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capitolo 14

Silvia aveva il cuore in tumulto, ma ancora una volta la sua unica speranza sembrava risiedere in Sandro. Il peso della discussione con sua madre era troppo grande, e si sentiva persa. Nonostante tutto, lui era la persona con cui aveva sempre cercato un qualche tipo di rifugio, anche quando sapeva che le cose tra loro non erano mai state facili. Oggi, però, il bisogno di parlare si faceva irrefrenabile.

Prese il telefono, e dopo un respiro profondo, scrisse:
"Non so più cosa fare, Sandro. Mi sento sopraffatta, mi sta crollando tutto addosso."

Abbassò lo sguardo sullo schermo per qualche secondo, mentre la risposta tardava ad arrivare. La frustrazione si accumulava, ma poco dopo il messaggio di Sandro comparve sullo schermo.

"Cosa è successo stavolta?"

Silvia si sentiva come se stesse per esplodere, ma sapeva che se non avesse detto qualcosa avrebbe rischiato di soffocare ancora più dentro di sé. Scrisse rapidamente, cercando di mettere in parole il suo disagio:
"Non ce la faccio più. La mamma, i gemelli... non riesco a gestirli, non riesco a respirare. È troppo. È sempre troppo."

Si sentiva come se le sue parole stessero cercando di emergere da un posto oscuro dentro di lei, un posto dove ogni emozione sembrava imprigionata. Mentre aspettava la risposta, sentiva il cuore battere più forte.

Il messaggio arrivò poco dopo, ma questa volta, più che un conforto, le parole di Sandro suonavano come una doccia fredda.
"Silvia, ma è sempre la stessa storia. Ogni volta che ci sentiamo, è lo stesso copione. Non è che non ti capisco, ma è diventato un circolo vizioso."

Le parole la trafissero. Sempre la stessa storia. Un'onda di rabbia e frustrazione le salì dentro, ma non riuscì a fermarsi. Sentiva che la sua disperazione non veniva presa sul serio, che per Sandro era solo un'ennesima "lamentele" che si ripetevano.

"E che cosa dovrei fare, Sandro? Semplicemente smettere di sentire tutto questo? Non posso far finta che vada tutto bene. Se non parlo con te, con chi lo faccio?!"

La sua mano tremava mentre digitava il messaggio. Le parole uscivano tutte in un colpo, come un flusso incontrollato che non riusciva a fermare. La risposta non tardò ad arrivare, ma non era certo quella che si aspettava.

"Silvia, non posso fare più di così. Ogni volta è la stessa solfa. Ti lamenti e basta, e io non so cosa dirti più. Non posso essere io a risolvere ogni tuo problema."

Le sue parole la colpirono come una frustata. Non poteva crederci. Ogni suo tentativo di sfogo veniva ridotto a una ripetizione. Il nodo nella sua gola aumentava, e una sensazione di gelo la pervadeva. Non posso risolvere ogni tuo problema. Era questo ciò che stava dicendo?

"E cosa dovrei fare, allora?" rispose lei, la rabbia che cominciava a farsi strada nella sua voce. "Cosa vuoi da me? Dovrei solo stare in silenzio mentre mi sento morire dentro?"

Cercava di restare calma, ma il suo cuore batteva forte, e la frustrazione le rendeva difficile mantenere il controllo. Sandro rispose rapidamente, ma la sua freddezza la ferì ancora di più.

"Non dico che dovresti stare in silenzio, ma capisci che è difficile sentire sempre la stessa cosa. Ogni volta, Silvia. Non voglio sembrare insensibile, ma alla fine è sempre lo stesso: ti senti sopraffatta, ti sfoghi, e io finisco per essere sempre il punto di sfogo."

Il messaggio la lasciò senza parole. Come poteva dire che si sentiva sopraffatta se ogni volta che lo faceva, lui non sembrava nemmeno sentire davvero il suo dolore? Era come se per Sandro non ci fosse mai spazio per lei, solo per le sue lamentele. Il telefono tremò nelle sue mani mentre cercava di respirare, cercando di trovare un'ultima risposta.

"Io non ti sto usando come punto di sfogo, Sandro. Ho solo bisogno di qualcuno che mi ascolti. Ma se è così che la pensi, forse è meglio se non parliamo più."

Premette invio con una certa freddezza, ma nel suo cuore un dolore crescente si faceva largo. Non sapeva nemmeno più cosa stava cercando da lui. Le sue parole suonavano come una resa. Ma l'idea di perdere anche lui, di non poter più appoggiarsi a lui, la faceva sentire vuota.

Il messaggio di Sandro arrivò quasi immediatamente, ma anche questa volta non portava alcuna risposta, solo un altro freddo distacco.

"Non è così, ma non posso continuare ad affrontare le stesse cose ogni volta. Se vuoi parlare, ci sarò. Ma spero che tu capisca che è anche stancante per me."

Silvia rimase immobile, le lacrime minacciavano di uscire, ma non voleva cedere. Sentiva che stava finendo tutto, che non c'era più spazio per lei, neanche in lui. La consapevolezza che ogni suo tentativo di sfogo sembrava stancare Sandro la faceva sentire ancora più sola.

Non sapeva più se fosse ancora disposta a sperare che lui potesse offrirle quello che cercava. Ma, purtroppo, a quel punto, Sandro sembrava essere l'unica ancora a cui si aggrappava, anche se, come sempre, quella stessa ancora sembrava poco solida.

silenzio che seguì all'ultimo messaggio di Sandro era insopportabile. Silvia si sentiva come se l'aria nella stanza fosse diventata troppo densa per respirare. Le sue dita sfiorarono lo schermo del telefono, ma non riuscivano a premere il tasto per rispondere. Ogni parola sembrava sbagliata, e la tensione tra loro cresceva.

Poi, quasi all'improvviso, il telefono vibrò di nuovo. Un altro messaggio da parte di Sandro.

"Silvia, ascolta. Non voglio che tu pensi che non mi importi. Ma forse dovremmo trovare un altro modo per 'tenerci compagnia'. So che le cose sono difficili per te, e io sono stanco di sentirti sola. Forse potremmo fare delle videochiamate durante il giorno, ogni tanto. Così possiamo rimanere in contatto, anche quando non ci vediamo."

Le parole gli sfuggirono quasi come un tentativo di fare qualcosa, di migliorare la situazione. Ma Silvia non riusciva a interpretarle come una soluzione. La proposta di Sandro non sembrava altro che un gesto vago, una sorta di "compromesso" che, a suo avviso, non avrebbe mai risolto davvero i problemi.

Silvia fissò il telefono, le mani tremanti mentre cercava di capire se dovesse essere grata o irritata per quella proposta. Una videochiamata? pensò. Per tenersi compagnia? Non era quello che cercava. Non voleva una compagnia virtuale. Voleva sentirsi ascoltata, capita, come se le sue parole avessero davvero peso. Ma ogni volta che cercava di farlo, le risposte che otteneva sembravano sempre più superficiali.

Dopo un lungo respiro, Silvia scrisse finalmente:

"Le videochiamate? Non lo so... non penso che sia una soluzione, Sandro. Non voglio stare a parlare con te a distanza, come se fosse solo un'altra cosa da fare. Voglio sentire che ci sei davvero, che ci siamo davvero."

Poi, si fermò. Si rese conto che non avrebbe mai ottenuto da lui ciò che cercava, almeno non in quel momento. Era come se fosse destinata a navigare in un mare di incomprensioni, incapace di trovare una rotta che la portasse davvero da lui.

Un altro messaggio arrivò da Sandro.

"Capisco cosa intendi, ma... non posso stare sempre vicino a te, fisicamente. Non sempre posso venire da te, e nemmeno tu puoi venire da me ogni volta. Quindi pensavo che potrebbe aiutare fare qualcosa che ci faccia sentire più vicini, anche solo per un po'."

Silvia rimase a guardare il messaggio, il cuore che batteva forte. Era vero, Sandro non poteva essere fisicamente presente come lei avrebbe voluto, ma era davvero questo il punto? Aveva bisogno di sentirlo vicino, ma più che altro aveva bisogno di un senso di supporto, non di una "soluzione temporanea". Una videochiamata non sarebbe mai stato il modo per sentirsi veramente visti, davvero ascoltati.

"Non è solo una questione di vicinanza fisica, Sandro," rispose, la voce che vibrava di frustrazione. "A volte credo che nemmeno tu capisca cosa sto passando. E le videochiamate non cambiano nulla."

Dopo aver inviato il messaggio, si sentì ancora più sola. Come se il suo mondo fosse diventato un posto in cui le persone intorno a lei non riuscivano a comprendere davvero cosa stesse vivendo. Non voleva più risposte che minimizzassero il suo dolore. Non voleva sentirsi dire che doveva adattarsi a qualcosa di nuovo, a qualcosa che non avrebbe mai risolto nulla.

Sandro, tuttavia, non si arrese. Sapeva che Silvia era in difficoltà, ma forse non riusciva a vedere quanto quella difficoltà fosse profonda. Rispose, più pacato questa volta.

"Non ti sto dicendo che le videochiamate risolveranno i tuoi problemi, Silvia. Ma forse potrebbero darci un modo per restare in contatto, per non sentirci troppo lontani. So che non è perfetto, ma può essere un inizio."

Questa volta, Silvia non rispose immediatamente. Le sue dita restavano sopra la tastiera, ma non trovava le parole giuste. Ogni cosa che Sandro le proponeva le sembrava insufficiente. Un inizio? Un inizio per cosa? Per sentirsi meno sola? Non era quello di cui aveva bisogno. Ma allo stesso tempo, la solitudine che la soffocava era così grande che non sapeva nemmeno se era pronta a rifiutare la sua proposta.

Alla fine, dopo un lungo silenzio, Silvia scrisse semplicemente:
"Va bene. Proviamoci."

Quella risposta sembrava una resa, ma era anche un riflesso della sua realtà: non aveva davvero altra scelta. Sandro era ancora lì, e, per quanto poco, sembrava essere l'unica persona con cui potesse cercare di costruire qualcosa. Anche se quel "qualcosa" non riusciva a darle la pienezza che cercava, non c'era altro.

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