9. Capitolo.
Elen.
Sento l'adrenalina scorrermi nel sangue, mi sembra di volare è una sensazione bellissima mi fa sentire viva. Mi volto per osservare Derek che fissa concentrato la strada di fronte a se, ha seminato tutte le auto, rimanendo in vantaggio. Chiudo gli occhi per la frenesia e sento urla, schiamazzi e il rumore di uno sparo che segna la fine della corsa, ma che mi fa gelare il sangue, Derek frena tutto d'un tratto, di getto riapro gli occhi e con stupore noto che ha raggiunto il traguardo, istintivamente mi volto verso di lui e rimango sorpresa nel notare che il suo sguardo era già posato su di me, con un getto repentino mi butto tra le sue braccia famelica.
<< C'è l'hai fatta! Non dovrò saziare la fame di Richard.>> urlo e rido nello stesso istante, solo dopo qualche secondo mi accorgo che lo sto ancora stringendo.
<< Oh..ehm scusa mi sono fatta prendere dal momento.>> mi giustifico ma lui continua a guardarmi intensamente.
<< Non avrei lasciato che quel bastardo ti toccasse nemmeno con un dito. Comunque nessun problema le tue tette erano comode.>> afferma con malizia e serietà.
<< Sempre il solito pervertito.>> sbuffo.
L'osservo mentre abbassa il finestrino e sussurra qualcosa a Richard per poi ripartire.
<< Perché ce ne siamo andati con quest'auto e la tua?>> chiedo dubbiosa.
<< Non volevo farti scendere visto la gente che c'era, l'auto me la riporterà a casa Jace più tardi, ora ti porto in un posto.>> annuncia.
Per il resto del tragitto non proferisce parola, sembra quasi essersi chiuso nella sua corazza, solo quando si ferma mi degna della sua attenzione.
<< Scendi, passeggiamo un po'.>> dice senza guardarmi.
<< Perché mi hai portato in un parco?>> uno, due e tre che Elen dia il via all'interrogatorio.
<< Non c'è la fai proprio a non fare domande per una volta eh. Comunque vengo sempre qui per pensare o anche solo per staccare la spina. Ci sono cresciuto in questo parco.>> si incammina verso una quercia per poi sedersi ai suoi piedi e io lo seguo.
<< E ora cosa vuoi fare? Pensare o staccare?>> domando.
<< Staccare...sai avvolte il mio lavoro mi fa essere chi non vorrei. Impari ad essere due persone o alcune volte non sai più chi sei. Però devo farlo, ho degli obiettivi e sarei pronto ad uccidere per raggiungerli.>> pronuncia quelle parole con amarezza, e dalla sua espressione capisco che c'è ben altro dietro quelle parole ma per una volta decido di non chiedere altro.
<< Ti capisco..sai mi sono persa tante volte nella mia vita, ogni volta è stato sempre più difficile ritrovarmi, nel momento in cui pensavo di essermi ritrovata quello era il momento in cui ero arrivata a toccare la profondità del mio abisso.>> sussurro quelle parole come se le stessi dicendo a me stessa.
Sulle sue labbra si crea l'inizio di quello che dovrebbe essere un sorriso.
<< Sai Elen, tu mi stupisci sempre, sai sempre cosa dire, come tenere testa alle persone ma sei anche fragile nella tua durezza, ti conosco da poco ma è come se già ti conoscessi.>> non ci sto capendo nulla, l'ultima cosa che voglio è che le persone cerchino di comprendermi, vedendomi come un quadrato di Rubik.
<< Puoi pensare di conoscermi Derek ma ricorda puoi solo pensarlo, non potrai mai farlo.>> Smonto le sue ipotesi prima che cerchi di giocare a fare lo psicologo.
<< Vorrei sapere tutto di te, mi susciti così tanta curiosità Elen.>> sussurra nel mio orecchio e poi con un dito afferra il mio mento per girarmi verso di lui. Allarme rosso! Vuole baciarmi...si sta avvicinando, devo scansarlo.
<< Forse è meglio andare ora, sono stanca e domani dobbiamo lavorare.>> mi alzo ed a passo veloce raggiungo l'auto senza aspettarlo, sento solo i suoi sospiri, profondi, farsi spazio nel silenzio della notte.
Derek.
Mi sento strano non riesco a non pensarla, quando siamo tornati a casa si è subito rinchiusa nella sua camera senza nemmeno darmi la buonanotte come è suo solito fare da quando si è trasferita qui.
Mi giro e rigiro nel letto immaginandola sopra di me, le mie mani che sfiorano la sua pelle morbida e calda, la mia lingua che traccia un percorso sul suo collo provocandole brividi.
Cazzo! Ho un'erezione da paura, mi sto lasciando trasportare troppo. Mi alzo repentino dal letto e mi dirigo verso il bagno per fare una doccia gelida.
Una volta che ho finito passo accanto alla stanza di Elen che ha la porta socchiusa e decido di sbirciare attraverso la fessura:
È seduta in ginocchio sul letto mentre legge un messaggio al cellulare e d'improvviso scoppia a piangere, la vedo asciugarsi le guance e la sento singhiozzare, avrei voluto stringerla in quel momento e chiederle cosa tormentasse la sua anima, ma decido di tornarmene nella mia camera e lasciarla da sola con se stessa.
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