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capitolo 15

I giorni passarono in un fluire quasi meccanico, tra messaggi e videochiamate, mentre la loro connessione diventava sempre più una routine. Durante il giorno, si vedevano con discrezione, talvolta per un caffè o una passeggiata veloce nel parco. Ma era la notte che li legava davvero. Le videochiamate notturne, che cominciavano appena Silvia si ritagliava qualche momento di tranquillità, diventavano il loro rifugio. Lei, esausta dalla giornata, crollava subito, il volto sereno sullo schermo del telefono, i suoi occhi chiusi mentre il sonno la prendeva.

Nel frattempo, Sandro, che non aveva la stessa stanchezza, rimaneva sveglio, disteso sul suo letto, fissando lo schermo del telefono mentre giocava alla PlayStation fino a tarda notte. Ogni tanto, alzava gli occhi verso il viso di Silvia, il suo respiro tranquillo che gli dava una strana sensazione di calma, ma anche di inquietudine. Non sapeva cosa significasse per lui, ma la sua solitudine, la sua stanchezza mentale, sembravano mescolarsi alla presenza silenziosa di lei, e in qualche modo, questo lo faceva sentire meno solo.

Silvia, purtroppo, non riusciva a scrollarsi di dosso una sensazione di inadeguatezza. Era come se il suo corpo fosse sempre sopraffatto dalle ore in cui si occupava della casa, dei gemelli, e delle piccole cose quotidiane. Le sue forze erano sempre in esaurimento. Nonostante tutto, Sandro sembrava, in qualche modo, l'unica ancora di salvezza. Ma dentro di sé, si rendeva conto che qualcosa non andava. C'era un senso di frustrazione che le stava montando dentro. Le videochiamate non bastavano a calmare il mare agitato del suo cuore.

Passarono un paio di giorni, e Silvia iniziò a sentirsi un po' più calma. Le cose, per quanto difficili, sembravano meno insopportabili. Così, come se fosse un segno di normalità ritrovata, Sandro le propose qualcosa di diverso.

"Silvia," scrisse un giorno, "domani ho la casa tutta per me. Nessuno ci sarà. Ti va di venire a trovarmi? Possiamo fare qualcosa insieme, senza interruzioni."

Silvia lesse il messaggio e sentì il battito del suo cuore accelerare. La proposta di Sandro la turbò più di quanto si sarebbe aspettata. Aveva passato tanto tempo con lui, ma l'idea di stare a casa sua, da soli, senza distrazioni... la spaventava. Non aveva mai avuto esperienze simili in passato. Non sapeva come sarebbe andata, cosa sarebbe successo tra loro. Aveva sempre preferito tenere la distanza, come una protezione contro qualcosa che non riusciva ancora a comprendere.

"Ci penserò," rispose, cercando di non farsi prendere dal panico. La verità era che non si sentiva pronta per fare un passo più grande, soprattutto con qualcuno con cui non aveva ancora sperimentato nulla di intimo.

Il giorno seguente passò in un turbinio di pensieri. Silvia cercava di concentrarsi su ciò che doveva fare, ma ogni tanto il pensiero di essere sola con Sandro la turbava. Non sapeva come sarebbe andato, e non voleva correre. Non voleva sentirsi spinta verso qualcosa che non riusciva a controllare.

La sua mente si perdeva tra mille domande: "Cosa succede se non mi sento pronta? Se lui si aspetta qualcosa che io non so dare?" La paura di non essere all'altezza la avvolgeva, ma anche un desiderio di provare qualcosa di nuovo si faceva strada in lei, mescolato alla confusione.

Alla fine, decise di scrivere.

"Sandro, io..." iniziò, fermandosi a riflettere. "Mi piacerebbe venire, ma sono un po' in panico. Non ho mai fatto queste cose, non ho esperienza, e non voglio che le cose vadano troppo veloci. Ho bisogno di tempo."

Silvia guardò il messaggio prima di inviarlo, sentendo una sorta di liberazione e paura allo stesso tempo. Non sapeva come lui avrebbe reagito, ma sentiva di dover essere sincera.

Non ci volle molto prima che Sandro rispondesse. Il suo messaggio arrivò con un tono più morbido del solito, come se cercasse di capire davvero le sue parole.

"Silvia, non preoccuparti. Non voglio che tu faccia qualcosa che non ti faccia sentire a tuo agio. Se ti senti pronta, vieni. Se hai bisogno di più tempo, va bene lo stesso. Non c'è fretta. Quello che voglio davvero è che tu stia bene."

Le parole di Sandro la toccarono. Non c'era alcuna pressione, nessun "obbligo" che doveva soddisfare. Solo una comprensione che la rassicurava, anche se non riusciva a risolvere tutto il conflitto che sentiva dentro. Ma quella risposta, in qualche modo, la fece sentire sollevata.

"Grazie, Sandro. Mi fa piacere che lo capisci." Rispose, mentre il respiro si faceva più regolare. "Forse, un passo alla volta, ci arriverò. Ma oggi non è il giorno giusto."

Sandro non insistette. Era chiaro che non voleva forzarla, ma solo darle la possibilità di decidere quando sarebbe stata pronta. E quella risposta le diede, per la prima volta, la sensazione che forse le cose con lui potevano procedere senza la fretta di arrivare a qualcosa che lei non si sentiva pronta a fare.

Finalmente il giorno arrivò. Silvia si era preparata mentalmente per l'incontro con Sandro, ma la tensione nel suo stomaco non sembrava diminuire. Aveva deciso di andare da lui, ma non sapeva davvero cosa aspettarsi. I suoi pensieri erano confusi. La paura di fare un passo che non si sentiva pronta a fare l'aveva accompagnata tutta la giornata. Cosa succederà quando sarò lì? si chiedeva, ma non c'era modo di tornare indietro ormai.

Appena arrivò a casa sua, Sandro la accolse con un sorriso che, pur sembrando disinvolto, non riusciva a nascondere una certa intensità nei suoi occhi. Non disse nulla di troppo, ma il modo in cui la guardò, il modo in cui l'aveva invitata a entrare, era più di quanto le parole potessero esprimere.

"Ciao," disse Sandro, spostandosi di lato per farla entrare. La sua voce era più bassa del solito, come se cercasse di mantenere il controllo. Ma Silvia percepì subito quel cambiamento, quel qualcosa nell'aria che non riusciva a definire.

"Ciao," rispose lei, entrando e fermandosi subito al centro della stanza. C'era un'energia palpabile, qualcosa che li avvolgeva entrambi, ma nessuno dei due sembrava volerlo ammettere apertamente. Sandro chiuse la porta e si avvicinò, rimanendo a pochi passi da lei.

Il silenzio tra loro sembrava essere più carico di parole non dette che di qualsiasi altro suono. Silvia cercò di ignorare la sensazione che le stava salendo dentro. Rilassati, pensò, non è un appuntamento, non è una prova. È solo un momento tra di voi.

"Senti, Silvia," iniziò lui, finalmente rompendo il ghiaccio. La sua voce ora aveva un tono più deciso, ma dolce. "Mi fa piacere che tu sia venuta. Non c'è fretta, ok? Possiamo fare quello che ti fa sentire più a tuo agio."

Silvia lo guardò negli occhi, notando il modo in cui lui la osservava, come se ogni movimento, ogni respiro fosse importante. Il suo cuore accelerò. Sentiva che lui voleva qualcosa, ma non sapeva se lei fosse pronta a darglielo.

"Non so cosa aspettarmi," disse Silvia, le parole sfuggirono prima che riuscisse a fermarle. "Non ho mai fatto queste cose, Sandro. Non con nessuno."

La confessione la fece arrossire, ma non poteva fare a meno di sentirsi vulnerabile. Non aveva esperienza, e quella consapevolezza la metteva in una posizione di fragilità che non le piaceva.

Sandro rimase in silenzio per un istante. Poi, con un passo deciso, si avvicinò lentamente a lei. Non sembrava affatto impaziente, ma il modo in cui l'osservava sembrava comunicare il desiderio di andare oltre, di scoprire qualcosa che entrambi avevano trattenuto per troppo tempo.

"Va bene," disse lui, la sua voce più bassa e più grave. "Non dobbiamo fare nulla che non vuoi. Ma dimmi una cosa: sei qui per caso, o c'è qualcosa che davvero vuoi provare, Silvia?"

Le sue parole colpirono Silvia come un'onda improvvisa. Quella domanda era diretta, ma non c'era alcuna pressione, solo una curiosità che lei non si aspettava. Come se non fosse solo un gioco di seduzione, ma qualcosa che entrambi stavano cercando di comprendere.

Lei guardò lui negli occhi, cercando di capire la verità dietro quella domanda. La tensione tra loro era palpabile, quasi tangibile, come una fitta che saliva lentamente. La sua mente correva, ma qualcosa nel modo in cui lui l'aveva guardata la stava spingendo a rispondere.

"Non lo so," rispose finalmente, la sua voce tremante ma sincera. "Forse... forse sono qui perché voglio capire cosa c'è tra di noi. Voglio scoprire cosa può succedere quando siamo solo noi due."

Il cuore di Sandro batteva forte, ma il suo volto rimase impassibile, come se stesse cercando di mantenere il controllo, pur sapendo che le sue emozioni stavano venendo a galla. Si avvicinò di un altro passo, il suo respiro ora più vicino al suo, e la sua mano sfiorò delicatamente il braccio di Silvia.

"Sei sicura di volerlo, Silvia?" La sua domanda era ancora più intensa, ma questa volta c'era una delicatezza che non aveva avuto prima. "Perché non voglio che tu faccia qualcosa che non ti faccia sentire... bene."

Silvia lo guardò per un lungo momento. Ogni fibra del suo corpo la spingeva a rispondere, a dare una risposta chiara. Ma c'era anche una parte di lei che non riusciva a fare il passo successivo.

Per un attimo, rimasero lì, in silenzio, solo con il suono dei loro respiri che sembrava crescere, lenti e profondi. Poi, Silvia fece un passo avanti, allungando una mano che sfiorò la sua, come se finalmente avesse trovato il coraggio di avvicinarsi.

"Non lo so," disse, il cuore che batteva forte nel petto, "ma forse posso scoprirlo."

E così, in quel momento, tutto cambiò. La distanza tra loro si ridusse ulteriormente, ma non era più solo una questione di fisico. C'era una connessione nuova che stava nascendo, e Silvia sapeva che, qualunque cosa sarebbe accaduta, doveva seguirla. Con calma, ma con la consapevolezza che quel momento stava per definirli entrambi.

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