Fumo e silenzio. Parte 1
Una sola giornata separò quella triste notte dal giorno, se possibile ancora più infelice, del funerale di Silente. La mattina andarono in Infermeria e sia Neville che Bill sembravano essere del tutto ripresi. Neville nell'esplosione aveva compromesso la funzionalità delle gambe ma era visibilmente migliorato da qualche ora e sorretto da Luna aveva raggiunto la Sala Comune per farsi una doccia e risistemarsi. Bill si era risvegliato la mattina tra le lacrime di felicità e i baci della famiglia e di Fleur. In quel momento Ginny aveva stretto la mano di Harry per la felicità ed Harry le aveva sorriso. La ragazza si accorse cosa quel sorriso in realtà celasse. Era un sorriso senza contentezza, senza ardore ne luce. Un lampo attraversò gli occhi di Ginny... ed una sensazione viscerale poco piacevole cominciò ad affiorare dentro di lei.
Nel pomeriggio, seguiti da Hermione e Ron, raggiunsero la casa di Hagrid, sapendo quanto il guardiacaccia fosse disperato. Quando gli aprì la cigolosa porta, li accolse con un sorriso sbilenco. Aveva gli occhi rossi e gonfi e la faccia stropicciata dal pianto.
Harry non aveva più versato una lacrima. A Ginny faceva paura come si era chiuso in se stesso. Lui era li, accanto a lei, camminava e respirava come tutti gli altri ma era divenuto una facciata di circostanza. Non c'era vigore nelle sue parole, ne dispiacere ne odio verso i responsabili. Appariva freddo e stanco. Quella sensazione crebbe in modo smisurato ma intrecciò le sue dita a quelle del ragazzo, per fargli capire che lei, comunque sarebbe andata, c'era... che lei era la sua forza...
Restarono fino al tramonto a chiacchierare con Hagrid su come Silente lo avesse accolto a braccia aperte, dopo tutta la storia della Camera dei Segreti, offrendogli il posto di guardiacaccia. Parlò loro, tra i singhiozzi, della sua gentilezza e disponibilità ad ogni sua richiesta... dal poter tenere Fierobecco, Grop ad non svelare a nessuno della presenza di Aragog e delle acromantule che ne erano derivate. E poi cercò di farli ridere, nonostante il suo cuore fosse pieno di crepe, raccontando alcuni aneddoti divertenti sul Preside defunto. Anche a quelle parole Harry sorrideva amaramente e Ginny sentì una morsa al cuore. Quanto dolore e dolcezza emanava quel viso...
Al tramonto Hagrid li avvisò di non far tardi e dopo averlo abbracciato uno ad uno, si diressero verso il Castello, stanchi ma con il cuore riscaldato dalla chiacchierata piena di affetto. Una volta arrivati si stupirono della quantità di carrozze nei giardini della scuola. Riconobbero quella della preside di Beuaxbatons, Madama Maxime. Poi videro scendere da un'altra il Ministro della Magia, Rufus Smegeour seguito da Percy. Ginny sentì il sangue salire al cervello ma cercò di mascherare la rabbia. Non era il momento di arrabbiar a causa degli asti familiari. Anche Ron le sembrò visibilmente adirato alla vista del fratello, visto che ridusse gli occhi a due fessure. Il resto della gente, elegante e austera, erano per lo più sconosciuti per loro quattro. Non indugiarono a lungo ad osservare la folla venuta al Castello per il funerale dell'indomani e risalirono verso l'entrata e poi sino alla Torre Est, dei Grifondoro. Persino la Signora Grassa era sgualcita dai singhiozzi che l'avevano scossa per tutta la giornata e, una volta riconosciuti quasi immediatamente, aprì loro il passaggio senza neanche chiedere la parola d'ordine. Nessuno di loro aveva voglia di andare a cena, perciò rimasero accucciati nel divanetto di fronte al camino, per un po' in silenzio, spezzato dallo sgranocchiare di Ron di cioccorane.
La Sala Comune era quasi deserta. Molti studenti, non solo Grifondoro, quella stessa mattina, alla notizia della morte di Silente, comunicata dalla Gazzetta del Profeta, erano stati portati via dai genitori. Erano rimasti, si e no, una ventina di studenti per casata. Ma avevano sentito molti di loro lamentarsi e strappare alla famiglia la promessa di poter partecipare lo stesso al funerale dell'indomani. Ginny capiva lo spavento dei genitori perchè anche Molly ed Arthur lo erano, ma loro alloggiavano lì per quei due giorni per via della situazione di Bill. Del resto anche verifiche ed esami erano stati sospesi... non vi era più motivo per restare.
-Avete finito i vostri bagagli?- domandò Hermione per rompere il ghiaccio costruito dai loro silenzi pensierosi.
-Si! Sapete a che ora è domani l'Espresso?- rispose Ron ingurgitando l'ultima cioccorana.
-Ronald! Non parlare con la bocca piena!- lo rimbrottò Ginny sorridendo all'amica.
-Credo subito dopo il funerale... la Scuola resterà chiusa anche dopo l'estate forse! Ora che... non abbiamo più un Preside!- Ginny cercò di incontrare gli occhi di Harry, ma lui fissava il fuoco schioppettante e ci rinunciò.
-Allora è meglio che stasera finisco il mio baule!- disse la rossa.
-Eh Ginny non scordare che tua mamma ha detto di aiutare Fleur a scortare Bill alla Stazione, domani, dopo il funerale...- le ricordò Hermione materna. La rossa annuì e sospirò pensando quanto odiasse passare del tempo con la bionda.
-Dovrò rassegnarmi: si sposeranno sul serio!- Hermione sorrise e scosse il capo.
-Non è poi così male...- Harry parlò (finalmente, pensò Ginny) –brutta, però...- aggiunse quando Ginny alzò un sopracciglio. Questo fece sorridere il ragazzo.
-Immagino che se mamma si è abituata all'idea... ci riuscirò anch'io!- aggiunse la rossa con una risatina. Sentì Harry stringerla forte a sé, facendola sdraiare con il busto su di lui. Ginny sorrise soddisfatta. Era riuscito a scioglierlo un po'.
-Che novità?- domandò Ron ad Hermione, intenta a sfogliare la Gazzetta del Profeta. La riccia scosse la testa.
-Nessuna... cioè nulla su...Piton!- Ginny, accucciata sul corpo di Harry lo sentì sussultare a quel nome.
-Che vi aspettavate dal cocco di Voldemort? Quando troveranno Voldemort troveranno lui a leccargli i piedi...- disse Harry tagliente e con un'espressione dura.
-Probabilmente...- farfugliò Hermione, -comunque nulla neanche su tutti gli altri...- cercò di non indugiare sulla figura del professore.
-E' strano non vedere Malfoy in giro, vero?- chiese Ron. Stavolta fu Ginny ad avere un piccolo sobbalzo. Ma Harry era troppo preso dai suoi pensieri per accorgersene, fortunatamente. Non aveva più pensato a lui, o meglio si era sforzata di odiarlo. Perciò se nessuno toccava l'argomento e se nulla glielo faceva ricordare, ignorava la sua esistenza e basta.
-Sicuramente ora sarà felice: Lucius sarà uscito da Azkaban... i Dissenatori l'hanno abbandonata e c'è stata un'evasione di massa...- spiegò Hermione scorrendo gli occhi su un articolo.
-Le cattive notizie non vengono mai da sole...- commentò Ron pensieroso. Ginny s'inasprì, non voleva sentire, voleva solo dimenticare quanto era stata ingenua.
-Non lo avrebbe ucciso!- trasalirono tutti e tre alle parole di Harry, secche e fredde come lame. –Aveva abbassato la bacchetta... quasi stava per scoppiare a piangere... Silente lo sapeva... gli ha detto che lui non era un assassino e di scegliere di fare la cosa giusta, fino a quando era in tempo-.
-Draco Malfoy non ha avuto scelta... doveva farlo! Chissà cosa avrà detto Voldemort quando ha saputo che non c'è riuscito...- rispose Hermione, indirizzando un'intensa occhiata verso Ginny. Hermione era così perspicace: sapeva quanto Ginny odiasse Draco per aver tenuto fede alla promessa fatta a Voldemort anziché convertissi al bene, per lei... perciò con certe frecciatine occasionali, aveva cercato di farla ragionare. Ginny indurì i suoi tratti del viso, di solito così dolci e morbidi. Hermione scosse il capo frustrata. Nemmeno l'idea che Voldemort lo avesse punito, o peggio, riuscì ad intenerire Ginny.
-Beh... se avesse costretto me facendomi scegliere tra la vita dei miei o uccidere, anch'io probabilmente avrei difeso i miei genitori!- intervenne Ron pensieroso. Hermione annuì felice di aver un appoggio e poi guardò torvo la rossa.
-Se avessi potuto anch'io avrei protetto i miei genitori!- si aggiunse Harry, rendendo l'atmosfera, ancora più tesa e triste a quelle parole.
-Avrebbe potuto chiedere aiuto...- sibilò Ginny. Tutti e tre la osservarono curiosi. –Ha scelto di fare da solo e nessuno avrebbe potuto trovare una soluzione! Peggio per lui...- sentenziò. Poi sbadigliò fintamente. –Meglio che vado a riposare... domani sarà una lunga giornata!- aggiunse. Harry la guardò dolcemente. La rossa si chinò a dargli un bacio e con la mano salutò gli altri due. Prese aria giunta alle scale. Non sopportava parlare di lui. Il dormitorio era vuoto. Lorie, Anna e Betty avevano lasciato il castello, scortate dai genitori e solo Lorie domani mattina sarebbe tornata per omaggiare Silente. Sospirò cosciente che tutto stava per cambiare. Di nuovo quella sensazione amara e viscerale si fece spazio dentro di lei. Scacciò quei pensieri e andò a fare un lungo bagno caldo. Lambì ed osservo i piccoli graffi sul suo collo e sulle caviglie, che si era procurata nell'esplosione. Poi spostò lo sguardo sulle cicatrici che si era procurata al Ministero, proprio un anno prima. Sospirò... quelli erano i segni del suo coraggio e dell sua maturità. Eppure si era lasciata abbindolare ed ingannare da quegli occhi grigi... Quando si avvolse tra le fresche lenzuola, crollò sfinita sul cuscino, sperando fino alla fine di dormire senza sognare.
Solo incubi...
Il viso mostruoso di Voldemort tuonava maledizioni contro Draco, disteso a terra oramai quasi esanime... sentiva dei lamenti attorno alle due figure sfocate del Mago Oscuro e del ragazzo... poi solo buio.
Quando aprì gli occhi ansante e madida di freddi sudori, era già mattino. Stropicciò gli occhi e prese aria per calmarsi. Respirò a fondo, più e più volte, fin quando il suo battito tornò normale. "Peggio per te... peggio per te..." si ripeteva mentre si vestiva con un pantalone grigio di cotone ed una camicetta nera, per il funerale. Si guardò allo specchio: non si era accorta di come fosse dimagrita in quei giorni, di come fosse sciupata e tesa. Si massaggiò le tempie, e chiuse gli occhi... il viso di Draco, deformato dal dolore delle maledizioni inferte da Voldemort, tornò prepotente davanti alla sua immaginazione. Arricciò le labbra e si sforzò di non preoccuparsi. Lui le aveva mentito...
Scese in Sala Comune, e sul divanetto c'era Harry seduto con lo sguardo nel vuoto. La stanza era vuota ad eccezione di lui. Ginny sospirò e andò a sedersi di fonte al ragazzo, sul tavolino.
-Buon giorno!- le disse destandosi dai suoi pensieri. La rossa si accorse che giocherellava, con le mani, con un medaglione dorato. –Ti ho aspettata stamattina, per fare colazione... sono stato un idiota ieri!-
-Di che parli?- Ginny si accigliò.
-Non ho pensato per un attimo che anche tu potessi essere scossa da tutto quello che sta accadendo... dall'attacco di Bill! Mi sono limitato a pensare a me stesso, mi dispiace!- le spiegò carezzandole la guancia.
-Scemo! Non preoccuparti... era la tua guida, il tuo maestro! E lo hai visto morire... è stato giusto che ti prendessi un giorno per te stesso, che staccassi la spina!- gli rispose poggiando una mano su quella del ragazzo per rassicurarlo. Restarono a guardarsi con intensità e con compassione l'uno per l'altra.
-Sei speciale! Davvero... a volte mi chiedo come è possibile che in mezzo a questo schifo che è la mia vita, ci possa essere tu! La rendi luminosa, speciale!-
-Perché non è uno schifo: sei solo così sfortunato! Ma vedi... io sono solo la prima delle cose stupende che ti capiteranno!- e la rossa si atteggiò maliziosa. -Sei tu ad essere speciale e a meritarle!- gli spiegò ritornando seria. Harry sospirò cupo, e distolse lo sguardo da lei. Di nuovo quella sensazione viscerale spiacevole si fece strada dentro di lei. Sembrava volesse dirle qualcosa, aggiungere un "ma" a quelle belle parole. Poi lo vide serrare le labbra ed infine tornare a guardarla sorridente. –Allora scendiamo?- cercò di allontanare quel presentimento. Harry annuì ma quando lei si alzò sentì cingere il polso. Si voltò a guardarlo con aria interrogativa.
-Aspetta...- sussurrò Harry con dolcezza. La fece sedere in braccio a lui e Ginny lo fissò per tutto il tempo. La strinse forte a sé e poi le spostò con una mano il mento, verso la sua bocca. –Sei la cosa più bella del mondo...- le soffiò sulle labbra, soffermandosi a guardarle. Ginny sorrise e lo baciò. Non ci fu tempo di pensare se lui volesse quel contatto, se era già pronto o se l'avesse respinta. Harry la fece sdraiare sul divanetto lentamente, ancora con le labbra premute a quelle carnose della ragazza. Si sdraiò sopra di lei, intrecciando le gambe alla meno peggio, per riuscire a restare entrambi sul divanetto, senza cadere. Schiuse la bocca cercando la lingua di Ginny che si avvinghiò avida a quella del ragazzo, iniziando ad assaporarlo. La rossa gli scompigliò i capelli mentre lui le baciava il collo, indugiando sui piccoli segni rossastri della battaglia. Poi le sbottonò la camicetta, scorgendo pian piano il reggiseno di pizzo bianco. Quando restò solo con quello, Ginny gli tolse la maglietta e di nuovo si baciarono smaniosi l'uno dell'altra. Ginny si morse il labbro per l'emozione e lui si chinò per baciarla ancora, sul collo, sul mento per poi scendere sulle spalle e con le dita sfilare le bretelle del reggiseno, per poi toglierlo del tutto, sganciandolo. Le annusò il seno e socchiuse gli occhi... lo vide sorridere e si sentì bene anche lei. Tremò di piacere quando Harry prese tra le labbra il capezzolo, carezzando l'altro seno dolcemente. Poi lo leccò e lo baciò ancora e ancora, tra i miagolii di piacere della rossa, che carezzava dal canto suo, il sesso di Harry, attraverso il jeans. Lo sentì pulsare per essere liberato e si bagnò ancora di più. Harry smise e si sbottonò i jeans oramai smanioso del corpo della ragazza. Ginny per non perdere ancora un altro minuto, si sfilò i pantaloni, gettandoli con un movimento brusco delle gambe, vicino al camino. Presto furono raggiunti dai jeans del ragazzo.
-A... aspetta...- sussurrò con voce roca dal piacere Ginny. Harry la osservò alzarsi, quasi nuda, senza vergogna o pudore e questo lo fece star bene, perché per lui significava quanto lei volesse quei momenti di intimità. Quanto si sentisse a suo agio con lui. Lo fece sedere e poi lei sorridendogli maliziosa si sfilò, ancheggiando, gli slip di pizzo bianco. Restando così nuda. Harry ebbe un sussulto al basso ventre, tanto evidente, da farne accorgere anche alla rossa che rise divertita.
-Vieni qui!- e la tirò per il braccio su di lui. Ginny si accomodò con le ginocchia sul divanetto, intrappolando le gambe di Harry, le quali poggiavano a terra, mettendosi a cavalcioni su di lui. Così sesso contro sesso, calore contro calore, eccitazione contro eccitazione, si baciarono ancora. In una danza di denti, lingue saliva, il tempo e il luogo divennero inutili... la fece sollevare quel tanto che bastava per togliere anche lui gli slip grigi e poi quando la fece accovacciare ancora su di lui, la penetrò. Spinse su e giù mentre lei ritmava il suo ventre per seguirlo in quella danza orgasmica. Prima lentamente e poi sempre più veloce, danzarono l'una sull'altro tra i gemiti ed il sudore. Fin quando con un ultimo colpo di glutei non venne dentro di lei. Trafelato e con un sorriso soddisfatto sulle labbra, chiuse gli occhi e poggiò il capo sul seno ansante di lei che lo abbracciò poggiando il mento tra i suoi capelli. –Se potessi fermare il tempo...- le soffiò sulla pelle lentigginosa e sudata. Ginny rise e poi alzò il capo di Harry per guardarlo negli occhi.
-Ti amo...-
-Anch'io ti amo!-
Si baciarono delicatamente e quando capirono di essere stati fortunati per non essere stati scoperti ancora così in Sala Comune, si staccarono, incastrati com'erano, per rivestirsi di malavoglia. Quando furono entrambi presentabili, Harry cercò la sua mano, intrecciò le dita a quelle della ragazza e scesero in Sala Grande. Nonostante quell'amore che si era consumato, ancora quella sensazione nauseante e paurosa affiorò nelle viscere di Ginny.
-Grifondoro, dietro di me!- ordinò senza vigore la McGranitt. Gli studenti rimasti ad Hogwarts per quell'ultimo giorno, si alzarono dal tavolo, su cui avevano consumato la colazione, e seguirono ciascuno il suo direttore di Casa. Harry era rimasto seduto. Ginny capì: dopo il funerale sarebbe stato tutto così concreto, Silente sarebbe stato morto per davvero, ed Harry non era ancora pronto. Lo prese per mano, stringendogliela dolcemente e lo fece alzare dalla panca.
-Sii forte... fallo per lui!- gli sussurrò mentre camminavano e raggiungevano il resto dei loro compagni di Casa, fuori dal Castello. Lo vide annuire ma i suoi tratti erano spaesati. Lo aveva conosciuto e aveva imparato ad apprezzarlo per la sua risolutezza e forza d'animo. Lui era sicuro quando tutti gli altri vacillavano. Ma adesso sembrava un bambino impaurito, pronto ad esplodere. Strinse ancora di più la presa e quando giunsero dal lato del prato dove erano state sistemate delle sedie davanti ad una larga piattaforma di marmo bianca, si sedettero vicino a Ron ed Hermione, che avevano tenuto loro i posti.
Udirono i passi fragorosi e pesanti di Hagrid e quando si voltarono verso il mezzogigante, che avanzava verso la lustra tavola marmorea, videro che teneva il corpo del Preside, avvolto in un lenzuolo argenteo. Ginny deglutì spaventata. Aveva pensato a tutt'altro, fino ad allora, tranne che a Silente. Era morto... davvero...
Hagrid lo poggiò singhiozzando e poi si voltò e raggiunse il fratello Grop, qualche sedia più in là alla loro. Sentì Harry tirare su col naso e prima che potesse dirgli qualcosa di confortante udirono un canto melodioso, quasi celestiale. Ginny si accorse delle sirene e dei tritoni che erano affiorati dalla superficie del Lago nero, increspandone le acqua delicatamente. Stavano omaggiando il Preside di Hogwarts con un canto funebre, che riempiva il cuore di tutti di malinconia ma che allo stesso tempo infondeva amore. Ginny li indicò per mostrarli ad Harry, ancora disorientato e confuso. Quando terminarono seguì un discorso sulle innumerabili capacità e virtù del Preside, fatto da un ometto anziano. Al termine anche dell'elogio funebre, una cascata di frecce e dardi planò tutt'intorno alla tavola bianca su cui il corpo privo di vita di Silente giaceva avvolto dal lenzuolo. Ginny scorse, tra i secolari alberi della Foresta Proibita, i Centauri. Qualche gridolino di spavento si levò dalla folla, venuta a salutare Silente per l'ultima volta. Poi Centauri e Sirene scomparirono e altre urla di stupore e terrore si levarono dalla gente poiché la rossa fenice di Silente, Fanny, planò sul suo corpo e infine si sprigionarono fiamme. Quando sia la Fenice Fanny che il fumo svanirono, la tavola di marmo bianco era divenuta una elegante e nobile tomba bianca. I presenti lasciarono mazzolini e ghirlande di fiori ai piedi della lapide, ad uno ad uno, servendosi delle loro bacchette. Tranne Hermione che preferì farlo alla babbana, con un mazzo di gigli raccolti prima. Ogni uno omaggiò il Preside, chi per vero dolore per la perdita chi per mero dovere di circostanza, come ad esempio fece Dolores Umbridge.
Ginny, che aveva tenuto con se un'orchidea, si staccò da Harry e la andò a posare proprio sulla lapide. Una piccola e timida lacrima le solcò la guancia. Si affrettò ad asciugarla e tirò su col naso. Doveva essere forte. Quando si voltò Harry era ancora seduto, contratto in un'espressione di dolore. Hermione e Ron erano in piedi vicino a lui. Più avanti Luna sorreggeva Neville verso il Castello. Il viso di Hermione era stropicciato dal pianto incessante mentre Ron, duro come una roccia, la stringeva a se per le spalle.
-Andiamo?- mormorò Ron, voltandosi insieme ad Hermione. Alle loro spalle, mentre lasciavano il giardino, la tomba di Silente scendeva nel sottosuolo, e veniva ricoperta dalla fredda e dura terra nera. Lasciando così solo una fredda lapide bianca con un epitaffio. Harry annuì all'indirizzo di Ron e quando Ginny fu al suo fianco, entrambi seguirono i loro amici. Al tocco della sua mano lo trovò freddo e non riuscì ad incrociare i suoi occhi, rivolti in un punto imprecisato al di là del Lago Nero.
Ginny aveva creduto che dopo il funerale Harry avesse accettato la scomparsa del suo mentore... ma gli occhi cupi e smarriti non lasciavano spazio ai dubbi: la ferita non si era ancora rimarginata.
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