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Capitolo 2

Napoli 16 agosto 2015

"Un tè caldo, grazie." Pronunciai stringendomi nella mia grande felpa nera.
"Subito signorina." Rispose il barista mettendosi al lavoro.

Mi guardai attorno, il bar era completamente deserto, c'eravamo solo io ed il ragazzo barista, alto, bello e gentile, solito ragazzo perfetto, che, quel giorno, si consolava con la musica ed il condizionatore d'aria.
Stranamente quella mattina faceva davvero molto freddo e non solo perché mi ero svegliata alle 6:00 per fare la mia solita passeggiata, ma il tempo era chiuso, le nuvole si erano impossessate del cielo divenuto grigio e malinconico alla ricerca della luce del sole che l'avrebbe liberato.

Un potente lampo susseguito poi dal tuono diede inizio ad uno dei temporali più violenti dell'anno, mi scostai dalla porta di entrata prendendo il telefono dalla tasca. Avevo tantissimi messaggi non letti quel giorno, ma non avevo intenzione di leggerne alcuno, ero stanca dei soliti messaggi di auguri copiati da internet per fare bella figura, sarebbe meglio un semplice "Tanti auguri Ash!", o anche niente.

Odiavo il mio compleanno, l'ho sempre odiato, i miei genitori a lungo andare mi avevano fatto rimpiangere il giorno in cui sono nata e da tempo non facevo altro che pensare, se non fosse stato per "quell'incidente", se non fosse stato per una loro mancanza, io sarei ancora a contemplare il nulla attraverso lo spazio infinito in cui viviamo ma che sottovalutiamo ogni giorno.

Un particolare messaggio attira la mia attenzione, il numero non lo conosco ma il modo di scrivere mi sembrava familiare. Il giorno del mio compleanno avevo una specie di rito da compiere: sparire.
E non avrei di certo spezzato quel mio rito per un messaggio di qualche sconosciuto. Così riposai il telefono nella tasca posteriore del mio pantalone nero.

"Signorina, il suo tè è pronto." Mi chiamò il barista con tono gentile.

"Oh, la ringrazio." Mi avvicinai al bancone e cominciai a girare il tè col cucchiaino nonostante non avessi messo zucchero.

"Che ci fa una ragazza bella come te in piedi a quest'ora?" Pronunciò timidamente il barista.

Avrei preferito non rispondere, o meglio, che non avesse mai cominciato la conversazione.

"Nulla, facevo una passeggiata, così.." Finii in fretta di bere il mio tè per andare via da quel ragazzo che aveva provato ad entrare nella mia vita.
Pagai e senza neanche voltarmi lo salutai gentilmente per poi precipitarmi fuori.

La pioggia cadeva violenta sull'ambiente circostante e con la mia solita fortuna non avevo l'ombrello con me.

Rimasi per qualche istante a fissare la pioggia immedesimandomi in lei per qualche secondo. Era veramente forte. Nonostante cadesse continuamente aveva il potere di farlo ancora. Solo le persone superficiali potevano disprezzarla, quelle che preferiscono l'estate perché "d'inverno fa freddo".

Mi incamminai verso casa finendo per inzupparmi completamente, mentre camminavo guardavo la città intorno a me. C'era un bellissimo silenzio che regnava tra le strade, solo qualche volta passavano delle auto che correvano oltre i limiti imposti.

In lontananza vidi un ragazzo appoggiato al cartello della fermata dell'autobus. Sembrava molto alto, aveva i capelli castani perfettamente allineati nonostante l'umidità, sembravano addirittura morbidi, ma non riuscivo a vedere molto per colpa della mia vista da talpa.

Gli passai davanti, a differenza mia aveva la fortuna di avere un ombrello.
"Hei, aspetta." Sentii una debole voce chiamarmi.
Mi voltai sorpresa ed il ragazzo allungò il suo braccio per coprirmi con l'ombrello.
"Sai che stare sotto la pioggia così a lungo non fa bene?" Mi sorrise debolmente. Non era di qui. Era troppo gentile e non aveva quell'accento rude che caratterizzava Napoli.

Il suo viso appena roseo, era in contrasto con i sui occhi scuri con qualche sfumatura più chiara come i capelli e le sue labbra chiare erano leggermente curvate in un sorriso.

"Non devi preoccuparti." Sussurrai distogliendo lo sguardo.

L'autobus arrivò non dandogli tempo di continuare la conversazione, cosa che mi sollevò ma al tempo stesso mi sentii vuota vedendolo salire.
"Tieni l'ombrello, ti meriti un arcobaleno dopo tutta la pioggia che hai preso." Fu l'ultima cosa che mi disse lasciandomi sola e senza parole alla fermata.

Non capivo la mia reazione eccessiva, era solo una di quelle persone che entrava nella mia vita per poi non tornarci più.
Era solo una persona come altre.
E non lo so perché le sue dolci parole accompagnate dal debole sorriso presero possesso della mia mente durante tutta la giornata.

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