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XVI

Il nostro viaggio itinerante proseguì e così scendemmo lungo l'Italia, visitando la mitica grotta della Sibilla Cumana...oh, quale emozione! Lotte si avvolse un foulard intorno alla testa, si sedette per terra, non temendo di rovinare il suo bellissimo abito panna e si offrì di fare predizione ai passanti. Oh, come ridemmo di Lolò che cercava di sollevarla di peso!

-Vergognati, non è così che si comporta una signorina perbene- la riprese, le mani puntate sui fianchi.

-Ma io non sono una signorina perbene- ribatté Lotte, buttando indietro la testa e ridendo come una folle.

Dory, al mio fianco, osservava la scena con un sorriso signorile. –Proprio come sua madre- mi sussurrò all'orecchio –però non si può dire che non abbia una certa classe- aggiunse.

In effetti Lotte riusciva a mantenere sempre una sorta di compostezza ed eleganza anche in momenti simili.

Alla fine la povera Lolò scivolò e cadde a terra, rompendosi quel bell'abito di pura seta a cui tanto teneva e che era stato un nostro regalo di Natale. Credo che sentirono le sue urla a chilometri di distanza e per qualche minuto potemmo rivedere la vecchia Lolò, quella che era arrivata al castello moltissimi anni prima, come se si fosse aperto un magico squarcio nel tempo e fosse all'improvviso caduta nel passato. Lotte, forse spaventata, balzò in piedi, mise via il foulard e immediatamente si ricompose.

-Possiamo andare- esclamò con un enorme sorriso, pulendosi l'abito con le mani e correndo a nascondersi dietro di noi, mentre Lolò la seguiva, pronunciando in dialetto frasi di cui non riuscivo a comprendere il significato.

In seguito visitammo anche Pompei. Avevo letto di quell'evento incredibile su un libro molti anni prima, il nostro precettore amava raccontarci la storia come monito, attenzione perché da un giorno all'altro non si può sapere cosa succederà, lui, figlio della Prima Guerra Mondiale, che aveva perso un fratello per la spagnola, sapeva benissimo che la vita è imprevedibile. Lotte era rimasta angosciata da quella storia.

-Ti rendi conto? Da un giorno all'altro quelle persone si sono...trasformate in delle statue- e scuoteva la testa mentre lo diceva, come se si trattasse di un oscuro sortilegio che proprio non riusciva a comprendere, come se addirittura fosse certa che sarebbe successo anche a noi un giorno.

Osservammo quei visi e quei corpi, immobili  per sempre nella posizione in cui erano spirati, con una strana curiosità morbosa.

-C'è un racconto di Gautier che parla di una fanciulla di Pompei- ci raccontò Dory.

-Davvero?- chiedemmo io e Lotte in coro.

-Sì, s'ispira al ritrovamento del corpo di una giovane e al calco del suo seno, lei ritorna in vita e un ragazzo la incontra durante un giro notturno per Pompei...l'ho letto molti anni fa, non lo ricordo con precisione, comunque dovrei averne una copia a Parigi se v'interessa-

-Certo- esclamai, mentre già sognavo di leggere quella storia.

-Lo sai che i libri non mi piacciono- borbottò invece Lotte -un'assoluta perdita di tempo-

Dory non commentò, si limitò a stringersi nelle spalle.

Quel giro tra le rovine di Pompei, il caldo, l'ombrellino di pizzo con cui cercavo di coprirmi la pelle candida per non ustionarmi, mentre Lotte non lo aveva voluto...spesso ripenso a quei momenti, alle risate, agli scherzi, alle urla di Lolò, che ci considerava delle eterne bambine da sorvegliare, ai dolci sorrisi di Dory, così affascinante nel suo semplice abito bianco...come ci potesse essere tanta gioia laddove aveva regnato il dolore...mi pare impossibile a ripensarci.

Quella notte feci un sogno strano. Pallidi fantasmi che si destavano dai calchi e ripopolavano la città, sotto la luce di una luna spettrale. Certamente fu il racconto di zia Dory la causa di quello strano sogno. Non so perché ma quella visione mi rimase impressa nel cuore e mi mise addosso una tristezza indefinibile.

Dory ci portò anche al mare. Ricordo la spiaggia vuota, senza nessuno intorno, la sabbia che alla luce del tramonto pareva quasi rosata. Lotte corse avanti, le braccia sollevate, si tolse le scarpette scalciando e si lanciò in mare, incurante dell'abito che si gonfiava intorno a lei.

-Charlotte- la chiamò Lolò, con poca convinzione, certa che intanto fosse fiato sprecato e che la sua indisciplinata pupilla non l'avrebbe ascoltata.

-Viola, vieni, è bellissimo il mare-

-Su, vai- mi sussurrò Dory.

-Tu non vieni?-

-Oh, ho già commesso i miei peccati di gioventù- disse e parevano così strane quelle parole, visto che Dory sembrava quasi nostra coetanea -ora tocca a voi-

Mi lanciai anch'io in mare, assaporai il profumo della salsedine, mi bagnai completamente, il vestito diventò pesantissimo, ma non importava. Fu follia, lo sapevamo entrambe, ma era così bello, così incredibile per noi che non avevamo mai visto il mare, che non eravamo mai state accarezzate dalle onde. Da quel momento in poi il lago mi parve sempre un po' più misero, come se fosse stato il fratello minore del mare.

Più tardi raccogliemmo conchiglie sul bagnasciuga. -Sono bellissime- mormorai prendendone in mano una grande come il mio palmo.

Lotte se ne portò una all'orecchio. –Incredibile, si sente il rumore delle onde-

-Così sarà come avere il mare sempre con sé- disse Dory, sorridendo. 

Ho ancora con me quella conchiglia, ogni tanto me la porto all'orecchio e mi sembra di sentire non solo il mare ma anche le risate di quel giorno.

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