sentirono il latrare di Thor, seduto sui gradini della casetta e capirono di essersi allontanati abbastanza dal pericolo.
-Vecchio pigrone!- lo salutò Hagrid e con un tonfo, spalancò la porta e si fiondarono tutti dentro a riscaldarsi davanti al focolare.
-Quando potremo tornare al Castello?- chiese Luna mentre accarezzava un bavoso Thor.
-Oh, i Carrow non aspettavano il vostro rientro non prima delle due...- Ginny guardò l'ora ed era appena scoccata l'una di notte. –Però è strano... cioè è strano che Piton vi abbia spediti con me nella Foresta con tutte le punizioni che c'erano per essere entrati nell'ufficio per rubare la spada! Non fraintendetemi mi ha fatto piacere, anche perché Amycus non aspetta altro che torturare Ginny, di quello che ne so...- e l'ammonì con lo sguardo.
-Già... anche noi siamo rimasti di sasso...-
-Si è rammollito Piton.. secondo me ha i sensi di colpa...-
-Per Silente dici?- domandò Neville scettico, con un sopracciglio all'insù. Ginny annuì sapendo già quanto Neville fosse in collera con Piton per lasciarsi convincere da quella teoria. Difatti il moro sbuffò sarcastico.
-Comunque sia ragazzi, dovete smetterla di cacciarvi nei guai! È quello che dicevo sempre a Harry...-
-E difatti è là fuori a rischiare la vita per noi!- rispose Neville orgoglioso. A Ginny, però, a quelle parole, venne da vomitare. Era stanca di quel senso di colpa, che le montava su da ormai un giorno intero.
-Si ma è diverso... Harry si sta nascondendo ed ha una missione probabilmente! Voi siete sotto le grinfie dei Carrow... quelli vi fanno a stufato un giorno di questi!-
-No! Anche noi abbiamo una missione: dare speranza!- rispose piccato il moro.
-Già Hagrid! Abbiamo fatto scappare gli studenti mezzosangue e nati babbani! Abbiamo ripreso con le lezioni dell'ES per dare a tuti la possibilità di difendersi e di avere un posto sicuro! Adesso sappiamo di poter contare l'uno sull'altra!- rafforzò il concetto Ginny. Hagrid scosse il capo ma poi si alzò a prendere dell'Idromele. Riempì quattro boccali e ad uno ad uno i ragazzi presero il loro.
-A Harry e alla nostra sopravvivenza!- tuonò Hagrid sollevando in aria il calice!-
-A HARRY!- dissero in coro.

Una lunga, interminabile e tesa settimana, e di Draco nemmeno l'ombra. Anche Piton era in viaggio da una settimana e i Carrow in sua assenza, ogni volta, aumentavano i motivi per mettere in punizione gli studenti e gli insulti verso gli altri professori. Così l'arrivo del mese di vacanze Natalizie, smorzò il clima teso e cupo che si era addensato nel Castello. Non aveva fatto parola a nessuno della sua notte con Malfoy, neanche con Betty e Anna. Le ragazze avevano provato ad estorcerle informazioni riguardo la sua assenza notturna, avendo visto rincasare nella Sala Comune Neville ma non lei. Ma Ginny aveva detto di aver passato la notte, da sola, nella Stanza delle Necessità, per stare un po' a pensare. Dopo un po' Anna e Betty si era arresero, e non le avevano chiesto più nulla. Anche se Ginny poteva giurarci, non se l'erano affatto bevuta. Prima di raggiungere l'Espresso, quando oramai il Castello era silenzioso e quasi del tutto deserto, Ginny corse a perdifiato, verso la stanza delle Segrete, dove lei e Draco si erano incontrati la prima volta. Dove avevano fatto l'amore. Dove sperava con tutto il cuore di trovarlo. Nulla. La stanza era come l'avevano lasciata. Ancora le coperte disfatte, il profumo di cioccolato e rose stava svanendo come il ricordo di quella notte. Tutto era divenuto grigio, sbiadito e lontano. Aveva bisogno di vederlo, di parlare con lui e di... baciarlo. Ma passo dopo passo si trovò sull'Espresso, pronta per tornare a casa. Salì in carrozza e si mise a cercare Neville e Luna. Anche lì era pieno di Mangiamorte con il viso mascherato. Sperava tanto che uno di loro fosse Draco, ma nessuno degli incappucciati sembrò badare a lei. Quando finalmente trovò lo scompartimento con i suoi amici, vi entrò.

-Dove eri finita?- domandò Luna con aria curiosa e sgranando i suoi dolci occhi acquosi.
-Avevo scordato la sciarpa!- mentì. La bionda fece spallucce e sbadigliò. Neville invece, come sempre, restò a studiarla con la sua aria da investigatore mista a fratello maggiore preocupato. Passò così la prima oretta sul treno, a vedere sfrecciare, dal finestrino appannato, le colline ricoperte di candida neve e il cielo plumbeo. Ma ad un tratto il treno frenò di botto. All'istante Neville si destò da un pisolino e guardò allarmato le sue due amiche.
-State bene?- chiese loro. Le due ragazze annuirono, nonostante Ginny avesse battuto la fronte contro il vetro del finestrino e Luna le ginocchia sul sedile di fronte al suo. Tutti e tre si misero in posizione di allerta, con le bacchette puntate verso l'entrata dello scompartimento. Ma quando questo si aprì, ben cinque Mangiamorte entrarono.
-Pietrificus Totatilis!- gridarono in coro due di loro, in direzione di Ginny e Neville che impreparati non avevano lanciato l'incantesimo di scudo. Luna fu l'unica a non essere colpita.
-Stupeficium!- urlò nella direzione di uno di loro, ma l'uomo parò con tranquillità l'incantesimo, che si infranse contro la valigia della ragazza, riposta in alto, e ne derivarono grasse risate dal resto del gruppetto.
-Incarceramus!!- Urlò il Mangiamorte al centro del gruppo. Delle funi apparvero dal nulla, legando le mani di Neville, Luna e Ginny. Altre risate esplosero quando i due Mangiamorte lasciarono cadere a terra Ginny e Neville. Il quarto di loro, un ometto basso e corpulento, afferrò Luna per le funi e la tirò a sé con ferocia. Ginny sentiva la testa esploderle e voleva urlare ma l'Incantesimo di Pietrificazione non le permetteva di muovere un muscolo. Si trovava distesa a terra immobile e fredda, ma con la coda dell'occhio riusciva ancora  a vedere cosa accadeva.
-Andiamo dolcezza!!- ringhiò con voce deformata dalla maschera, l'ometto incappucciato. Dentro di se Ginny urlò a squarcia gola di lasciare stare Luna ed una serie di imprecazioni e maledizioni contro quei tizi. Li odiava, li odiava con tutto il suo cuore. Cosa volevano fare a Luna? Dove la stavano portando? Si sentiva a pezzi. Sentiva come se le stessero strappando un pezzo di cuore. Il peggio era che non poteva far nulla. Non poteva muore un muscolo, ne urlare, ne piangere. Ed anche Neville era nelle stesse condizioni. Riuscì a vedere il viso confuso di Luna mentre le mettevano un sacco in testa e la trascinavano fuori dallo scompartimento. In sottofondo gli incappucciati sghignazzavano soddisfatti. Quando, con un tonfo, il portello si richiuse, Ginny si accorse di poter muovere le mani, sia le funi sia la pietrificazione erano svaniti. Neville fu in piedi prima di lei e corse verso dove il gruppo di Mangiamorte erano scomparsi. Aprì il portello e Ginny gli fu dietro, ma di loro nessuna traccia. Si erano già smaterializzati.

-NEVILLE!- urlò Ginny in preda alla disperazione. Voleva piangere ma le lacrime non uscivano. Si sentiva vuota. Neville invece aveva gli occhi gonfi per la rabbia e per le lacrime. Abbracciò Ginny con trasporto, e pianse sulla spalla dell'amica.

–D...dove l'han...hanno portata?- riuscì a dire il ragazzo in preda ai singhiozzi.
-Non lo so... cosa vorranno mai da lei?- rispose in preda al panico. Si tenero abbracciati per minuti e minuti, cercando conforto l'uno nel calore dell'altra. Quando Neville pianse tutte le sue lacrime per l'amica, tirò su col naso e lasciò andare Ginny. Si guardarono negli occhi senza dire nulla. E cosa c'era da dire? Non sapevano nulla. Non potevano rivolgersi a nessuno. Solo con l'arrivo a King's Cross avrebbero potuto avvisare qualcuno dell'Ordine che Luna era stata rapita. Loro l'avrebbero cercata, ne erano certi. Il treno nel frattempo era ripartito, e il corridoio del treno, e tutti i suoi vagoni, erano in tumulto. Gli studenti avevano visto i Mangiamorte, perché quelli avevano aperto qualche altro scompartimento prima di trovare quello in cui si trovava Luna. Seamus era stato il primo a raggiungere Neville e Ginny. Neville era troppo sconvolto per parlare allora fu Ginny a raccontare ai suoi compagni che Luna era stata rapita. Erano tutti senza parole. Ciascuno di loro si sentiva impotente e derubato di un pezzo della loro vita, della loro speranza.

-Ginevra! Stai bene?- la voce di Blaise spezzò quel silenzio che si era creato dopo il racconto. Il gruppetto di Grifondoro si girò rabbioso verso il Serpeverde. Ginny non badò a loro e assicurandosi che il portello fosse chiuso, raggiunse Blaise poggiato alla parete del corridoio dell'Espresso.
-Sto bene... hanno preso Luna, Blaise!- la voce della ragazza era incrinata ma non c'era traccia di lacrime nel suo viso lentigginoso. Fu un attimo, e non se lo sarebbe mai aspettata, ma Blaise la strinse forte a se. Ginny restò interdetta per un attimo. Resasi conto di quello che stava accadendo, lo abbracciò forte a sé e si lasciò consolare da quell'amico inaspettato.
-Andrà tutto bene... vedrai! Avevo temuto che ti avessero presa! Sai per attirare Potter... non l'hanno ancora trovato!- confessò con voce seria Blaise. Ginny sentì un fremito dentro a quella rivelazione. Si stupì sia che Blaise si fosse preoccupato subito per lei sia che le avesse parlato di Harry. Leggermente si liberò dall'abbraccio del ragazzo e lo guardò intensamente negli occhi.
-Grazie Blaise!- si issò in punta di piedi e gli baciò una guancia dolcemente. –Ti prego se hai modo di scoprire dove si trovi Luna e cosa abbiano intenzione di farle, diccelo! Non posso pensare che...-
-Non la uccideranno... non sprecano sangue puro! Ma scoprirò perché l'hanno presa! Non mi diranno dove si trova... sai che... non essendo uno di loro, non ho accesso a certe informazioni...- rispose con tono severo Blaise. Ginny annuì consapevole che lui le stesse dicendo la verità. Con un tonfo il portello si aprì nuovamente e come una furia ne uscì Neville. Quest'ultimo prese per il colletto Blaise, lo spinse contro la parete e gli puntò la bacchetta al collo.
-Se scopro che tu sai dove si trova e non ce lo dici, sei morto! HAI CAPITO ZABINI? SEI MORTO!- gli sbraitò in faccia. Blaise non batté un ciglio e fissò negli occhi il povero Neville devastato dal dolore e rosso in viso.
-Chiarissimo!- rispose freddo e atono. Neville con non molta grazia lo lasciò andare e Blaise si sistemò la divisa. Ginny ringraziò il cielo che il Serpeverde avesse capito che non era il caso di reagire e che aveva capito il dolore degli amici di Luna. Neville lanciò un'occhiataccia a Ginny come a dire di tornare nello scompartimento e smetterla di parlare con lui.
-Arrivo...- difatti disse al compagno che annuì sgarbato e tornò dagli altri Grifondoro. –Di nuovo grazie Blaise... è sconvolto!-
-Si, certo! Anch'io lo sarei! Teniamoci in contatto Ginevra... il mio gufo è nero e molto grande! Ti scriverò presto!- detto questo, un po' innervosito girò i tacchi e si allontanò da lei. Ginny poggiò la testa alla parete e sospirò frustrata. Quando rientrò nello scompartimento il treno prese a frenare, e dal finestrino vide la stazione di King's Cross e i molti genitori venuti a prendere i figli. Sentì il sangue gelare nelle vene quando vide il viso di Xenophilius Lovegood vicino a quello di suo padre Arthur. E ora? Come sarebbero riusciti a dire al povero Mrs. Lovegood quello che era successo? Non ci fu tempo per pensare perché come una marea, gli studenti uscirono dal treno e corsero verso i genitori. Tutti, nessuno escluso, stavano già raccontando quello che era successo in viaggio, quando Ginny e Neville raggiunsero rispettivamente suo padre e sua nonna.

-Caro che succede?- chiese la nonna di Neville prendendolo per le mani. Neville piangeva nuovamente e allora fu Ginny a prendere la situazione nelle mani.
-I Mangiamorte sono saliti sull'Espresso... e...-
-Ginny?- la esortò suo padre con gli occhi sgranati per lo spavento.
-Dov'è Luna?- chiese con una punta di preoccupazione Xenophilius.
-Mi dispiace... non abbiamo potuto impedirlo... ci hanno pietrificati e legati!- mugolò Ginny rammaricata.
-Hanno preso la mia Luna? LA MIA LUNA???- domandò devastato il mago. La nonna di Neville lasciò andare suo nipote e sorresse l'uomo che accennò a cadere a terra distrutto. Kingsley che fino a quel momento era stato lì dietro di guardia, giunse in aiuto della vecchia signora e tra le urla disperate e struggenti di Xenophilius, uscirono dalla stazione, diretti alla loro passaporta.
Ebbe il tempo di scorgere un ultima volta gli occhi rossi e gonfi di Neville, prima di toccare lo stivale che la trasportò da sua zia Muriel.
-Perché non siamo alla Tana?- chiese subito Ginny. Suo padre le indirizzò un'occhiata intensa colma di preoccupazione ma Ginny non ebbe il tempo di chiedere qualcos'altro che un mucchio di teste rosse corsero ad abbracciarla.

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