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Fumo e silenzio. Parte 2

Fumo.
Riusciva a vedere solo quello. La giornata grigia e mesta che avevano dovuto affrontare, si rispecchiava in quella coltre polverosa spinta dall'Espresso di Hogwarts, appena giunto a Londra.
Silenzio.
Ecco cosa invece aveva udito fino a quel momento, prima delle urla di gioia dei genitori che, alla stazione di King's Cross erano venuti per accogliere i figli, con una vena di preoccupazione per niente velata. Ron aveva intavolato più volte un argomentazione ma sia Hermione che Harry rispondevano con dei grugniti e Ginny iniziava a sentirsi tremendamente a disagio. Aveva così aperto la Gazzetta del Profeta e aveva cercato distrazione in quelle righe. Aveva notato come ancora il Ministero celasse a gravità della situazione. E poi nessuna notizia su... gli assassini...

-Tesoro!- la voce di Arthur accolse i suoi figli, mentre Ginny e Fleur aiutavano Bill a scendere dal treno. –Harry!- salutò anche lui, con una pacca sulla spalla.
-Signor Weasley! Buona sera!- rispose cordialmente senza gioia ne vigore nel tono di voce.
-Abbiamo preparato una passaporta che ti conduca direttamente nella camera a Privet Drive!- lo informò gentilmente. Harry annuì e fu scortato da Arthur e Tonks, che fino ad allora era stata dietro ad una colonna ad osservare circospetta la zona.

-Harry!- lo richiamò Ginny, quando, spinse Ron verso il fratello maggiore per aiutare Fleur a portarlo.
-Ginny!!- rispose fermandosi un po' imbarazzato. Non avevano pensato a come si sarebbero comportati quando, arrivati a King's Cross, ci sarebbe stata la famiglia di Ginny. Harry aveva solo pensato a quello che era successo nella Torre di Astronomia... La ragazza evitò di metterlo ancora di più in imbarazzo. Così gli scoccò un bacio sulla guancia.
-Ti scriverò domattina!!- aggiunse con un sorriso. Harry rispose meccanicamente a quelle parole, con un altro sorriso. Di nuovo quella sensazione... poi si voltò e raggiunse Arthur e Tonks. Quando Ginny incrociò gli occhi della strega, quella le sorrise con aria rammaricata. Ginny fece spallucce e poi tornò dai suoi fratelli.
Alla Tana, aiutarono Bill a distendersi sul letto. Ginny notò come i capelli gli erano cresciuti a dismisura in una sola notte e si accorse della sua fame eccessiva. Fleur sembrava ignorare questi cambiamenti invece e come un maginfermiera specializzata, gli stava addosso e soddisfaceva ogni capriccio. In più aveva pensato lei alle medicazioni per le ferite, che stavano divenendo cicatrici, pian piano, seguendo le indicazioni di Madama Chips. Se Molly era sembrata inizialmente infastidita e da brava mamma voleva pensare lei al suo figliolo, come diceva lei, si era dovuta arrendere. Anzi nelle ultime ore si vantava delle capacità curative e di accudimento della sua futura nuora. Per Ginny fu un motivo per sorridere delle due donne. Una volta finita la cena, in camera sua, si distese sul letto, ancora con i vestiti del funerale. Sospirò. Era stanca e anche demoralizzata. Aveva visto negli occhi di Harry tanto dolore e rassegnazione ma anche timore. Lo aveva percepito strano... come se stesse camminando sul filo del rasoio... se fosse tra due fuochi. Da un lato le faceva piacere appurare come lo capisse con un cenno del capo o uno sguardo, dall'altro questa capacità si era rivelata la maniera subdola per capire che Harry le stava nascondendo qualcosa. Qualcosa che non era riuscito a dirle, ma che lei sospettava e temeva. Fissò il soffitto pieno di crepe e scolorito da un principio di muffa. Fece alcune smorfie con il viso per allontanare quei pensieri. Se avesse perso anche lui quella notte sarebbe impazzita, probabilmente. Ma se lo avesse perso perché si fosse tirato indietro, plausibilmente invece lo avrebbe ucciso lei. Si era sforzata in quei giorni di tenerlo come un fagotto fragile e non si meritava di essere allontanata proprio adesso. Si accigliò pensando quelle cose e scrollò tutto il corpo. Non bastò però ad eliminare l'ansia causata da quella sensazione spiacevole che pian piano stava divenendo un presentimento fastidioso. Provò con un bagno caldo al piano di sopra, proprio accanto alla camera dove Bill e Fleur si erano messi a dormire. Sentì un dolce vociferare. Udì come Fleur dicesse al suo futuro sposo di essere "lo stesso" bellissimo e affascinante. Come quelle cicatrici lo rendessero anzi misterioso ed intrigante. Sorrise a quelle parole e riuscì a concentrarsi solo su se stessa per poi andare a letto.

Dopo due mesi di corrispondenza dove Ginny si sforzava di non leggere, insieme a quelle poche parole, anche tutto il dolore e la rabbia di Harry, nel dover stare rinchiuso, era giunta la sera del trasferimento. Harry l'indomani avrebbe fatto diciassette anni, avrebbe perso la traccia e finalmente Voldemort non sarebbe riuscito a rintracciarlo tanto facilmente quindi poteva lasciare casa dei Dursley, dove fin ora era stato protetto dalla presenza della zia, ovvero del sangue familiare. Le aveva spiegato come, sacrificandosi, Lily Potter lo aveva protetto con un'antica magia, che trovava ancora legame nel sangue della sorella di Lily, nonché zia di Harry, Petunia. Oramai erano ore che mancavano. Le varie passaporte sparse per il terreno della tana, vicino l'orto di zucche e cavoli, erano il segno che qualcosa era andato storto, alcune erano tornate senza essere state usate... Nessuno di loro aveva raggiunto il punto della passaporta corrispondente, nessuno di loro ancora era sano e salvo. Si mordicchiava il labbro inferiore e batteva i piedi a terra nervosa, mentre sentiva sua madre Molly lavare, fino a quasi levigare i piatti, tesa più di lei. Non si trattava solo di Harry... in pericolo c'era metà della sua famiglia, in quel trasporto, e molti amici come Hermione. Non era riuscita a convincere suo padre a lasciarla partire con loro verso la Londra Babbana, verso Privet Drive. Aveva urlato, sbattuto i piedi a terra, insultato tutto e persino pianto dall'isterismo, ma nessuno di loro aveva ceduto. Adesso quindi si ritrovava con il cuore in mano, stritolato dalla preoccupazione. Se fosse stata con loro, avrebbe combattuto e almeno li avrebbe visti vivi al suo fianco.

-Ancora nulla?!- domandò con la voce spezzata dall'ansia sua madre.
-No mamma! Nulla...- nel rispondere guardò prima il cielo e poi le passaporte che erano tornate, a tempo scaduto per attivarle, senza i loro destinatari. Sentì il cuore stritolarsi ancora di più e prese un profondo respiro. Possibile che la sua vita dovesse essere così? Sempre sul filo del rasoio? Sempre con il fiato sospeso? Pensò ai suoi fratelli: prima a Bill. Si era finalmente stabilizzato ed ora stava rischiando nuovamente la vita. Poi a Fred e George così seri quando avevano preso il volo, non li aveva mai visti così in ansia da quando era nata. Poi a Ron e a come guardava con amore Hermione. Lui aveva provato a convincerla a non partire. Provò una vena di invidia per la fiducia che i suoi genitori e amici provavano per la riccia, e per questo non avevano fatto obiezioni e lei era potuta partire. Fece una smorfia considerandosi sciocca a provare invidia mentre lì fuori qualcuno stava rischiando la pelle anche per il suo bene.

-Nulla?-
-No mamma... mi dispiace!- Ginny sapeva bene che il rumore della materializzazione causato dalla passaporta, era udibile anche dalla cucina, essendoci la finestra aperta, ma capiva come Molly cercasse conforto nella voce della figlia, l'unica rimasta della sua famiglia. A parte Charlie in Romania e Percy chissà dove. La sentì gemere di dispiacere in risposta e poi ancora lo scroscio dell'acqua del lavabo. Ginny scosse la teta avvilita! Il suo sfogo era invece rigirarsi tra le mani un piccolo gambo di gelsomino. Uno, due tre sbuffi poi sentì un tuffo al cuore e gli occhi le si riempirono di lacrime.

-Harry!- sibilò la ragazza alzandosi dai gradini e andando incontro al ragazzo. Lo vide rialzarsi da terra con una spazzola in mano.
-Ginny...- disse lui trafelante. Arrancarono lentamente l'uno in contro all'altra come se una parola, un gesto o anche solo un soffio di vento potesse sgretolare quell'immagine, svelando che era solo frutto della loro immaginazione e facesse sprofondare entrambi di nuovo nella disperazione. Quando furono così vicini da sfiorarsi con il naso, Harry le sfiorò una mano. Era gelido...
-HARRY! HARRY! Sei quello vero??- Molly uscì di corsa da casa rischiando di inciampare su qualche ciottolo di terra rialzato.
-Si, sono io signora Weasley...- rispose Harry scuotendosi. Ginny chiuse gli occhi, aveva sperato tanto di poterlo abbracciare dopo quei mesi passati lontani e quella notte così terribile. Hagrid raggiunse le due donne ed Harry, e abbattuto chiese alla signora Weasley una bottiglia di Brandy. La donna corse a prenderla, mentre Hagrid si lasciava cadere malamente su una panca del giardino della Tana.
-State bene? Siete feriti?- gli domandò guardandoli da capo a piedi. Harry la prese per le spalle, e Ginny sobbalzò stupita da tanto impeto.
-Ginny sono arrivati gli altri?-
-...No- si sarebbe aspettata un abbraccio, un bacio...
-Come sarebbe no? Noi dovevano essere gli ultimi ad arrivare...- tuonò Hagrid allarmato. Harry prima fissò il mezzogigante e poi la ragazza. Ginny fece spallucce e poi si voltarono entrambi verso una luce azzurra.
-George!- trillò felice Molly, appena tornata con una bottiglia di Brandy in mano. Ma le cadde a terra e l'espressione della donna divenne glaciale.
-AIUTATEMI!- urlò Lupin mentre sorreggeva George per una spalla. Harry e Ginny corsero verso i due uomini ed entrarono in casa per far distendere il primo dei gemelli ad essere tornato alla Tana sul divano.
-Che è successo??- riuscì a domandare Molly tra i singhiozzi. Lupin prese malamente Harry per un braccio e lo lanciò con le spalle al muro.
-Cosa c'era nel mio ufficio la prima volta che sei entrato lì?-
-Ma che diavolo fai?- ruggirono in coro Ginny ed Hagrid esterrefatti da tanta violenza.
-Un avvincino!- rispose Harry perplesso da quanto vicino al viso e con disprezzo, Lupin gli avesse urlato contro.
-Dovevo controllare Harry... mi dispiace, qualcuno ci ha traditi! Potevi essere un impostore e aver usato la polisucco... sapevano di stasera!- spiegò Lupin abbracciando Harry che restò pietrificato dalle sue parole.
-NO!- urlò il moro –nessuno di noi ci tradirebbe!! NESSUNO!- continuò.
-Harry, calmati...- sussurrò Ginny preoccupata dal tono di voce del ragazzo e dalla rabbia che guizzava fuori dal suo corpo. Molly nel frattempo stava medicando l'orecchio di George nonostante i sussulti provocati dal pianto disperato. Harry non la degnò di una risposta ne di uno sguardo ma fulminò con gli occhi Lupin.
-Harry solo chi era direttamente coinvolto nel piano poteva rivelare ai Mangiamorte data ed orario precisi...- tentò di farlo ragionare. Ma lui faceva avanti ed indietro per la stanza come un ossesso e scuoteva la testa in senso di diniego.
-NESSUNO DEI MIEI AMICI POTREBBE TRADIRMI!!- poi urlò di nuovo. –Ci sarà un'altra spiegazione...- concluse asciugando il sudore che per la rabbia e la camminata continua, lo aveva bagnato. Ginny gli posò una mano sulla spalla ma lui si scosse e si allontanò brusco, lasciandola impalata e confusa davanti la finestra. Da lì videro un altro bagliore azzurro. Lupin, Harry e Ginny corsero fuori, mentre Molly ed Hagrid si affrettarono a dare un'occhiata fuori dalla vetrata. Hermione si fiondò tra le braccia di Harry e anche Ginny corse ad abbracciarla. Il viso di Hermione era bagnato, aveva pianto. Kingsley, che aveva viaggiato con lei, puntò la bacchetta contro Lupin.
-Cos'ha detto Silente a noi, l'ultima volta che lo abbiamo visto in vita?-
-"Harry è la nostra unica speranza! Fidatevi di lui"!- rispose, senza battere ciglio, il vecchio insegnante di Difesa. Kingsley lo abbracciò e poi guardò i tre ragazzi. –Ho già controllato, è il vero Harry!- si affrettò Lupin a precisare. Kingsley annuì e poco dopo rientrarono dentro. Hermione gemette sconvolta alla vista di George privo di sensi e sanguinante, nonostante la benda sull'orecchio.

-Cosa?- farfugliò.
-Piton! Il suo sectumsempra... non ho potuto far nulla oltre che sorreggerlo sulla scopa...- spiegò Lupin accasciandosi sulla sedia stremato. Kingsley uscì fuori dicendo a tutti di aspettare gli altri fuori. Nel salotto della Tana scese uno strano silenzio e Ginny cercò lo sguardo di Harry, ma fu invano. Era un fascio di nervi e credette di vederlo esplodere da un momento all'altro. Un altro bagliore e poi delle urla.
-Lasciami passare! Fammi vedere mio figlio!!- Arthur spintonò Kingsley, riuscendo, con Fred ad entrare in casa. –Merlino...- sospirò alla vista del figlio. Fred si fiondò sul fratello e questo si risvegliò sorridendo al suo gemello. Molly, se era possibile, singhiozzò ancora più forte, ma di felicità. Ginny si sentì più leggera e quasi si commosse... non riuscì a piangere. Cosa l'aveva resa così forte? Si sentiva una roccia, indistruttibile. Non piangeva da...quella notte...
-Mancano Ron e Tonks, Bill e Fleur... dovrebbero essere già arrivati...- sussurrò Ginny ad Hermione, scacciando il ricordo di se stessa accasciata sul prato. –Harry...- poi le indicò con gli occhi il moro che stava stringendo i pugni sulla tenda della finestra che dava sul giardino. I suoi lineamenti duri e contratti dalla rabbia.
-Portiamolo fuori...- rispose Hermione preoccupata. –Harry?- lo richiamò poggiandosi a lui dolcemente, -vieni fuori ad aspettare Ron- quando Harry si voltò incrociò lo sguardo di Ginny, triste e tormentato. L'espressione di Harry sembrò addolcirsi e seguì le due ragazze nell'orto. L'ennesimo bagliore azzurro li fece sospirare di gioia. In piedi davanti a loro, tutti interi, c'erano Tonks e Ron.
-Perché ci avete messo tanto?- chiese Kingsley.
-Bellatrix! Vuole la mia testa su un piatto d'argento!- rispose Tonks trafelata, -se non fosse stato per Ron, non ce l'avrei fatta!- spiegò Tonks mentre Lupin era corsa ad abbracciarla. Hermione corse invece verso Ron che la accolse a braccia aperte e le baciò la chioma riccia ed arruffata. La ragazza scoppiò a piangere ammaccandosi al suo petto forte e robusto e Ron iniziò a rassicurarla che stava bene, che era tornato. Ginny si incupì. Anche Harry avrebbe dovuto comportarsi così e invece la teneva lontano da lui. Lo sentì rientrare in casa e anche gli altri occupanti del giardino si spostarono dentro. Ron gemette di spavento alla vista del foro, al posto dell'orecchio, di suo fratello ma raggiunse Fred nel consolarlo. Ginny, rassegnata al fatto che Harry non le avrebbe rivolto la parola, andò a sedersi sul divano, tra i suoi fratelli. Pensò a Bill e perse un battito del suo cuore.

-ECCOLI!- tuonò Arthur sulla soglia della porta. Bill scortò dentro Fleur.
-Stiamo bene!!- li rassicurò subito il ragazzo, mentre Fleur si sistemava la lunga chioma dorata. –Ma Mundungus se l'è svignata e... Malocchio... è morto!- il gelo piombò nella stanza. Per un'eternità nessuno parlò... sembrava che tutti avessero smesso di respirare. Bill sospirò per aver causato tutto quel dolore con la sua rivelazione ed andò nella credenza a prendere dei bicchieri ed una bottiglia di Whisky. Versò a tutti un bicchiere e quando alzò il suo bicchiere al cielo aggiunse –A MALOCCHIO!- e così in coro tutti lo ripeterono sollevando i loro calici al cielo.
-Povero Malocchio...- singhiozzò Hagrid e si sentì una pernacchia mentre si asciugava il naso.
-Già... chiunque ci abbia traditi... chiunque si sia lasciato sfuggire qualcosa... se Mundungus...-
-NO!- urlò Harry rosso in viso, ansante per il grido esasperato. Lo guardarono tutti sconvolti. –NESSUNO DI NOI CI HA TRADITI... NON GUARDAMI COSI' LUPIN... NESSUNO DI VOI MI VENDEREBBE A VOLDEMORT, MI FIDO DI VOI E SONO STANCO DI VEDERVI MORIRE COME LE MOSCHE... PER ME! BASTA COSI'!!!- gridò a squarcia gola sfogando tutta la sua collera e la sua frustrazione. Ginny scosse il capo delusa e lasciò la stanza per chiudersi nella sua camera e non sentirlo.

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