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Scontro parte 1

Mi alzai presto o almeno così volevo far credere, in realtà avevo dormito poco e niente.

Scesi giù dal letto e senza preoccuparmi delle mie occhiaie mi vestì, tuttavia non misi subito gli abiti per scuola ma da ginnastica; mi alacciai le mie fidate scarpe comode e uscì di casa, senza far rumore per non svegliare Levi.

Presi un bel respiro e iniziai a correre; l'aria era gelida, perforava i miei polmoni, ma nonostante il mio naso si arrossì per il gelo non smisi di avanzare.

Potevo godere di un bellissimo paesaggio autunnale, ormai era fine ottobre e gli alberi avevano assunto i loro colori caratteristici, nonché il loro aspetto secco e spoglio, per le foglie che facevano cadere ogni giorno fino ad esaurimento scorte.

Inconsciamente associavo l'arancione a questo periodo dell'anno; ritenevo ogni stagione della terra bellissima, ognuna con la propria caratteristica; su Pandora Heart non potevi di certo permetterti uno spettacolo simile.

Quando mi allenavo laggiù potevo solo vedere una triste realtà, corpi di gente dimenticati dagli squadroni, terreni bruciati, spade rotte o insanguinate.

Una volta che le mie orecchie non udirono più le onde che si frastaglivano contro gli scogli, intuì che avevo già superato la pineta che circondava la mia dimora.

"Puoi farcela"

Dissi ad alta voce per automotivarmi; non sapevo se il dolore era causato dalla fatica o dal freddo, ma di certo non mi sarei fermata adesso.

Quando vidi la scuola feci un ultimo scatto; volevo entrare dal cancello ma esso era ancora chiuso, dato il presto orario, così girai il capo a destra e a sinistra, per controllare se ci fosse qualcuno; una volta appurato ciò, scavalcai i muri, che circondavano l'edificio, con un grande balzo.

Atterrata sull'asfalto spensi il cronometro attivo sul mio smartphone; trentasette minuti era il tempo segnato sul dispositivo.

"Posso fare di meglio"

Dissi riponendo il cellulare per poi dirigermi in palestra e continuare il mio allenamento.

Il mio cuore si aspettava un tempo da venti minuti ed il mio cervello sperava in un miglioramento.

Di certo non potevo che essere felice del risultato, ma non soddisfatta; magari se ieri fossi stata così motivata avrei fatto lo stesso tempo.

Era questa la mia domanda principale, tuttavia anche se fosse questo, non toglie il fatto che io debba impegnarmi di più per arrivare a quella fatidica cifra.

Posata la mia roba, mi misi al centro della palestra per effettuare la mia trasformazione. C'era un piccolo rischio di essere scoperta, ma ciò non poteva impedirmi di rafforzarmi.

Erano le quattro del mattino, il cancello come l'edificio era sbarrato.

Vi starete chiedendo come io sia potuta entrare, date le circostanze.....

Bhe semplicemente ho trovato una finestra aperta e così mi ci sono infilata.

"Heart donami la tua forza e I tuoi poteri!"

Gridai la solita frase di rito, prima di lanciare il mio anello e trasformarmi.

Decisi di allenarmi in questo stato per il peso dell'armatura.

Era inutile per me fare come stava insegnando Levi a Marco o come lo stavo facendo io con laura; il mio corpo doveva essere mantenuto con esercizi più difficili, se solo gli avessi alleggeriti, mi sarei rammollita ancora di più.

Secondo all'abbigliamento, era importante impugnare la spada giusta; quelle presenti in palestra, oltre che ad essere finte, non erano paragonabili al metallo di quelle vere.

La mia lama mi era sempre stata accanto nei momenti in cui ne avevo bisogno ed è anche per questa ragione che preferivo usare lei.

Se questo oggetto, una volta, mi era sconosciuto, ora era come se fosse diventato un mio amico; che triste paragonarlo così vero?

Purtroppo era la verità, sapevo ogni cosa della mia spada: il materiale, com'era stata forgiata e persino qual'erano i suoi punti di forza e debolezza.

Guardai meglio il soggetto in questione, facendoli fare due o tre giri di polso, per ammirare meglio la lama e la sua Elsa.

Sapevo benissimo che ogni graffio o imperfezione era stata causata da uno scontro e potevo benissimo dire quale e come.

Anche io avevo varie cicatrici, la più grande era sulla schiena, anche se quella era più percepibile nel mio cuore che sulla pelle.

Finito la mia sessione di esercizi tornai normale, mi concessi una pausa fino alla comparsa dei miei compagni.

Eh si, oggi alle prime due ore, c'era la lezione di educazione fisica ed io non sapevo ancora che fare con Leaf.

Per primo varcò la soglia della palestra l'istruttore, il quale vedendomi mi sorrise, so che aveva capito quello che avevo fatto e quel suo gesto significava fierezza nei miei confronti.

Sorrisi di rimando a Levi e a Laura, purtroppo la mia incurvatura di labbra felici svanì quando vidi una chioma rossa fare il suo ingresso.....

 

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