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XII.

- Allora, Miladies – Valerie alle volte sembrava emozionarsi per gli eventi più delle due gemelle – Pronte per festeggiare il vostro compleanno stasera?

Lavina aveva annuito leggera con un mezzo sorriso sul viso: non pensava alla serata, continuava ad avere per la testa Antonio, la sola persona sana di mente e che la tenesse anche solo un pochino sana di mente in quel mezzo disastro che stava succedendo nel palazzo.

- Ti vedo stranamente felice, Vinnie – le aveva dato un'occhiata la sorella – Di solito non ami questi eventi.

- Ma so che può risollevarti un pochino il morale – aveva dissimulato e divagato perfettamente – La morte di quella buonanima di Lord Raphael è ancora fresca e so quanto tu stia male ancora.

- Sì – si era rabbuiata Adelle – Sì, non riesco a fare a meno che pensare a lui, a come mi ha fatto innamorare attraverso le sue lettere, prima, e con i suoi modi galanti, dopo – il discorso stava prendendo una strada ottima sebbene significasse per Lavina infilare il dito nella piaga – Ma non posso vivere nel passato per sempre, mi farebbe male e basta. Devo andare avanti in qualche modo e, devo dire, Lord Cornelius mi sta aiutando molto – no, no, questo non andava bene per nulla – Lui è il solo che riesce a capire davvero il mio dolore, che sa come lenirlo e calmarlo.

- Milady – la voce di Myrtie era balsamo per le orecchie di Lavina – Non cruciatevi con questi pensieri, oggi è un giorno di festa e voi, – aveva guardato anche la ragazza davanti a lei, alla quale stava stringendo il corpetto – dovreste godervi la serata – aveva dato un colpo secco a Lavina – D'altronde è dedicata a voi.

- Se ci arrivo a fine serata con questa macchina di tortura – aveva roteato gli occhi verdi la ragazza.

- Lo so come la pensate, Milady, ma è strettamente necessario – aveva dato una voce Valerie, facendo lo stesso ad Adelle.

- Vorrei vedere te qua dentro – aveva tentato uno sbuffo – Non c'è nemmeno lo spazio per respirare, figurarsi mangiare tutto il ben di Dio che preparerà Estephan.

- Vinnie, non hai ancora imparato che le vere dame fingono di mangiare.

- Infatti, poi svengono a metà ballo – aveva dato un'occhiataccia alla sorella – Mi rifiuto di fare digiuno.

- Giusto, se no poi come balli con il tuo amato – Lavina era sbiancata e arrossita allo stesso tempo – Tanto anche loro non parleranno, vero? – si era girata verso le due cameriere che aveva fatto un gesto per lasciar intendere il loro silenzio – Lo sai però che, Vinnie, è impossibile.

- Piuttosto che cedere a queste becere regole da nobili, o scappo o mi butto da un balcone – aveva cercato di sdrammatizzare – E se scappo, mi porto dietro il mio violinista.

- Ah, quindi è ufficiale? – si era incuriosita Myrtie – Avete trovato il vostro Vincenzo di Vivaldi.

- Sì – le si era illuminato lo sguardo – Spero proprio di sì.


- Mie care – Lord Virgil aveva raggiunto le sue due amate figlie – Siete radiose mie care, sempre più simili alla vostra amata madre.

- Oh no, mio caro, sono molto più belle di me alla mia età – si era avvicinata anche Lady Delia.

- Ma voi siete ancora bellissima, madre cara – le aveva afferrato una mano Adelle e Lavina non aveva potuto fare a meno di guardare la donna e dare ragione alla sorella. Lady Delia aveva ancora i capelli di un vivo marrone scuro, diverso da quello delle gemelle, ma la sua fisionomia era identica alle figlie: stessi grandi occhi, stesso naso alla francese e stesse labbra rosee. La sua era una bellezza appena sfiorita, ma ancora degni di essere notata dagli inviati.

Il salone pullulava di persone, nobiluomini agghindati osservava interessati le dame, che dal canto loro non facevano nulla per nascondere i loro sorrisetti sotto le maschere o i ventagli, mentre qualche piccolo di casa Heaminster scorrazzava a suon di gavotta tra i camerieri indaffarati.

- Adelle ha ragione, siete ancora splendente come il giorno del nostro matrimonio.

- Oh, basta, basta – era arrossita – Stasera è la serata delle ragazze, festeggiamola! – aveva afferrato le loro mani e le aveva portate davanti al portone della sala – Pronte? – avevano annuito e davanti a loro si era aperto un universo di oro, argento, cristalli e luce.

- Dame e cavalieri, a voi: Lady Lavina e Lady Adelle, contessine di Heaminster.

Come sempre, le gemelle erano scese a braccetto sotto lo scroscio di applausi della folla, qualche urlo di Auguri e Complimenti, tutto molto lontano dall'etichetta aristocratica.

Poi, Lavina lo aveva visto, lontano, un puntino arancio in quella folla di mille colori, due gelide pupille che puntavano su loro due, su di lei e la facevano rabbrividire come mai prima d'ora. Aveva un ghigno malefico stampato sul volto, qualcosa che irrigidiva Lavina e, apparentemente, illuminava Adelle di una luce nuova.

Aveva paura, per la prima volta nella sua vita, Lavina aveva realmente paura di quello sarebbe potuto succedere nel futuro, non aveva più nessuna certezza. Come un naufrago, aveva cercato gli occhi di Antonio nell'orchestra e li aveva ricevuti luminosi e dolci, tanto che il peso nel suo petto era sceso un poco, quanto bastava per sorridere alla sorella e scendere a passi eleganti la lunga scalinata.

- Miladies, siete bellissime – si era avvicinato un cavaliere, forse un loro lontano parente, e le aveva salvate da Lord Cornelius, che già si stava approssimando con passo spedito – Ricordo quando avevate solo 3 anni, ora siete due splendide donne, due boccioli sbocciati. Siete splendide!

- Grazie, Lord Benjamin – aveva fatto un inchino Adelle dando un colpetto alla sorella – E' un piacere vedervi a questa festa.

- Non potevo mancare al diciannovesimo compleanno delle figlie della mia cugina preferita – come dimostrato – Comunque, vi lascia sole, non vorrei mai rubarvi a questa folla che sicuramente vorrà congratularsi.

- Grazie mille, Lord – si era ripresa l'altra gemella – Le auguriamo una buona serata – era scomparso l'uomo e Lavina aveva cominciato a lanciare occhiate disperate a parenti e gli ospiti vicini: qualcuno si doveva avvicinare prima di quel viscidume, sia a lei sia ad Adelle.

- Miladies! – zia Petronilla, la sorella della loro beneamata nonna, un'anziana dama con candidi capelli raccolti costantemente in una crocchia alta e occhi di un castano profondissimo – Come siete cresciute! – era sempre stata molto tenera con loro – Siete delle meraviglie – le aveva guardate dall'alto al basso.

- Lady Petronilla – Lavina aveva sempre trovato qualcosa di interessante in lei, qualcosa di simile – Voi non invecchiate nemmeno di un giorno.

- Oh, mia giovane ragazza – aveva afferrato la sua mano – Gli anni passano eccome e pesano tanto su di me – le si erano rabbuiati gli occhi – Alle volte non so quanto abbia senso vivere ancora in questo mondo che non mi ha mai dato nulla e non mi ha mai permesso di essere me stessa – aveva lasciato la mano della giovane.

- Oh, Lady Petronilla, non fate così – gliel'aveva subito ripresa Adelle – Avete ancora tanto da dare a questo mondo.

- Ma il mondo non vuole più nulla da me – aveva guardato negli occhi Lavina, che era rimasta senza parole e colpita – Non fate la mia fine, ragazze mie: – aveva ritirato la mano ed era scomparsa tra la folla.

- Lady Petronilla sta perdendo colpi – aveva riso Adelle nella direzione della sorella.

- Già...

- Miladies – Lord Tristan e Lord Sayer, i loro due cugini maggiori, si erano avvicinati – Possiamo chiedervi un ballo? – le gemelle si erano guardate e, senza troppo pensarci, aveva accettato le mani che venivano loro offerte.

Almeno per ora, Adelle era salva dalle grinfie di Lord Cornelius e Lavina era più tranquilla.


- Andato bene il ballo con Lord Tristan? – Antonio si era avvicinato in un momento di pausa dalla sinfonia.

- Geloso? – aveva poggiato la testa su una mano e lo aveva guardato con i suoi smeraldi.

- No, non realmente – aveva fatto la stessa cosa.

- Ah, bene. Vorrà dire che accetterò l'altro ballo che mi aveva chiesto – Lavina si era lisciata leggermente l'ampio abito viola con le mani guantate – Visto che non sei geloso.

- Non sono geloso perché so che piuttosto che sposarti con lui, fuggiresti.

- Con te, ovviamente – aveva spinto un po' di più, ora certa di quello che cominciava a sentire per il violinista.

- Te l'ho già promesso – aveva trasformato la voce in un sussurro più per sé stesso che per lei, non si immaginava lontanamente quale fosse il vero significato delle sue parole.

- Sto cominciando a covare una certa insofferenza per questa vita.

- Cominciando? L'hai sempre covata – aveva riso Antonio.

- Sì, ma adesso di più – aveva ripreso a guardarlo senza dire più nulla, la sua solita malinconia negli occhi verdi.

- Per me? Non devi crucciarti per un povero violinista.

- Infatti, non mi cruccio per un povero violinista, ma per – era stata interrotta dal tintinnare probabilmente di una posata contro un bicchiere.

- Mesdames e Messieurs, questa è una serata da celebrare. Non solo perché è il giorno in cui sono nate le mie amatissime figlie, ma anche perché ho appena ricevuto una notizia stupenda – Lavina si era confusa verso Antonio, allo stesso modo confuso – La mia giovane figlia Adelle, a seguito della morte del suo promesso sposo, l'amato e mai dimenticato Lord Raphael, ha ricevuto un'altra proposta di corteggiamento da parte dell'altrettanto amato Lord Cornelius, cugino di quest'ultimo – sia Antonio sia Lavina si erano guardati terrorizzati, non pensavano si arrivasse all'ufficializzazione così in fretta  – Ovviamente, Adelle ha accettato e io, qui, in questa serata, posso annunciare finalmente la nuova coppia: Lady Adelle Mowbray e Lord Cornelius Lister, barone di Relly e conte di Bret-y-Avon – Lord Virgil aveva afferrato la mano della figlia, ora a braccetto di Lord Cornelius, entrambi sorridenti – Ora, dopo questa breve pausa, potete aprire le danze.

- Non ci credo...- Lavina era sull'orlo di una crisi di nervi, lei sempre così combattiva era distrutta dalla notizia – Non è possibile...

- Vinnie, calmati.

- Calmarmi?! – aveva alzato un po' troppo la voce, ma nessuno ci aveva prestato realmente attenzione: tutti troppo concentrati sul primo ballo della nuova coppia – Ti rendi a cosa siamo arrivati perché Raphael ha perso solo tempo? – Antonio aveva cominciato a boccheggiare senza parole adatte per rispondere, ma un pensiero gli era passato davanti come un fulmine.

- Non pensare nemmeno di andare da lui – le aveva poggiato la mano sul braccio nudo – Nemmeno per sogno – l'aveva fulminata.

- Sai cosa, Antonio? – non aveva un tono scocciato, più di rabbia furiosa – Lord Cornelius merita solo quello, merita solo di essere smascherato davanti al numero più alto di persone possibile, anche non fosse il momento adatto – aveva guardato verso la pista dove la coppia ballava - Ma oggi non è solo il mio compleanno, ma anche quello di mia sorella – era ritornata con gli occhi sul violinista – E non voglio rovinare proprio ora il suo momento. Detesto il suo credere a tutto, la sua facilità a qualsiasi sentimento, ma le voglio bene e lei non si merita anche una scenata – aveva lasciato cadere il silenzio tra di loro, la musica dell'orchestra che si era fermata proprio sulle sue ultime parole e sui pensieri di Antonio.

- Milady? – gli occhi glaciali di Lord Cornelius Lister si erano posati sulla contessina, troppo pensierosa per accorgersi che la musica era finita – È buona parte della sera che vi vedo seduta qui, quindi, mi chiedevo se voleste concedermi un ballo? – era sbiancata, ma non aveva fatto in tempo a cercare gli occhi di Antonio – Magari un valzer di quelli che Antonio suona bene – gli aveva sorriso.

- Oh, ma quale deliziosa idea – era passata in quel preciso istante Lady Delia – Su, tesoro, accetta stavolta, dopotutto è il tuo futuro cognato – a Lavina era salito tutta ad un tratto la nausea, certa di non poter davvero rifiutare, di non poter tenere le mani di quel porco lontano dal suo corpo.

Le veniva da piangere.

- Va bene, Milord, ma uno solo – aveva sentito Antonio irrigidirsi al suo fianco – Non è giusto approfittare dello sposo della mia cara sorella.

- Sì, come volete, Milady – le aveva offerto la mano e lei, schifata, l'aveva accettata lanciando un'occhiata al violinista, che le aveva lanciato un sorriso per darle sicurezza.

- Antonio, mio caro...

- Oh, scusate, Milady – si era rialzato velocemente al suono della voce di Lady Delia – Vado subito.

Pregava che almeno il violino riuscisse ad allontanare quel costante pensiero.

Aveva subito attaccato con una nota lunga, il pubblico che lo osservava estasiato dal talento e dalla passione mediterranea che gli scorreva nelle vene come se fosse una specie di dio dalla pelle leggermente olivastra e gli occhi profondi.

Ma lui guardava oltre, tra la gente che girava in circolo e lì, lì vedeva come Lord Cornelius sussurrava qualcosa all'orecchio di Lavina.

Il brutto presentimento gli aveva preso lo stomaco e lo aveva ribaltato completamente.

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