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Attraverso il fantasma

La fine di Gennaio coincise ovviamente con il ritorno ad Hogwarts. Gli addobbi natalizi erano scomparsi e l'aria calda e festosa era stata rimpiazzata dall'isteria per l'ultimo semestre prima degli esami. Sebbene avesse già ottenuto ottimi risultati nelle varie verifiche, oramai era un rituale studiare in Biblioteca con Lorie e Neville, dopo le lezioni. Quel pomeriggio, una settimana circa dopo il ritorno ad Hogwarts, Dean entrò da solo e con aria triste, dirigendosi verso il tavolo dove le due ragazze ascoltavano Neville spiegare un argomento astruso di Erbologia.

-Ginny... ti disturbo? Possiamo parlare, per favore?- la rossa si scambiò un'occhiata con i due amici e poi sospirò e si alzò dalla sedia, per seguire Dean fuori dalla Biblioteca. –E' una tecnica quella di non farti trovare mai da sola? Così non possiamo affrontare la questione?- chiese giunti in corridoio.
-Quanto sei fantasioso... stavo solo studiando!- rispose acida, senza neanche guardarlo. Lo sentì sospirare e poi lo vide, con la coda dell'occhio, guardarla con occhi teneri.
-E' vero: abbiamo idee divergenti ma perché litigare per una st...per una festa?! Prometto di interessarmi di più a quello che ti piace e... di non prendere più in giro i posti o la gente che decidi di frequentare...- Ginny prestava più ascolto e decise di degnarlo di uno sguardo. Alzò le sopracciglia poco convinta e lui la imitò, come spesso aveva fatto, improvvisando gli occhi da cucciolo, buttando all'in fuori il labbro inferiore.
-Ahahaha, non ti viene bene... non puoi superare il maestro!- si sciolse di fronte quel tenero spettacolo. Nonostante tutto lei era stata bene in quei mesi con lui. Aveva senso lasciarsi per un litigio?!
-Allora tutto passato? Sono di nuovo il tuo ragazzo?- domandò prontamente, approfittando del cambio d'umore. Ginny si portò indice e pollice al mento, e lo strofinò fingendosi pensierosa. Lo fece stare un po' sulle spine.  Infine sorrise ed annuì. Dean la prese in braccio, sollevandolo da terra, e la abbracciò fino a stritolarla. Messa giù iniziò a baciarla sulla fronte, sulle guance e poi prepotentemente sulla labbra, cercando la sua lingua. Ginny schiuse le labbra e accolse il bacio, che divenne umido ed intimo.
-Mi sei mancata...- le sussurrò sfiorandola con i denti. Lei sorrise e lo baciò più e più volte sulle labbra gonfie ed umide.
-Anche tu!- gli soffiò sulle labbra, e restarono abbracciati, recuperando il tempo perso a darsi battaglia. Si, si disse, erano giusto tentare...
Ma la sera, quando la rossa si ritrovò nel letto a fissare il soffitto, mentre le altre compagne di stanza dormivano sogni tranquilli, si ritrovò a pensare che non era tanto convinta che Dean fosse stato sincero. Nei mesi che erano stati insieme e nei quali lo aveva imparato a conoscere, lo aveva scoperto orgoglioso, cocciuto ed invidioso. In cuor suo, sperava di sbagliarsi, e che le cose sarebbero cominciate ad aggiustarsi, ma sentiva quella situazione scricchiolare, pericolosamente. La mattina quando si svegliò molto presto, scese a fare colazione da sola, approfittando dell'orario. La Sala Grande era vuota, ad eccezione di due ragazze Tassorosso dell'ultimo anno. Prese posto e si godette il silenzio della grande stanza, su cui aleggiava un profumino di torta al cioccolato piperito, sormontata dal cielo nuvoloso su cui
galleggiavano le solite piccole candele. Le decorazioni natalizie erano sparite e tutto era tornato alla normalità.

-Signorina Weasley... eccola qua!- la voce preoccupata della McGranitt, alle sue spalle, la fece sobbalzare. –Purtroppo le porto sempre cattive notizie... si tratta di suo fratello, si trova in infermeria!- concluse la professoressa guardandola con occhi dolci. Ginny si alzò di scatto e scusandosi per la fretta, corse verso l'Infermeria. Quando fu dentro, accanto al letto di Ron, che sembrava profondamente assopito, vi trovò Harry.

-Che è successo?- tuonò Ginny con voce grave. Harry si alzò e corse ad abbracciarla. –Harry?- chiese di nuovo quasi sul punto di piangere.
-Ha mangiato dei cioccocalderoni ripieni di filtro d'amore... sono andato da Lumacorno per fargli somministrare l'antidoto... ma quando è ritornato in sé abbiamo brindato con una bottiglia di Idromele...avvelenata!- spiegò Harry tenendola stretta a sé. Ginny si portò una mano al cuore.
-E ora come sta?- la voce di Ginny era incrinata dalla preoccupazione.
-Madama Chips dice che grazie al Bezoar che gli ho ficcato in bocca... presto si riprenderà!- rispose Harry lasciando la presa, permettendole di avvicinarsi al fratello dormiente.
-L'hai salvato tu quindi?- chiese mentre gli carezzava una ciocca rossa scomposta. Harry annuì timidamente.
-Fortuna: avevo letto qualche giorno prima qualcosa al riguardo...- balbettò risedendosi sulla sedia vicino al letto di Ron.
-L'hai salvato Harry! Sei un angelo!- e Ginny gli si fiondò addosso. Lui l'accolse a braccia aperte, stringendola a se. Lei lo baciò sulla guancia vivacemente per poi sorridergli e sedersi accanto a lui.
-Se per farlo mi sono meritato un bacio da te, allora si sono un angelo!- rispose allegramente. Ma l'attenzione si spostò sulla porta dalla quale entrarono Molly ed Arthur Weasley. Poco dopo anche i gemelli arrivarono ad Hogwarts per far visita al fratello ed Hermione abbassò l'ascia di guerra per piagnucolare al capezzale del rosso. Anche se Ron continuava a dormire, cosa che Madama Chips riteneva fosse normale per permettere all'antidoto di fare effetto, i suoi amici continuarono a fargli visita preoccupati.
Nel frattempo Harry dovette chiedere a Cormac, riserva portiere dei Grifondoro, di sostituire Ron, nella partita contro i Tassorosso che si sarebbe tenuta una settimana dopo. Inutile dire quanto si pavoneggiò con tutti, specialmente con Hermione. Ma quest'ultima passava il suo tempo in infermeria a fare compagnia a Ron, quando Lavanda non la seguiva e non la controllava. Studiava lì e mangiava lì, ritrovando così la complicità persa con Ron, nei mesi antecedenti.
Nonostante avessero chiarito, Ginny e Dean invece sentivano che dopo quella discussione, tra loro era sorto una specie di muro. Sia da un lato che dall'altro, veniva pesata cara ogni parola ed ogni singolo gesto, e tra loro continuava a salire la tensione. Era chiaro che Ginny era stata ferita nei sentimenti e anche Dean nell'orgoglio. Perché, per quanto lo negasse, era vero che si sentiva inferiore alla ragazza, sia per quanto riguardava i risultati scolastici sia per le prestazioni sportive, per le quali Harry tesseva continuamente le lodi della rossa, e sia per la fama che Ginny riscuoteva nei professori, ed in particolar modo verso Lumacorno. E per quanto Ginny si sforzasse di dimenticare come l'avesse presa per una ragazza frivola a cui piaceva partecipare a feste senza senso, non riusciva a dimenticare quel litigio, e come invece Harry fosse stato tanto premuroso quando, alla festa, si erano incontrati. Perciò non passavano più molto tempo insieme, e quando lo facevano era sempre in compagnia di altri compagni di casa, così da non dover confrontarsi con la realtà ovvero che non c'era più la complicità di qualche mese fa. Si ritrovò a chiedersi se in Dean, al momento, cercasse solo affetto, attenzioni. E per questo motivo ancora non era pronta a lasciarselo definitivamente alle spalle.

-Per oggi abbiamo finito ragazzi! Complimenti a tutti... però Cormac ricordati di concentrarti sugli anelli...per favore... ci penso io a dare ordini e consigli alla squadra!- concluse Harry l'allenamento con quell'avvertimento esasperato. Mentre la squadra usciva dal campo, Cormac bofonchiava qualcosa di incomprensibile contro Harry.
-Harry sei sicuro di non voler giocare senza portiere? Sono certa che sarebbe meglio...- sussurrò Ginny sporgendosi verso l'orecchio di Harry, intento a pulirsi gli occhiali, sporcati dal vento. Il moro rise divertito, e guardò Ginny che faceva smorfie alle spalle di Cormac.
-Ci avevo pensato- riprese il discorso Harry, quando il portiere uscì dagli spogliatoi per ritornare al Castello, -ma dobbiamo tentare! È un rompiscatole so-tutto-io ma è il nostro unico portiere e Ron non si rimetterà in tempo, ha detto Madama Chips...- Ginny sospirò e prese la sua borsa con dentro asciugamani e guantoni.
-Dean mi ha detto che aveva un appuntamento di studio con Seamus, Ginny... dice che ti aspetta più tardi in Sala Comune...- l'avvisò Demelza prima di salutare entrambi e lasciarli soli. La rossa fece spallucce e si avviò verso l'uscita in compagnia di Harry.
-Che succede Ginny...? Ancora problemi?- domandò Harry mentre si sfilava la giacca, sudata e sporca, della divisa da quiddich. Ginny annuì senza troppa enfasi. E così Harry infilandosi una maglioncino le fu di nuovo vicino. –Posso fare qualcosa?- chiese fissandola dritto negli occhi stanchi.
-No Harry, è una questione tra me e lui... non vanno più tanto bene le cose...tutto qui!- rispose sorridendogli per tranquillizzarlo, sapendo bene che Harry poteva solo essere in realtà contento di quello che gli stava raccontando.
-E' un idiota... ti meriti di meglio Gin!- affermò sporgendosi verso di lei.
-Chi per esempio?- domandò sbeffeggiandosi di lui, incrociando le braccia al petto. Harry sorrise e diventò paonazzo, distogliendo lo sguardo. –Dai andiamo... vigliacco!- continuò a prenderlo in giro, uscendo dagli spogliatoi. Harry le fu dietro.
-Non sono un vigliacco!- cominciò a giustificarsi –sei tu che sei sfuggente... se tu non fossi già impegnata, tenterei di dare qualche indizio a Ron sulle mie intenzioni...!- azzardò Harry, senza però guardarla. Era diventato rossissimo in viso e per poco lei non scoppiò a ridere. Così annuì poco convinta mentre passo dopo passo, fianco a fianco, raggiungevano la Sala d'Ingresso.
-Non so per quanto ancora io e Dean possiamo andare avanti così...ma se dovesse finire tutto, tra me e lui, non voglio che pensi io sia pronta per affrontare un'altra situazione complicata...-
-Lo capisco... non farò nulla che possa metterti in difficoltà Gin...-
-Intendo che se non sei convinto... cioè se non vuoi rischiare di mandare su tutte le furie Ron... non provarci nemmeno, ok Harry? Finiremo con iniziare con il piede sbagliato!- spiegò seria la ragazza, mentre oltrepassavano il Ritratto della Signora Grassa e raggiungevano Hermione, vicino al camino. Così l'ora della cena arrivò, e nel frattempo Hermione raccontò loro di come Ron avesse finto di dormire, le volte che Lavanda era andato a trovarlo, con un sorrisetto sotto i baffi, molto compiaciuto.

Il giorno dopo Ginny uscì dall'aula di Storia della Magia, con una forte emicrania.

-Com'è andata la verifica Lorie?- chiese la rossa, mentre si massaggiava le tempie.
-Credo... anzi spero bene, la tua?-
-Se mi mette una O... devo ringraziare i miei avi...- rispose rubando un sorriso forzato all'amica.
-Devo raggiungere Anna e Betty in Biblioteca, vieni con me?-  chiese la bionda, sistemando il suo tomo nella borsa a tracolla, rischiando di far crollare il resto degli oggetti a terra rovinosamente. Ginny scosse il capo.
-Sono esausta... ci rivediamo a cena, ok?-
-Va bene... ti perderai il nuovo racconto di Betty sul suo nuovo flirt...- la punzecchiò mentre correva via al piano di sotto. Ginny roteò gli occhi al cielo divertita e si avviò verso la Torre, decisa a concedersi un sonnellino. Mentre camminava trascinandosi dalla stanchezza, una porta alla sua sinistra si aprì di scatto.

-Ginevra...- esclamò spaventata, una voce accanto a lei. La ragazza si voltò di scatto per trovarsi di fronte un Draco sudaticcio e con il terrore negli occhi.
-Draco... che ti prende?- subito si allarmò la rossa, parandoglisi di davanti. –Guardati: sei uno straccio!- aggiunse carezzandogli il collo madido di sudore freddo. Draco deglutì e fece per sottrarsi alla carezza e oltrepassarla. –Aspetta...-
-No Ginevra, per favore... ho bisogno di andare in camera mia... non mi sento bene...- farfugliò divincolandosi. Ginny si morse il labbro e poi lo spinse dentro il bagno.
-Colloportus!- disse la ragazza, bloccando l'entrata nel bagno, a chiunque fosse saltato in mente di entrare.
-Che fai? Ti ho detto di lasciarmi stare...- brontolò agitato.
-SEI TORNATO DI GIA'!- squittì una voce sopra le loro teste.
-Mirtilla!- esclamò Ginny sorpresa, mentre osservava il fantasma fluttuare vicino Draco e guardarlo con aria sognante.
-Che vuoi? Perché sei entrata anche tu?- piagnucolò Mirtilla, puntandole il dito contro, -LASCIACI SOLI!- urlò il fantasma, parandosi davanti a Draco, rendendolo ancora più spettrale, guardandolo attraverso Mirtilla.
-E' tutto a posto Mirtilla... è un'amica...- disse Draco mentre si reggeva affaticato al lavabo, dando le spalle alle due ragazze. Ginny era confusa. Mentre Mirtilla si lagnava ancora, svolazzando mesta da un lato all'altro dei bagni.

-Draco per favore... puoi dirmi che sta succedendo?- lo supplicò al massimo della preoccupazione.
-FATTI GLI AFFARI TUOI!!- ringhiò Mirtilla. Ginny sospirò, fulminandola con lo sguardo. Già era difficile riuscire a far parlare Draco, in più lei s'intrometteva di continuo, non lasciandoli discutere.
-Piantala Mirtilla... ti prego...- sibilò il biondo, sciacquandosi il viso. E il fantasma sbuffò e si sedette sul davanzale della finestra piagnucolando. –Ginevra... non è il momento ok? Devo andare nei sotterranei... a riposare...-

-NO! NO DRACO! Per te non è mai il momento! Dimmi-che-accidenti-succede?- sillabò Ginny a denti stretti, costringendolo a voltarsi verso di lei, con uno strattone. Così che la ragazza poté vedere il suo viso angosciato e stanco. Sembrava il fantasma di se stesso.
-Sono stanco... ho bisogno di riposare e mangiare... non ce la faccio più Ginevra!- farfugliò con le lacrime agli occhi, reggendosi alle spalle della ragazza.
-Allora smettila! Qualunque cosa ti abbiano costretto di fare, mandala al diavolo!!- gli rispose sorreggendolo e carezzandogli gli zigomi oramai troppo pronunciati.
-Non posso... non puoi capire... e non devi assolutamente metterti in mezzo! Ginevra giurami che non lo farai!- gemette, stringendosi il braccio sinistro. Ginny chiuse gli occhi strizzando le palpebre con forza, pregando che non stesse soffrendo per il Marchio Nero. Ma dal dolore, Draco non si sforzava neanche più di preoccuparsi di non darlo a vedere, prendendo a massaggiarselo sofferente.
-Te lo giuro... ma ora ascoltami: se sei ancora in tempo, tirati indietro! Ci stai rimettendo la salute e la sanità mentale così... guarda come ti sei ridotto!!!-
-LO SO!- le urlò in uno sprazzo di forza, -CREDI CHE NON ME NE ACCORGA!? Morirò se non ci riesco... la mia famiglia morirà se non lo faccio!!!- Ginny si portò una mano alla bocca terrorizzata. Draco la guardava con gli occhi sgranati per quello che gli era sfuggito, non riuscendo a trattenere un'unica timida ed amara lacrima, che gli attraversò la guancia fredda e pallida. Ginny sentì una lama oltrepassarle il cuore e poi fu un attimo: gli si fiondò addosso. Gli gettò le braccia al collo e premette le sue labbra calde e rosse, su quelle fredde, sottili e rosee di Draco. Il ragazzo la accolse prima rigido. Cercò di allontanarla, di respingerla con le mani premendo sulle spalle di lei, ma il suo corpo reagì al calore di quello della ragazza, che lo bramava più dell'aria per i polmoni. Così intrecciò le sue dita sottili e pallide tra i capelli vermigli della ragazza, respirando il dolce profumo di gelsomino che se ne sprigionò. La baciò assaporandone il gusto delle labbra e poi della lingua, che iniziò ad insinuarsi nella sua bocca. Draco la fece voltare, e la alzò, mettendola a sedere sul largo lavabo. Non si staccarono un attimo gli occhi di dosso. Di nuovo oro e argento fusi. Ginny, essendo così vicini, inspirò tutto la fragranza di rose della pelle candida del biondo, bianca quasi fino a risplendere.

-NO! NO! SMETTETELA!- urlò Mirtilla tra le lacrime. Ma il mondo attorno a loro non esisteva più, esisteva solo quel bacio caldo, umido e amaro, reso così dalle lacrime di entrambi. Poi il fantasma si fiondò nello scarico del water, e con un tonfo, schizzò acqua per tutto il bagno. Ginny allargò le gambe per accogliere meglio il corpo di Draco, che si riscaldava, ad ogni secondo che passava mentre la baciava. Prima con dolcezza, poi con traporto e passione, fino a quasi raggiungerle la gola con la lingua. Lei gli teneva le mani sul collo, accarezzandolo dolcemente, scompigliandogli poi i capelli, per poi lambirgli le guance ispide. Ginny sentiva il piacere di Draco premere contro il suo pube e non riuscì a contenere l'eccitazione. Le mani di Draco avevano cominciato a scendere dalla lunga chioma rossa, alla schiena, sino al seno, palpeggiandolo prepotentemente, procurando dei gemiti languidi dalle labbra ormai gonfie di baci, di Ginny. La ragazza cercava le sue labbra con avidità, mentre lui le carezzava le cosce, sollevandole la gonna della divisa scolastica, trovando poi le sue mutandine. Prese a carezzarle la femminilità dolcemente, attraverso il tessuto, cercando i suoi occhi ambra, lucidi e piacevolmente spaesati. E la baciò nuovamente, mentre con le dita continuava a lambirla delicatamente.

-Draco...- sussurrò Ginevra soffiando sulla sua lingua, che era bramosa del sapore della rossa. Lo voleva, lo desiderava. Era pronta ad amarlo. Ma Draco si staccò appena dalla sua bocca per fissarla negli occhi, interrompendo quel dolce oblio.
-Ginevra devo andare...- bisbigliò senza convinzione e senza allontanarsi di un centimetro dal corpo caldo e teso della ragazza. La voce gli uscì roca talmente era eccitato. Il suo sesso premeva per uscire e farla sua ma la sua mente lo metteva in guardia.
-No... ti prego...- lo supplicò Ginny, abbracciandolo e poggiando la sua testa rossa, nell'incavo tra il collo e la spalla del biondo Serpeverde. Draco affondò le sue mani tra i capelli di fuoco e la strinse con ardore per poi lentamente staccarsi.
-Non posso!- disse scuotendo la testa, mentre pigramente si avviava, all'indietro per continuarla a guardare, verso la porta. –Apri...Ginevra ti prego...- un'altra lacrima solcò il viso di entrambi e così Ginny puntò la bacchetta verso la porta e farfugliò il controincantesimo di apertura per poi riporla nel mantello. –Dimentica tutto questo... dimenticati di me!- le sussurrò con tono freddo prima di sparire dietro la porta. Ginny chiuse gli occhi, mentre scese dal lavabo. Così si risistemò la gonna e il maglione, tra i singhiozzi. Si girò verso il lavandino e si sciacquò il viso con l'acqua gelida, cercando di riprendersi. Ma le lacrime scendevano incontrollatamente e copiose. Si lasciò scivolare dal muro al pavimento per rannicchiarsi, abbracciando le ginocchia al petto, e trovare conforto in se stessa. L'aveva sedotta ed abbandonata. Si sentiva lacerata dentro... privata del respiro, dell'ossigeno. Non poteva esistere motivo tanto oscuro ed importante, per rifiutare il suo amore, così puro e sincero, spassionato. Non seppe per quanto tempo restò in quel bagno a piangersi addosso, a desiderare di vederlo spuntare da quella dannata porta per supplicarla di perdonarlo e di baciarlo ancora una volta... ma non accade nulla di questo, e si sentì come prosciugata di ogni singola lacrima fino a rinchiudersi in un silenzio glaciale, fino ad arrabbiarsi con lui. Si guardò un'ultima volta allo specchio cercando di camuffare il viso torturato dal pianto e dai singhiozzi per poi, a testa bassa, rifugiarsi, senza incrociare gli occhi di nessuno, tra le lenzuola del suo letto. Aveva ragione Lorie... non era saggio addentrarsi nel covo della serpe... ne era rimasta avvelenata... e quel tardo pomeriggio, tra le sue braccia, era stata intossicata la sua anima oltre che il suo corpo e non sarebbe più stata la stessa ragazza. Gli stava donando il suo cuore e lui l'aveva rifiutato, gettandolo come spazzatura, per poi fuggire.

La mattina seguente scese di nuovo mattiniera a fare colazione, evitando di incontrare così una qualsiasi anima viva. Riuscì ad ingoiare a fatica due forchettate di waffel per poi uscire dal Castello. Il dolce rosa dell'alba, filtrava dalle fronde degli alberi e rischiarava le gocce di rugiada dell'erba e dei piccoli e timidi fiori di campo. Nel cielo fluttuava il fumo nero, proveniente dal camino di Hagrid e qualche uccellino cantava allegro da qualche ramo più in là. Il vento freddo e leggero di Gennaio, le scompigliò i capelli vermigli, dipingendo nell'aria strani arabeschi rossi. Ginny respirò quella calma e quella tranquillità, cercando di intrappolarla nel suo cuore e nella sua mente, per riuscire a venir fuori da quel turbine di pensieri. Si trovava persa, spaesata, tra inferno e paradiso. Anzi, quando le sue labbra avevano sfiorato violentemente quelle del ragazzo, si era ritrovata persa in paradiso.
Oramai, camminando, era giunta allo stadio. Si era recata negli spogliatoi e si era messa la divisa da quiddich, portata con se nel borsone, cercando di concentrarsi sugli schemi che Harry le aveva impartito nell'ultimo allenamento. Non capiva dove trovava tutta quella forza dentro di se. Aveva voglia di salire sulla scopa, volare e sfrecciare nel vento, per poter urlare e non essere udita da nessuno. Segnare e vincere quella partita. Non per gli occhi degli spettatori, ma per sé stessa, per tamponare quella ferita inferta dal morso velenoso della sera precedente. Restò a godersi il silenzio che pian piano diventò un sommesso vociferare per poi farsi baccano assordante. E vide arrivare ad uno ad uno i compagni di squadra, troppo nervosi per accorgersi della presenza quasi polare di Ginny. Se ne stava accucciata in una delle panchine, vicino al suo armadietto. Pietrificata in volto e nella voce, sperava che quella partita iniziasse il più presto possibile.

-Tesoro... che spavento!!!- tuonò Dean quando entrò negli spogliatoi. L'abbracciò per poi fissarla con aria confusa. –Che ti è successo Gin? Sono andato a cercarti da Lorie ieri sera e anche stamattina... dove sei stata?-
-Oh...- batté le palpebre come se si fosse appena svegliata da un lungo sogno, -mi dispiace... ho studiato, da sola...- farfugliò distrattamente.
-RAGAZZI ECCOVI TUTTI QUI! Pronti?- esordì Harry, comparendo euforico dall'entrata degli spogliatoi. Si levò un si frizzante da tutti, tranne che da Ginny, ancora seduta e silenziosa a guardare spaesata la squadra. –ALLORA ANDIAMO, VINCIAMO QUESTA PARTITA!- concluse allegro Harry, e così i ragazzi uscirono per cavalcare le loro scope, librarsi e prendere posizione in campo.
Ma, come dice un detto babbano, spesso sentito da suo padre Arthur, i guai portano ad altri guai. Quella partita fu un disastro. Cormac lasciava spesso scoperti gli anelli per improvvisarsi alternativamente battitore e cacciatore, togliendo anche la Pluffa o la mazza agli altri membri della sua squadra. Fin quando un bolide colpì in testa Harry, che si schiantò rovinosamente al suolo.

-Harry? Harry mi senti??-  scese giù allarmata Ginny. Lo scosse per le spalle ma il ragazzo non dava alcun cenno di essere minimamente cosciente. –AIUTATEMI!!- urlò preoccupata e così Hagrid scese in campo, dalla platea, e lo portò in infermeria.
-Ahahaha che faccia che ha fatto quando l'ha colpito!- disse Dean tra le risate.
-Ma stai scherzando spero...- tuonò Ginny mentre con la scopa volava al suo fianco, -poteva morire da quell'altezza, siamo stati fortunati!- concluse livida in viso dalla rabbia.
-Oh certo povero Harry! Sempre a difenderlo stai!!!- rispose il ragazzo allontanandosi da lei, lasciandola di stucco.
Così la partita, senza cercatore, si concluse con la vittoria dei Tassorosso per 30 a 560. La sconfitta diede un ultimo pugno allo stomaco a Ginny che digiunò quella sera, trascorrendola in Infermeria con Harry e Ron, quest'ultimo oramai quasi del tutto ripreso.

-Quando hanno dimesso Ron?- chiese Ginny entrando in infermeria, tre giorni dopo, e ritrovandoci solo Harry disteso sul letto con ancora la testa fasciata.
-Stamattina presto... non mi ha neanche svegliato quando è andato via!- rispose Harry rizzandosi sui gomiti e mettendosi seduto sul materasso. Ginny fece spallucce e si sedette sul letto vicino, per fargli un po' di compagnia.
-Come va? Ti fa male ancora la testa quando ti muovi?-
-Di meno...Madama Chips dice che domani leverà le bende e mi darà una pozione equilibriotranquillo da prendere nei giorni seguenti!- spiegò Harry cercando gli occhiali sul comodino per focalizzare meglio la rossa. –Come è andato l'allenamento?- poi cambiò discorso il moro.
-Oh... alla grande! Essere il capitano fa schifo, senza offesa Harry... devi urlare per non farti ignorare... e pure che ti ascoltano fanno comunque di testa loro... credo di finire ad Azkaban un giorno di questi: io ucciderò Cormac Mclaggen! Lo giuro!- asserì annuendo e con espressione seria. Harry se la rise di gusto ascoltandola. –Dico sul serio, è inutile che ridi...- continuò non riuscendo a trattenere un sorrisino anche lei. Si rese conto che solo quando passava il tempo, isolata da tutti, insieme ad Harry riusciva a dimenticare la pressione incessante che aveva sulle spalle. Era trascorsa una settimana da quell'imprevisto nei bagni e qualche giorno in meno dall'ultimo litigio con Dean. Non aveva più parlato a nessuno dei due, evitando i posti affollati. Si svegliava presto la mattina per fare colazione da sola. Tra una lezione e l'altra era scortata da Lorie, Betty ed Anna, tutte e tre all'oscuro del motivo reale per cui Ginny fosse così taciturna, sapendo solo dell'ennesima discussione con Dean. Saltava il pranzo per studiare da sola in Biblioteca e poi cenava in Infermeria con Harry e Ron, e alle volte partecipava anche Hermione, se non aveva da studiare. Adesso era lei che si poteva definire una vigliacca, che si nascondeva dietro ad una maschera di mutismo ed indifferenza, ma era l'unica corazza a disposizione per difendersi.

-Stai tranquilla Gin oggi è stato il tuo ultimo giorno da Capitano, domani tornerò a farmi sentire e per prima cosa butterò fuori dalla squadra quell'idiota di Mclaggen! Per fortuna Ron si è ripreso!- la tranquillizzò Harry, mettendosi seduto per averla di fronte. Le loro ginocchia quasi si toccavano e potevano specchiarsi l'uno negli occhi dell'altra.
-Almeno questo peso me lo togli tu Harry...- sospirò Ginny. Harry si aggrottò preoccupato.
-Ancora problemi?- chiese fingendo di non sapere nulla.
-Certo come se tutta la scuola non lo sapesse già...- rispose scettica, alzando un sopracciglio. Harry sorrise scuotendo il capo divertito dai modi della rossa, buffa anche quando parlava dei suoi problemi.
-Già... cercavo di intavolare il più naturalmente possibile l'argomento... come va con Dean?-
-UNA MERAVIGLIA!- trillò gettando le braccia al cielo teatralmente. E ancora altre risate. –Abbiamo litigato per...vediamo... la cento cinquantanovesima volta!- concluse fingendo di contare con le dita delle mani. Harry con un gesto calmo e dolce gliele afferrò, stringendole dentro le sue. Ginny piegò di lato la testa, guardandolo affettuosa. Il ragazzo le si avvicinò per lasciarle un bacio veloce ma dolce sulla fronte.
-Non ti meriti questo perchè sei una ragazza solare e dolce... non dovresti perdere tempo a litigare ogni giorno con lui!-
-Lo so... ma è difficile dimenticare anche il tempo piacevole passato insieme... ultimamente sembra un'altra persona... non quella che mi ha conquistato! E mi chiedo se è davvero impossibile recuperare "quel ragazzo"!- rispose con un cipiglio triste e cupo. Harry fece spallucce.
-Magari è questo tipo di ragazzo in realtà, magari all'inizio ha finto di essere quello che non era per far colpo...- la buttò lì. Ginny lo osservò capendo per la prima volta quello che una vocina timida dentro di lei le sussurrava già da un po'. Rimasero a guardarsi in silenzio. Harry capì di aver fatto centro ed attese che la ragazza potesse elaborare quello che le sue orecchie non avevano voluto sentire fino a quel giorno.
-Già...- poi sibilò Ginny spezzando il silenzio per prima. –Grazie Harry...- aggiunse stringendo le sue mani a quelle del ragazzo. Quel gesto intimo e dolce le infuse serenità e si sentì, dopo giorni, realmente bene.
-Ginny? Devi sapere che io ti aspetto... sono deciso a mettere le cose in chiaro: tu mi piaci... e da morire, e rischierò una mazza da portiere in testa un'altra volta, da Ron, per farlo sapere a tutti!- sciorinò mantenendo lo sguardo fisso negli occhi ambra e lucidi di Ginny, che sorrise felice.
-Oh Harry... ne sei certo?- domandò per trovare un filo di titubanza nella sua voce o nei suoi occhi, ma non ne trovò. Harry annuì con fierezza e poi la abbracciò, sporgendosi dal suo letto. –Ora devo andare...- gli sussurrò all'orecchio ed il ragazzo annuì facendosi cupo. Lo vide risistemarsi sul letto e poi si avviò verso la Torre Grifondoro. Ginny non capì perché era scappata da quella situazione inizialmente. Si trascinò lungo il castello fino ad arrivare alla Torre est. Poi capì: e se anche Harry si fosse rivelato un codardo? Se anche lui si fosse tirato indietro e l'avesse illusa ancora?

-Sei stata da lui, un'altra volta, vero?!- la voce di Dean, poggiato al muro vicino al ritratto della Signora Grassa la accolse, una volta salita l'ultima rampa di scale di pietra. Ginny assunse un'espressione dura ed indifferente. –Lo so cosa fai quando sparisci! Passi il tempo con lui non è così?! Non starò a guardare mentre mi tradisci come hai fatto con Michael!!-
-Mi stai prendendo in giro?! È questo che pensi di me? È un altro dei tuoi complimenti velati?- rispose inalberata, puntandogli il dito contro, ad un palmo di naso. Dean non diede segno di cedere o cambiare tono.
-Esatto! Se scopro che mi hai tradito con lui...- la minacciò.
-che fai eh? Ci schianti e poi? Il tuo orgoglio si sentirà di nuovo fiero ed integro? Mi fai proprio pena...- rispose livida di rabbia. Dean diventò di mille colori e fece per darle uno schiaffo ma Ginny indietreggiò, ed il suo movimento lo fece ritornare in sé. Si guardò la mano sollevata a mezz'aria, e poi osservò lo sguardo deluso di Ginny.
-Mi...mi dispiace...- balbettò agitato -Ginny non volevo! Ti giuro non so che mi è preso...- cercò di ritornare in se passandosi le mani tra i riccioli, ma il gesto sembrò ancora più disperato. Ginny lo guardò impietrita, risentendo come un eco le parole di Harry...
"Magari all'inizio ha finto di essere quello che non era..."
-Invece è proprio quello che volevi fare... stammi lontano Dean, dico sul serio! Non ti avvicinare mai più a me!- quelle parole furono dette così pacatamente che risultarono ancora più dure e taglienti.
-Aspetta! Non puoi dire sul serio... ti prego Gin, dammi un'ultima possibilità!- Ginny lo oltrepassò ma lui la prese, sforzandosi di farlo il più delicatamente possibile, per la mano. Cercò di intrecciare le sue dita con quelle della ragazza che irrigidì come il marmo.
-Sei un'altra persona... non ti riconosco più... non so se posso ancora più fidarmi di te, di quello che dici e quello che fai!-
-Sono un casino... lo capisco! Ma è che ho saputo del tempo che passi con Harry... lo sai che sono sempre stato geloso di lui! Lo sanno tutti che tu hai avuto sempre una cotta per lui ed ultimamente mi è sembrato troppo interessato a te Ginny!- sciorinò preoccupato. Ginny lo ascoltò senza battere ciglio.
-Fai pace con il cervello! Non ti ho tradito con Harry, ma anche se fosse non hai il diritto di trattarmi così...- si liberò dalla stretta e corse dentro la Sala Comune, tra i compagni, su per le scale ed infine nel dormitorio. Lo trovò vuoto per fortuna, si distese sul letto, schiacciando il viso nel cuscino, soffocando un urlo. La vita che le era sembrata finalmente perfetta, era cambiata, prendendo una piega che non si sarebbe mai aspettata. Non c'era più spazio per lei e Dean, era finita, adesso doveva solo accettarlo anche lui e presto o tardi se lo sarebbero detti ad alta voce, e non lo avrebbero solo più pensato in silenzio.
Anche Febbraio trascorse lento e silenzioso. Il quattordici sarebbe stato un anno dalla prima volta che aveva baciato Dean, ma quel giorno aveva perso ogni importanza ed ogni magia. Lo trascorse in compagnia di Neville e Luna, tutto il pomeriggio ad Hogsmead, chiacchierando e comprando inutili sciocchezze a Mielandia per consolarsi con i dolci e lecaramelle. Il suo piano di difesa, per schermirsi da ogni dolore, di mutismo e le fughe dai posti affollati, era sempre in atto.

Dopo un mese non aveva più incrociato quegli occhi grigi...
Dopo un mese non aveva più discusso con Dean...
Dopo un mese non aveva più parlato con Harry riguardo la loro situazione...

Si era circondata di amici, si era immersa nello studio, trascorreva molto tempo a leggere e a passeggiare lungo il ponte in legno, sospeso, che dal Castello portava ai giardini di Hogwarts. E così giunse il piovoso e grigio Marzo, che rispecchiava, con le sue tempeste fatti di lampi e tuoni, i sentimenti nascosti di Ginny. Era divenuta una ragazza fragile ed insicura. Era piena di dubbi ed incertezze e chiusa in se stessa. All'esterno sembrava quella di sempre: buffa, allegra, briosa... ma dentro era un mare in tempesta, una bomba pronta ad esplodere.
Solo fingendo che nulla fosse accaduto, era riuscita a non pensare più a come si era sentita respinta. Solo fingendo che non fosse la ragazza di nessuno aveva dimenticato la delusione che le aveva provocato la reazione di Dean. Fuggiva anche dalla realtà che era stata contenta nel sentire le parole di Harry, che sarebbe stato pronto a rischiare di litigare con il suo migliore amico per lei. Cercava di dimenticare quella sensazione provata mentre aveva di fronte gli occhi verdi e dolci di Harry, per non ritrovarsi a dover iniziare un'altra relazione che non sarebbe riuscita a portare avanti, come quelle precedenti. Si era ritrovata a pensare che non meritava l'amore. Forse non era pronta ne portata per l'amore... perché ogni qual volta sentiva di poter aprire del tutto il suo cuore, accadeva qualcosa che la portava alla realtà bruscamente! Più volte si era richiusa come un riccio e aprirsi ad un tale rischio avrebbe significato soffrire ancora e ancora...
Ma dopo un mese, anche se per pochi secondi, si dovette scontrare con la realtà... quegli occhi artici, che l'avevano ferita nel profondo del cuore, esistevano ancora.

-Ehi ma quello non è Theodore Nott?- esclamò ad un tratto Betty, facendo sobbalzare dal tavolo dei Tre Manici di scopa, le amiche. Ginny si sporse per vedere al di là della finestra. Era davvero l'ex Serpeverde che aveva lasciato la scuola alla fine dell'anno scorso. Si ricordò dell'ultima volta che lo aveva visto. Era con Draco, parlavano preoccupati, e il moro era quasi in lacrime.
-Ma che ci farà lì sotto la pioggia? Come mai è ad Hogsmead?- domandò retoricamente Anna, mentre tutte e quattro lo osservavano curiose.
-Magari è venuto a trovare un vecchio compagno di Casa...- balbettò Lorie giusto in tempo per veder comparire, al fianco di Nott, Draco Malfoy, camuffato sotto un mantello nero. Ginny sobbalzò sulla sedia e si voltò dall'altro lato, cercando di sorseggiare il suo idromele per cacciare dalla testa quei pensieri che tanto aveva messo a zittire.
-Certo che sono strani... sembrano... così tutti incappucciati... no?!- sussurrò Betty alle amiche.
-Già due Mangiamorte...- completò la frase della compagna con un soffio di voce Anna. Le ragazze si fecero improvvisamente serie. Ginny sentì il sangue farsi gelato... si accigliò preoccupata e poi si voltò verso i due ragazzi. Parlavano fitto, vicini e sotto la pioggia battente.

-Dobbiamo andare... fra poco è il tramonto!- la riportò alla realtà Anna, che metteva i suoi due galeoni ed una falce sul tavolo. Lo stesso fecero le altre tre, per pagare l'idromele e le burrobirre prese, e si cacciarono sotto i pesanti mantelli per proteggersi dal freddo pungente di quel tardo pomeriggio di Marzo. Ginny sospirò pregando che passasse inosservata agli occhi di Draco e si avvolse il collo e metà del viso con la sciarpa rosso-oro. Ma non servì a nulla. Anna e Betty continuavano a parlare fra loro del più e del meno ad alta voce e schiamazzando allegre, e così facendo, i due incappucciati si voltarono verso di loro. Ginny sentì gli occhi grigi e profondi del ragazzo, solcarle la pelle, entrarle dentro il corpo, nuotare nelle sue vene e raggiungere il cuore, succhiandone l'anima a morte. Non era suo, non lo sarebbe mai stato. Nel suo mondo così artefatto, nobile ed oscuro non c'era spazio per lei. Così svoltò l'angolo, insieme alle sue amiche, lasciandoselo alle spalle, forse per sempre...

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