VIII.
- Antonio! Antonio, dove mi stai portando?
- Lavina, davvero, per una volta seguimi senza farmi domande e vedrai che tutto tra poco ti sarà più chiaro.
- Quanto mistero – aveva riso la ragazza, ma si era fermata subito vedendo il viso serio e un po' preoccupato del ragazzo – Devo temere?
- Solo se credi nei fantasmi – l'aveva trascinata nel bosco senza dire più nulla, portandola fin davanti alla porta della capanna abbandonata.
Poi aveva bussato.
Da dentro solo una voce cupa e profonda, quasi animale: - Entrate...
Con uno scricchiolio acuto e qualche colpo di crepa che si apriva nel legno umido, la porta si era aperta davanti agli occhi dei due ragazzi, che erano entrati velocemente.
Lavina, ancora al fianco di Antonio, continuava a girare la testa alla ricerca della figura da cui era arrivata quella voce.
Nulla, la capanna pareva completamente vuota, spoglia in ogni suo angolo.
- Credo non ci sia nessuno fuori, puoi uscire tranquillamente – aveva parlato Antonio.
Proprio dall'angolo destro della costruzione, da sotto un pesante panno di lana, era uscita l'ombra: un ragazzo poco più alto di Antonio, completamente sfigurato.
Eppure...Eppure qualcosa riconosceva, Lavina conosceva quegli occhi di un blu profondissimo.
A piccoli passi Lavina si era avvicinata alla figura, una mano alzata e la bocca leggermente aperta:
- Raph...ael...- aveva poggiato le dita sul graffio che copriva il viso – Siete vivo...Ma cosa vi è successo?
Raphael le aveva sorriso dolcemente, coprendole la mano con la sua: - Credo di aver attraversato a piedi l'inferno. O meglio, me lo hanno fatto attraversare.
Antonio e Lavina si erano guardati interrogativi e poi si erano girati verso Raphael, Lavina con ancora la mano sul viso del ragazzo: - Cosa intendete dire?
- Per favore, sedetevi su quelle sedie, sarà una storia lunga.
I ragazzi avevano seguito il consiglio, si erano seduti e avevano cominciato ad ascoltare interessati la storia del ragazzo.
- Ieri, come sapete, ho partecipato alla battuta di caccia organizzata da vostro padre, Milady, una classica battuta di caccia alla volpe qua nel bosco. Tutto andava bene, ci eravamo divisi in coppie e io ovviamente ero con mio cugino Cornelius. Ci eravamo appena inoltrati nella boscaglia quando abbiamo sentito una botta sorda e i cespugli si erano mossi rapidi: eravamo convinti che fosse finalmente la volpe. Mi sono girato subito per capire meglio ed è stato questione di un secondo, qualcosa di molto pesante mi ha colpito in testa, facendomi stramazzare al suolo svenuto.
Mi sono risvegliato forse 15 minuti dopo e davanti agli occhi, sfocato, ho visto un viso conosciuto, quello di mio cugino, e gli ho chiesto subito cosa fosse successo, ma invece di rispondermi, gli è spuntato un ghigno sulla faccia; con la mano che mi stava offrendo e io avevo appena afferrato mi ha alzato con troppa forza e mi ha spinto contro un tronco poco distante, un guizzo nei suoi occhi.
Io ho spalancato i miei, scioccato, non capivo cosa stesse succedendo, finché non ho visto che in mano teneva il suo bastone con testa di grifone come se fosse un'arma reale. Questo è quello che ti meriti gli ho sentito dire, poi subito dopo un altro colpo in testa che mia ha stordito e un calore impressionante, forse aveva dato fuoco a qualcosa per finirmi definitivamente. Per tutto il tempo mi sono finto morto, ma quando ho sentito il cavallo allontanarsi, sono zompato in piedi con le poche forze che mi rimanevano e ho raggiunto il fiume per placare il fuoco che mi stava coprendo poco a poco il viso: mi sono salvato per miracolo, però sono rimasto così, sfigurato ormai.
Lavina, commossa e inferocita nel venire a conoscenza che la causa di tutto era quel grandissimo bastardo frigido di Lord Cornelius, aveva preso la mano di Raphael e l'aveva stretta per dargli forza: - Dovreste tornare nel palazzo e fare sapere a tutti chi è veramente vostro cugino.
- Milady, non posso tornare a palazzo come se nulla fosse successo: nessuno crederebbe che io sia Lord Raphael Ballard con questo viso, ormai sono solo una maschera.
- Vorrà dire che dovremo noi mostrare a tutti chi è davvero Lord Cornelius – si era intromesso Antonio piazzandosi davanti a Raphael – Non può passarla liscia. E' una bestia senza ritegno che potrebbe fare del male anche ad altri – la risolutezza faceva brillare gli occhi scuri dell'italiano.
- Ma poi perché questa violenza? A che scopo? - aveva chiesto Lavina lasciando delicatamente la mano di Raphael e prendendo quella di Antonio, visibilmente agitato.
- Non lo so francamente. E' sempre stato una specie di arrampicatore sociale, desideroso di potere e fama, ma non pensavo che si spingesse a così tanto...- aveva abbassato gli occhi pensieroso, quasi confuso, ma comunque tranquillo.
- Ha cercato di uccidervi! - aveva alzato la voce Lavina – Sembra quasi che voi non lo odiate...
- Milady, non voglio mancarvi di rispetto, ma credo che iniziare a odiare mio cugino sia solo uno spreco inutile di energie che potrebbero essere incanalate in modo diverso, magari per avere giustizia.
- Io sono più pro-vendetta – aveva alzato le mani Lavina decisa, subito sovrastata da Antonio: - Voi siete un uomo troppo buono – gli aveva sorriso.
- In tutto questo c'è una cosa che mi preoccupa davvero, però...- aveva riabbassato gli occhi, per poi alzarli di scatto – Adelle come sta? - gli occhi si erano inumiditi, spalancati come un cerbiatto davanti al pericolo.
Lavina sapeva che quel momento sarebbe arrivato e, anche se non avrebbe voluto, doveva cercare di essere il più sincera possibile: - Non bene, Raphael: stanotte si è addormentata troppo stanca dopo aver pianto tutte le lacrime che aveva in corpo. Vi ama davvero.
- E io amo davvero lei. Dobbiamo assolutamente trovare una soluzione il prima possibile, non posso vivere sapendo che quell'angelo di vostra sorella soffre così tanto.
- Il solo modo è mostrare apertamente chi è davvero Lord Cornelius davanti a tutta i nobili.
- Sarà difficile, lui è sempre così perfetto, posato e controllato.
- Vero, ma prima o poi farà un passo falso, sono certa – gli aveva preso la mano dolcemente la ragazza prima di fare un breve inchino e avvicinarsi alla porta al fianco di Antonio.
Aveva posato la mano sulla maniglia e aveva esercitato forza: - Fidatevi di noi e abbia pazienza. Intanto ci prenderemo cura noi di Adelle – era uscita seguita da Antonio, che aveva sorriso gentile e premuroso verso l'amico.
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