VII.
Ormai su quel giorno sventurato era calata la notte, tutto il palazzo era caduto in un sonno profondo: Adelle si girava e rigirava nel morbido letto, mentre Lavina rimaneva costantemente con un occhio aperto, pronta in qualsiasi evenienza; Lord Cornelius, che si era visto portare via il cugino davanti agli occhi, aveva preso un infuso di camomilla, tiglio e valeriana per addormentarsi, troppo turbato, invece Antonio, con il permesso di Lavina, si era accostato nella sua stanza.
Il letto però gli sembrava così duro quella notte, nella stanza mancava aria e anche la civetta, che ogni volta lo cullava tra le braccia di Morfeo, gli sembrava il canto lontano di un'anima persa.
Antonio si era alzato dal letto di scatto, era stanco di continuare a rivoltarsi tra le lenzuola, e si era diretto alla finestra, sedendosi sul davanzale interno.
Quella notte il bosco era ancora più scuro, profondo e cupo, neanche un filo di aria tra le foglie, solo qualche leggero movimento di qualche animale coraggioso alla ricerca di cibo o di una tana.
Antonio aveva alzato la testa e aveva guardato verso la luna: anche lei sembrava più pallida, mentre le stelle continuavano a brillare indifferenti ai suoi problemi.
Già, problemi.
Quello sarebbe potuto essere il giorno più bello della sua vita, ma il coraggio e la fortuna avevano deciso di voltargli le spalle, lo stesso coraggio che era nato da poco in lui.
E tutto questo perché Raphael lo aveva spinto a tutti i costi, standogli dietro e spronandolo.
E ora?
Ora Raphael era morto sbranato in quello stesso bosco che guardava in quel momento.
Non pensava, ma quella notizia gli faceva male, avrebbe voluto piangere per una persona che in così poco tempo lo aveva accettato e gli era stato amico come nessuno, però aveva dovuto essere forte per le gemelle, aiutarle a superare quel dolore.
Ma ora era solo, poteva rilasciare le sue emozioni, piangere senza che nessuno lo sentisse.
Gli occhi lentamente si erano fatti acquosi, le pupille adombrate da uno spesso strato di lacrime e i singhiozzi avevano cominciato a muoverlo in modo regolare.
Da una parte era piacevole, si sentiva risollevato e finalmente libero da quel peso.
Tremava piano, singulti coprivano ogni suono, anche il canto della civetta, tutto.
Tutto tranne un ticchettio continuo, come di ghiaia contro il vetro.
Antonio aveva alzato lo sguardo e aveva visto che effettivamente dei sassolini stavano colpendo la sua finestra. Alcuni addirittura avevano superato lo spiraglio leggermente aperto ed erano caduti sul pavimento in cotto.
Il ragazzo si era sporto dalla finestra e aveva capito da dove arrivavano le piccole rocce: un'ombra scura stava correndo verso il bosco, come per nascondersi da qualcosa che effettivamente era arrivato, Elton si faceva un'ultima passeggiata al chiaro di luna.
Un attimo e l'uomo era passato, permettendo all'ombra di riuscire e ricominciare a lanciare sassolini alla finestra di Antonio.
L'italiano non poteva aprire la finestra e chiedere chi fosse, avrebbe svegliato qualcuno, doveva per forza scendere e capire chi fosse a disturbarlo in piena notte. Antonio si era guardato in giro e, prima di scendere, aveva afferrato un ferro del camino: meglio essere pronto a ogni evenienza.
Con molta calma, a piccoli passi, il ragazzo aveva sceso le scale senza fare rumore e aveva aperto la porta piano, ritrovandosi davanti il profondo bosco.
- Chi va là? - aveva alzato il ferro come una spada e aveva cominciato a muovere qualche passo verso il nero.
L'ombra era uscita da dietro l'albero e si era mostrata ad Antonio: davanti a sé un ragazzo completamente sporco di terra e sangue, il viso segnato da un enorme graffio e l'occhio tumefatto.
- Chi siete? - aveva urlato a bassa voce.
- Sono Raphael, Antonio!
Antonio aveva spalancato gli occhi, esterrefatto: - Impossibile! Lord Raphael è morto, pace all'anima sua – aveva alzato gli occhi al cielo.
- Antonio, sono io davvero!
- Provatemelo!
- Lady Lavina ha una rosa tatuata sulla schiena.
Antonio aveva spalancato di nuovo gli occhi: Raphael era il solo a sapere quel segreto.
- Raphael! - aveva lanciato il ferro e gli era corso incontro – Siete vivo!
- Grazie al cielo, sì! - aveva sorriso, la pelle bruciata che tirava leggermente.
I due si era abbracciati, felici di rivedersi dopo quella brutta menzogna: - Ma-ma cosa vi è successo? Pensavamo tutti voi foste morto e, da come vi presentate a me, pare abbiate attraversato l'inferno intero.
Raphael si era guardato in giro: - E' tardi ormai, potemmo svegliare qualcuno. Inoltre, vorrei che la verità la potesse sentire anche Lady Lavina. Riuscireste domani a raggiungermi alla capanna nel bosco? Quella abbandonata del vecchio Lord Emil, sto lì per ora.
- Come? Siete certo di non voler dormire nella mia stanza. Ci sarebbe posto per voi senza problemi.
- No, no, Antonio, troppo rischioso. Venite domani con Lady Lavina e poi penseremo a come muoverci.
- Va bene, mi fido.
- Buonanotte, Antonio, vi attendo domani mattina con impazienza – era scomparso Raphael tra gli alberi.
- Buonanotte, Raphael, prendetevi cura di voi – si era allontanato a sua volta l'italiano, riprendendo la strada verso la sua stanza.
Si era chiuso la porta dietro le spalle e si era poggiato al legno con tutto il corpo: se la giornata era stata pesante, la notte sembrava proseguire anche peggio.
Poi perché Raphael era stato così misterioso?
Doveva essere sincero, temeva l'arrivo dell'alba, ma lo anelava più di qualsiasi cosa.
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