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XXXI

Lotte non tornò quella notte. Non so dove dormì, anche se il dubbio mi attanagliò tanto che passai la notte in preda all'ansia. Era tornata da lui? Era con Albert? Era vero ciò che mi aveva raccontato? Non lo sapevo. Il giorno successivo mi finsi malata e non volli vedere Albert. Ero furiosa, provavo qualcosa che non avevo mai provato prima.

Non so come presi la decisione di uscire di nascosto e di andare da Albert, dopo cena, non so perché lo feci, forse volevo scoprire se le parole di Lotte erano vere oppure...volevo solo vederlo. Uscii di nascosto, il cuore che mi batteva forte, avvolta nel mantello. Sapevo che aveva preso in affitto una casetta che si trovava non molto lontana dal castello. La raggiunsi presto e restai a guardarla, stando immobile. La luce era accesa. Dopo un attimo di esitazione bussai, il cuore in gola. La porta si aprì dopo qualche secondo e potei vedere il volto sorpreso di Albert.

-Vivi, cosa ci fate qua?- mi chiese. Era più pallido del solito e aveva il viso di chi si era appena svegliato da un lungo sonno.

-Posso entrare?- chiesi, temendo che mi cacciasse, che mi dicesse che c'era già Lotte là dentro.

-Certo, la mia porta per voi è sempre aperta- si fece da parte e io entrai, rapida.

Mi ritrovai in un piccolo corridoio, illuminato da uno strano lampadario che gettava una luce spettrale. Improvvisamente mi resi conto di quanto imbarazzante fosse quella situazione.

-La vostra visita mi riempie di gioia...ma mi sorprende anche- mormorò Albert, chiudendo la porta –cosa ci fate qua?-

Lanciai uno sguardo nella stanza accanto: la camera da letto. Mi sfuggì un sorriso quando vidi che il letto era intatto.

-Oh, sono una sciocca- sussurrai.

-Qualcosa non va?- mi chiese lui, dolcemente.

-Io...ho litigato con Lotte...mi ha detto che voi e lei...-

-E le avete creduto, Vivi?- mi domandò con un leggero sorriso.

Mi strinsi nelle spalle. –Lotte mi porta sempre via tutto ciò che è mio-

-Non me, io sono completamente vostro- fece un passo verso di me e mi sfiorò i capelli.

Arrossii a quelle parole, oh, era così bello sentirselo dire. Abbassai lo sguardo e vidi qualcosa a terra, il ciondolo di una collana, un ciondolo a forma di stella...il ciondolo di Lotte. Mi sentii gelare il sangue nelle vene.

-Lei è stata qui, vero?- mormorai.

-Cosa? Io non capisco- ma vidi qualcosa nel suo sguardo verde.

-Non mentitemi, non ce n'è bisogno...questa è la storia della mia vita, un uomo mi corteggia e poi arriva lei...vuole sempre ciò che è mio- lottai contro le lacrime.

-Lei...non avrà mai il mio cuore, sì, è vero, sono un balordo, Vivi, forse sono il peggior balordo che poteva capitarvi, in fondo non si può pretendere di trovare oro autentico in un mercato, ma i miei sentimenti per voi sono sinceri-

-E Lotte?- chiesi con un filo di voce.

-Non la amo-

-Ma voi avete...- le parole mi morirono in bocca.

Lui non rispose e abbassò la testa, finalmente imbarazzato per ciò che aveva fatto.

-Vi odio- gli gettai in faccia.

-È successo solo una volta, lo giuro sulla mia stessa vita- esclamò -lei è entrata dicendo che doveva darmi un messaggio da parte vostra, sono stato uno sciocco, lo so, non nego la mia colpa- si portò una mano al viso quasi a voler nascondere qualcosa. Stava piangendo?

Tremante mi diressi verso la porta, ma Albert, rapido, mi afferrò per la vita e mi fece voltare, spingendomi contro il muro. Mi trovai a pochi centimetri dal suo volto e potei inspirare il suo profumo.

-Vi prego, lasciatemi- sussurrai.

-Avete paura, Vivi?- mi chiese lui, inespressivo, bloccandomi la vita con una mano e con l'altra accarezzandomi delicatamente i capelli.

-Lasciatemi- mormorai, senza convinzione. Il cuore aumentava i battiti, il suo corpo contro il mio...non dovevo pensarci.

-Io vi desidero, Vivi, vi desidero davvero molto-

Lottai contro le lacrime.

-Non temete, non vi prenderò con la forza, non ho mai costretto nessuna donna...io voglio sedurvi...ma penso che sarà arduo ottenere il vostro dolce cuore...soprattutto ora- e con dolcezza la sua mano scese prima a sfiorarmi il collo e poi più giù, fermandosi all'altezza del seno.

-Non sarei dovuta venire- sussurrai, sperando che nulla tradisse ciò che stavo provando.

-Eppure siete qua...oh, Vivi, dovessi corteggiarvi per tutto il resto della mia vita, io vi sposerò, io vi avrò-

-Lasciatemi, vi prego-

E Albert fece un passo indietro, lasciandomi. –Vi avrò- mi promise –non ho mai rinunciato a ciò che volevo, non sono un uomo che si arrende-

Restai alcuni secondi immobile a fissarlo...se avessi detto che non lo amavo...forse avrei mentito...perché succedeva qualcosa in me quando lo vedevo...in realtà ultimamente succedeva anche quando lui non c'era, era come se Albert si fosse istaurato in me, come se fosse diventato il mio solo pensiero fisso, l'unico essere che fosse riuscito a penetrare la barriera che mi circondava e che a volte quasi m'impediva di respirare.

-Credetemi, sono sincero...potrei dirvi che non ho conosciuto mai una ragazza più bella di voi, ma la bellezza è effimera, passa, e vostra cugina è bella quanto voi, la verità è che c'è qualcosa nel vostro sguardo...non saprei dire cosa...c'è qualcosa in voi- sospirò e all'improvviso mi parve molto più giovane, solamente un ragazzino innamorato e mi sentii crudele nei suoi confronti. Forse avevo esagerato, forse avrei dovuto essere più comprensiva con lui. –Se volete vi riaccompagno a casa- mormorò lui –vi prometto che non vi toccherò, ma a quest'ora di notte è pericoloso per una fanciulla andare in giro da sola-

-Grazie, accetto l'offerta-

Albert annuì, pallido. –Attendetemi qua, prendo il mantello-

Ubbidii e lo attesi ferma dov'ero, il cuore in gola, temendo che lui non avrebbe rispettato la sua parola. Quando tornò aveva ripreso un po' di colore. Mi sorrise.

-Prenderemo la carrozza, così faremo più velocemente-

-Temete anche voi il fantasma del cavaliere che si aggirerebbe in questi boschi?- lo provocai.

-Non sono superstizioso, ma meglio non rischiare, non credete?-

-Va bene- e mi sfuggì un sorriso, all'improvviso mi pareva che avesse assunto un aspetto diverso, un po' più umano, meno divino...e mi piaceva molto quel suo aspetto umano.

-Ridete?-

-Sorrido-

-Andiamo- esclamò Albert, ridendo –Povero me che mi sono innamorato proprio di voi...è una piccola sciagura- aprì la porta e me la tenne aperta.

Uscii nella gelida notte. Il cielo era limpido e si potevano vedere le stelle brillare.

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