XXXXI
Qualche giorno dopo la visita di Mimì vidi con una certa sorpresa mia madre e Lolò appoggiate alla parete del salone, intente ad ascoltare quello che stava succedendo dall'altra parte.
-Origliate?- le chiesi sorpresa.
Mia madre mi fece segno di fare silenzio. Mi strinsi nelle spalle e... se non puoi combatterle unisciti a loro. Rapida mi misi anch'io ad ascoltare. Mimì stava facendo la sua dichiarazione a Lotte. La sua voce era stranamente dolce e delicata, tanto che per un attimo non credetti che fosse veramente la sua.
-Ti ho sempre amata... vuoi sposarmi? Mi occuperò di te e del bambino, se sono vere quelle voci...-
-Questa volta riusciamo a sistemarla- sussurrò Lolò, vittoriosa.
Ci fu un lungo attimo di silenzio. Sia mamma sia Lolò sembravano certe della risposta affermativa di Lotte... io non ne ero così sicura. La piccola Bella mi saltò accanto, mettendosi sulle due zampe posteriori. L'accarezzai con una mano, sempre in ascolto.
-No- disse infine Lotte.
-Cosa?- chiese Mimì, sorpreso. Non si aspettava quella risposta e ciò voleva dire che non conosceva abbastanza bene Lotte. Avrebbe avuto più speranze se l'avesse ignorata e denigrata.
-Non ti sposerò, non ti posso amare... ti sei visto?- rise, rise come una pazza –Una come me sposare uno come te?- e rise, rise ancora, una risata crudele.
-Cosa c'è che non va in me?-
-Tutto, ti basta come risposta? Mi fai ribrezzo-
Un attimo dopo Mimì uscì sbattendo la porta, rosso in viso e furioso. Non si voltò a salutarci e corse di sotto. Mia madre e Lolò si guardarono a bocca aperta. Rapida mi sollevai l'abito e lo seguii.
-Mimì- lo chiamai.
Lui si fermò solo quando uscì dal castello, come se avesse bisogno d'aria.
-Mimì, mi spiace, io...-
-Ferma, non dire nulla, non difendere quel mostro... è un mostro, come ho potuto amarla? Ma ora finalmente si mostra com'è, finalmente sono libero dall'incantesimo... sai, c'erano delle storie su sua madre, la strega la chiamavano al villaggio... e anche su una vostra antenata, non penso che tu lo sappia-
Scossi la testa sorpresa. Nessuno parlava mai della famiglia di mia madre.
-Una strega anche lei, la presero e la bruciarono, erano certi che avesse fatto scoppiare un'epidemia... Lotte è come lei- sospirò –tu sei buona Viola, tu non sei come lei, ascolta un mio consiglio, stalle lontana, quell'essere non porterà altro che dolore- e detto questo se ne andò.
Restai immobile. Cos'avrei potuto dire o fare? Non lo sapevo.
Qualche tempo dopo Mimì tentò di uccidere Lotte. In realtà in molti sostennero che si trattò di un atto di follia, ma io sapevo bene che aveva premeditato quell'atto con grande attenzione. Fu così che una mattina si presentò al castello con un ramo in fiamme. Lotte era seduta al bordo del lago e alzò la testa quando lo sentì arrivare.
-Ancora tu?- chiese lasciando trapelare il fastidio. C'era una strana luce nel suo sguardo.
-Sì, sono venuto a uccidere la strega-
Non so se in quel momento Lotte pensò che sarebbe potuta morire. Io mi trovavo parecchi metri più in là, ma un brivido mi percorse subito, capendo la gravità della situazione. E un attimo dopo l'abito rosso scuro di Lotte, un vestito acquistato durante il nostro soggiorno parigino, era in fiamme. Lotte lanciò un urlo di sorpresa, poi si gettò in acqua... fu proprio la vicinanza al lago a salvarla oltre che gli strati del pesante abito. Mimì invece si ustionò le mani e le braccia. La giusta punizione, avrebbe detto Lotte... in realtà non si espresse mai sulla questione, mia cugina non volle mai dire nulla riguardo all'incidente
-Sono stata crudele- fu il suo solo commento al riguardo.
Non le dissi mai ciò che Mimì mi aveva detto l'ultima volta che ci eravamo parlati, sarebbe stato inutile e triste, però qualche tempo dopo chiesi a mia madre spiegazioni su quella frase riguardante una nostra antenata condannata come strega.
Eravamo in giardino e mia madre si stava dedicando al giardinaggio, come amava fare. Quando le posi la domanda lei s'irrigidì e potei vedere qualcosa nel suo sguardo.
-Viola, tesoro mio, questa è una storia molto delicata- parve indugiare, quindi lasciò cadere a terra le cesoie con cui stava potando una rosa -non dovrai raccontare a nessuno questa storia-
-Promesso-
-Vedi, mia madre raccontava spesso a me e a Giselle di una sua prozia che era, beh, molto originale- sospirò, fissando il cielo azzurro -in paese dicevano che fosse una strega-
-E la era davvero?-
-Oh Viola, non essere sciocca, le streghe non esistono-
Restammo così tanto in silenzio che temetti che la conversazione sarebbe finita così, invece mia madre continuò.
-Era strana, vagava di notte, faceva predizione, creava pozioni, si dedicava a pratiche poco usuali... non bisogna mai essere troppo diverse dagli altri, Viola, ricordatelo, guarda Lotte, guarda mia sorella, essere diverse è pericoloso-
Quella conversazione mi ha sempre perseguitata. Mi sono chiesta molte volte se ci fosse un po' di verità nella storia della nostra antenata. Non lo saprò mai.
Tempo dopo Lotte mi chiese se potevo accompagnarla a vedere Mimì.
-Non ci penso neanche- dissi.
-Allora ci andrò da sola-
Fu così che l'accompagnai. Mimì era rinchiuso in una cella, pallidissimo e magro, in attesa del processo. Quando ci vide, ferme fuori dalla sua cella, nascose il viso tra le mani.
-Lasciatemi stare- urlò.
Lotte restò immobile alcuni secondi, poi sospirò. -Mi dispiace, Mimì, mi dispiace veramente tanto-
-Vattene- urlò lui.
Lotte restò alcuni secondi immobile, inespressiva, poi scoppiò a piangere. Restai a osservare sorpresa le sue lacrime scendere lungo le guance, il suo viso arrossarsi, le sue labbra tremare. Sembrava all'improvviso così fragile, vulnerabile.
-Basta, non ti credo più- esclamò Mimì -vattene, non voglio più vederti-
Lotte non replicò. Una parte di me comprese che si sentiva davvero in colpa. Ce ne andammo in silenzio, fianco a fianco.
-Sono stata crudele con lui- sussurrò Lotte.
-Lui è stato crudele con te- mormorai io, anche se in piccola parte concordavo con Lotte. Non avrebbe dovuto dirgli quelle cose.
-Cercherò di cambiare- disse in un sussurro.
-Certo, certo- non ci credevo.
-Lo giuro, cambierò... non so come farò, ma cambierò- Lotte sospirò. -Cambierò, questa volta cambierò-
Annuii. Non le credevo. Ero certa che Lotte non sarebbe mai cambiata, ma in parte mi sbagliavo. Lotte poteva cambiare.
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