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(2)~Addestramento~

JASMINE

Mi svegliai stiracchiandomi nel mio letto e fui inondata da un profumo di lavanda che riempiva la mia stanza.

Sentii dei rumori e alzai subito la testa di scatto ma vidi una delle domestiche intenta a pulire la mia camera.

Dio ma perché non puliscono quando la gente è sveglia!

Non capisco quale sia il problema di tutte queste persone nel castello: cavolo si può dormire in santa pace!

- Oh Principessa Jasmine Isabel ben svegliata! - mi salutò lei con un sorriso.

Si certo ben svegliata!
Se evitasse di fare rumore dormirei anche di più e starei meglio.

- Sisi buongiorno anche a lei. Potrei sapere cosa ci fa a quest'ora qui? - chiesi cercando di essere il più gentile possibile.

- Il re mi ha detto di pulire la sua stanza perché fra due giorni ci sarà un'altra cerimonia e dovranno venire molte persone qui a prepararla... mi dispiace di averla svegliata io volevo aspettare ma suo padre ha detto che potevo tranquillamente pulire - mi spiegó lei.

Roteai gli occhi sbuffando.

- Oh cielo di nuovo le cerimonie!.. ah e comunque non me la sto prendendo con lei però potrebbe dire a mio padre che la mattina vorrei dormire senza essere svegliata. - dissi iniziando ad alterarmi.

Eh si.. quando venivo svegliata da altre persone, la maggior parte delle volte ero di cattivo umore e dovevo sbollire i nervi per non essere la principessa che va in escandescenza.

- Mi scusi - disse la domestica chinando il capo davanti a me.

Spostai una mano come per scacciare una mosca e alzai le spalle.

- Per questa volta va bene ma la prossima volta evitate di venire mentre sto dormendo - dissi.

- Certo Principessa.. e scusa ancora - disse la donna e dopo uscí dalla mia stanza.

Mi alzai dal letto e andai ad aprire la mia cabina armadio.

Era abbastanza presto, nessuno mi avrebbe vista o detto nulla e poi non avevo nient'altro da fare visto che ormai ero sveglia.

Così presi in un angolino nascosto i vestiti che indosso quando mi addestro: una divisa con dei pantaloncini neri fino sopra il ginocchio, con un corpetto da mettere intorno al petto che mi lasciava una parte della schiena e della pancia scoperte, indossai anche una gonna lunga per coprire i pantaloncini che avevo e mi misi i miei stivali fino al ginocchio.

Appena finii di vestirmi andai nel bagno, mi lavai il viso e mi raccolsi i capelli in un semplice chignon e rimasi a guardarmi allo specchio per un pó.

Questa era io.

Sorrisi fiera ed uscii pian piano dalla mia stanza per non farmi vedere e mi diressi in una vecchia sala abbandonata che si trovava al piano terra del castello.

Era grande e spaziosa, peccato che aveva poche finestre basse visto che mi trovavo quasi sotto terra, ma la maggior parte delle volte accendevo la luce.
Lí c'erano delle vecchie poltrone e un tavolinetto pieno di polvere che io avevo ripulito, c'erano alcuni pali grandi in legno, diversi bersagli in plastica, in legno, in cartone, alcune scatole sparse in giro che io avevo posizionato in modo di creare un percorso con degli ostacoli, c'erano anche quei manichini in legno con cui ho imparato a combattere senza armi e c'era anche un grande baule, chiuso con il lucchetto.

Ma chi aveva la chiave di questo baule? La sottoscritta!

Andai verso il baule, mi chinai a terra e lo aprii con la chiave che avevo in tasca.
Era pieno di armi: c'erano due archi con molte frecce, diverse spade e pugnali, delle piccole pistole, diversi bastoni lunghi, delle catene (si non chiedetemi perché ci sono anche delle catene), e molte altre.

Io presi subito l'arco con le frecce che era la mia arma preferita ed ero anche abbastanza brava.

Ora vi chiederete dove ho trovato queste armi...
Bè in realtà erano già tutte quí.
Questa sala abbandonata è molto antica e forse chi viveva nel castello anni prima combatteva contro i nemici e questa era la loro stanza dell'addestramento.

E io l'avevo trovata casualmente quando avevo circa dieci/dodici anni, all'inizio venivo qui per stare da sola senza che nessuno mi trovasse, poi verso i quattordici/sedici anni ho iniziato a venire qui per imparare a combattere e a difendermi.
Non voglio essere la classica principessa che non sa tenere in mano nemmeno un piccolo pugnale.
Voglio essere una combattente che sa proteggersi da sola.

Così iniziai ad allenarmi come facevo spesso.
Ero anche molto agile nei salti, nella corsa e anche nei combattimenti corpo a corpo.

                            ***
Dopo circa più di due orette, ero ormai stanca morta così decisi di andare a sedermi sulla poltrona per riposare.

Rimasi lì ancora un altro pó di tempo, da sola in silenzio senza dover sentire tutti quanti parlare e dopo un pó decisi di tornare nella mia stanza, altrimenti mi avrebbero data per dispersa probabilmente.

Uscii dalla sala pian piano senza farmi vedere da nessuno e in un batter d'occhio ero subito nella mia camera.

Mi diressi nel bagno, mi tolsi i vestiti ormai sudati e pieni di polvere e mi infilai nella vasca: mi immersi anche con la testa nell'acqua e rimasi per un pó in quell'acqua fresca a riposare e a rilassarmi, mi riempii di schiuma su tutto il corpo e poi mi risciacquai.

Quando finii di lavarmi, sentii bussare alla porta, indossavo solamente l'asciugamano così andai ad aprire poco poco la porta in modo che si potesse vedere solo il mio viso.

E trovai ovviamente Robert.

- Oh disturbo? - mi chiese lui notando i miei capelli bagnati.

- Bè mi stavo lavando - risposi io alzando le spalle.

- Oh mi scusi... comunque sono venuto per dirle che i suoi genitori la stanno aspettando per il pranzo - mi informó.

- Si va bene, datemi il tempo di asciugarmi e di indossare qualcosa e scendo - risposi.

Lui annuí.

- La domestica credo che le ha messo un vestito sul letto - mi disse.

Diedi un'occhiata al mio letto che ancora non avevo guardato e notai che c'era un vestitino semplice.

- Oh si grazie - dissi e salutai il maggiordomo.

Poi richiusi la porta e tornai nel bagno.

Mi fermai davanti lo specchio e mi asciugai i miei bellissimi capelli castani, poi li raccolsi in una treccia di lato e indossai il vestito.

Era davvero carino e stranamente semplice: era di un rosa chiaro, corto fino sopra al ginocchio con una gonna con alcune pieghe, aveva delle spalline che mi ricadevano sulle spalle ed era pieno di brillantini.

Indossai i miei sandaletti e uscii dalla mia camera per dirigermi nella sala da pranzo e ascoltare le chiacchiere dei miei genitori.






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