Una lunga storia: 6 anni fa
Passarono circa sei anni. Con il tempo imparai a combattere. Mi allenavo spesso utilizzando la spada di mio padre che mi era stata data da Ade, senza alcun commento. Sapevo di come i miei genitori erano morti, mi era stato detto dallo stesso Signore degli inferi ma non mi ero disperata, non avevo pianto e non avevo provato rabbia: a che cosa sarebbe servito? A nulla. Chi meglio della "principessina" dei morti può rendersi conto della vanità di ogni sforzo mirato ad ostacolare la morte e di ogni rimpianto che la segue?
Così passavo molto tempo ad allenatmi con la spada ma soprattutto con un'arma che avevo scoperto da poco e che avevo subito adorato: l'arco. Non concordo con coloro che affermano che l'arco sia un'arma "da vigliacchi": la possibilità di non essere a stretto contatto con il nemico, ma di colpirlo da lontano, non è un vantaggio se non conugato con una estrema precisione, prontezza di riflessi e attenzione alla situazione circostante. Scoccare una freccia che passasse attraverso tutti gli anelli concentrici era per me una grande soddisfazione, arretrare il braccio scostando il mio mantello nero e tendendo la corda con le dita mi dava un ineguagliabile senso di potenza, sentire poi in rumore causato dell'allenamento della tensione di questa, seguito dal ronzio della freccia, mi trasmeteva sicurezza, nei pochi secondi che determinavano se il tiro fosse andato a segno oppute no.
Ogni sera, dopo l'allenamento, sistemavo le frecce nella faretra, riponevo la spada nel suo fodero di velluto e mi avviavo verso il salone centrale. Feci così anche quel giorno. Ma non era un giorno qualsiasi, era il 10 maggio, il mio compleanno. Pur non essendo una grande amante dei festeggiamenti, mi aspettavo il solito banchetto che ogni anno, in quel giorno veniva imbandito in mio onore, ma quando arrivai nel salone lo trovai completamente vuoto. Feci per posare la spada e la faretra nel consueto angolo della sala quando sentii una voce.
"Tienili"
Ade stava ritto davanti al potrone aperto, i capelli crespi lunghi fin quasi alle spalle, gli occhi di un nero imperscutable e un cardigan nero addosso: decisamente uno dei suoi aspetti mortali preferiti.
"Vieni" disse poi freddamente.
Lo seguii fuori dal palazzo, poi, sempre restando in silenzio, mi afferrò e si smeterializzò trascinandomi con sè fino ad un luogo ancora più oscuro della reggia infernale, lo riconobbi subito: era lo Stige.
"Oggi, Doath, compi 10 anni" cominciò con voce secca "e questo significa che non puoi stare più qui"
Lo fissai senza capire.
"Molti anni fa" riprese "quel maletto oracolo di Delfi, pronunciò una delle sue solite profezie che riguardava il figlio di due mezzosangue. Essendo probababile che si riferisca a te, tenerti qui sarebbe uno sciocco modo per tentare di evitare l'adempimento del tuo destino. E nessuno può apporsi al Fato"
Rimasi impietrita, cercando di elaborare quel l'informazione.
"Perchè non me l'hai mai detto?" chiesi in un sussurro.
"Non sarebbe servito. Preoccuparsi in anticipo sarebbe stato del tutto initule. Tu sei forte, Doath, sei abile, sei intelligente, ce la farai. Sei perfettamente in grado di cavartela là fuori. Ma non è del mondo di là sopra che devi preoccuparti, piuttosto di coloro che lo controllano."
"Zeus?"
"Si, ma non pronunciare il suo nome quando sarai in superficie, e stai attenta perchè mio fratello sarà pronto a tutto per ucciderti"
"Ma sono sempre sua nipote..." dissi titubante.
"A lui non importa. Non gli importa chi tu sia o che tu sia innocente o colpevole, il fatto che tu sia venuta a contatto con me per lui è sufficente. Tu non hai visto cosa sia in grado di fare, non hai visto come, senza alcuna esitazione, ha ucciso Maria senza che io potessi fare niente, non sai come sia ora separe che due miei figli sono di nuovo allo scoperto, possibili sue prede, senza nessuno a proteggerli" la sua voce, seppur fredda, era contrassagnata da una nota dolorosa e amara.
"Lo farò"
"Come?"
"Proteggerò Nico e Bianca Di Angelo, finchè le mie forze lo renderanno pessibile e con la mia stessa vita, se sarà necessario. Lo giuro. Lo giuro su questo sacro fiume." Le acque infuocate ribollirono alle mie parole.
"Non avresti dovuto farlo. Un giuramento sullo Stige è inviolabile"
"Lo so, ma volevo farlo. Sono grata per tutto...per questi anni, per le possibilità che mi hai offerto"
Ade si abbassò sulle gionocchia per arrivare al mio livello.
"Non ringraziare il dio dei morti per averti salvato la vita, vivila al meglio. Buona fortuna, Doath Wild."
E rialzatosi mi afferrò di nuovo la mano. Diedi un'ultima occhiata a quel luogo oscuro, la mia unica casa, poi qualcosa mi avvose, come un abbraccio freddo e buio. Chiusi gli occhi. Quando li riaprii ero sola, la luce era abbagliante, ero seduta su un muretto rosso, la faretra ancora in spalla.
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Salve a tutti! Ecco un nuovo capitolo! Questo capitolo è, tra quelli che ho scritto, quello di cui sono più soddisfatta, quindi spero possa piacere anche a voi!
qotd: qual è il vosto libro preferito di PJ e di HOO?
aotd: "La battaglia del labirinto" e "Il marchio di Atena" ❤
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